lunedì 16 dicembre 2013

Toscanaccio al secolo Giuseppe Vittorio Scapigliati - 04/12/2013 - I Retro




Giuseppe Vittorio Scapigliati in arte TOSCANACCIO non smette mai di sorprende le persone che gli vivono intorno e neppure quelli che lo conoscono anche se ti aspetti da lui, da sempre, opere che hanno una fisionomia fuori dai tragitti abituali dell'arte di ieri e anche di oggi in quanto è sempre all'avanguardia con se stesso in un fremito di vita che non lo appaga ma di cui non riesce a fare a meno.

Nel restare sempre se stesso è sempre diverso dal giorno prima anche per quelli come me e mia moglie Anna Iozzino, storico e critico d'arte, che lo segue da anni e ha scritto di lui ripetutamente cercando di farlo arrivare agli altri in maniera comprensibile e non soltanto per la sua estemporaneità di uomo che ha da sempre voluto vivere a suo modo in buona parte trasgressivo, ma sempre attento a suscitare negli altri stupore e a cercare consensi sul suo operato artistico.

Come è solito fare ogni tanto ci chiama per mostraci quello che sta facendo o quello che ha fatto o sedimen-tato in raccolte che hanno il fascino degli incunaboli per la pretesa di separare un lavoro dall'altro in modo che non siano soltanto le date a farlo, la sua memoria, il racconto unitario che ne fa mentre ce li mostra, ma la fisicità del contenitore nel quale li ha collocati come opera unica dalle mille, si fa per dire, facce che hanno addosso tutta la tragicità del disagio di cui sono si fanno portatrici e testimoni incontrovertibili.

La sorpresa di ieri è stata quella che i fogli che girava su tavolo non avevano solamente il verso recitante che verrà portato in mostra, ma anche un retro che, secondo lui, era stato orinato soltanto allo scopo di annullare il colore che inopinatamente si era deposito sul retro in occasione della sovrapposizione determinata dalla necessità di accantonarli in una parte dello studio.

La sua casa è studio, lavoro e luogo di mostra e di accoglienza degli amici come noi ai quali si concede per mostrarsi in attesa di un conforto di riscontro alla sua tesi operativa in quanto si compiace di quello che fa e di come lo fa e anche se il suo pensiero è più avanti del momento che con noi sta vivendo nel mostraci i suoi lavori che sono una summa delle sue capacità tecniche ed espressive, della sua duttilità operativa, che gli consente di operare con una tecnica mista nella quale concorrono tutte le altre tecniche rendendo le opere uniche e rare nell'esperienza personale e contemporanea.

Ogni suo lavoro è il risultato di un pensiero che non basta mai a se stesso per il suo continuo evolversi sulla carta per effetto di una gestualità che non può fare almeno dell'equilibrio formale e della libertà di promuove- re segni e parole, pensieri e colori in una direzione che una volta completata non fa altro che sorprenderti.































 La ripresa delle opere è stata fatta per portare con noi un ricordo di quello che ci è stato mostrato. La disponibilità a pubblicarle è un lascito amicale.


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