Alla vigilia dell’inizio dei lavori, destinati a cambiare totalmente una parte del centro storico della città, continuano da parte di tecnici e cittadini a persistere dubbi circa la concreta realizzazione del progetto.
Tra qualche giorno scadrà la fatidica data (7 novembre) entro la quale l’Amministrazione Cuomo intende iniziare gli ormai famosi lavori di restyling del Corso Italia tratto piazza Tasso e Piazza Veniero. Al momento l’unica certezza che i lavori inizieranno è data dallo strategico posizionamento delle solite luminarie natalizie. Le quali sebbene, come al solito allestite in anticipo, sono state posizionate fino a metà del tragitto tra le due piazze, e ciò qualcosa vorrà pur dire!…-
Ora al di là di quella che potrebbe rivelarsi come la solita farsa “in salsa amministrazione Cuomo” a cui i sorrentini in questi anni sono ormai abituati, ossia il promettere con forti proclami per poi come se niente fosse rimandare oppure non realizzare un bel nulla, su tale progetto soprattutto il Sindaco si gioca una grande fetta della sua credibilità. In particolar modo ora che si è deciso di intraprendere la carriera parlamentare ed anche perché in dieci anni di amministrazione un ricordo ai sorrentini, circa il suo passaggio al Palazzo di Piazza Sant’Antonino, dopo le tante promesse non mantenute, deve pur lasciarlo. Certamente il rivoluzionare completamente il centro città, con tale audace progetto, potrebbe rivelarsi un grande colpo ad effetto, che se realizzato lascerebbe una traccia indelebile nella storia della città. Tuttavia al momento,con l’approssimarsi della data di inizio lavori e continuando a rimanere con i piedi saldamente per terra, molti potrebbero essere ancora i dubbi da sciogliere affinché l’opera inizi e che poi prosegua senza intoppi, per andare poi a buon fine.
Innanzitutto sull’intero progetto pesa ancora un ricorso al Consiglio di Stato presentato dalla ditta risultante seconda nella gara di appalto che ancora invoca l’annullamento dell’assegnazione dei lavori. Mentre altri forti interrogativi potrebbero riguardare proprio l’effettiva esecutività dell’opera. Al di là che al momento (ad una settimana dall’inizio dei lavori) a meno che non siano stati eseguiti in notte fonda, non risulta essere stato effettuato alcun rilievo per individuare con certezza i vari sottoservizi, tra cui senz’altro la fogna che secondo progetto dovrebbe essere separata in due percorsi (bianca e nera) mentre altresì non è dato sapere,come in tali casi è previsto per Legge, se saranno rispettate determinate specifiche condizioni. Ossia:
– esistenza di un rilievo dell’area adeguato e puntuale (compresi corpi nascosti o immersi, reti di servizi, verifiche archeologiche, accertamento dei confini delle proprietà)
– completamento dei tre livelli di progettazione (preliminare, definitivo e esecutivo) e dei relativi elaborati richiesti;
– idoneità normativa dei progetti delle strutture e degli impianti;
– esistenza e l’idoneità del Piano di sicurezza e coordinamento per la prevenzione degli infortuni in cantiere (art. 100 del d.lgs. 81/2008);
– conclusione formale della procedura di verifica e validazione del progetto (relazioni, rapporti e atto finale dei soggetti abilitati alla verifica, del direttore dei lavori e del responsabile del procedimento – artt. 44 e segg. del d.P.R. 207/2010);
– completamento dell’iter procedurale amministrativo (verifica dei titoli di proprietà, autorizzazione, permesso di costruire, convenzioni, atti d’obbligo);
– ottenimento dei pareri relativi alla vincolistica esistente sull’area (beni culturali, archeologici, paesaggistica, idrogeologico, usi civici);
– verifica della piena ed effettiva disponibilità dell’area o dei beni interessati dalle opere che dovranno essere realizzate;
– analisi del progetto del cantiere, del posizionamento delle attrezzature con possibili interferenze (gru), delle aree di lavorazione e stoccaggio materiali;
– controllo della viabilità intorno al futuro cantiere e delle possibili problematiche legate alla circolazione stradale;
– completamento dei tre livelli di progettazione (preliminare, definitivo e esecutivo) e dei relativi elaborati richiesti;
– idoneità normativa dei progetti delle strutture e degli impianti;
– esistenza e l’idoneità del Piano di sicurezza e coordinamento per la prevenzione degli infortuni in cantiere (art. 100 del d.lgs. 81/2008);
– conclusione formale della procedura di verifica e validazione del progetto (relazioni, rapporti e atto finale dei soggetti abilitati alla verifica, del direttore dei lavori e del responsabile del procedimento – artt. 44 e segg. del d.P.R. 207/2010);
– completamento dell’iter procedurale amministrativo (verifica dei titoli di proprietà, autorizzazione, permesso di costruire, convenzioni, atti d’obbligo);
– ottenimento dei pareri relativi alla vincolistica esistente sull’area (beni culturali, archeologici, paesaggistica, idrogeologico, usi civici);
– verifica della piena ed effettiva disponibilità dell’area o dei beni interessati dalle opere che dovranno essere realizzate;
– analisi del progetto del cantiere, del posizionamento delle attrezzature con possibili interferenze (gru), delle aree di lavorazione e stoccaggio materiali;
– controllo della viabilità intorno al futuro cantiere e delle possibili problematiche legate alla circolazione stradale;
– mentre, altresì non è dato sapere se in caso di lavori notturni è stato varato un piano di sicurezza come previsto dalle norme a tutela dei lavoratori.
Tali non sono altri che legittimi interrogativisollevati dalla cittadinanza a cui preme , sia ben chiaro , che l’opera si realizzi, ma che rimane senz’altro preoccupata nel caso dovesse essere bloccata visto le ben note” perfomances” degli Uffici comunali in questi anni.
Intanto, ultimamente si sono dovute registrare , per motivi di salute, le dimissioni del Direttore dei Lavori, Arch. Antonio Marino ,autore, già alla fine degli anni novanta, del progetto affidatogli dall’allora Sindaco, Ferdinando Pinto, che prevedeva un unico percorso con la esclusione dei marciapiedi, ai lati di una corsia centrale per il transito degli automezzi. Progetto abbandonato per anni dalle varie amministrazioni succedutosi al Palazzo di Piazza Sant’Antonino ma rispolverato e ripresentato proprio dall’Amministrazione Giuseppe Cuomo, nel 2011. Quando a seguito della bocciatura da parte della Soprintendenza che si imponeva la presenza dei marciapiedi, l’Arch.Marino elaborò un nuovo progetto, rispettando le indicazioni dell’ente di Piazza Plebiscito, inserendo i marciapiedi ai lati della corsia centrale, che fu di conseguenza approvato e con il quale in seguito fu deliberato il bando di gara. Dal quale non furono escluse migliorie funzionali affinché il progetto potesse essere perfezionato. Famose migliorie che in seguito si rivelarono essere in modo paradossale proprio l’eliminazione dei marciapiedi imposti dalla Soprintendenza. Particolare stranamente sfuggito anche alla Commissione esaminatrice che fece appunto passare per migliorie l’esclusione dei marciapiedi la cui imposizione era stato un paletto fondamentale da parte della Soprintendenza, affinché il progetto potesse essere realizzato. Oltre al ricorso della ditta concorrente alla Parlato Costruzioni vincitrice del bando di gara, si è giunti alla vigilia dell’inizio dei lavori senza che tale situazione fosse ampiamente chiarita. Ovvero che il progetto esecutivodell’opera , diversamente da quanto stabilito nel disciplinare di gara (che impone ai concorrenti proposte tecniche volte esclusivamente a migliorare il progetto definitivo poste a base di gara senza modificare o variare in alcun modo l’identità e le caratteristiche sostanziali del progetto esecutivo) ampiamente specificate dalla Soprintendenza di Napoli quando evidenzia che: L’offerta tecnica non può, a pena di esclusione, esprimere o rappresentare soluzioni alternative, opzioni diverse, proposte condizionate o altra condizioni equivoche , in relazione a uno o più d’uno degli elementi di valutazione. Pertanto le proposte tecniche dei concorrenti dovranno essere esclusivamente migliorative del progetto definitivo a base di gara. Non dovranno in alcun modo variare o modificare l’identità e le caratteristiche sostanziali del progetto.
Al momento sembrerebbe che si sia invece deciso di apportare modifiche sia di carattere urbanistico, prevedendo l’eliminazione dei marciapiedi, sia modifiche dell’aspetto architettonico determinate da una progettazione esecutiva difforme dal progetto definitivo. Il quale prevedeva, lungo tutto il tratto del Corso Italia ,interessato al restyling, la conservazione della simmetria dei marciapiedi rispetto alla carreggiata come tra l’altro prescritto dalla Soprintendenza. La quale anche in merito al superamento delle barriere architettoniche prevedeva , nell’intera area del progetto,delle apposite rampette.
Mentre altresì, dal confronto tra il progetto definitivo ed il progetto esecutivo, risulta modificata anche la tipologia dei materiali per la pavimentazione. Di fronte a tali modifiche quale sarà la la eventuale presa di posizione della Soprintendenza? Con tale ennesimo interrogativo l’Amministrazione comunale si appresta ad iniziare i lavori di restyling di un tratto della strada più importante di Sorrento. Confermando che l’approssimazione, l’ignorare le leggi ed eventuali interessi specifici, continuano ad essere caratteristiche fondanti di questo tratto di storia della nostra Città.- 31 ottobre 2017 – salvatorecaccaviello
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