lunedì 14 novembre 2016

Applausi allo spettacolo "La guerra di Tina" - Standing ovation per Maria Vittoria Barrella, giovanissima attrice, capace di reggere il palco ed emozionare, sino alla fine dello spettacolo.

PIÙ DI 200 PERSONE ALL’AUDITORIUM DI LAVIS

Applausi per lo spettacolo “La guerra di Tina”

Le memorie di donne trentine prigioniere e internate durante il primo conflitto mondiale
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LAVIS. Capita raramente di assistere ad una standing ovation all'Auditorium di Lavis, è successo venerdì sera per la prima de "La guerra di Tina". «Uno spettacolo – ha detto in introduzione l'assessora alla cultura Caterina Pasolli – che ha il merito di guardare ad un punto di vista spesso non considerato della prima guerra mondiale: quello delle donne». Sala quasi del tutto esaurita e oltre 200 persone, fra il pubblico anche l'assessora provinciale Sara Ferrari, il sindaco di Lavis Andrea Brugnara e il presidente del consiglio Paolo Facheris. Anche perché l'idea e la produzione dello spettacolo nascono praticamente a chilometro zero. Alle spalle c'è la ricerca di Andrea Casna, storico di Lavis, e dell'Associazione Culturale Lavisana. L'idea, quasi 4 anni fa, è stata di recuperare dagli archivi le memorie delle donne trentine che, durante la Grande Guerra, furono fatte prigioniere e internate in Austria (perlopiù a Katzenau, alla periferia di Linz) o in Italia. Le testimonianze sono diventate testo teatrale grazie alla drammaturgia di Renato Barrella, giovane autore e fratello di Maria Vittoria Barrella, l'attrice che in un monologo di un'ora ha rapito gli spettatori, coinvolgendoli nella storia della sua guerra. La regista Maura Pettorruso ha spiegato che «il mondo di Tina è un luogo onirico, bianco, uno spazio mentale dove passato, presente, futuro si mescolano. Uno spazio di libertà in un luogo di prigionia: il mondo in guerra».
Sul palco la sola Maria Vittoria Barrella, giovanissima attrice, capace però di reggere il palco ed emozionare, sino alla standing ovation finale. «Le donne non entrano mai nei libri di storia – dice Tina ad un certo punto della sua storia – se non quando si comportano da uomini, come Giovanna d’Arco». Sono circa 75 mila i civili trentini (in larga maggioranza donne, anziani e bambini) che
fra il 1915 e il 1916 furono costretti ad abbandonare le proprie case per essere imprigionati nei campi austroungarici. Con l’avanzata dell’esercito italiano altri 40 mila civili (provenienti dalla Vallagarina, Valsugana, Ampezzano e Vallarsa) sono stati invece sfollati in territorio italiano.

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