A volte ritornano
Nella giornata di ieri al Salone (che non a caso ospitava anche John Niven autore tra l’altro di “A volte ritorno”) di ritorni se ne sono visti parecchi: intanto l’aria condizionata, che ha reso meno torrida l’atmosfera tra gli stand.
Ma più importante di tutti quello di Federico Motta, il presidente dell’Aie che voleva portarsi via il Salone, dopo aver sbattuto la porta e lasciato la Fondazione all’urlo di«non ci fanno decidere nulla».
Ieri è sbarcato candidamente a Librolandia e immediatamente è partito un tam tam che contemplava incontri segreti, appuntamenti nella lounge del Circolo dei lettori (ma all’ora indicata da un sito Web ci si poteva trovare soltanto Bruno Gambarotta), lunghi calumet della pace pronti da fumare, persino inquietanti retro- scena svelati dallo stesso presidente degli editori («Volevamo comprarlo il Salone? Non ci credete?») e via dicendo.
Diciamo pure che è stato una visita di cortesia, un po’ come quella della sindaca Appendino che ad aprile era andata alla milanese “Tempo di libri” con marito e figlia. Se volessimo essere perfidi potremmo dire che i bauscia tornano con il capo cosparso di cenere a mendicare una collaborazione.
O per ribadire che, in ogni caso, rifaranno la loro fiera libraria. Bene: e se avessimo dimostrato che lo spazio per due saloni esiste?
Che anzi bisognerebbe moltiplicarli e portarli là dove di solito si legge meno? Magari decidendosi a mettere l’ingresso gratuito che sarebbe la grande rivoluzione?
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