Gli archeologi del Grande progetto rischiano di dover lasciare Pompei. A febbraio scade la collaborazione
Rischia di perdere pezzi il Grande progetto Pompei. E si tratta di pezzi pregiati: l’intera segreteria tecnica composta da 17 figure professionali tra cui molti architetti. Se non ci saranno interventi governativi dal 18 febbraio i super esperti che hanno contribuito a riaprire molte domus e a restaurarne altre dovranno fare le valigie. È la stessa segreteria tecnica che si è distinta per competenza, efficacia e produttività. Un organismo formato da specialisti che si era trasformata in un modello operativo stabile contribuendo anche all’elaborazione di linee guida e procedure omogenee, alla programmazione di ulteriori interventi migliorativi e di valorizzazione del sito. Senza contare i milioni e milioni di euro di finanziamenti europei intercettati grazie alle capacità dei componenti. Ne fanno parte 17 professionisti arrivati a Pompei da ogni parte d’Italia: tre archeologi, nove architetti e cinque ingegneri. Hanno aiutato il soprintendente Massimo Osanna nell’opera di rilancio. Tutti hanno un dottorato e una specializzazione post-lauream; alcuni, oltre al dottorato ed alla specializzazione, possiedono due lauree, sono esperti in restauro dei monumenti, con esperienza lavorativa di almeno 10 anni; alcuni hanno svolto insegnamento presso università italiane e missioni di restauro all’estero, hanno scritto decine di pubblicazioni scientifiche, hanno svolto ricerche presso università straniere in settori particolari come la sismica e la diagnostica strutturale e sono esperti in fondi europei, avendo svolto attività di verifica dei progetti presso la Commissione europea ed il Ministero dello Sviluppo economico. Eppure nella recentissima bozza della legge di bilancio di loro non c’è traccia. Se nulla dovesse cambiare, se i tanti appelli a non interrompere il loro lavoro cadranno nel vuoto, a febbraio 2018 andranno via, lasciando i progetti in corso senza conclusione. È bene ricordare che senza la segreteria tecnica, il Grande progetto Pompei non avrebbe visto la luce: il Ministero dei beni Culturali che li ha convocati agli inizi del 2015, li ha coinvolti nel meraviglioso progetto di salvare Pompei dai crolli, e proprio quando questi obiettivi sono stati raggiunti, sorprendendo tutti e lasciando strabiliati i commissari europei, se ne è dimenticato. Il caso dei diciassette esperti è stato sollevato dalla deputata Luisa Bossa, componente della Commissione cultura alla Camera, lo scorso 26 ottobre. Bossa ha ricordato quanto stabilito nel 2015, cioè che la scadenza dell’incarico è a 36 mesi. Eppure nulla ancora si muove e «i magnifici 17» di Pompei stanno per lasciare la loro postazione. Il team di architetti, archeologi e ingegneri, ha aperto tante nuove domus ed ha contribuito a mettere in sicurezza quasi tutte le regiones. Si è distinto per alcune opere davvero straordinarie come il restauro dei preziosissimi Legni di Moregine, le riaperture dopo circa quaranta anni dell’Antiquarium come sede di mostre temporanee e dei Praedia di Giulia Felice, unica domus del sito archeologico interamente visitabile da un’utenza ampliata grazie ad un percorso con passerelle per disabili ed ipovedenti che, attraversando il frutteto ed il viridarium, consente di visitare non solo il Porticato e l’atrio su via dell’Abbondanza ma anche l’intero quartiere termale. Quasi 200 milioni di euro di opere realizzate, e un trend di visitatori in costante crescita dal momento dell’insediamento della segreteria tecnica: dai 2.668.800 del 2014 si è passati ai 2.978.884 del 2015, fino ai 3.209.089 del 2016. Al mese di settembre 2017 è stato già superato il numero di visitatori dell’intero anno 2014 2.780.519 e si prevede di superare i 3,2 milioni di visitatori. (Olga Fernandes – Corriere del Mezzogiorno)
Nessun commento:
Posta un commento