Chi non ci ha mai provato, ci avrà pensato almeno più di una volta, come concretizzare un approccio con una collega di lavoro.
Quanti ne ho sentito sussurrare: - A quella non so cosa farei ! E' vero che l'uomo è cacciatore, ma la donna che mostra più di tanto del suo corpo nella nostra mente viene subito etichettata come una che ci sta. E allora perchè non provarci. Molte volte basta un caffè per rompere il ghiaccio, una parola, ma solamente con donne che hanno imparato a gestire la propria vita affettiva e vivono le loro esperienze come certi uomini che qualcuna definisce libertini, vivono le loro.
Una cosa è tentare con modi urbani o civili un approccio che altrimenti resterebbe ad incacrenire il cervello dei meno abbienti e un'altra cosa è molestare l'altro sesso che non ci sta, non gradisce le avances.
Non è che crescendo si diventa più pratici di quello di cui non si sa nemmeno l'abc o lo si diventa ascoltando le fanfaronate di quelli che per non dire che hanno fallito se le inventano di tutti i colori.
Quello che dobbiamo ammettere è che la sana invidia non è mai esistita nel mediterraneo. Sia gli uomini che le donne quando entrano in competizioni, nel mondo del lavoro in particolare, diventano pericolosi in quanto cercano di far fuori l'avversario come se fossero animali da sbranare.
Non sempre è possibile battere in ritirata in buon ordine, ne vale della propria sopravvivenza civile, ma non è neppure possibile soccombere per abitudine.
Nel mondo politico ci sono elementi che fanno del vittimismo la loro fortuna quando non riescono ad attuare le loro magagne e l'hanno vinta quando l'avversario al colmo della disperazione sceglie come arma di difesa i colpi bassi che sono altrettanto deprecabili.
I punti vitali in una persona sono la testa, il cuore e lo stomaco dove è ammesso colpire, ma c'è bisogno di una capcità di difesa che non tutti possono adottare.
Non è possibile discriminare per non essere discriminati, è necessario capire cosa pretende il nostro avversario in quanto non possiamo condividere che siamo nati col destino di vittime, ma possiamo per una cattiva difesa diventare dei carnefici.
Critichiamo chi fa della riservatezza anche fisica un dogma di vita, ma non comprendo il perchè del mostarsi se non si desidera essere sottoposti come i fiori all'azione delle api che per sopravvivere hanno bisogno del polline dei fiori per produrre il loro alimento.
Dobbiamo acquistare più giudizio e sottrarci al miraggio dell'apparire per essere rischiando di rompere gli equilibri instabili di certe coscienze.
Le prepotenze non le sopporto e neppure i colpi ai fianchi che avviliscono e fanno male. Dovremmo pretendere maggiore attenzione al mantenimento di questi equilibri con procedure di attenzione agli squilibri e agli squiliabrati che la società di questi giorni sta producendo in grande quantità senza tema di violare le coscienze. Le si viola quando si ammette che tutto è permesso nel chiuso di quattro mura che potrebbe essere invece l'officina del carnefice, il laboratorio di sperimentazione della nostra pazzia.
Gioacchino Ruocco
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