NAPOLI, FOLLA AL GESÙ NUOVO PER L'ADDIO
AL BARONE, IL CLOCHARD AMICO CHE SE N'È ANDATO
Venerdì 7 Marzo 2014
di Elisa Tomasso
“E’ morto un certo Antonio”.Evaporato in una nuvola rossa, in una delle molte feritoie della notte con un bisogno d'attenzione, d'amore troppo "Se mi vuoi bene piangi" per essere corrisposti. Mentre a pochi passi si celebra la memoria ‘laica’, sotto uno dei porticati della Chiesa del Gesù Nuovo una chitarra e una voce cantano il loro ‘arrivederci’ al Barone. “Lui è qui, accanto a noi, e li guarda”. Difficile non immaginarselo, con quello sguardo sospeso e netto, che sa di cielo, a contemplare il suo funerale. E mai che mi sia venuto in mente, di essere più ubriaco di voi, di essere molto più ubriaco di voi. C’era una gran folla questa mattina in piazza del Gesù Nuovo a ricordarlo. Poco prima, la funzione religiosa, presieduta da padre Liberti. Pochi giorni prima, poche ore prima del suo ‘arrivederci’, il Barone era con padre De Lucia, assistente del parroco che spesso scambiava due chiacchiere con lui. “Quella sera hanno parlato a lungo, più a lungo del solito” racconta Pino De Stasio, l’anima della cerimonia e di tutto ciò che si è ricucito intorno ad una morte, per strada. “E, per la prima volta, hanno pregato insieme”. Ha ricevuto anche la benedizione, Antonio, poche ore prima di andarsene. Anche padre De Lucia pare sia rimasto ‘turbato’ da quegli avvenimenti, perché O Barone, in genere, si era sempre rifiutato di fare ‘certe cose’. “E’ strano come abbia sentito l’esigenza di rivolgersi a Dio proprio in quel momento”, continua De Stasio. Una notte triste e magica. Come triste e magico è stato l’incontro con la figlia, Noemi, che attualmente vive ad Acerra. Pare che 48 ore prima della morte del padre, abbia avvertito l’imperativo interiore di andare, di andare a salutarlo. Ed è andata. Hanno fumato una sigaretta insieme, per l’ultima volta, a piazza san Domenico Maggiore e lui, a un certo punto: “Ora vai, sennò si fa tardi per te”. Ora, piange. Tante lacrime, tanti visi che a stento trattengono la commozione, rabbia, dolore, attenzione. Un piccolo palco, la sua gigantografia da giovane, quella che in questi giorni circola tanto su internet, foto condivisa dal fratello di Antonio. Tanti gli interventi avvolti da una sorta di silenzio surreale, per ciò che forse, al di là della scelte personali, si poteva fare e non si è fatto. “Per noi questa, oggi, è una sconfitta”. A parlare un’operatrice sociale, Rosa Franco, commossa anche lei. Che ha tentato di tracciare il sottile confine tra il dramma interiore che ci si può ritrovare a vivere e la rivendicazione di una libertà incomprensibile. Per tutti. Familiari, amici, conoscenti, passanti. Comprensibile e taciuto, da sempre e per sempre, da chi, come lui, vive in strada. C’è stato anche il loro saluto, due senza fissa dimora hanno speso parole d’addio per il loro barone. Con semplicità. Hanno parlato anche i familiari, altri che lo conoscevano bene, lo stesso Pino De Stasio, che ha accennato al diniego dei francescani di Santa Chiara a celebrare lì il funerale. Pare ci fossero dei precedenti, a tratti simpatici e pittoreschi, tra loro e Antonio. Tant’è. Il funerale si è fatto lo stesso, nella più bella chiesa e nella più bella piazza di Napoli. Ci voleva tanto spazio, tanta ‘aria’ per salutare chi di strada e di aria aveva scelto di vivere. E poi sospeso tra i vostri "Come sta", meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci. “Antonio adorava il mare”. “Era un capitano di lungo corso, diplomato all’istituto tecnico nautico di Napoli con 60/60. Era bravissimo”. Poi scelse di non solcare le onde del mare. Ma, come chiese, in queste ore il suo corpo sarà cremato a Salerno. E le sue ceneri consegnate al vento. Lo stesso vento che stamattina, insieme al corteo, lo ha accompagnato fino a calata Trinità Maggiore. L’ultima immagine di un Barone che se ne va. “Chi fa la scelta di stare per strada, non ha alcuna intenzione di tornare indietro”. E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci, mi sentivo meno stanco di voi, ero molto meno stanco di voi.
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