venerdì 28 settembre 2018

La Cina si esercita con la Russia, ma non è sua alleata


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La Cina si esercita con la Russia, ma non è sua alleata

Russian, Chinese and Mongolian troops and military equipment parade at the end of the day of the Vostok-2018 (East-2018) military drills at Tsugol training ground not far from the Chinese and Mongolian border in Siberia, on September 13, 2018. (Photo by MLADEN ANTONOV / AFP)        (Photo credit should read MLADEN ANTONOV/AFP/Getty Images)
Truppe di Russia, Cina e Mongolia durante i giochi di guerra Vostok 2018, il 13 settembre 2018. Foto: MLADEN ANTONOV/AFP/Getty Images
BOLLETTINO IMPERIALE Pechino partecipa ai giochi di guerra Vostok-2018 per mostrare agli Usa la sintonia con Mosca e accrescere l’esperienza di combattimento delle sue truppe. Le divergenze strategiche tra Dragone e Orso permangono. [Ultimo aggiornamento: 11/9/2018]
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La Cina parteciperà all’esercitazione militare russa Vostok-2018, (o Est-2018). Questa, tra l’11 e il 17 settembre, coinvolgerà i distretti militari Centrale e Orientale della Federazione, fino al Mar del Giappone e allo Stretto di Bering. Lungi dall’indicare l’inizio di un’alleanza securitaria tra Pechino e Mosca, la presenza dell’Esercito popolare di liberazione (Epl) dipende da due motivi.

In primo luogo, i due paesi potranno mostrarsi coesi in chiave anti-Usa sul piano militare. Vostok-2018 sarà infatti la più grande esercitazione mai condotta da Mosca dopo quella denominata Zapad-1981 (o “Ovest-1981”, svoltasi 37 anni fa, in piena guerra fredda). Per la prima volta, la Cina (insieme alla Mongolia) avrà l’opportunità di prendere parte a questo genere di addestramento, che testa le capacità delle Forze armate russe nella gestione di scenari complessi. Nel frattempo, il presidente cinese Xi Jinping parteciperà al Forum economico orientale (che si tiene a Vladivostok dall’11 al 13 settembre) per evidenziare la complessiva solidità dei rapporti tra le due potenze.

La Repubblica Popolare sta prendendo coscienza che la guerra commerciale degli Usa fa parte della strategia a stelle e strisce per contenere la sua ascesa nella regione dell’Indo-Pacifico. Pertanto i tentativi di compromesso sarebbero particolarmente costosi per Pechino o addirittura vani.

Nel lungo periodo, Washington intende ostacolare la crescita della Repubblica Popolare nel settore dell’intelligenza artificiale e neutralizzare le sue pretese di sovranità nel Mar Cinese Meridionale e Orientale. In queste acque, la presenza di alleati degli Usa e basi militari a stelle e strisce ostacolano l’accesso della Cina all’Oceano Pacifico. Tuttavia, l’accerchiamento non potrà dirsi compiuto fin quando la Repubblica Popolare manterrà buoni rapporti con il vicino settentrionale. Un concetto chiaro anche al Giappone, in disputa con Pechino per il controllo delle isole Senkaku/Diaoyu e con Mosca per quello delle Curili.
Carta di Laura Canali, 2018
Carta di Laura Canali, 2018

L’avversione comune per gli Usa non offusca la rivalità strategica tra Russia e Cina, che condividono oltre 4 mila chilometri di confine e una storia conflittuale. La Russia ha invaso la Cina più volte e l’ha privata di alcuni territori nordorientali, inclusa l’odierna Vladivostok. In tal modo ha contribuito al “secolo dell’umiliazione” cinese, intercorso tra le guerre dell’Oppio (1839-42 e 1856-60) e la fondazione della Repubblica Popolare (1949).

Anche la Mongolia è stata motivo di rivalità tra le due potenze. Conquistata dalla dinastia Qing nel 1690, questo paese dichiarò la sua indipendenza solo nel 1911 dopo la caduta dell’impero cinese e la fondazione della Repubblica di Cina. In seguito, il sostegno russo impedì di fatto a Pechino di riprendere il controllo della Mongolia, oggi Stato cuscinetto che spezza in due segmenti il confine tra i due grandi paesi.

La crisi sino-sovietica degli anni Cinquanta prima, lo scontro di confine del 1969 e l’apertura dei rapporti tra Pechino e Washington negli anni Settanta alimentarono la tensione tra Repubblica Popolare e Urss. La stessa Zapad, svoltasi 37 anni fa, era stata pensata in chiave anti-Cina. La distensione delle relazioni sino-russe è giunta nel 1989 e le dispute di frontiera sono state appianate definitivamente solo nel 2008. Gli accordi energetici siglati da Xi e Putin sono invece frutto della rottura tra Usa e Russia generata dalla crisi ucraina nel 2014. Tali dinamiche spingono Pechino a diffidare di Mosca.

La Cina intende anche consolidare la sua presenza in regioni dove la Russia ha forti interessi, come l’Asia Centrale e l’Artico. La prima (tradizionalmente sotto l’influenza di Mosca e fulcro della fragile Unione economica euroasiatica) è già snodo delle nuove vie della seta cinesi e importante fonte di approvvigionamento energetico per Pechino. La seconda potrebbe esserlo in futuro, quando lo scioglimento dei ghiacci renderà più agevole il passaggio di navi cargo attraverso il Polo Nord e faciliterà lo sfruttamento delle risorse energetiche e ittiche.

In secondo luogo, Pechino partecipa a Vostok-2018 per accrescere l’esperienza delle sue Forze armate. L’ultima volta che l’Epl ha combattuto una guerra è stato negli anni Settanta contro il Vietnam. In linea con la riforma militare in corso, la Cina vuole colmare le sue lacune per essere pronta ai potenziali conflitti del futuro (a cominciare da quelli con gli Usa) e tutelare i suoi crescenti interessi lontano dai confini nazionali. Per queste ragioni, negli ultimi anni l’Epl ha intensificato la sua presenza in operazioni di peacekeeping e in esercitazioni in patria e all’estero. Tra queste ultime rientrano quella antiterrorismo della Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) di due settimane fa e prima ancora gli International army games 2018, entrambi realizzati in Russia.

Per Vostok-2018, Pechino invierà 3.200 unità provenienti dal proprio Teatro di comando settentrionale, più di 900 mezzi militari e 30 tra caccia ed elicotteri. Si tratta del contingente più grande mai mandato dalla Cina a svolgere un’esercitazione all’estero. Le truppe dell’Epl e quelle russe si addestreranno in una vasta gamma di attività. Incluse operazioni antiterrorismo, antipirateria, missioni di soccorso, addestramento al combattimento reale. Le Forze armate cinesi opereranno in prossimità del campo di addestramento di Tsugol, vicino al confine con Repubblica Popolare e Mongolia.

Secondo analisti cinesi consultati dal South China Morning Post, questi giochi di guerra potrebbero consentire all’Epl di apprendere le tattiche di combattimento russe in Siria, dove Mosca e Damasco sono impegnate nell’assedio a Idlib, ultima roccaforte dei ribelli. La questione interessa indirettamente Pechino, che sta conducendo una dura campagna antiterrorismo nel Xinjiang e vuole prevenire il ritorno in questa regione di jihadisti di etnia uigura andati a combattere in Siria e in Iraq.

In futuro, Repubblica Popolare e Russia potrebbero effettivamente contrastare minacce terroristiche in aree geografiche di comune interesse. Ma neanche questo basterà per superare le loro profonde divergenze strategiche

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