Su quello che ha detto il sindaco Nardella
Io credo che la frase del sindaco di Firenze Nardella sia stata sventata e pericolosa, per ciò che poteva suggerire ed essere in parte equivocata, come è stata. Quindi è sicuramente criticabile: per poca oculatezza nel capirne le possibili conseguenze. Mi permetto però di condividere tre cose che attenuano la mia indignazione e mi fanno sembrare male indirizzata tanta aggressività nei suoi confronti:
– la prima è che un’inclinazione all’indignazione rabbiosa che ci sta contagiando tutti, e la particolare vergogna dei fatti di cui stiamo parlando, non dovrebbero far diventare il sindaco di Firenze il momentaneo capro espiatorio di uno sfogo che non trova altri destinatari, e che predilige destinatari “importanti”. Giudichiamo senz’altro ogni cosa come merita e come sentiamo (alla larga dal benaltrismo), ma spero siamo d’accordo che il primo problema di questa storia non è Nardella, e nemmeno il secondo o il terzo.
– la seconda è che – posso sbagliare – credo che Nardella volesse dare un suggerimento benintenzionato di prudenza rispetto a un tema che esiste, anche se stavolta non era il tema in questione e messa così ha fatto scattare delle sensibilità fondatissime e condivisibili. Però se a mia figlia succedesse qualcosa di male dopo che avesse bevuto troppo o non fosse stata prudente, io le ricorderei di esserlo e di fare attenzione, che in giro ci sono pericoli e rischi, che questo sia giusto o no. E ovviamente non penserei per questo che la colpa sia sua e saprei distinguere – come ha fatto Nardella – tra l’individuazione delle responsabilità e gli accorati suggerimenti di cautela. Il tema è di nuovo il saper conoscere sia la giustizia che la realtà, e perseguire l’obiettivo della prima con la preoccupazione e la consapevolezza della seconda. Nessuno deve rischiare di essere violentato, mai (e l’accusa di cui parliamo è uno scandalo senza distinguo possibili): ma questo non ci può far trascurare che invece avviene, e che dobbiamo essere protettivi. «Siamo dalla vostra parte, voi siate dalla nostra» è quello che ho letto in quelle parole di Nardella, purtroppo completate dalle stupide espressioni sullo “sballo”, figlie della lettura di troppi quotidiani sbagliati.
– la terza è che non mi pare ci fosse niente di sessista in quello che ha detto Nardella: non ha parlato alle donne, non ha suggerito alle ragazze maggiori rigori che ai ragazzi. «Parleremo con gli studenti per invitarli a vivere con equilibrio la loro permanenza a Firenze. Questo li aiuterà a godere meglio della città e a essere sempre in condizioni meno vulnerabili. L’anno scorso abbiamo avuto più di trecento ricoveri per abuso di alcolici e la maggior parte erano stranieri». «È importante che gli studenti americani imparino, anche con l’aiuto delle università e delle nostre istituzioni, che Firenze non è la città dello sballo. È una città vivace, accogliente, plurale, ricca di opportunità culturali e di svago, ma credo che dal punto di vista delle regole e del buon comportamento non abbia niente di diverso da tante città americane. Questo ovviamente al netto del gravissimo episodio di cui stiamo parlando, perché il fatto ha riacceso i riflettori anche sul modo con cui i giovani studenti stranieri vivono la nostra città».
Posso sbagliare ed essere troppo comprensivo per meccanismi anagrafici e paterni: oggi ne abbiamo parlato in redazione e c’erano pareri più severi del mio, con buoni argomenti (sulla terza cosa, riconosco per esempio che proprio per quella ragione non era questo il caso – un’ennesima violenza maschile contro delle donne – in cui dire una cosa generale). Se posso, vorrei solo suggerire un po’ più di equilibrio e attenzione nelle analisi delle cose, di questi tempi. Per primo al sindaco Nardella, naturalmente.
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