Cosa vedere nel borgo di Irsina, in Basilicata
Parti alla scoperta del bellissimo borgo di Irsina, sul confine tra Puglia
e Basilicata
2 Giugno 2020
Il borgo di Irsina è
un autentico tuffo nel passato. Al confine tra Puglia e Basilicata, è forse uno dei borghi più
antichi della Lucania. Fondato in epoca
greco-romana, fino al febbraio del 1895 si è chiamato Montepeloso, dal greco plusos (terra ricca e fertile),
poi trasformatosi nel latino pilosum. L’attuale toponimo invece pare derivi da
Irtium, cioè irto, ripido, scosceso. I Saraceni distruggono l’antica
Montepeloso nel 988 d.C. Una volta ricostruita, nel 1041 diventa teatro di una
feroce battaglia tra Bizantini e Normanni conosciuta ancora oggi come la
battaglia di Montepeloso.
Con la vittoria dei Normanni,
Montepeloso passa nelle mani di vari signori, divenendo prima una delle dodici
baronie normanne della contea, poi ducato, di Puglia e, dal 1123, sede
vescovile. Gli Svevi controllano Montepeloso fino alla battaglia di Benevento
(1266), che porta all’ascesa degli Angioini in tutta l’Italia
meridionale. Il borgo diventa poi feudo prima
degli Orsini Del Balzo, degli Aragonesi, della famiglia genovese dei Grimaldi
e, infine, dei Riario Sforza, ultimi signori di Montepeloso.
Cosa vedere a Irsina:
le tradizionali case grotte
Il centro storico di Irsina sorge su uno sperone roccioso circondato da
possenti contrafforti che ripercorrono idealmente l’antico tracciato delle mura
medievali. Gli irsinesi scavarono questa roccia per secoli, trasformandola
prima in semplice riparo e poi in vere e proprie dimore per le proprie
famiglie. Ancora oggi infatti si possono ammirare, disseminate nel centro
storico, le affascinanti case grotte, simili in
tutte e per tutto ai sassi di Matera e abitate dalla
popolazione fino a poco tempo fa. La più bella e meglio conservata, oggi
tutelata dal FAI, è sicuramente la casa grotta Barbaro,
scavata direttamente dentro due spelonche rocciose, che si sviluppa addirittura
su due livelli. Alcune di queste case grotte formano dei veri e propri cubicoli
sotterranei che a volte prendono la forma di vere e proprie gallerie.
Cosa vedere a Irsina:
la cattedrale di Santa Maria Assunta
Ricostruita in stile romanico dopo il
feroce assalto dei Saraceni del 988, l’edificio è stato sostanzialmente rifatto
in forme barocche nel corso del Settecento e consacrata definitivamente nel
1802. Oltre alla bella cripta romanica e
il coevo campanile perfettamente conservati, la facciata si sviluppa in forme
barocche napoletane con al centro un portale riccamente decorato. Tra le opere
d’arte degne di note custodite al suo interno si segnalano il fonte battesimale
in marmo rosso e il Crocifisso ligneo della
scuola del Donatello, entrambi del 1454, e la bellissima statua di Sant’Eufemia,
recentemente attribuita al Mantegna.
Cosa vedere a Irsina:
la chiesa di San Francesco e il museo Janora
Altrimenti chiamato castello di Federico II, anche questa duecentesca
chiesa viene restaurata in forme barocche, nel corso del XVIII secolo. Da non
perdere all’interno i pregevoli affreschi umbro-senesi (XIV secolo) che
adornano la cripta, un settecentesco crocifisso ligneo e una seicentesca statua
di San Vito. I locali dell’adiacente convento cinquecentesco ospitano oggi il
museo Civico, con la collezione archeologica, di oltre 1600 oggetti, donata
alla città dallo storico irsinese Michele Janora. Tra
i reperti si segnala senza dubbio lo splendido cratere a figure rosse
raffigurante la lotta tra Bellerofonte e la Chimera del IV secolo a.C.
Cosa vedere a Irsina:
la Madonna del Carmine e la Madonna della Pietà
All’interno della chiesa della Madonna del Carmine sono da vedere le tele
seicentesche del pittore lucano Andrea Miglionico raffiguranti rispettivamente
San Michele Arcangelo e la Madonna del Carmine, un’Annunciazione (1622) di
Pietro Antonio Ferro e una tela del Seicento con le Nozze di Cana. Al di fuori
del centro storico in direzione del bosco di Verrutoli, a sud, sorge infine la
piccola e suggestiva chiesa della Madonna della Pietà,
le cui origini si perdono forse all’XI secolo, quando l’area era di proprietà
del monastero benedettino di Santa Maria dello Juso. L’edificio, circondato
dalla splendida cornice naturale che ammanta di fascino l’intero territorio
irsinese, merita sicuramente una visita per lo splendido portale
tardorinascimentale di marmo intagliato e impreziosito con motivi geometrici,
floreali e zoomorfi perfettamente conservati.
Scoprire Irsina: il
fascino senza tempo del P’zz’cantò
Una delle eccellenze del borgo lucano di Irsina è sicuramente quella
rappresentata dal tradizionale gioco del P’zz’cantò, conosciuto in altri borghi
europei come il gioco della Torre Umana. Il gioco è da sempre un catalizzatore
sociale potentissimo, scrigno inestimabile di conoscenza e di cultura. La
tradizione ludica delle torri umane nasce intorno al XVII secolo nel
piccolo borgo catalano di Castell. Durante la dominazione
spagnola questo gioco si diffonde nell’Italia centro meridionale trovando le
sue massime espressioni a Ferrandina, Melfi, Brindisi di Montagna e a Scalea,
dove persino in una tela con la Madonna della Pietà è raffigurato questo gioco,
al tempo stesso un ballo, di torri umane.
Questo nostro desiderio innato di
superare i limiti umani si è infine tradotto in quello che a Irsina è oggi chiamato P’zz’cantò. Ogni anno, a fine maggio durante la festa
della Pietà, per le strade di Irsina gruppi di circa tredici persone, chiamati
per l’occasione pizzicantari, con estrema attenzione formano torri di tre piani
salendosi con i piedi sulle spalle a vicenda, secondo lo schema 7+4+2. Una
volta formata, la torre sfila per le vie del borgo della Basilicata girando su se stessa,
mentre i pizzicantari si danno il ritmo cantando filastrocche in dialetto,
cercando di non perdere l’equilibrio, evitando così il crollo della propria
torre.
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