Il piano Ue entro il 6 maggio Conte, riconosciuta urgenza
Merkel: 'Dubbi sul finanziamento'. Salvini all'attacco
Mes, Sure e Bei operativi da giugno e ok al principio del Recovery Fund ‘urgente’, come aveva chiesto l’Italia, anche se con tutti i dettagli ancora da definire a cui lavorerà la Commissione nelle prossime settimane. Il vertice europeo dedicato alla crisi economica più profonda dal dopoguerra cerca di ritrovare almeno un’unità d’intenti che consenta di proseguire lo sforzo per definire una risposta all’altezza della situazione. Ci riesce, almeno in parte, accogliendo l’idea di creare uno strumento nuovo come il fondo per la ripresa. “Uno strumento del genere era impensabile fino adesso e renderà la risposta europea più solida e coordinata”, ha esultato il premier Giuseppe Conte.
“La Commissione – fa saper il premier Conte – lavorerà in questi giorni per presentare già il prossimo 6 maggio un Recovery Fund che dovrà essere di ampiezza adeguata e dovrà consentire soprattutto ai Paesi più colpiti di proteggere il proprio tessuto socio-economico“. “Grandi progressi – aggiunge – impensabili fino a poche settimane fa, all’esito del Consiglio Europeo appena terminato: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno”.
Il quadro economico è drammatico, e la presidente della Bce Christine Lagarde parte in pressing sui leader: il Pil dell’Eurozona rischia una contrazione del 15% e finora è stato fatto troppo poco e troppo in ritardo per contrastare i danni economici. Ciò che occorre adesso sono misure per la ripresa rapide, risolute e flessibili, avverte la Lagarde, perché non tutti i Paesi, colti dalla crisi, potrebbero essere in grado di agire nel modo necessario. Dopo il vertice europeo l’accordo su come affrontare la fase della ripresa ancora non c’è, ma una base di lavoro sì. La mette sul tavolo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha cercato di fare una sintesi delle proposte avanzate dalle diverse capitali. Il punto di partenza è che per rilanciare l’economia europea bisogna servirsi degli strumenti che già abbiamo, come il bilancio pluriennale, e poi creare qualcosa di nuovo, che aggiunga risorse in un momento di estrema necessità per le casse di tutti, soprattutto di quelli più colpiti dallo shock sanitario ed economico.
La presidente vuole arrivare a mobilitare 2.000 miliardi di euro, cioè il doppio dell’attuale bilancio a 28. E propone quindi di aggiungere al prossimo bilancio Ue 2021-2027 un fondo temporaneo e mirato per la ripresa (Recovery fund) dotato di 320 miliardi di euro, raccolti grazie all’emissione di obbligazioni comuni. La metà sarebbero distribuiti sotto forma di prestiti ai Paesi, l’altra metà andrebbe a programmi ‘ad hoc’, nel quadro del bilancio pluriennale Ue, per i Paesi più colpiti dall’emergenza.
Ma ora parte la battaglia su come funzionerà, cioè se concederà prestiti o sovvenzioni a fondo perduto. E gli schieramenti restano i soliti: i frugali del Nord contro il Sud che chiede aiuti da non restituire per chi è stato più colpito.
Salvini all'attacco
Mes, Sure e Bei operativi da giugno e ok al principio del Recovery Fund ‘urgente’, come aveva chiesto l’Italia, anche se con tutti i dettagli ancora da definire a cui lavorerà la Commissione nelle prossime settimane. Il vertice europeo dedicato alla crisi economica più profonda dal dopoguerra cerca di ritrovare almeno un’unità d’intenti che consenta di proseguire lo sforzo per definire una risposta all’altezza della situazione. Ci riesce, almeno in parte, accogliendo l’idea di creare uno strumento nuovo come il fondo per la ripresa. “Uno strumento del genere era impensabile fino adesso e renderà la risposta europea più solida e coordinata”, ha esultato il premier Giuseppe Conte.
“La Commissione – fa saper il premier Conte – lavorerà in questi giorni per presentare già il prossimo 6 maggio un Recovery Fund che dovrà essere di ampiezza adeguata e dovrà consentire soprattutto ai Paesi più colpiti di proteggere il proprio tessuto socio-economico“. “Grandi progressi – aggiunge – impensabili fino a poche settimane fa, all’esito del Consiglio Europeo appena terminato: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno”.
Il quadro economico è drammatico, e la presidente della Bce Christine Lagarde parte in pressing sui leader: il Pil dell’Eurozona rischia una contrazione del 15% e finora è stato fatto troppo poco e troppo in ritardo per contrastare i danni economici. Ciò che occorre adesso sono misure per la ripresa rapide, risolute e flessibili, avverte la Lagarde, perché non tutti i Paesi, colti dalla crisi, potrebbero essere in grado di agire nel modo necessario. Dopo il vertice europeo l’accordo su come affrontare la fase della ripresa ancora non c’è, ma una base di lavoro sì. La mette sul tavolo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha cercato di fare una sintesi delle proposte avanzate dalle diverse capitali. Il punto di partenza è che per rilanciare l’economia europea bisogna servirsi degli strumenti che già abbiamo, come il bilancio pluriennale, e poi creare qualcosa di nuovo, che aggiunga risorse in un momento di estrema necessità per le casse di tutti, soprattutto di quelli più colpiti dallo shock sanitario ed economico.
La presidente vuole arrivare a mobilitare 2.000 miliardi di euro, cioè il doppio dell’attuale bilancio a 28. E propone quindi di aggiungere al prossimo bilancio Ue 2021-2027 un fondo temporaneo e mirato per la ripresa (Recovery fund) dotato di 320 miliardi di euro, raccolti grazie all’emissione di obbligazioni comuni. La metà sarebbero distribuiti sotto forma di prestiti ai Paesi, l’altra metà andrebbe a programmi ‘ad hoc’, nel quadro del bilancio pluriennale Ue, per i Paesi più colpiti dall’emergenza.
Ma ora parte la battaglia su come funzionerà, cioè se concederà prestiti o sovvenzioni a fondo perduto. E gli schieramenti restano i soliti: i frugali del Nord contro il Sud che chiede aiuti da non restituire per chi è stato più colpito.
La Germania non si schiera apertamente nella battaglia ma la cancelliera Merkel ammette che “non su tutto siamo della stessa opinione“, anzi che c’è un vero e proprio “disaccordo” su come finanziare il fondo, assicurando però che Berlino è disponibile a versare di più al bilancio europeo.
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