Elisabetta resta nel castello e diserta l’omaggio a Diana a 20 anni dalla morte. Anche Carlo non ci sarà
È uno strano anniversario, questo ventennale della morte di Diana. I giornali britannici, specialmente i tabloid popolari, si riempiono di omaggi alla principessa scomparsa; i canali televisivi fanno a gara a offrire ogni sera un’angolazione diversa sulla vita e la morte di Lady Di. Ma la famiglia reale no: se ne sta tappata in casa, zitta e muta. Domani non è prevista nessuna commemorazione ufficiale, solo oggi i figli William e Harry terranno un incontro con le organizzazioni filantropiche, a sottolineare che sono loro i veri continuatori della vena umanitaria della madre. La regina Elisabetta se ne sta chiusa nel castello di Balmoral, in Scozia, e da lì non uscirà. Anche Carlo, il vedovo, rimarrà rintanato da qualche parte nella brughiera scozzese. Perché la verità è che il fantasma di Diana, due decenni dopo, continua a turbare i sonni della monarchia inglese. Un’istituzione che vista da fuori appare solida come non mai, ma che forse non è così granitica come sembra. A questi dubbi ha dato ora voce la rivista Prospect, la bibbia degli intellettuali del Regno, che ha intitolato il numero di settembre «L’ultimo re? Come Carlo III potrebbe far cadere la monarchia». A parte una serie di altre considerazioni, la corrispondente reale del Sun, autrice del pezzo (e una che la sa lunga), sottolinea che «alla base delle paure riguardo l’ascesa al trono di Carlo c’è quella che non si dilegua mai: il suo regno sarà per sempre perseguitato da Diana?». Perché fu la principessa, nella celebre intervista alla Bbc del 1995, la prima a mettere in questione la capacità di Carlo di fare il re. L’ondata emotiva che accompagnò nel 1997 i funerali della principessa, e che ha cambiato per sempre l’atteggiamento pubblico dei sudditi britannici, ebbe come contraltare la rabbia verso una famiglia reale percepita come fredda e distante. E se negli anni successivi Carlo si è impegnato, con un certo successo, a ricostruire la propria immagine e soprattutto a far accettare la figura di Camilla, le rievocazioni di questi giorni hanno risvegliato lo spettro di Diana. Come il documentario di Channel 4 «Diana: nelle sue parole», che ha rivangato le miserie del matrimonio con Carlo e rivelato che quando la principessa andò dalla regina a chiedere aiuto si sentì rispondere che non c’era nulla da fare perché l’erede al trono era «senza speranza». O quello di Itv con protagonisti William e Harry, che nel ricoprire di encomi la madre sono riusciti a non menzionare Carlo neppure una volta.«Diana resta una minaccia sempre presente», conclude Prospect. I due principi hanno anche organizzato una riconsacrazione della tomba della madre: ma invece di scegliere l’anniversario della morte, lo hanno fatto nel giorno del suo compleanno, il primo luglio. Ben sapendo che Carlo e Camilla sarebbero stati in viaggio ufficiale in Canada. Niente è casuale: perché i sondaggi continuano a ripetere che la maggioranza della popolazione vorrebbe William re. Lui fa capire a ogni passo che il suo regno sarebbe nel solco della modernizzazione avviata da Diana: un sentiero che Carlo avrebbe invece difficoltà a percorrere. Ed è per questo che la monarchia traballa. Si ha l’impressione che ci siano ormai tre centri di potere: Buckingham Palace, con i cortigiani della regina impegnati a tenerla sul trono il più a lungo possibile, consapevoli del vuoto che si apre dopo di lei; St James’ Palace, con la corte di Carlo tesa a puntellare l’immagine del futuro sovrano (e della consorte Camilla); Kensington Palace, dove si è insediato il terzetto William-Kate-Harry che gioca la sua partita. Chissà cosa avrebbe pensato Diana se avesse saputo che avrebbe provocato tutto questo fracasso. Forse se la ride, in qualche angolo del paradiso. (Luigi Ippolito – Corriere della Sera)
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