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Il termine scaffolding viene utilizzato in psicologia e
pedagogia per indicare l'aiuto dato da una persona ad un'altra per svolgere un
compito.
Il termine deriva dalla parola inglese scaffold, che, letteralmente,
indica "impalcatura" o "ponteggio". Ci si riferisce alle
impalcature di tipo edilizio, dilegno o di acciaio,
che consentono agli operai di svolgere lavori di costruzione o
ristrutturazione.
In
psicologia
Il termine scaffolding venne utilizzato per la prima volta in
ambito psicologico in un articolo scritto da Jerome Bruner, David Wood e Gail Ross nel 1976[1] e pubblicato dal Journal of Child
Psychology and Psychiatry. In questo articolo venivano descritti dei modi di
interazione tra un tutor ed unbambino che deve
costruire una piramide tridimensionale in blocchi di legno.
Il termine venne usato come metafora per indicare l'intervento di una
persona più esperta che ne aiuta una meno esperta ad effettuare un compito,
risolvere un problema o raggiungere un obiettivo che non riuscirebbe a
raggiungere senza un adeguato sostegno così come le impalcature sostengono gli
operai durante i lavori edilizi. Si tratta, dunque, del sostegno che un esperto
(adulto o pari) offre ad un apprendista durante la costruzione attiva del suo
processo di apprendimento.
L'azione di sostegno, che si traduce in una
forma di tutoraggio, necessita di una verifica costante che la renda adeguata e
rispondente ai reali bisogni ed ai livelli di competenza raggiunti
dall'apprendista.
Le basi teoriche
Per comprendere appieno il termine scaffolding bisogna introdurre il concetto,
teorizzato da Lev Semënovič Vygotskij, di “zona di sviluppo prossimale”. Lo psicologo distingue due aree che concernono lo
sviluppo individuale di un soggetto:
§
"area effettiva di sviluppo": si tratta delle competenze effettivamente acquisite ad un certo
momento dello sviluppo cognitivo di un individuo;
§
"area potenziale di sviluppo": la stessa cosa, per le
competenze potenzialmente acquisibili in un futuro ravvicinato o che potrebbe
già raggiungere attraverso l'aiuto di una persona esperta
L'attività didattica deve essere effettuata tra l'area
effettiva di sviluppo e quella potenziale, che viene detta zona di sviluppo
prossimale, cioè la distanza tra il livello effettivo di sviluppo e quello
potenziale. Lo scaffolding di Bruner e la zona di sviluppo prossimale di
Vygotskij sono complementari: l'insegnante opera un'attività di mediazione,
(scaffolding), e l'allievo viene sostenuto da tale attività, (zona di
sviluppo prossimale). L'insegnante quindi aiuta l'allievo a rendere il
materiale di studio acquisibile, tale aiuto fornito nella zona prossimale viene
detto scaffolding.
In
pedagogia
Lo scaffolding indica un insieme di strategie di aiuto utilizzate da un individuo
esperto per agevolare il processo di apprendimento di un individuo.
Inizialmente gli studi su questo tema, negli anni settanta e ottanta si erano
incentrati prevalentemente sulle interazioni tra genitori e figli, descrivendo l'attività
che compie un genitore ogni volta che insegna qualcosa al proprio figlio, come
ad esempio a camminare, a parlare, ecc. Riguardo questo tipo di supporto non
intenzionale fornito dagli adulti, è stato posto l'accento da Kaye nel 1982.
Esso consiste nella predisposizione di ambienti (micro-cosmi) a misura di
bambino (immaturo) in cui questo è facilitato ad apprendere. Si tratta, dunque,
di osservare delle situazioni di vita quotidiana in cui i genitori,
inconsapevolmente, insegnano ai propri figli delle strategie e li sostengono in
azioni elementari (ad esempio nel caso dei primi passi, sorreggere entrambe le
mani dei bambini finché camminano e, invece, tenere una mano sola quando
iniziano a mostrare un po' più di sicurezza).Marisa Marsala[2] osserva che l'individuo, nel contatto
con il mondo esterno, trova oggetti o parti del suo corpo che fungono da
strutture di supporto per il funzionamento dei processi mentali. Questo
scaffolding adottato dall'individuo consente, ad esempio, attraverso il
supporto delle dita per il conteggio, di avviare una ristrutturazione cognitiva
che, in questo caso, consente il conteggio a mente. L'autrice stessa afferma: “
l'uso delle dita nel conteggio rappresenta in questo senso uno dei più antichi
e naturali scaffolding usati dall'uomo, che giustificano la scelta del sistema numerico decimale da parte di numerose civiltà”. Queste
impalcature devono essere smantellate in concomitanza alla presa di consapevolezza delle proprieoperazioni cognitive,
consapevolezza posseduta prima solo dall'adulto.
In
didattica
In Italia, è stata sviluppata una metodologia di
intervento didattico che ha molte analogie con lo scaffolding: lo sfondo integratore. Si tratta di un metodo,
utilizzato all'interno dei percorsi scolastici, di apprendimento
contestualizzato. Tale proposta venne formalizzata negli anni ottanta da Andrea Canevaro con la partecipazione di Paolo Zanelli,
nell'ambito dell'Università degli Studi di Bologna, cattedra di pedagogia speciale. La programmazione dei
percorsi didattici per sfondi integratori sorge prevalentemente dall'esigenza
di integrare nei programmi scolastici gli alunni “diversamente abili", di favorire la loro integrazione. Infatti ha avuto molta
diffusione nella scuola dell'infanzia. Lo sfondo integratore è:
§
Un contenitore di percorsi didattici per migliorare
l'apprendimento dei discenti e che deve essere condiviso da tutti;
§
Un sollecitatore di situazioni problematiche;
§
Un facilitatore dell'apprendimento dei discenti.
È uno strumento utile per rapportare
l'organizzazione didattica al processo di sviluppo evolutivo del bambino. Paolo
Zanelli dice: “Quando si parla di sfondo integratore si parla in primo luogo di
uno sfondo istituzionale (particolare organizzazione contestuale di spazi,
tempi, mediazioni, regole di comunicazione) che favorisca l'autonoma
organizzazione, da parte del bambino, delle proprie strategie di costruzione
del mondo, favorendo l'auto motivazione e il vissuto di connessione spazio
temporale. Da questo punto di vista lo sfondo appare come un contenitore, come
una specie di cornice per la co-evoluzione delle diverse identità." Dice ancora:
“[…]In quanto struttura narrativa , lo sfondo viene a coincidere con l'insieme
di connotazioni, di significati particolari, condivisi dal gruppo classe e non
generalizzabili che auto motivano il lavoro dei bambini. Tali connotazioni
mutano con lo svilupparsi della storia educativa. Sono perciò paragonabili a
una narrazione , che viene costruita mentre viene vissuta e che collega nel
tempo elementi diversi di realtà”[3].
Utilizzando questa metodologia, i docenti organizzano l'ambiente di
apprendimento dei discenti in connessione con il loro vissuto emotivo ed
affettivo e possono effettuare delle simulazioni controllate, permettendo agli
allievi di fare esperienze di attività strettamente connesse con il proprio
vissuto. Tale strumento permette di riconsiderare le proprie storie familiari e
del gruppo classe in uno scenario protetto e condiviso con gli altri, con
l'aiuto di un soggetto che media la situazione problematica. Si pone, dunque,
come elemento contenitore di percorsi didattici e ha come obiettivo la capacità
di generare in modo spontaneo degli apprendimenti di tipo costruttivo da parte
dei discenti.
Secondo studi recenti (1995) effettuati da Allan Collins, John Seely Brown e Susan Newman, lo scaffolding è una delle quattro fasi di un unico
processo adottato come strategia per facilitare l'apprendimento, che viene
definito apprendistato
cognitivo. Tale processo consta delle seguenti fasi:
§
Modeling (modellamento) durante il
quale l'esperto esegue il compito mentre l'apprendista lo osserva.
§
Coaching (allenamento)
l'apprendista viene assistito, in questa fase, dall'esperto che interviene,
laddove necessario, fornendo feedback.
§
Scaffolding (assistenza)
l'apprendista prova ad eseguire il compito con la guida dell'esperto.
§
Fading (allontanamento)
l'esperto riduce il proprio sostegno fornendo solo qualche suggerimento,
perfezionamento o valutazione ma lasciandolo procedere
autonomamente.
Queste sono fasi molto importanti nel processo di apprendimento,
che devono essere seguite opportunamente per sviluppare nell'allievo
l'automonitoraggio e l'autocorrezione delle sue capacità e conoscenze e per arrivare al risultato finale:
apprendimento di una competenza.
Si tratta di un processo che come metafora può essere accostata ad
un'impalcatura, che deve essere di volta in volta smantellata. L'azione di
sostegno, che si traduce in una forma di tutoraggio, necessita di una verifica
costante che la renda adeguata e rispondente ai reali bisogni ed ai livelli di
competenza raggiunti dall'apprendista. Tale azione di sostegno offerta dal maestro
richiede l'esercizio di alcune funzioni tutoriali (Wood, Bruner, Ross, 1976):
1.
Interessamento al compito: colui che sostiene l'allievo deve
cercare di motivare l'apprendista non soltanto nella fase iniziale, ma anche in
qualsiasi momento di difficoltà che il discente incontri;
2.
Riduzione dei gradi di libertà: il tutor cerca di alleggerire il
compito sulla base del livello di apprendimento alla portata dell'allievo in
quel momento;
3.
Mantenimento della direzione: il tutore sollecita il proprio
allievo al mantenimento della strada che lo porti all'obiettivo finale e
cercando di mantenerne alta la motivazione;
4.
Evidenziazione degli aspetti cruciali: il “maestro” sottolinea
all'allievo gli aspetti cruciali del compito;
5.
Controllo della frustrazione: lo aiuta a controllare l'ansia del raggiungimento dell'obiettivo;
6.
Dimostrazione o modeling: il tutore propone la soluzione mostrando
egli stesso come si fa.
Lo scaffolding,
non è solo un sostegno intellettuale, tecnico o organizzativo, ma anche
emotivo, cognitivo e meta cognitivo. Emotivo perché ha come finalità quello di
stimolare l'allievo ad apprendere, incoraggiarlo, spronarlo a superare
eventuali barriere di tipo motivazionale. Meta cognitivo perché si propone di
fare l'ulteriore passo in avanti e sostenere l'allievo non solo nell'acquisizione
di una specifica conoscenza o competenza, ma nello sviluppo delle abilità meta
cognitive che gli consentiranno di imparare ad apprendere facilitando così il
processo di apprendimento continuo e gli permetteranno di fissarsi su processi
più complessi come il pensiero critico e la riflessione. Per fare questo chi fornisce
aiuto deve valutare ciò che il discente già conosce a partire dagli scopi
prefissati o ai problemi d'apprendimento che possono esservi, fino ai processi
decisionali riguardo a delle problematiche poste in essere. Francesca
Mastrogiacomi individua altre tre modalità attraverso cui può essere fornito
aiuto, oltre a quelle già citate: scaffolding concettuale, strategico e
procedurale. Con il supporto concettuale vi è una guida a cosa considerare
oggetto di apprendimento e nel riconoscere delle relazioni interne ai domini di
conoscenza presi in considerazione; Il supporto strategico offre modi diversi
per affrontare i compiti; infine, il sostegno procedurale guida il discente nel
corretto utilizzo dell'intero sistema. Quindi lo scaffolding consente al
discente di acquisire conoscenze, di capire in che modo abbia appreso, quale
strategia abbia seguito e, di conseguenza di rendersi conto dei progressi
fatti. La presa di coscienza dei propri progressi e la consapevolezza di essere
all'altezza delle competenze richieste aiutano il discente ad aumentare la
propria autostima.
Nell'articolo di Wood, Bruner e Ross, infatti, si menziona il fatto che durante
il percorso di apprendimento del soggetto bisogna
continuamente effettuare una valutazione dei bisogni e verificare il livello di
competenza raggiunto. Lo scaffolding è, dunque un processo che deve essere
continuamente adattato alle esigenze dei singoli individui, in base ai loro
progressi. Il maestro quindi struttura il compito e il processo di
apprendimento creando una sorta di impalcatura (appunto detta scaffolding) che
sorregge l'allievo durante
questo periodo permettendogli di apprendere quelle nozioni che come detto
devono essere adeguate alle sue abilità cognitive. Infatti, il docente non ha
la funzione di trasmettere solamente le conoscenze, ma di accompagnare
l'allievo nel suo intero percorso di apprendimento:
1.
reclutare l'allievo;
2.
definire gli obiettivi e mantenere questi ultimi;
3.
adattare il compito alle capacità dell'allievo;
4.
sottolineare gli aspetti fondamentali;
5.
indicare possibili soluzioni o riduzioni dei gradi di libertà dell'alunno o del gruppo stesso.
In
biologia
In questo ambito, il termine scaffolding, si riferisce
all'azione esercitata da alcune proteine che hanno il compito di facilitare
l'interazione di altre particolari proteine aumentando il segnale.
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