martedì 16 ottobre 2012

Tutti i primi della classe in mostra a Milano.


 Presentata alla GAM "Fuoriclasse", i giovani (o quasi) artisti cresciuti in vent'anni da Alberto Garutti

Anteprima milanese stamattina alla Galleria di Arte Moderna di via Palestro per la mostra "Fuoriclasse - vent'anni di arte nei corsi di Alberto Garutti", preludio vero e proprio alla futura esposizione del Maestro al Pac, che aprirà il prossimo novembre.
Una collettiva che riunisce quasi sessanta artisti raccolti via via nelle accademie di Bologna, Milano e allo Iuav di Venezia.
Introdotta da Domenico Piraina, coordinatore del settore per le attività espositive del Comune di Milano, che ha parlato immediatamente di un tema che via via nella conferenza di stamattina è uscito dalle parole di ogni relatore, ovvero di un nuovo modo di intendere gli spazi milanesi del Pac e della Gam, stavolta mai come prima così vicini, e di cui l'essere complementari l'uno all'altro sarà uno dei principi del futuro espositivo del capoluogo meneghino.
L'Assessore Boeri, davvero di pochissime parole, stamattina ha parlato di una mostra che non ambisce a costruire un rapporto tra antico e contemporaneo, ma affrontando più strettamente un approccio didattico, ovvero di come una scuola possa nascere proprio dal filo che lega allievi e maestro, senza che nessuno pesti i piedi all'altro: «Un maestro è colui che non crea repliche. Uno dei tratti più forti di questa mostra è il misurarsi di opere prodotte da artisti di provenienze completamente diverse che dialogano con i tesori dalla Gam; il modo migliore per vedere da vicino come, metaforicamente, si mettano insieme due spazi e due tensioni differenti. Un modo colto per raccontare un maestro nel modo giusto». Da qui in poi sono ringraziamenti a profusione, sia per Luca Cerizza, curatore della mostra, che per Paola Nicolin, che mette una piccola spina nel fianco dell'Assessore muovendo l'idea che questa "Fuoriclasse" sia un esempio virtuoso del "fare di più con meno", che tanto sembra servire ai comuni italiani e alle politiche culturali attuali.
Luca Cerizza, in chiusura, racconta invece di una mostra che prende spunto proprio dall'attivita artistica di Garutti che si ripercuote sull'insegnamento, sulla capacità di generare dialogo e confronto e su una delle poche metodologie "scolastiche" che sono riuscite negli anni a sviluppare un'intera classe, è proprio il caso di dirlo, di artisti. 
«Tra l'artista più giovane e il più vecchio in mostra ci sono 25 anni di differenza e una diversità di linguaggio che talvolta sfiora quasi la contraddizione: non si troverà l'impronta di nessuna scuola, di nessuno stile. Si vede invece l'approccio all'arte, al suo relazionarsi con lo spazio» sono state le parole di Cerizza prima del giro conclusivo tra le sale della Gam. Tra omaggi funebri al Maestro (Roberto Cuoghi), il lavoro embrionale di Paola Pivi, presentato in classe nel 1995 e le antiche crisi di Patrizio Di Massimo, che rifletteva sulle difficoltà del lavoro dell'artista e del rapporto tra studente e professore con I have to improve my work, del 2003, prima opera presentata in Accademia. E ora, quasi inutile dirlo, si scatenerà la guerra dei docenti improvvisati del pubblico, tra clamorose bocciature e grandi promozioni.

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