martedì 18 aprile 2017

ED È MALINCONIA... (Al di là del Tevere)

ED È MALINCONIA...


pubblicato 

Se c'è un momento storico per cui ho nostalgia sono gli anni sessanta/ settanta. Cosa avrei dato per stare seduta nel bar Rosati in Piazza del Popo lo, con tutti gli artisti dell’epoca, gli intellettuali, gli scrittori, i poeti. Con Mambor, con Schifano, con Pascali. sentire le loro voci, i loro divertimenti, le prese in giro, ma anche e soprattutto sentirli parlare di arte di letteratura. 
Ecco perché ogni volta che c'è un'occasione per rivivere quei momenti non me la faccio scappare. 

Stavolta lo spunto è stato il documentario proiettato alla Gnam, in cui si parlava di Pino Pascali. 

Una sala gremita di persone, il racconto di una vita veloce, breve, burrascosa, che stava per diventare ancora più veloce, ma che è stata repentinamente fermata da un incidente. 

L’epilogo triste di Pascali la sappiamo tutti, eppure ogni volta sento e percepisco negli animi degli astanti una forte commozione. La protagonista del documentario è Paola Pitagora,  grande amica di Pascali, frequentatrice in quegli anni di quel giro, anche perché fidanzata di Mambor. Di lei piacevole ed emozionante è anche un piccolo libercolo in cui si narrano propri le vicende di quegli anni, che si intitola Fiato d'artista. 

Dicevamo del documentario, la cui regia è di Maurizio Sciarra, dal titolo Sull'orlo della gloria,  in cui si racconta di quei momenti, di quegli attimi, di quella vita. Si vedono gli amici i collezionisti le opere. Si prova ad entrare in quella che poteva essere la sua poetica, le dinamiche di ideazione e costruzione dei lavori. C'è Fabio Sargentini che racconta aneddoti divertenti, ci sono gli amici con cui Pascali scorrazzava con la moto. Un'ora e qualche minuto in cui si percepisce cosa era quel mondo, e cosa non abbiamo più. Purtroppo. 




Al di là del Tevere


Quando passo per la tua via
è malinconia dal primo istante.
Ogni ombra ormai sembra la tua!
Eppure ombre non ce ne sono mai
se non le faccio con la mia persona
quando lascio questa strada  e vò nel sole
che mi aspetta da sempre
nel vicolo appresso.

Al di là del Tevere
ci sono altre illusioni
altro tormento
che genera canzoni poesie,
volti che tornano alla mente
in processione
a ricordarmi
gli umori della mia gioventù
di una Roma
che non si addormentava
all’ora della “pennica”.

Continuava  a sognare ad occhi aperti
nella disperazione di noi ragazzi
e di Michele che pazzo non era.

Migrando da un quartiere all’altro
ne viveva ogni stagione
con una razione per ognuna
delle donne che amava,
che lui diceva l’amavano
senza nessuna intenzione
di amarlo ancora
solo nel tempo e la stagione
che a loro dedicava.

Gioacchino Ruocco

18.04.017            Ostia Lido

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