Palazzo della Calcografia
Palazzo della Calcografia
Giuseppe Valadier (Roma 1762 ivi 1839) progettò l’edificio e ne diresse i lavori.
I tempi di costruzione, dall’agosto del 1835 al giugno 1837, furono rapidi e le relazioni tecniche molto dettagliate, permettendoci così di conoscere perfettamente l’aspetto originale del Palazzo, di squisito gusto neoclassico nelle proporzioni e nei colori impreziositi da rifiniture dorate. La facciata era sormontata al centro dal grande stemma del papa Gregorio XVI Cappellari, affiancato da cornucopie colme di frutti. Lo stemma fu collocato nel 1888 sopra la fontana dell’esedra e poi nel 1975 in fondo al cortile a sinistra, dove ancora si trova.
Le sei grandi finestre al piano terreno, concepite per l’esposizione delle stampe in vendita, presentavano degli originali sportelloni di chiusura inventati dal Valadier e venivano calati a scomparsa nelle cantine con ingegnosi meccanismi.
Nei piani superiori l’aspetto è ancora quello originale: al primo piano si trova una “loggia” che ai lati della balaustra presenta ancora i basamenti delle due statue che avrebbero dovuto ornare il Palazzo; l’Incisione e il Disegno. Fu però eseguita solo la prima dallo scultore Luigi Amici: è ancora oggi visibile al primo piano, nella Sala consultazione.
In fondo al corridoio di ingresso, Valadier progettò un cortile semicircolare, a forma di esedra, come soluzione di raccordo delle diverse porzioni del fabbricato; lo spazio era aperto e luminoso per la minore altezza dell’edificio e delle costruzioni intorno. Sulla parete di fondo si trovava una bella fontana, oggi nel Museo archeologico nazionale delle Marche, composta da un prezioso sarcofago con la rappresentazione del mito di Medea; questo fu sostituito nel 1926 con un altro sarcofago antico, proveniente dal Museo delle Terme, che ancora oggi si trova nel cortile.
La destinazione funzionale degli ambienti rispecchiava i criteri di impostazione del Direttore Valadier, con la preminenza assoluta delle esigenze di commercializzazione della raccolta camerale di rami: alle ampie finestre sulla strada che richiamavano l’attenzione del pubblico corrispondevano internamente, a destra, il locale dei torchi per la produzione delle stampe; a sinistra la sala dello “spaccio”, dove avveniva la vendita diretta delle incisioni, dietro alla quale si trovava il magazzino dei rami, questa ala è oggi tutta destinata alle mostre.
Al primo piano (l’attuale Sala di consultazione) era “la galleria” di esposizione delle opere più belle – disegni e stampe – e vi si ospitavano anche le riunioni della Commissione artistica e comunicava con l’interno magazzino delle stampe.
Anche la scala risultava ben più luminosa ed elegante per la presenza di un’apertura sull’esedra, di alcune iscrizioni, di un finestrone e di una decorazione a stucco sul soffitto, persi nel corso di successive modifiche architettoniche. Rimane l’elegante stucco dorato originale, rappresentante il sole con raggiera sul secondo ripiano della scala, dove si apre la porta che conduceva all’Archivio della Stamperia.
L’edificazione di tutto il terzo piano fu stabilita in seguito alla nomina di Paolo Mercuri a direttore della Calcografia nel 1847; si volle dare al noto incisore chiamato da Parigi la possibilità di risiedere e operare nel palazzo per “istruire e dirigere” gli altri artisti nei nuovi studi del palazzo: attualmente vi sono gli uffici del personale tecnico- amministrativo dell’Istituto.
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