Dal blog "IL GUSTO DEI RICORDI"
di Cinzia Cripe
Dal lunedì della settimana santa le cucine napoletane iniziano a sfornare deliziose bontà che verranno consumate in questi giorni di primavera e di attesa della Risurrezione, fino a culminare con la prima colazione della domenica di Pasqua. Prendono così forma i “casatielli” – impasti dolci o salati che racchiudono in sè i prodotti tipici primaverili e del periodo pasquale - o la pastiera, - torta di grano,ricotta e uova, - i cui ingredienti rappresentano la rinascita della terra.
Cominciamo con il Casatiello dolce. Seguirà quello salato, per concludere tra qualche giorno con la ricetta della pastiera napoletana, dolce pasquale per eccellenza.
Prima di poter confezionare i “casatielli” sarà necessario preparare il lievito madre – o “crescito” . Per ciascun chilo di farina che si utilizzerà dovremo preparare un “crescito” con 250 gr di farina, 30 gr di lievito di birra, un pizzico di sale e uno di zucchero, e 1 bicchiere di acqua tiepida. Mescolare acqua,sale,zucchero e lievito e con questa mistura impastare la farina. Coprire e fare crescere. Usare dopo 24 ore.
CASATIELLO DOLCE
Il crescito preparato ieri – 800 gr farina – 5 uova grandi – 200 gr burro – 300 gr zucchero – 1 bicchierino di rum – 1 cucchiaio di scorza di arancia e limone grattugiata – canditi a piccoli pezzetti – uva sultanina
In un largo recipiente mettete la farina e al centro di essa le uova, il burro morbido, lo zucchero, il rum, il crescito e la scorza degli agrumi grattugiata. Amalgamate benissimo tutti gli ingredienti e ricavate un impasto morbido e appiccicoso che sbatterete energicamente con la mano per incorporare moltissima aria. Unite poi i canditi e l’uvetta e ponete in una teglia dai bordi alti (tipo panettone) generosamente imburrata. Fate crescere per almeno 3 ore in luogo caldo e poi infornate (in forno preriscaldato) a 180 gradi per 45-60 minuti o finchè il dolce sia gonfio e dorato come si vede nella foto.
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A Pasqua era una festa che con i suoi momenti febbrili non poteva passare inosservata. Metteva il suo forno a disposizione di tutti i vicini che la ricambiavano sempre e comunque in qualche modo. Era comunque una festa, specialmente per noi ragazzi che affollavamo gli spazi liberi intorno al forno rincorrendoci nei viottoli che collegavano una casa all’altra.
I casatielli dopo la cottura venivano appoggiati a raffreddarsi su tavole poste all’ombra, ricoperti di un velo bianco, per preservarli dalle mosche e dagli insetti. Ed erano una tentazione che cercavamo in qualche modo di soddisfare inseguiti dalle minacce degli adulti.
Quando le campane tornavano a suonare per affermare la resurrezione di Cristo, la festa raggiungeva l’acme e il fracasso che prima era tollerato appena, diventava assordante, insistente, inebriante con gli adulti che si abbracciavano e si baciavano sulle guancia per testimoniare il senso di fratellanza e di appartenenza alla propria fede .
Il grano messo a germogliare veniva esposto, finalmene, nel suo candore ad attestare una voglia di rinascita e di affermazione che attraversava tutti noi dopo che la guerra era finita, anche se sulla spiaggia c’erano ancora tanti residuati bellici a ricordarcela.
Spero che lo leggerai.
Ti saluto e ti auguro una grande felicità. Ciao. Giò