sabato 24 febbraio 2018

Perché la Norvegia va così forte alle Olimpiadi invernali?

Perché la Norvegia va così forte alle Olimpiadi invernali?

Ha poco più di 5 milioni di abitanti, ma è la più vincente di Pyeongchang e della storia delle Olimpiadi invernali: c'entra il suo approccio “socialista” allo sport

 Il norvegese Haavard Lorentzen festeggia l'oro vinto nei 500 metri del pattinaggio di velocità (ROBERTO SCHMIDT/AFP/Getty Images)
La delegazione norvegese si è presentata alle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang come una delle favorite per il primo posto nel medagliere finale e con l’obiettivo di ottenere 30 medaglie, tra cui almeno 10 d’oro. A un giorno dal termine delle gare è prima e il suo medagliere conta già 38 medaglie complessive — dieci in più della Germania, seconda classificata — e 13 ori. Con ogni probabilità, nelle ultime 48 ore di Pyeongchang 2018 gli atleti norvegesi riusciranno a raggiungere 40 medaglie olimpiche, 14 in più di quelle ottenute in Russia quattro anni fa: sarebbe il primo paese a riuscirci nella storia dei Giochi invernali.
Un risultato straordinario e oltre ogni previsione, poiché pur trattandosi di un paese scandinavo in cui gli sport invernali sono le attività più diffuse e praticate, la Norvegia non raggiunge nemmeno i 6 milioni di abitanti e il budget assegnato ogni anno alle sue federazioni sportive non è nemmeno paragonabile a quello dei grandi paesi europei e nordamericani: è un decimo di quello britannico, per esempio.
Nel medagliere complessivo di tutte le edizioni dei Giochi olimpici invernali aggiornato al termine di Sochi 2014, la Norvegia è al primo posto con un totale di 329 medaglie. Gli Stati Uniti, secondi, ne hanno 281. I successi norvegesi negli sport invernali non sono quindi una novità. Il paese scandinavo vanta i più grandi atleti della storia, alcuni dei quali sono presenti a Pyeongchang. Come Marit Bjørgen, la “regina dello sci di fondo”. A 37 anni e alla quinta Olimpiade in carriera, il suo obiettivo in Corea del Sud era quello di superare il connazionale Ole Einar Bjørndalen, l’atleta più vincente nella storia dei Giochi olimpici invernali, che vanta tredici medaglie di cui otto d’oro (tutte nel biathlon). Ci è riuscita: ha vinto due bronzi, un argento e un oro, arrivando a 14 medaglie olimpiche in carriera.
Maiken Caspersen e Marit Bjorgen con i bronzi vinti nella sprint classica dello sci di fondo (Clive Rose/Getty Images)
Ma oltre allo sci di fondo, dove la Norvegia è in testa al medagliere, i suoi atleti hanno vinto medaglie in quasi ogni altra disciplina. Hanno occupato interamente alcuni podi e vinto le gare più importanti e attese delle Olimpiadi. Hanno ottenuto risultati sorprendenti nelle prove in cui non erano favoriti e sono in testa anche nel medagliere del salto con gli sci. Il successo dell’Olimpiade sudcoreana — influenzato anche dall’esclusione di molti atleti russi — è da imputare principalmente al sistema messo in piedi negli anni dal comitato olimpico norvegese, che risulta particolare per molti aspetti.
Con il costante miglioramento delle strutture e dei collegamenti con i centri abitati, si stima che in Norvegia il 93 per cento dei ragazzi sotto i 12 anni pratichino regolarmente per più di un anno degli sport invernali. Fino a quell’età non viene richiesto loro niente, per quanto riguarda i risultati, e possono praticare gli sport con il solo scopo ricreativo nei circa 11.000 club sportivi sparsi per il paese. Il comitato olimpico e le federazioni si limitano a renderli sempre accessibili a tutti. Superati i 12 anni di età, i ragazzi più talentuosi e promettenti passano sotto la supervisione dell’organizzazione Olympiatoppen, che ha il compito di formare i migliori atleti norvegesi e mette a loro disposizione preparatori, allenatori e tecnologie avanzate nelle sue diverse sedi.
Kjetil Jansrud e Aksel Lund Svindal, argento e oro nella discesa libera (Laurent Salino/Agence Zoom/Getty Images)
Fin qui nulla di così particolare: soltanto un sistema perfezionato negli anni che fornisce a tutti i ragazzi uguali possibilità di successo, come succede anche in altri paesi. Il successo della Norvegia alle Olimpiadi è reso unico da una visione “socialista” dello sport, come ha recentemente spiegato al Guardian Morten Aasen, ex atleta olimpico che ora ha un incarico nel comitato olimpico nazionale: «Siamo un paese ricco ma crediamo nel modo socialista di fare le cose. Il successo arriva dal lavoro intenso e dallo stare assieme».
Per gli sport olimpici estivi e invernali norvegesi il budget complessivo annuale è di poco più di 11 milioni di euro. Per fare un paragone, nell’ultima ripartizione dei fondi il Comitato Olimpico Nazionale Italiano ha distribuito 145 milioni di euro. Fra gli sport invernali, la Norvegia non stanzia alcun finanziamento per bob, skeleton e slittino, discipline ritenute troppo costose anche per partecipazioni olimpiche senza particolari ambizioni. I premi e i rimborsi spese sono minimi, e infatti molti degli atleti presenti a Pyeongchang hanno un’attività lavorativa che nel corso dell’anno affiancano agli allenamenti e alle competizioni.
Havard Bokko, Sindre Henriksen, Simen Spieler Nilsen e Sverre Lunde Pedersen con l’oro vinto nel pattinaggio di velocità (David Ramos/Getty Images)
Dalla riduzione dei costi deriva anche il concetto di cameratismo spesso citato da atleti e dirigenti. Per le trasferte estere o per i ritiri, le varie delegazioni norvegesi sono solite prenotare alloggi poco costosi e stanze in grado di contenere più persone, e questo vale anche per gli atleti più vincenti e famosi. Alcuni compagni di squadra arrivano a condividere stanze da letto per 250 giorni all’anno, motivo per cui l’aspetto verso cui i dirigenti prestano maggior attenzione è il comportamento degli atleti: talvolta basta anche un solo episodio spiacevole o controverso per essere allontanati dal gruppo.  «Pensiamo che non ci sia nessuna buona spiegazione sul perché una persona debba comportarsi da stronzo per essere un buon atleta. Non avremo mai quel tipo di cose nella nostra squadra» ha detto qualche giorno fa Kjetil Jansrud, medaglia d’argento nella discesa libera e bronzo nel supergigante.

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