Le verità che ognuno di noi dice di possedere vengono fuori soltanto dopo l’ultimarsi degli
avvenimenti.
Io è da tanto che non credevo in questa nazionale che in tutte le
partite della gestione Ventura e le ultime di quelle di Conte incominciava a
non esprimere più niente se non la stanchezza dell’essere in un posto dove non
dovevano essere tutti i convocati, nessuno escluso.
La gestione Ventura, che pure si era proposta di lavorare per
il futuro, ha mostrato le rovine di un calcio che sta diventando adulto con
giocatori che arrivano da esperienze comunitarie che stanno impoverendo il
panorama italiano che solo qualche
squadra continua a coltivare.
Così i portieri diventano grandi quando parano, quelli che si muovono in campo quando segnano,
ma sono anni che vedo raramente qualcuno che istintivamente
indovina la porta, utilizzare i piedi, capire i movimenti dell’avversario per
prendergli le misure.
I nostri calciatori nazionali dovrebbero tornare a scuola di
palleggio, di gestione dei propri arti e assimilare la psicologia dei comportamenti
per dare alla palla in qualsiasi condizione di movimento gli impulsi necessari ad
individuare la porta.
Tenere la palla sul piede palleggiando anche mille volte non
serve a niente se non si é capaci poi di metterla dove il portiere non la
occupa.
Gli schemi di gioco che prima erano una novità oggi sono diventati un’abitudine per tutti.
Se non se ne inventano degli altri per spiazzarli o se non si impara a giocare a memoria resteremo probabilmente
a fare i raccatapalle degli altri dopo i risultati da loro ottenuti che ci
hanno sistematicamente impacchettati e lasciati a casa.
Gioacchino Ruocco
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