lunedì 29 aprile 2013

FLORA BIGAI ARTE CONTEMPORANEA, PIETRASANTA (LU)


27/4/2013

Yves Dana

FLORA BIGAI ARTE CONTEMPORANEA, PIETRASANTA (LU)

Sculture. 16 opere realizzate nei materiali a cui Dana ha affidato la sua ricerca - il bronzo, il basalto, pietra serena e diabase - a partire da un viaggio in Egitto intrapreso nel 1996.

COMUNICATO STAMPA
IL 27 APRILE 2013 ALLA GALLERIA FLORA BIGAI ARTE CONTEMPORANEA INAUGURA LA MOSTRA DANA. SCULTURE
In esposizione 16 sculture dell’artista svizzero Yves Dana, tra i più importanti e apprezzati della plastica contemporanea.

Sabato 27 aprile alle ore 18, la galleria Flora Bigai Arte Contemporanea ha il piacere di presentare, presso il suo spazio espositivo di Pietrasanta, la personale Dana. Sculture dell’artista svizzero Yves Dana, una delle figure più innovatrici della sua generazione (Alessandria d’Egitto, 1959).

Fino al 6 giugno saranno esposte 16 sculture realizzate nei materiali a cui Dana ha affidato la sua ricerca plastica come il bronzo e la pietra, tra cui basalto, pietra serena e diabase, materiali che l’artista inizia a utilizzare in seguito al viaggio del 1996 in Egitto, sua terra natia, che gli darà l’ispirazione per creare la serie delle Stele.

Forme arcaiche e ieratiche sono quelle plasmate da Dana, che alterna strutture verticali ed imponenti, mitiche, come gli obelischi che si stagliano verso l’alto, a strutture strette e sottili che dispiegano la propria atavica espressività nella forma orizzontale, in un dialogo tra cielo e terra, tra assoluto e materia.

Ma la forma altro non è se non lo spunto per svolgere una riflessione sul passato.
Le opere dell’artista, infatti, sono una meditazione sul tempo modulata in termini plastici. Le superfici erose e graffiate, le iscrizioni di alfabeti sconosciuti così come le scannellature, sembrano riprodurre l’eco di un passato remoto: è il vento del deserto che sembra scolpire le opere di Dana, così come le dune, un vento carico di senso del primigenio e di ataviche memorie.

Come afferma il critico Viana Conti “Tra fusioni, alchimie e patine dei metalli, la dimensione dello scorrere del tempo meteorologico come erosione, psicologico come racconto, nella sua accezione orizzontale e quotidiana o in quella verticale e onirico-creativa, è impressa nell’opera attraverso il sensibile e continuo lavoro di scrittura di Dana sulla pietra, il bronzo, il gesso.”

Opere dense, archetipiche, essenziali nella loro complessità, le sculture di Dana ci tramandano memorie che non sono più racconto biografico, ma narrazione universale, cosmica.

Inaugurazione 27 aprile ore 18

Flora Bigai Arte Contemporanea
via Garibaldi, 37 - Pietrasanta (LU)
Apertura al pubblico dalle 10.00 alle 21.00

giovedì 25 aprile 2013

RISGUARDI : Ecomuseo Ostia Antica


Ecomuseo informa  









Risguardi
Rassegna cinematografica d'autore 
"RICORDI DI ATTORE" 
SABATO 27 APRILE ore 15,00
Il boom (1963)
di Vittorio De Sica
con Alberto Sordi









 

 
DOMENICA 28 APRILE ore 10,30
Oltre il giardino (1979)
di Hal Ashby
con Peter Sellers 
 

 
I film sono introdotti e commentati da Paolo Isaja, regista e direttore dell'Ecomuseo  
L'ngresso alle proiezioni e agli incontri è gratuito.  



 ***********************************************************************
Sala Visioni dell’Ecomuseo del Litorale Romano
Via del Fosso di Dragoncello 172, Impianto Idrovoro di Ostia Antica (zona Longarina)
Infoline 338.8572997 / 065651764




mercoledì 24 aprile 2013

Paleofestival 2013


CASTELLO DI SAN GIORGIO, LA SPEZIA

Anche l'ottava edizione del festival si rivolge principalmente a bambini e ragazzi. Scopo dell'iniziativa, ricca di incontri con gli esperti e laboratori, e' la divulgazione archeologica. Novita' di quest'anno le Palafittiadi, le olimpiadi della preistoria.

COMUNICATO STAMPA
LA SPEZIA - sabato 25 (ore 15.30-20.00) e domenica 26 maggio (ore 15.30-19.00) al Museo del Castello di San Giorgio (Via XXVII Marzo), l’Istituzione per i Servizi Culturali della Spezia, organizza l’ottava edizione del Paleofestival, un appuntamento che - nelle sue edizioni precedenti - ha riscosso un grande successo e l’entusiasmo dei partecipanti. Anche quest’anno si rivolge principalmente a bambini e ragazzi e, al contempo, punta a coinvolgere sempre più, nei suoi laboratori, il pubblico adulto.

Il Museo del Castello è membro EXARC organizzazione affiliata all’ICOM che rappresenta i musei archeologici a cielo aperto e l’archeologia sperimentale.

Il pomeriggio del sabato e della domenica saranno dedicati alla divulgazione archeologica: dislocati in diversi punti dello spazio erboso, delle terrazze e del Museo, che per l’occasione si trasformerà in un vero parco archeologico urbano unico nel suo genere, saranno creati punti interattivi condotti da archeologi sperimentalisti e archeotecnici, personale didattico di musei, di parchi archeologici e sperimentatori, da anni divulgatori della preistoria. 
Novità di quest’anno saranno le Palafittiadi, le olimpiadi della preistoria, che si terranno il pomeriggio di sabato 25 maggio: il Museo delle Palafitte di Ledro, presente al Paleofestival ormai da diverse edizioni, proporrà al pubblico una kermesse di prove di abilità preistorica che vedranno coinvolti pubblico e operatori.

Anche per il 2013 il panorama di esperti è particolarmente ricco, a partire dal personale e dai collaboratori del Museo del Castello, a cui si aggiungono gli operatori del Museo del Sigillo (SP), del Museo Archeologico di Camaiore (LU), del Museo delle Palafitte del Lago di Ledro (TN), del Museo Archeologico di Finale (SV), del museo di Paleontologia e Mineralogia di Campomorone (GE). Ci saranno inoltre esperti dai parchi archeologici italiani: Parco archeologico didattico del Livelet (TV), dell’Archeoparc della Val Senales (BZ) e del Parco Archeologico del villaggio neolitico di Travo (PC).
Gli sperimentatori provengono da Roma, Massa-Carrara, Pistoia, Verona, Modena, Faenza, Arezzo, Bologna, Treviso, Trento e Siena.

Insomma il Paleofestval è diventato sempre più un evento a carattere nazionale!

Per i visitatori sarà possibile partecipare interattivamente a laboratori programmati che riguarderanno l'accensione del fuoco, la scheggiatura della selce, la lavorazione di osso e corno, la levigatura della pietra, l’utilizzo delle armi da getto per la caccia, la storia evolutiva dell'uomo attraverso calchi di crani dei nostri antenati, la macinazione dei cereali, la raschiatura delle pelli, la fusione dei metalli, il laboratorio di pitture rupestri, la realizzazione di vasellame neolitico in ceramica, suoni e musiche della preistoria, lavorazione delle conchiglie per realizzare monili, la realizzazione di una capanna neolitica, la simulazione di scavo archeologico. Con alcuni laboratori si arriva fino alle soglie delle prime grandi civiltà della Mesopotamia e dell’Antico Egitto: il gioco del Senet, la vita quotidiana degli scolari egizi, la scoperta di un’antica tomba.

Tra le novità di quest’anno: dimostrazioni di filatura con diversi tipi di fuso e preparazione delle fibre, la lavorazione del grano e la cottura del pane, la realizzazione del tesoro di Priamo, lo scavo paleontologico, la realizzazione delle cinture degli antichi Liguri, l’utilizzo della pintaderas nella preistoria, l’esperienza delle sensazioni preistoriche attraverso un percorso multisensoriale (tattile, uditivo, olfattivo e visivo), il tutto contornato da laboratori di tatuaggio e pittura corporale. Nel parco sarà allestito un tipì indiano dove si potranno imparare i canti e i giochi insegnati dai nativi tradizionalisti e realizzare l’acchiappasogni. Con la guida dell’antropologo sarà possibile inoltre ricostruire i volti degli antenati con la plastilina.

La cena con “gusti e sapori dell’antichità” di sabato e le merende di sabato e domenica pomeriggio saranno disponibili per tutti.

Sarà possibile per tutti i partecipanti scegliere e prenotarsi per le attività programmate per la giornata.
Verranno attivati stands in cui acquistare pubblicazioni a tema e riproduzioni di oggetti preistorici realizzati con le stesse tecniche e dei nostri antenati.

Cinzia Compalati
Istituzione per i Servizi Culturali della Spezia
Palazzina delle Arti
Via del Prione, 236
19121 La Spezia
cell. +39 339 3494536

http://www.paleofestival.it/

Castello di San Giorgio
via XXVII Marzo - La Spezia
sabato 25 ore 15.30-20.00 e domenica 26 maggio ore 15.30-19.00
Ingresso 4 euro a bambino, accompagnatori gratuiti

Alex Katz : Volevo solo dipingere


Barbara Fässler intervista Alex Katz 


Lasciandosi dietro questioni come figurazione e astrazione, superando temi come innovazione e tradizione, saltando il conflitto tra costruttivismo e realismo, Alex Katz indaga le problematiche pittoriche dall'interno.
 

Indipendentemente dalla dimensione o dai colori, i suoi dipinti possiedono una rara densità energetica e un'eccezionale concentrazione mentale, tradotte in vibrazioni metafisiche queste qualità si manifestano con grande rigore. Superfici che sprofondano. Pennellate che picchiano. Paesaggi che avviluppano. Colori che risucchiano. 


Katz si autodefinisce un pittore post-astratto: da un lato dichiara che "non ha mai voluto dipingere in modo astratto", dall'altro che "la grammatica della sua pittura è astratta".
 
Una contraddizione?


Dorothea Strauss, direttrice di Haus Konstruktiv a Zurigo - dove si sta svolgendo la mostra "Landscapes" dell'artista americano - definisce nel suo testo in catalogo, questo momento specifico un "punto critico di capovolgimento" tra astrazione e figurazione, tra costruzione e sensazione, tra geometria e fluttuazione.

In effetti, Alex Katz vede la pittura come un fatto a parte, piuttosto che riflettere sugli oggetti che appaiono e spariscono e che ci illudiamo di percepire. Tematizzare la pittura stessa significa interrogare lo status di un'immagine, di una qualsiasi immagine.
 
Ebbene: che cos'è un'immagine? Come ci insegna Magritte, un'immagine di una pipa non è la pipa stessa, ma soltanto una riproduzione bidimensionale di un oggetto tridimensionale che chiamiamo "pipa". Una visione pragmatica ci dice che la pittura consiste di pigmenti colorati con un qualche legante posti su una superficie come la carta, il lino oppure il cartone. 


Come ci spiega la fisica, una pittura è composta da una massa di atomi, costituiti a loro volta da elettroni, protoni e neutroni in perpetuo movimento. Ogni immagine è un'illusione, ogni rappresentazione è una mera apparenza, che ci invita a raccontare delle storie, a sognare e a viaggiare con la nostra immaginazione.

L'artista americano Alex Katz, classe 1927, è considerato uno dei più importanti pittori contemporanei. 

Ha studiato tra il 1946 e il 1949 alla "Cooper Union School of Art" di New York e più tardi alla "Skowhegan School of Painting and Sculpture" nel Maine. Nonostante egli tratti da allora temi classici come ritratto, paesaggio o natura morta, spinge ognuno di essi oltre il proprio limite storico.

Il genere pittorico così come il soggetto rappresentato, funge in effetti da pretesto per far passare il vero contenuto di un'opera sconfinata: l'atto e l'esperienza del dipingere come una pratica e un processo di apprendimento continuo. La concentrazione sul produrre creativo stesso, porta a una comprensione e una traduzione molto particolare della tematica paesaggistica nell'oeuvre di Alex Katz: lo spettatore si ritrova a confronto con superfici di colore piatte, pulite e chiare, dipinte "all over", opere gigantesche che seguono una loro precisa composizione geometrica.


Questi paesaggi raggiungono una tale dimensione da essere in grado di avvolgere gli spettatori, di coinvolgere il loro intero corpo. Il concetto di "Land-scape" torna


al suo significato originario: "land-shape", la forma del paese, concepita proprio dalla percezione dell'osservatore. 


Nella "Convenzione Europea del Paesaggio", leggiamo la seguente definizione: "Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali o umani e dalle loro interrelazioni".

Questa definizione ci dice che un paesaggio non è un "oggetto" dato con un'esistenza a sé stante, ma piuttosto un "soggetto" che nasce dall'osservazione e dalla percezione umana: è una costruzione culturale. Ciò che chiamiamo "paesaggio" esiste soltanto attraverso il nostro sguardo: il concetto è nato in un momento storico preciso, in concomitanza con i primi paesaggi dipinti dagli artisti olandesi alla fine del Cinquecento. Prima, durante il Rinascimento, la campagna dipinta limitava la sua esistenza al ruolo di sfondo per rappresentazioni teologiche.

La parola "paesaggio" nacque con la raffigurazione pittorica dello spazio contadino in un'immagine che incorniciò la Natura: quando lo sguardo degli artisti discese dal cielo alla terra, dal divino al mondo sensibile; soltanto allora in quello spazio dove si svolge la vita quotidiana dei comuni mortali acquisì il diritto di cittadinanza nell'universo dell'arte. In questo senso, il "paesaggio" divenne una sorta di metafora per il processo del vedere in sé. Come Alex Katz dichiara in un'intervista per lo "Standard" austriaco: "il vedere è culturalmente definito" e alla Radio svizzera SRF 2 aggiunge, "tu pensi che ciò che vedi con gli occhi sia reale, ma in realtà è culturalmente costruito." 

Ciò significa che quando ammiriamo una campagna, realmente presente davanti ai nostri occhi, vediamo questo spettacolo attraverso gli occhiali di tutta la tradizione paesaggistica, partendo dal Trecento di Giotto, passando dal Rinascimento di Leonardo, dal Cinquecento dell'arte olandese, dai romantici Corot, Constable o Turner fino agli impressionisti e postimpressionisti Monet e Cezanne. 

Nella seguente conversazione, Alex Katz rivela le sue tematiche, le sue tecniche, le sue convinzioni, le sue lotte e i suoi dubbi: divertendosi parecchio, apparentemente...

















Intervista realizzata il 18 marzo 2013 

Maggiori informazioni sulla mostra Landscapes fino al 12 maggio Museum Haus Konstruktiv di Zurigo 

Questo articolo sarà pubblicato anche sul prossimo numero della rivista Studija in inglese e lettone

Barbara Fässler, artista zurighese, formatasi alla Villa Arson a Nizza, opera prevalentemente con i linguaggi della fotografia, del video e dell'installazione. Dagli anni '90 cura mostre per varie instituzioni (ProjektRaum a Zurigo, Istituto Svizzero a Roma, Belvedere Onlus a Milano). Scrive regolarmente per la rivista d'arte contemporanea "Studija" di Riga e insegna 'Arti visive' al liceo della Scuola Svizzera di Milano.

Comicon 2013


25/4/2013

Comicon 2013

MOSTRA D'OLTREMARE, NAPOLI

Il Salone Internazionale del Fumetto di Napoli, giunto alla XV edizione, abbinato a Gamecon e CartooNA, presenta un ricco programma. Molte le mostre: dal rapporto tra Fumetto & Architettura a quella su Diego Armando Maradona. Decine gli ospiti e gli autori attesi, a cominciare da Milo Manara e Tanino Liberatore che saranno ospiti di Comicon Edizioni.

COMUNICATO STAMPA
Ecco COMICON 2013. Da Manara a Maradona, dalla The Jackal a Cavazzano

Un programma ricchissimo senza dimenticare i cosplayer e i concerti serali Decine di autori di fumetti da tutto il mondo. Mostre sul tema scelto per il 2013, il rapporto tra Fumetto & Architettura, ma anche su Diego Armando Maradona. Animazione, con le proposte più innovative del programma Cartoona e una nuova Area dedicata ai più piccoli, COMICON Kids. Giochi, con gli ampi spazi dedicati al Gamecon. Musica, con i concerti che prolungheranno fino a tarda sera le giornate. Tutto questo è COMICON 2013, il Salone Internazionale del Fumetto di Napoli che torna alla Mostra d’Oltremare dal 25 al 28 aprile per 4 giornate intensissime per tutti gli appassionati del fumetto e della cultura pop.

Si ripete anche l’esperienza di COMIC(ON)OFF, che per due mesi porta COMIOCN in tutta Napoli, con la collaborazione dell’Institut Francaise, del Goethe, del Cervantes e dell’Ordine dei Giornalisti. L’appuntamento napoletano è ormai giunto alla XV edizione anche quest’anno riempirà la Mostra d’Oltremare con migliaia di giovani appassionati di fumetto ma anche cosplayers, liberi di ‘essere’ il loro eroe preferito per quattro giornate.

La mostra principale sarà quella dedicata al rapporto tra Fumetto & Architettura, proseguendo il cammino alla scoperta dei rapporti che intercorrono tra il fumetto e le altre 8 arti: fumetto e architettura sono accomunate dal disegno e dalla fantasia, e spesso hanno interagito tra loro. Anche l’annuale ricognizione nel fumetto italiano emergente, con la mostra Futuro Anteriore, in collaborazione con il Centro Fumetto Andrea Pazienza, si occuperà di architettura, dal punto di vista però dell’interazione tra il fumettista ed il suo ambiente.

Sempre nei padiglioni della Mostra d’Oltremare ci sarà una mostra-evento per celebrare i 30 anni dello storico gruppo Valvoline alla presenza di alcuni dei suoi esponenti Igort, Lorenzo Mattoti, Giorgio Carpinteri.

Prosegue anche la rivalutazione di alcune grandi figure di maestri italiani che COMICON porta avanti da qualche anno con la collana ‘Gli Audaci’ edita proprio da Comicon: quest’anno è la volta di un saggio dal titolo “Il reporter del fumetto italiano”, dedicato a Mino Milani, che sarà a Napoli, sceneggiatore di tante storie disegnate dai più grandi maestri come Pratt, Battaglia, Manara, Di Gennaro, Micheluzzi.

Due mostre vedono poi Napoli come protagonista: la prima è la rilettura a fumetti, realizzata da Alessandro Di Virgilio e Luca Ferrara, del testo teatrale di Maurizio de Giovanni, fresco vincitore del Premio Scerbanenco, intitolato “Gli Altri” (Tunuè). L’altra è una mostra imprescindibile per Napoli COMICON, trattandosi del primo graphic novel sulla figura di Diego Armando Maradona. Il fumetto è una rilettura in chiave poetica e anche surreale di alcuni momenti chiave della vita di Diego, ispirata al fumettista Paolo Castaldi dallo storico goal di Maradona all’Inghilterra nel mondiali messicani del 1986, ed edito da Becco Giallo.

Decine gli ospiti e gli autori attesi alla Mostra a comnciare da Milo Manara e Tanino Liberatore che saranno ospiti di Comicon Edizioni. Dal Belgio e dall’Olanda arrivano poi due mostri sacri del fumetto internazionale, riconosciuti per la loro vicinanza alle tematiche dell’Architettura, François Schuiten e Joost Swarte, che saranno protagonisti della mostra principale e incontreranno il pubblico del Salone. La mostra dedicata al numero 3000 di Topolino, gia’ aperta al Pan e allestita fino a fien maggio, porterà a Comicon anche autori disneyani come Giorgio Cavazzano, Tito Faraci, Fabrizio Petrossi, Blasco Pisapia e Fabio Michelin.

Per la sezione cinema invece ci sarà Giancarlo Soldi, che presenta il suo documentario sul mondo Bonelli.

Ma quest’anno COMICON guarda anche alla musica. Venerdì 26 e sabato 27 aprile, a partire dalle 19:00, sul palco esterno saranno protagonisti una serie di gruppi musicali. Venerdì serata dedicata alla musica italiana, con i Casinò Royale che presenteranno per la prima volta a Napoli il live di Io e la mia Ombra, seguiti da Davide Toffolo e i suoi Tre Allegri Ragazzi Morti, mentre ad aprire saranno i napoletani Abulico e Tarall & Wine. Questa serata speciale, realizzata in collaborazione con Deejay TV e XL, vedrà i disegnatori del mensile impegnati in una performance dal vivo. Sabato 27 sarà invece la volta dell'Asian Sound, con un programma dedicato a alla musica tradizionale e moderna di Giappone e Corea, con l'apertura degli scatenati MIWA, la musica tsugaru shamisen di Keisho Ohno e per finire il duo K-ble (Dj Shiru + Eriko) per una serata dal sapore orientale.

E proprio guardando a oriente torna il Comicon Cosplay Challenge che oltre alla classica gara che premierà i migliori cosplayer partecipanti, vedrà sfilare, al Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare, anche i migliori cosplayer che desiderano rappresentare COMICON e l'Italia alla prossima edizione dell'EuroCosplay Championship 2013 di Londra.

---

Gamecon 2013 - Salone del Gioco e Videogioco

Dal 25 al 28 aprile alla Mostra d'Oltremare torna GAMECON - Salone del Gioco e Videogioco, ormai giunto all'ottava edizione, in contemporanea a Napoli COMICON. Dopo il successo degli scorsi anni, la prima manifestazione in Italia a riunire in un unico evento esclusivamente ciò che riguarda l’universo del gioco e tutto il mondo dell’intrattenimento elettronico, anche quest’anno si svolge in contemporanea al Salone Internazionale del Fumetto Napoli COMICON. Le due manifestazioni si sono unite anni fa per offrire al sempre più ampio pubblico di appassionati (e non solo) l’occasione per una quattro giorni all’insegna del divertimento più assoluto.

Programma Gamecon

Da quest’anno, per dare il giusto rilievo culturale a questa importante parte dell'intrattenimento, anche GAMECON avrà un luogo per gli incontri con autori ed esperti del settore games, la Sala Incontri Gamecon. Tra gli ospiti più attesi, alcuni illustratori di Magic The Gathering come: Rob Alexander, Slawomir Maniak e Svetlin Velinov, e autori di giochi: Simone Luciani, i Goblin 4G, Virginio Gigli e Flaminia Brasani.

Per gli appassionati di videogame, Koch Media porterà un videogioco al “day one”: Dead Island: Riptide a cui seguirà una Zombie Walk; non mancheranno i tornei di Personal Gamer e le importanti Aree di Nintendo, Namco Bandai e RedBull Gaming. Come le scorse edizioni, saranno molto attive anche le Aree di MLG Italia, con tornei per i videogiocatori più esperti. Per tutti gli amanti dei giochi di carte collezionabili, si ripete quest’anno l’esperienza con realtà fondamentali come Hasbro, Konami, Giochi Uniti e Wizards of the Coast che, all’interno della sua Area, oltre a presentare in contemporanea mondiale la nuova espansione Labirinto dei Draghi, ospiterà gli illustratori di Magic The Gathering per gli autografi.

A cura di Legacy e La Taverna del Gargoyle sarà possibile partecipare ai tanti Trofei annuali GAMECON, mentre a cura di GiocoOnda si terrà la Simultanea di Scacchi. Decine le associazioni presenti, e centinaia i giochi che si potranno provare in Ludoteca.

---

CartooNA - Festival del cinema d'animazione
Omaggio ai classici dell’animazione e al cinema indipendente contemporaneo

Due saranno i temi portanti della VI edizione di CartooNA il festival del cinema d’animazione che si svolge nell’ambito del Napoli COMICON l’omaggio alla produzione indipendente contemporanea e ai classici dell’animazione, da Betty Boop a Goldrake.

Gli spettatori potranno viaggiare con noi nella storia dell’animazione partendo dai primi esperimenti degli anni venti dei Fratelli Fleischer e Walt Disney fino alle ultime produzioni d’autore in 3D realizzate con uno stile retro che richiami gli albori della tecnica chiudendo un cerchio perfetto. Agli storici Andrea Ippoliti e Nunziante Valoroso che ci parleranno delle prime opere dei Fratelli Fleischer e di Walt Disney, quest’anno si affiancherà Mario Serenellini che in occasione del primo gemellaggio con l’AniMav di Ercolano renderà omaggio agli 80 anni de I 3 Porcellini.

In un viaggio nella storia dell’animazione non potevamo non celebrare Goldrake l’anime che 35 anni fa cambio la televisione dei ragazzi in Italia. Due gli incontri: nel primo curato da Gianluca Di Fratta e coadiuvato dal collettivo Shingo Tamai si intende celebrare ciò che è stato fatto fino a oggi dal pubblico degli appassionati che reinterpretano il messaggio di quella esperienza infantile attraverso forme e linguaggi tra i più disparati – dal racconto al cortometraggio – rinnovandone le potenzialità espressive e rileggendone i contenuti. Nel secondo Maurizo Nataloni con Fabrizo Mazzotta, voce di Mizar e Banta, ripercorreranno questo successo attraverso le sigle tv, scene della serie, omaggi ai doppiatori. 

Due appuntamenti che riporteranno alla memoria emozioni legate all’infanzia di quei ragazzi che oggi vengono definiti la “Goldrake Generation” e dedicato anche a chi attraverso Goldrake ha scoperto il mondo dell’animazione giapponese restandone indissolubilmente legato. In collaborazione con la Dynit proporremo poi l’anime capolavoro di Mamoru Oshii Ghost in the Shell 2.0, nella versione ri-editata dal regista stesso con le più recenti tecniche d’animazione digitale compresa la 3D-CGI, ed il suo seguito Ghot in the Shell 2 – Innocence.

Non mancherà uno sguardo sulle ultime produzioni giapponesi con gli ultimi episodi delle serie Gundam Unicorn e Mawaru-Penguindrum.

Giungiamo infine ai giorni nostri e puntiamo i riflettori sul cinema indipendente, internazionale attraverso la selezione tutta al femminile proposta da A Corto di Donne, quella nazionale con le due antologia ANIMAZIONI: Cortometraggi Italiani Contemporanei a cura di Paola Bristot e Andrea Martignoni che tentano una mappatura dei cortometraggi animati realizzati da autori con una originale visione artistica. Incontreremo poi gli studi di produzione napoletani Digitalcomoedia di Guido Bozzelli e Mad Entertainment di cui vedremo la Cantata dei pastori con cui l’animazione Italiana è tornata in RAI dopo 20 anni di assenza e video inediti ed in anteprima del loro secondo film L’arte della felicità del giovane regista e disegnatore Alessandro Rak.

I nostri ospiti discuteranno venerdì 26 sullo stato dell’animazione in Italia un settore che lavora in quasi assoluta autonomia, senza sovvenzioni pubbliche o private, a differenza del cinema cosidetto live-action.

Il nostro excursus nella storia dell’animazione termina con uno sguardo sul futuro dell’animazione di cui ci parlerà l’esperto Ciro Sannino e dimostreremo come con la tecnologia digitale si possa produrre corti d’autore con lo stile delle prime opere in bianco e nero. Anche quest’anno non saranno dimenticati i più piccoli che potranno vedere nell’ambito di CartooNA Kids, in collaborazione con Dynit, Chi – Casa dolce casa e Cocomon.

Per informazioni stampa:
Lorena Borghi - Studio Sottocorno - lorenaborghi@gmail.com cell. 348 5834403
Francesco Tedesco - fr.tedesco @gmail.com - cell. 347 6658831

Segreteria Organizzativa:
FactaManent - via Chiaia, 41 - 80121 Napoli - Tel/fax: 081 4238127 info@comicon.it – noemi@comicon.it

Mostra d'Oltremare
Piazzale Vincenzo Tecchio (Fuorigrotta), Napoli
ORARI - Napoli COMICON + GameCon + CartooNA
- Giovedì 25, Venerdì 26, Sabato 27, Domenica 28 aprile
Biglietteria aperta dalle 09:00 alle 19:00, ingresso dalle 10:00 alle 20:00
Orari - Serate COMICON Music
- Venerdì 26
Biglietteria aperta fino alle 23:00, ingresso fino alle 24:00
- Sabato 27
Biglietteria aperta fino alle 21:00, ingresso fino alle 22:30
Biglietteria
Biglietto unico, valido per tutti e quattro i giorni: 12 euro
Ridotto per gli under 12 e gli over 65: 8 euro
Gratuito per i bambini sotto i 6 anni (accompagnati da un adulto)
Per le scuole, biglietto speciale giornaliero: 4 Euro (con prenotazione obbligatoria da parte dell'Istituto Scolastico).
Per i gruppi, si prega di contattare la segreteria organizzativa.

Speciale Biennale/Parlano gli artisti del Padiglione Italia


E siamo a nove. Al nono appuntamento con gli artisti scelti da Bartolomeo Pietromarchi. Stavolta a parlare è Marcello Maloberti. Che risponde alle domande di Silvia Bottani

pubblicato giovedì 25 aprile 2013
Non è un artista di troppe parole, almeno in questo caso, Marcello Maloberti. Come nelle sue opere, lascia che siano dei lampi di intuizione, delle visioni asciutte e spiazzanti a dare corpo al suo pensiero e al suo immaginario. Invitato a partecipare al Padiglione Italia della Biennale 2013 insieme al coetaneo Flavio Favelli, ci racconta il suo work in progress verso la realizzazione del progetto incentrato sul rapporto tra autobiografia e immaginario collettivo, analizzato attraverso la tradizione popolare. Un tema che appare perfettamente calzante alla poetica dei due artisti. 
Cosa significa per te Biennale?
«L'immagine che ho della Biennale è molto legata  ad alcuni lavori che sono diventati per me una fissa, come Hans Haake quando ribalta il pavimento del padiglione Germania. Ho dei ricordi importanti delle precedenti edizioni, in particolare sono affezionato ad uno dei suoi titoli più evocativi, quello dell'edizione di Szeeman, "Platea dell'umanità", è un titolo che da i brividi. Quell'edizione è stata per me  importante, un progetto visionario e immaginifico, ogni stanza apriva un sipario invisibile verso avanguardie sempre nuove,  non era un evento modaiolo, era davvero lo spettacolo e la meraviglia di fronte alla contemporaneità. Era la felicità dell'arte».

Marcello Maloberti THE ANTS STRUGGLE ON THE SNOW 2009 Performance The ants struggle on the snow, Chelsea, New York Foto di Gisella Sorrentino

Partecipi alla Biennale dopo un'edizione controversa, quella che ha avuto Vittorio Sgarbi come vero protagonista del Padiglione Italia, tanto che la sua visione si può dire abbia offuscato la presenza degli artisti. Cosa pensi della proposta di Bartolomeo Pietromarchi?
«Sicuramente è una forte rottura con le edizioni precedenti del padiglione, credo che sia importante proprio ora una mostra come viceversa, a volte serve fare il punto della situazione, ragionare su chi siamo e dove stiamo andando. Con Bartolomeo ho già avuto modo di lavorare per una delle mie mostre più significative, Blitz al macro di Roma, è stata una grande avventura, fare con lui la Biennale è un colpo magico».
Sei stato invitato a dialogare con Flavio Favelli sul tema dell'autobiografia e dell'immaginario collettivo, utilizzando la lente della cultura popolare. Mi sembra un tema nodale ed estremamente problematico, doveroso da affrontare nel padiglione italiano. Qual è stato tuo approccio all'opera di Favelli e al tema proposto da Pietromarchi? 
«È la prima volta che il mio lavoro e quello di Flavio si trovano così direttamente in dialogo, abbiamo pensato entrambi ai nostri progetti con coerenza, essendo tutto il padiglione costruito sulla dialettica della coppia, credo che abbiamo cercato di pensare tutti ai nostri lavori mentre si osservano vicendevolmente».

 Marcello Maloberti BLITZ 2012 Performance, solo show. MACRO, Museo d'Arte Contemporanea di Roma. Foto di Ela Bialkowska Courtesy the artist

L'altra presenza che calamiterà l'attenzione sarà quella di Massimiliano Gioni: cosa ti aspetti dalla sua direzione artistica e dal sogno del suo Palazzo Enciclopedico?
«Credo che Gioni sia uno dei curatori con più talento nel panorama internazionale, mi aspetto un Biennale raffinata, un museo al limite dell'immaginario».
Ha sempre senso proporre dei nazionali, in un momento in cui il web sembra essere per il mondo occidentale l'unico territorio riconosciuto collettivamente?
«Credo che per quanto il web abbia ridefinito i confini della cultura, l'esperienza dell'arte continui ad essere vissuta nelle città, nelle periferie, nelle relazioni tra corpi e architetture, incontri tra tradizioni e immaginari diversi vissuti sulla pelle giorno per giorno, in questo senso la dimensione nazionale ha ancora un ruolo importante».

Marcello Maloberti CIRCUS Palermo 2007 Installazione Circus, Piazza Garaffello, Palermo Foto di Ela Bialkowska Courtesy Galleria Francesco Pantaleone, Palermo

Mi incuriosisce molto il tema del crowfunding, messo al centro della realizzazione dei progetti del vostro padiglione. Credo che la questione economica sia un tema chiave dell'arte contemporanea e fare una proposta problematica come quella di ricercare fondi per la realizzazione dei progetti degli artisti in un luogo simbolo come la Biennale di Venezia potrebbe dare spunto a riflessioni importanti. Ritieni che ciò sia un ostacolo al vostro lavoro o che sia un punto di partenza?
«Il crowfunding si è molto diffuso negli ultimi anni, un'istituzione come la Biennale che da sempre sa essere espressione del sentire contemporaneo non poteva non incontrare questo strumento così significativo dell'epoca in cui viviamo. Io credo che il fare dell'arte sia legato soprattutto alla risoluzione di problemi. Il progetto di Bartolomeo è coraggioso, si vuole fare tanto con poco, ed è da queste sfide che il mondo dell'arte tira fuori sempre il meglio».

Marcello Maloberti HIMALAYA 2012 performance DAZEROACENTO, Palazzo della Triennale foto di Ela Bialkowska

Prendendo spunto da un testo del filosofo Giorgio Agamben, dalle cui riflessioni è sorta l'idea di Vice-versa, tema del Padiglione Italia di quest'anno, vorrei chiederti cosa significa per te essere contemporaneo?
«Contemporaneo è camminare per la città senza seguire alcun principio di causa ed effetto».
Se potessi scegliere, a quale Padiglione vorresti partecipare?
«Il padiglione Italia naturalmente, mi hanno sempre chiamato il Marlon Brandon di Casalpusterlengo»

Linvenzione del paesaggio

Fondazione Ferrara
L’invenzione del paesaggio
Si è aperta ieri al MAXXI la bella mostra "Luigi Ghiri. Pensare per Immagini. Icone Paesaggi Architetture". Al fotografo italiano, cui il mondo oggi guarda con crescente interesse, si deve un’inedita coscienza visiva del paesaggio e la scoperta della periferia come "non luogo", non meno nobile dei centri storici prossimi a diventare luna park. Pubblichiamo un estratto del testo Il cubo e le tettoie azzurre di Pippo Ciorra dal catalogo della mostra
pubblicato mercoledì 24 aprile 2013

Luigi Ghirri Marina di Ravenna, 1986 da: Paesaggio italiano (1980-1992) da: Il profilo delle nuvole (1989) C-print, vintage cm 17,8 x 22,5 Courtesy Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia ©Eredi Ghirri
Il paesaggio è presente fin dall’inizio nella ricerca fotografica di Luigi Ghirri. In lui in qualche modo tout se tiens. La sua personale idea di paesaggio si va precisando esattamente nel momento in cui la cultura spaziale è costretta a elaborare il lutto di un’idea romantica e idealistica del paesaggio. Ghirri si affaccia a questo paesaggio a partire dai "tre chilometri di raggio" da casa sua. Vale a dire la via Emilia, un’area di industrializzazione veloce e urbanizzazione inarrestabile, ai margini del nordest, che però non riesce a sostituire una nuova idea di città alla vecchia. Può solo continuare a stratificarci sopra, impilando materiali, immagini e significati. Ghirri scopre che la fotografia è un’arma letale per cercare di discernere all’interno di questo collage, mostrarne gli elementi che sono lì da sempre, scrutare il modo in cui le persone lo vivono, comprenderne il carattere "familiare" e la difficile intima bellezza. Non a caso la nebbia, il buio, la neve compaiono spesso a ricordarci quanto forte sia l’identità di questi luoghi, e il modo in cui le persone li percepiscono, a dispetto della loro trasformazione.

Luigi Ghirri Roncocesi, casa di Luigi Ghirri, 1991 da: Paesaggio italiano (1980-1992) C-print, vintage cm 24 x 30,4 Courtesy ©Eredi Ghirri
Una volta traslato il suo modo di costruire la visione verso paesaggi più concreti, Ghirri sente il bisogno di fissare in qualche modo il suo punto di vista. A partire dall’indimenticabile inquadratura dell’alpe di Siusi e dei due turisti che osservano l’orizzonte, lo fa, come al solito, con dei progetti culturali ed editoriali. Con l’opera collettiva Viaggio in Italia (1984) offre una specie di melanconico saluto al paesaggio italiano del dopoguerra – dal quale fatica a separarsi – e dà ufficialmente il via a una scuola di fotografi italiani che attraverso il dialogo col nuovo paesaggio spingono la fotografia verso una condizione di autonomia espressiva. Con Esplorazioni sulla via Emilia (1986) Ghirri fa un passo in avanti e diviene "l’interprete principale del paesaggio italiano". Col Profilo delle nuvole affina l’idea di spaesamento che si nasconde in ciò che più ci è familiare e allarga il campo dei suoi alleati e interlocutori, aprendo un dialogo con i narratori e con Celati. La mostra Paesaggio italiano sembra in qualche modo chiudere questo percorso.

Luigi Ghirri Versailles, 1985 C-print, vintage cm 40 x 50 Courtesy Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia ©Eredi Ghirri
 
Gli effetti dell’impatto di Ghirri sull’idea stessa della fotografia urbana e di paesaggio sono enormi. Soprattutto se considerati insieme al lavoro di alcuni dei fotografi che coinvolge nel Viaggio in Italia. Con Basilico, Barbieri, Castella, Jodice, Fossati e un manipolo di altri autori, Ghirri riesce in un’impresa quasi impossibile: offrire una lettura inedita e sorprendente, quasi "di denuncia", del territorio italiano, pronta all’uso da parte dei professionisti del territorio, e allo stesso tempo costruire intorno a questa visione uno status artistico per la fotografia e un’estetica del proprio tempo. Costruisce cioè un documento che è capace di sedimentare senso e di spogliarsi istantaneamente della condizione di documento. In questo paradosso, intorno al quale continuiamo tuttora a lavorare, risiede il cuore del contributo dell’artista alla nostra consapevolezza dello spazio che viviamo e che vorremmo saper modificare. La passione di Ghirri per le altre arti e per gli altri mondi fa si che si renda in qualche modo conto che non è un fenomeno che si limita alla via Emilia o alla Romagna o al paesaggio italiano. Non viaggia molto, o perlomeno non ama le lunghe distanze, quindi deve estendere quello che riesce a vedere attraverso la musica di Dylan, le immagini di Wenders, oltre alle foto amate degli autori americani. In questo modo dolcemente provinciale Ghirri finisce per raccontarci tutti i paesaggi occidentali e a elaborare un paradigma valido, almeno per molti aspetti, a Roncocesi come sulla Route 66. 

Luigi Ghirri Rifugio Grostè, 1983 da: Paesaggio italiano (1980-1992) new C-print (2013) cm 20 x 30 Courtesy Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia ©Eredi Ghirri
Un’altra inattesa iniezione di attualità nell’opera di Ghirri è la riflessione sul concetto di periferia. Che scompare prima nelle sue foto e poi, molto dopo, nella percezione degli architetti e degli urbanisti più avveduti. Il modo in cui le sue immagini registrano gli spazi rende impossibile una distinzione valoriale tra centro e periferia. I particolari, il movimento della luce, i singoli spazi migrano dolcemente tra casali e palazzi, angoli di città e quartieri dispersi, spiagge e giardini, delineando la nuova topografia del paesaggio contemporaneo, ostile a ogni gerarchia storica tra i quartieri urbani. La via Emilia, che fa crescere una sua propria città e che attraversa uguale ogni spazio, è la metafora perfetta di questa uguaglianza ed è per questo che rimane come una delle guide ricorrenti ai paesaggi ghirriani. Per capire questa condizione agli architetti c’è voluto qualche decennio in più, e senza il lavoro di quei fotografi forse ci sarebbe voluto ancora più tempo. Ghirri, che nel frattempo nella mostra Immagine e realtà del 1981 ha conosciuto Calabrese, Farinelli e altri attenti lettori del paesaggio fisico e concettuale, ci ha insegnato a guardare, a isolare la singola visione e a indagare sulle sue componenti e su ciò che va compreso per capire le qualità di uno spazio. Ci ha insegnato che l’architettura non va "autenticata", ma inserita nella visione per cogliere la sua capacità di "mettersi al passo" col paesaggio che la ospita, di cambiare insieme a lui, di definirsi mano a mano attraverso l’uso. «Mi sono affezionato [alle architetture di Aldo Rossi] anche per quei suoi colori teneri delle facciate, che sembrano voler dialogare con quelli un po’ spenti dei luoghi dove sorgono, ed anche per questo suo coraggio civile di dimenticarsi, di lasciare allo spazio, ai materiali, ai volumi, il compito di diventare per noi architettura, di lasciare che siano il tempo e l’uso a dare il senso a questa straordinaria Architettura senza Architetto».