Giovedì 7 giugno, alle ore 18.00, al Madre (Sala delle Colonne, primo piano) sarà presentato il volume Perché l’Italia non ama più l’arte contemporanea. Mostre, musei, artisti (Castelvecchi editore, 2017) di Ludovico Pratesi. Ne discuteranno con l’autore il direttore del Madre Andrea Viliani, la curatrice Chiara Pirozzi, il gallerista Alfonso Artiaco e il collezionista Massimo Moschini.
Il libro, introdotto da un’intervista con l’ex Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, fornisce una panoramica sull’arte contemporanea partendo dalla prima Biennale d’arte a Venezia, ponendo in evidenza le criticità del sistema attuale, che si dimostra inefficace nel sostegno e nella valorizzazione degli artisti. Pratesi crea un’occasione per affrontare importanti quesiti: come mai l’Italia odia l’arte contemporanea? È a causa del peso del nostro patrimonio artistico o ci sono altre ragioni? Perché non sappiamo promuovere i nostri giovani talenti sulla scena internazionale? Come mai non abbiamo una grande collezione nazionale dedicata all’arte di oggi? Partendo da questi interrogativi, vengono delineate alcune direzioni per un nuovo rapporto con l’arte e con il nostro tempo.
Ludovico Pratesi (Roma, 1961), critico d’arte e curatore, collabora con «la Repubblica» dal 1985. È direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro e della Fondazione Guastalla, professore all’Accademia di Belle Arti di Urbino e direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Con Castelvecchi ha pubblicato L’arte di collezionare arte contemporanea (2009), New Italian Art (2011) e Arte come identità (con S. Ciglia e C. Pirozzi, 2015).
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