domenica 25 ottobre 2020

I SIMBOLISMI GESTUALI E MATERICI Di CARMINE MASTRONICOLA

 

I  SIMBOLISMI  GESTUALI  E  MATERICI

Di

CARMINE  MASTRONICOLA

           

            Carmine Mastronicola - incisore, pittore e scultore di grande talento ed impeto creativo –  ha allestito questa sua mostra personale con venticinque opere, che in un certo senso riassumono l’evoluzione del suo percorso artistico, nel prestigioso Museo Civico Umberto Mastroianni di Marino. L’azione ed il movimento, il tratto rapido  e l’energia del gesto, la materia ritmata con vigore per creare contrasti ed interazioni restano i cardini stabili di tutta la sua produzione, anche se elaborata in tempi e modi diversi.

L’esposizione inizia con opere come ”Ciclo della vita”, “Danza primitiva”, “Connubio”, “La danza” e “ Scene rupestri”, dove le tensioni gestuali e materiche tendono a rivalutare la cultura e le atmosfere primitive riscoprendo l’originaria sapienza geroglifica ed esoterica dei segni  e dei simboli. Seguono poi un gruppo di opere di grande impegno sociale come “Un grido d’allarme”, “Notturno con donne birmane”, “La danza delle donne giraffe”, “Facciamo presto, la desertificazione avanza!” ed altre dove le sembianze primordiali delle donne-giraffe – proprio come quelle che sopravvivono nella Birmania del Nord, dove resta l’usanza di allungare il collo delle adolescenti della tribù dei Karen con delle spirali di anelli di rame e di ottone – ci riportano all’essenzialità dell’espressione artistica e ai bisogni primari da soddisfare se l’umanità vuole continuare a sopravvivere. E’ un grido d’allarme contro i radicali cambiamenti climatici con il riscaldamento della terra e con la desertificazione che avanza favorendo lo scioglimento dei ghiacci, rendendo le precipitazioni sempre più scarse, l’erosione delle coste più avanzata.

            Nell’ultima serie di opere, sulla scia delle Avanguardie Storiche, si converte all’annullamento del soggetto e comincia a sperimentare nuove tecniche e nuovi materiali fino ad approdare a percorsi informali con l’utilizzo di plastica, olio, collanti,  frammenti cartacei, metalli, vegetali, stoffe, vetri, ritagli di materiali diversi, linee, punti, segni  accumulati sotto la spinta emotiva dell’ispirazione per ampliarne gli spazi ed i significati fino ad annullare in alcuni lavori la differenza tra grafica, pittura e scultura. La finalità di queste opere informali – “Invocazione”, “Composizione in rosso”, “Ricordo lacustre”, “Nuovi segni per il cammino dell’arte”, “Mattanza” ecc. - è quella di indagare con mezzi diversi il nesso tra memoria e tempo, tra materia e spiritualità, tra linguaggio ed incomunicabilità. Nell’opera “ Taglio materico”,  emblema della mostra, il suo gesto creativo, quasi medianico, rivela a se stesso e agli altri le sue pulsioni più profonde, le sue esigenze estetiche ed esistenziali più irrinunciabili, le sue sollecitazioni sperimentali, il suo modo di intendere la vita come dono, fantasia, sorpresa. Spruzzi di colore, grumi di materia cromatica, segni incisi, necessari e complementari nascondono e poi svelano a poco a poco il segreto della loro origine con un effetto di spaesamento che ci rende consapevoli  delle potenzialità della materia, capaci di esprimere i tempi ed i luoghi dell’anima, i pensieri, i ricordi, i sogni che sono custoditi nella mente. Nell’opera “Vortice” il colore rosso solcato da un intrigo di segni appare come un elemento conduttore di energia, di vibrazioni e di misteriosi percorsi che sembrano squarciare il velo di una perduta dimensione di spirituale bellezza e di folgoranti intuizioni. In “ Antiche presenze” la miscellanea delle materie dalle tonalità accese ci fa intuire il discorso alchemico di trasformazione che c’è alla base di questa composizione. In un libero abbandono inventivo un  elemento deflagrante ed allusivo diviene il protagonista di ”Big bang” che nel suo assoluto espressivo sembra cercare nel magma di un colore-calore che lo circonda  una luce, come elemento energetico di movimento e di speranza, senza confini di forme che ne possono limitare l’espansione. Un cromatismo così accentuato, franto e drammatico, evidenzia come l’arte informale sia l’arte dell’incomunicabilità apparente, ma che ricerca altre vie di comunicazione, misteriose e profonde, da sensibilità  a sensibilità.

            Le opere di  Carmine Mastronicola, nate da un gesto che s’incarna nella materia, restano ermetiche e chiuse ad una facile comprensione lasciando di conseguenza il discorso aperto, stimolante, in attesa di evoluzione ed esigendo l’attenzione ed il coinvolgimento totale di chi guarda. I materiali che adopera e che entrano a far parte dell’ispirazione divengono valori primari e strutturali della sua visione artistica, sintomi, simboli e segni di un modo lancinante e personale d’interpretazione della realtà, intesa naturalmente  come insieme  di materia e di spirito, di esperienza e di mistero.

                                                                                            Dott.ssa  Anna Iozzino                                                                                                      

                                                                                          (storico e critico d’arte)

 

 

 

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