Strangolò l’amica poi le diede fuoco. Ora c’è l’ergastolo
Vincenzo Paduano non si era rassegnato all'idea che la 22enne Sara Di Pietrantonio avesse un altro. L'ha tormentata, pedinata e minacciata perché non voleva tornare con lui
Strangolò l’ex fidanzata, poi le diede fuoco nei pressi di Ponte Galeria, a Roma, in una strada del quartiere periferico della Magliana. Era il 29 maggio 2016. A poco meno di un anno di distanza da quel tragico episodio, Vincenzo Paduano è stato condannato in abbreviato all’ergastolo. Nessuno sconto di pena dal parte del gup Gaspare Sturzo.
Il tribunale ha infatti accolto le richieste formulate dal pubblico ministero Maria Gabriella Fazi e dalle parti civili, riconoscendo di fatto che da parte dell’imputato non c’è mai stato alcun reale pentimento malgrado le scuse rivolte alla famiglia della vittima durante l’udienza celebrata lo scorso 26 aprile.
Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, stalking, distruzione di cadavere, danneggiamento e incendio dell’automobile a bordo della quale viaggiava la 22enne Sara Di Pietrantonio: di questi reati è stato ritenuto responsabile Paduano, che come beneficio per il rito processuale scelto, ossia l’abbreviato, ha ottenuto solo l’esclusione dall’isolamento diurno. Sono reati, quelli contestati a Paduano, compiuti in una tragica notte di fine primavera dello scorso anno, quando l’uomo, di professione guardia giurata, decise di mettere in pratica le continue minacce di morte rivolte a Sara dopo la chiusura della loro storia d’amore. Non sopportava, soprattutto, l’idea che la sua ex, studentessa universitaria, potesse frequentare qualcun altro. E così, in preda alla rabbia, come ammise durante un drammatico interrogatorio in questura, fuggì dopo avere ucciso la ragazza. Fuga ripresa da alcune telecamere installate in quel tratto di strada.
«Si tratta di una sentenza giusta e morale – ha commentato Concetta, madre della vittima -, è un primo gradino importante. Ho vissuto in apnea per circa un anno, adesso una boccata d’aria fresca, ma tornerò subito in apnea perché Sara non me la ridarà nessuno. Da parte di Paduano – ha aggiunto la donna – non c’è stato nessun pentimento e per sono contenta di questa sentenza. Lui non ci ha mai raccontato quello che ha fatto, è stato semplicemente costretto ad ammettere di fronte alle prove evidenti ciò che era successo».
Sul caso è intervenuta anche l’associazione “Differenza Donna Roma“, costituitasi parte civile nel procedimento. «Una sentenza giusta come questa – ha dichiarato l’avvocato Teresa Manente – è un segnale di condanna sociale e di contrasto alla cultura del possesso e del controllo che alimenta la violenza maschile contro le donne fino all’uccisione. Solo un cambiamento culturale – ha concluso – potrà arrestare la conta incessante e intollerabile di donne uccise per la propria scelta di libertà ».
Il 28enne Paduano non riusciva ad accettava la fine della relazione con la studentessa ventiduenne. Una relazione durata un paio d’anni. E soprattutto non tollerava il fatto che lei avesse intrapreso un’altra storia. Così, dopo averla perseguitata per mesi, il 29 maggio 2016 l’ha inseguita in auto, speronandola e costringendola a fermarsi. Poi le ha chiesto di salire nella sua vettura per parlare. A quel punto l’ha tramortita e strangolata: poi l’ha chiusa in macchina e le ha dato fuoco, come ha confessato lui stesso.
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