CINEMAALL'ECOMUSEO
cineANTROPOgrafie
Memorie e Territori nei film di ricerca di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri
Domenica20marzoore10:30 / Storie della malaria (1994)
A SEGUIRE La Fabbrica (2001) / di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri
Memorie e Territori nei film di ricerca di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri
Domenica20marzoore10:30 / Storie della malaria (1994)
A SEGUIRE La Fabbrica (2001) / di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri
AL TERMINE DELLA PROIEZIONE INCONTRO conGLI AUTORI
sabato19marzoore15:00 / Museionvideo
Museo Il Cavallo e l'uomo / Blera (VT)
ore15:15 Ambientemondo
L'UOMO E L'AMBIENTE NEL CINEMA D'AUTORE INTERNAZIONALEVoci nel tempo / di Franco Piavoli
L'UOMO E L'AMBIENTE NEL CINEMA D'AUTORE INTERNAZIONALEVoci nel tempo / di Franco Piavoli
Sala Visioni dell'Ecomuseo del Litorale Romano
VIA DEL FOSSO DI DRAGONCELLO 172 / OSTIA ANTICA
comunicato stampa 11/03/13
L'Ufficio Stampa della CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio comunica:
PROSEGUE LA RASSEGNA DEDICATA AI FILM DI RICERCA DI PAOLO ISAJA E MARIA PIA MELANDRI: QUESTA SETTIMANA UNO SGUARDO SULLA MEMORIA E IL TERRITORIO OSTIENSE CON "LA FABBRICA" E "STORIE DELLA MALARIA".
Continua la rassegna “Cineantropografie – Memorie e Territori nei film di ricerca di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri” che propone film documentari di natura antropologica all’Ecomuseo del Litorale Romano.
Domenica 20 Marzo alle ore 10,30 verranno proiettati Storie della malaria (1994), terzo "atto" della Pentalogia della Bonifica, che i due autori hanno dedicato nel tempo al recupero della memoria delel comunità litoranee a partire dalla prima bonifica dell'Italia Unita, avvenuta proprio su questo territorio 127 anni fa e La Fabbrica (2001), film di indagine urbanistica e al tempo stesso antropologica sul passato ed il presente dell'edificio che oggi, ad Ostia, ospita le sale del cinema multisala Cineland.
Storie della Malaria:
Un secolo fa il litorale romano è stato il terreno di coltura che ha consentito agli scienziati di effettuare le scoperte essenziali per l'individuazione delle cause della malaria.
All'indomani della proclamazione di Roma Capitale, il governo italiano non poteva permettersi di insediare le strutture vitali del nuovo Stato in una città circondata da una campagna infestata dalla malaria grave. L'epidemia infatti era così diffusa e radicata che diverse zone della città erano considerate di per se malariche. Era quindi necessario avviare ricerche, attuare interventi, intraprendere bonifiche e trasformazioni ambientali.
A quel tempo la conoscenza delle cause del morbo era assai scarsa: si sapeva come combattere le febbri ma non si conoscevano gli agenti e i modi di propagazione.
A partire dal 1880, nel corso di quasi un ventennio, gli studi nel merito subiscono una svolta improvvisa, acquistano vigore e determinazione e ben presto scienziati francesi, inglesi e italiani riescono a individuare l'agente e il vettore della terribile malattia. Ma mentre francesi e inglesi effettuano le loro ricerche rispettivamente in Africa e in India, gli italiani hanno il triste vantaggio di non doversi allontanare neppure di un metro per poter avere la materia prima di studio.
L'agro litoraneo di Roma, dove allignava la terzana maligna, la peggior forma di malaria, era dunque il teatro principale della ricerca e della lotta antimalarica. Qui venivano catturate le zanzare anopheles che Giovan Battista Grassi e gli altri studiosi consideravano il vettore di trasmissione del morbo. Qui si sperimentavano profilassi e cure che - sulla base di un estratto della corteccia dell'albero della china, il chinino - si andavano progressivamente attuando per la eradicazione della malaria. Sempre in queste zone furono messe in atto le prime pratiche di disinfestazione, prevenzione, bonifica che servirono al miglioramento generale delle condizioni ambientali del territorio. Malgrado tutto ciò, il litorale romano è rimasto zona malarica fino alla seconda guerra mondiale.
Il film affronta l'argomento dal punto di vista delle esperienze compiute dei primi abitatori del litorale romano in epoca contemporanea e, in particolare, dai braccianti romagnoli bonificatori insediatisi ad Ostia e Fiumicino a partire dal 1884. La loro Colonia Agricola, a causa delle difficili condizioni ambientali, dovette essere organizzata autonomamente anche dal punto di vista sanitario con la creazione di una sezione della Croce Verde. Col tempo i braccianti edificarono in proprio, dentro le mura del borgo di Ostia Antica, una costruzione atta all'immediato ricovero dei malati da portare a Roma per le cure.
La Fabbrica:
La "Fabbrica" è la ex Meccanica Romana di Ostia (conosciuta anche come Breda o STIMA), il più grande manufatto architettonico moderno esistente nella zona. Nei suoi 14.000 metri quadri di superficie coperta, ha funzionato, dal 1929 al 1980, un complesso industriale inizialmente destinato alla costruzione di macchine agricole e, successivamente, alla meccanica pesante. Questo ha rappresentato un primo tentativo di industrializzazione dell'area ostiense, rimasto però senza seguito fino agli anni '80.
La fabbrica viene chiusa e ceduta proprio agli inizi degli anni '80 perché non più competitiva. Da allora, fino alla fine degli anni '90, il luogo diventa set cinematografico utile, con i suoi grandi ambienti completamente vuoti, per le riprese dei più diversi film. Fellini, affascinato dagli ampi spazi interni ed esterni e dall'architettura di ispirazione classica, vi gira la scena della discoteca de La voce della Luna.
La ex-fabbrica viene poi trasformata nella "Città del Cinema", mediante l'impianto di strutture varie: un multiplex di 14 sale cinematografiche, shop e spazi per divertimenti, ristorazione ed altro. E' il cinema dunque che si impadronisce in vari modi del luogo-fabbrica, già a suo tempo oggetto di attenzione di cinegiornali o film industriali.
Nel filmstudio la vita del complesso industriale viene narrata dall'unica persona che ne ha seguito le sorti dall'inizio alla fine: il suo direttore (e poi proprietario) Camillo Barluzzi, che in questa testimonianza esclusiva rivela elementi storici inediti. Ma, insieme a quest'uomo-memoria, è ancora una volta il cinema, nelle sue diverse forme, che dà immagine e voce alle tante storie lì vissute (o avvenute in innumerevoli analoghi luoghi). Un famoso film "operaista" degli anni '30, i Cinegiornali Luce, un documentario industriale contemporaneo, due film a soggetto (di Fellini e Vanzina), con i particolari punti di vista della cinepresa, ci portano in giro per la fabbrica proponendoci visioni e prospettive di confronto.
Si ricorda anche che Sabato 19 Marzo alle ore 15,00 verrà proiettato per la rassegna “Ambientemondo” il film documentario Voci nel tempo di Franco Piavoli; il film sarà preceduto dalla proiezione di un breve videodocumentario sul Museo Il Cavallo e l'uomo di Blera (Viterbo) realizzato dal laboratorio multimediale del Museo di Roma in Trastevere per diffondere la conoscenza dei musei demoetnoantropologici presenti nel Lazio.
Al termine delle proiezioni il consueto incontro con il pubblico tenuto dal regista Paolo Isaja, Direttore dell’Ecomuseo del Litorale Romano.
Le proiezioni delle rassegne hanno luogo nella Sala Visioni del Polo Ostiense dell’Ecomuseo del Litorale Romano, situato nell’Area dell’Impianto Idrovoro di Ostia Antica, in Via del Fosso di Dragoncello, 172 (località Longarina) nelle vicinanze di Ostia Antica e a circa 3 km da Ostia Lido.
L’ingresso alle proiezioni e agli incontri è gratuito.
VISIONA I NOSTRI LIBRI QUI: http://www.ecomuseocrt.it/pubblicazioni/libri/
E SCOPRI I NOSTRI FILM: http://www.ecomuseocrt.it/pubblicazioni/film-e-multimedia/
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CRT - Cooperativa Ricerca sul Territorio
via del Fosso di Dragoncello 168 - 172
CAP 00124 Ostia Antica - Roma
CAP 00124 Ostia Antica - Roma
tel: 06.5650609 / email: crt.ecomuseo@tin.it
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