9 Maggio, il ricordo di Aldo
Moro e Peppino Impastato (VIDEO)
9 Maggio 2020 9:31
9
Maggio: giornata triste quella di oggi.
Oggi si ricordano il leader Dc, Aldo Moro, Ministro degli
Esteri nel nostro Paese fra il 1969 e il 1974, rapito dalle Br, ed il
giovane siciliano, Peppino Impastato che si era ribellato
alla mafia. Due grandi uomini accomunati da un destino crudele.
Due uomini che in contesti del tutto differenti sono riusciti a lasciare un
simbolo di speranza e un invito a lottare per le proprie idee.
Inoltre,
per Aldo Moro, convinto europeista, la data
suona quasi beffarda se si considera che questo è anche il giorno in
cui, in tutti gli Stati membri dell’Europa, si celebra la giornata
dell’Europa, in ricordo della dichiarazione del 9 maggio 1950 del ministro
degli esteri francese Robert Schuman, ritenuta convenzionalmente l’atto di
nascita dell’Europa comunitaria.
Tornando ad oggi, data
come tante per molti ma che ha lasciato un segno nella storia del
Paese (e in me) perché ha visto scomparire
due figure che ancora oggi sono ricordate con affetto e
rimpianto, e cerchiamo di ripercorrerne la vita ricordando che erano due uomini
straordinari che, nella odierna pochezza politica generale, sarebbero ora più
che mai utili per quel cambiamento che tarda ad arrivare.
Inizio
con il ricordo dell’ancora fumosa vicenda che ancora oggi circonda il caso non
solo del rapimento di Aldo MORO ma anche del periodo e dei luoghi della sua
detenzione e persino sul come, quando e da chi fu poi ritrovato il corpo in via
Fani.
ALDO
MORO fu rapito il 16 Marzo 1978 quando, dopo essere partito in
auto con gli uomini della scorta, dal suo appartamento arrivò in via
Mario Fani, una strada tranquilla di un quartiere residenziale della
capitale, dove il corteo dovette fermarsi. Fu quello il momento nel quale un
commando, composto da cinque uomini, si affiancò alle auto e aprì il fuoco
uccidendo i cinque militari della scorta: due carabinieri e tre
poliziotti. Moro, unico sopravvissuto alla strage, fu sequestrato.
Questa
la ricostruzione del rapimento:
Poche ore dopo, con
rivendicazioni contemporanee a Roma, Milano e Torino, le Brigate
Rosse comunicarono l’impensabile: il gruppo terroristico aveva rapito
il presidente della Democrazia Cristiana. Moro era nelle mani delle Br.
A quel punto, la
notizia del rapimento si diffuse immediatamente attraverso tutti i mezzi di
comunicazione. A seguire ricordiamo quella data riproponendovi il video del TG1
del 16 Marzo 1978 nel quale, un “freddo e compassato” Bruno Vespa snocciola la
notizia del rapimento di Aldo Moro e, en passant, dell’omicidio dei cinque
uomini della scorta:
Come si apprende dopo
(o almeno così come ci dicono), Aldo Moro, per 55 giorni, è stato nascosto nel
covo di via Montalcini finché le Br decisero di porre fine all’agonia.
L’annuncio della sua
morte, con le indicazioni per ritrovarne il corpo, fu dato, dalle BR, con una
telefonata fatta dal brigatista Valerio Morucci (poi dissociatosi dalla
lotta armata) al professor Franco Tritto amico della famiglia Moro. Da
notare la calma assoluta del brigatista, che si sforza anche di essere cordiale
nel fare un simile annuncio, mentre si avvertono nelle parole del giurista
dapprima stupore e diffidenza, infine disperazione e dolore. Un dialogo molto
significativo in cui ogni parola e’ soppesata da ambo le parti e del quale qui
vi riproponiamo la registrazione: CLICCA e ASCOLTA
Successivamente, come
dalle indicazioni date, il corpo di Aldo Moro venne trovato, forse
dal generale Antonio Cornacchia, forse da altri, nel bagagliaio di una Renault
4.
Del ritrovamento vi
riproponiamo l’intervista, e la testimonianza, fatta dalla 7 al Generale
Cornacchia. Testimonianza, per altro, che costituisce in se un altro dei tanti
misteri e delle tante contraddizioni che circondano il rapimento, l’uccisione e
finanche il ritrovamento del corpo di Aldo Moro visto che anche su questo punto
ci sono versioni ed analisi diverse e contrapposte (LEGGI)
Anche il Papa Paolo VI
ebbe a lanciare strali sull’accaduto e non esitò ad esternare il suo pensiero e
la sua condanna il successivo 13 maggio, quando officiò una solenne
commemorazione funebre pubblica per la scomparsa dell’amico di sempre e
alleato, a cui parteciparono le personalità politiche e che venne trasmessa in
televisione.
A seguire vi
riproponiamo proprio il video con le dure parole di Papa Paolo VI ai funerali
di Stato di quell’uomo, Aldo Moro, che era stato suo amico e compagno di
missione pastorale:
Questa
cerimonia funebre venne celebrata senza il corpo dello statista per esplicito
volere della famiglia, che non vi partecipò, ritenendo che lo
stato italiano poco o nulla avesse fatto per salvare la vita di Moro,
rifiutando il funerale di stato e scegliendo di svolgere le esequie dello
statista in forma privata.
Giuseppe
Impastato detto
“Peppino”, (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un
giornalista, attivista e poeta italiano, membro di Democrazia Proletaria e noto
per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra. Milita nella nuova
sinistra di Cinisi e rappresenta nei suoi pochi anni di vita una straordinaria
figura della lotta contro la mafia. Fu assassinato 40 anni fa. Tra le sue
raccolte di scritti si ricorda “Lunga è la notte”.
Diventato protagonista
della pellicola ” I cento passi ” di Marco Tullio Giordana “, è diventato
simbolo per tanti giovani che come lui si rifiutano di cedere
all’ambiente criminale in cui sono circondati.
Ognuno lo ricorda a
modo suo, comprese quelle istituzioni che all’epoca lo lasciarono
forse, troppo colpevolmente, solo.
Di Giuseppe Impastato
vi riproponiamo un ricordo così come proposto in “La Storia siamo noi”:
Mentre nel suo piccolo
paesino Peppino combatteva la sua battaglia contro la mafia, Aldo Moro
era all’apice della sua carriera politica, leader della Dc, promotore del
compromesso storico, ignaro dell’infausta fine che gli è spettata, rapito e
ucciso brutalmente dalle Brigate Rosse che è ormai storia nei libri.
Anche in questo caso,
come per Moro, le istituzioni ancora oggi sono accusate di aver fatto troppo
poco, di aver lasciato Peppino da solo e di averlo fatto uccidere come avevano
fatto morire Moro per non cedere al ricatto dei brigatisti, ed ancora oggi la verità
su quei giorni così controversi sono ancora poco nitide.
(prima edizione nel 2014)
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