Reddito di cittadinanza: cos’è
e come funziona
Un reddito uguale per tutti, ricchi e poveri, non
soggetto a condizioni o prove. E nemmeno a promesse di impegno lavorativo. E'
questo, in sintesi, il reddito di cittadinanza di cui sempre più spesso si
parla.
di Marco
Delugan29 dic 2017 - ore 12:48
Il reddito di cittadinanza è per tutti. Per averne diritto non è necessario
rispettare nessuna condizione economica o appartenere a qualche categoria
sociale. E non è obbligatorio partecipare a programmi di reinserimento
lavorativo. Basta essere cittadini o, nelle versioni più moderne, residenti
regolari da un po' di anni.
L'idea di reddito di cittadinanza ha una lunga storia che comincia alla fine del 18esimo
secolo e arriva ai giorni nostri. Ne esistono quindi diverse accezioni, diverse
formulazioni e diversi modelli di attuazione.
Ma tutte hanno come scopo principale la lotta alla povertà.
Il reddito di cittadinanza viene spesso confuso con il reddito minimo garantito,
che però è un'altra cosa. Le misure che vanno in quella direzione, come ad
esempio il Reddito
di inclusione sociale, infatti, non sono rivolte a tutti, ma
solo a chi si trova in situazioni di particolare disagio. E vengono spesso
condizionate dalla partecipazione a programmi di reinserimento sociale e
lavorativo.
Come vedremo meglio in seguito, la recente proposta di legge del Movimento 5 Stelle rientra
in questa seconda casistica. Nonostante sia definita come reddito di
cittadinanza, infatti, non presenta i tratti di universalità incondizionata
tipici di questa idea. O meglio, pur volendo tendere all’universalità nel lungo
periodo, si “accontenta” di sostenere il reddito di che ne ha bisogno, nel
breve.
In questo articolo vedremo cos'è il reddito di cittadinanza, quali esperienze reali di reddito di cittadinanza sono
state realizzate, in cosa si differenzia dal reddito
minimo garantito, e quali sono i suoi pregi e i
suoi difetti. E i tratti fondamentali della proposta del
Movimento 5 Stelle.
ESPERIENZE DI REDDITO DI CITTADINANZA
Un vero e proprio reddito di cittadinanza esiste solo in Alaska, con il Permanent Fund Dividend.
In altri paesi, come Olanda, Kenya e Finlandia, sono in corso sperimentazioni,
e in altri lo saranno in un prossimo futuro (Canada, Scozia e Francia). Ma si
tratta appunto di esperimenti, limitati nell'ambito di applicazione e nella
durata temporale, i cui risultati sono difficilmente estendibili ad altre
realtà.
E anche l’esperienza dell’Alaska è molto particolare.
Da circa trent’anni lo Stato trasferisce le entrate delle concessioni per lo
sfruttamento dei pozzi petroliferi a un fondo di investimento vincolato. Parte
di questi trasferimenti vengono investiti nei mercati finanziari. E una quota
dei guadagni del fondo viene pagata ogni anno a ogni
cittadino residente da almeno due anni. Dal 2000 a oggi, l’importo
medio annuo del trasferimento si è collocato tra i 900 e i 2000 dollari.
COS'E' IL REDDITO DI CITTADINANZA
Nel corso del tempo l’idea di reddito di cittadinanza
ha assunto diverse forme e diversi modelli di applicazione. La sua storia
cominciata nel 1797 con l'opera del filosofo inglese Thomas Paine, che l'ha
proposta per la prima volta nel suo testo dal titolo La giustizia agraria. E’ stata poi ripresa da filosofi
ed economisti di diverse estrazioni politiche e culturali, da socialisti come
Joseph Charlier a liberali come Milton Friedman
e Friedrich von Hayek.
Il tratto comune a tutti i modelli proposti, almeno
nelle sue versioni più moderne, è che il reddito di cittadinanza è "un
reddito erogato in modo incondizionato a tutti, su base individuale, senza
alcuna verifica della condizione economica o richiesta di disponibilità a lavorare"
(Basic
Income Earth Network).
Per entrare un po' di più nel dettaglio, vediamo quali
sono le caratteristiche principali che l'idea di
reddito di cittadinanza ha assunto nel corso del tempo.
1.
prestazione monetaria elargita a
scadenza regolare;
2.
finanziato con le tasse;
3.
non viene a sua volta tassato;
4.
per riceverlo basta essere
cittadini (o residenti regolari);
5.
viene dato agli individui (e non
alle famiglie, ad esempio);
6.
viene erogato a prescindere da
reddito del beneficiario;
7.
non dipende dalla disponibilità a
cercare un lavoro.
Il reddito di cittadinanza è quindi una prestazione
monetaria, un trasferimento in denaro e non in natura. Dove
con natura si deve intendere servizi come sanità, istruzione, eccetera. Viene
finanziato da una tassa sui redditi riformata, dove però non sono più possibili
deduzioni o detrazioni fiscali. In molte proposte, l'aliquota marginale di
imposta è costante (flat rate). Ma
non viene a sua volta tassato.
Il reddito di cittadinanza viene elargito su base
individuale, ogni mese, in modo da accompagnare tutta la vita del beneficiario.
Per riceverlo non è necessario partecipare a
nessun programma di reinserimento sociale o lavorativo.
Nelle sue forme più estreme, il reddito di
cittadinanza diventa un trasferimento unico,
nel senso che incorpora tutti gli altri tipi di trasferimento monetario dallo
stato ai cittadini, sia di tipo previdenziale che assistenziale. La pensione,
ad esempio, sarebbe parte del reddito di cittadinanza.
E' stato anche chiamato reddito di base, nelle versioni che vogliono estenderlo
anche ai non cittadini, come ai residenti regolari da un numero prefissato di
anni. La locuzione reddito di base vuole appunto sottolineare l'estensione
oltre la cittadinanza.
IN COSA SI DIFFERENZIA DAL REDDITO
MINIMO GARANTITO
Il reddito di cittadinanza non deve essere confuso con il reddito minimo garantito.
Quest'ultimo è una forma di trasferimento economico che dipende dalle
condizioni di reddito e/o di patrimonio del potenziale beneficiario e dalla
disponibilità a intraprendere percorsi di reinserimento lavorativo. Forme di
sostegno al reddito con queste caratteristiche sono previste da quasi tutti i
sistemi di welfare state.
In Italia, ad esempio, è stato da poco istituito
il Reddito
di Inclusione sociale (REI), che dal 1° gennaio del 2018
diventerà lo strumento unico per la lotta alla povertà. Il REI verrà assegnato
a chi presenterà alcuni requisiti di tipo economico, e che accetterà di seguire
programmi di integrazione lavorativa e sociale. E' quindi uno strumento
selettivo, una integrazione di reddito rivolta solo ad alcuni. Altra forma di
sostegno al reddito non universale sono gli Assegni familiari.
LA PROVA DEI MEZZI
Quello che accade per il Reddito di Inclusione
sociale, e per tutte i provvedimenti che vogliono garantire un reddito minimo,
si chiama prova dei mezzi. Con prova dei
mezzi si intende una serie di procedimenti che servono a verificare se le
condizioni economiche di un individuo o di una famiglia siano inferiori a un livello prestabilito. Questo livello
minimo è a sua volta definito da una serie di indicatori che riguardano di
solito il reddito e il patrimonio. Come ad esempio il reddito individuale e
familiare, il patrimonio immobiliare (case e terreni) e mobiliare (titoli
finanziari, conti bancari, eccetera). Se dopo la prova dei mezzi risulta che la
situazione economica del possibile beneficiario è inferiore al livello
stabilito, quest’ultimo avrà allora diritto alla prestazione prevista, che un
trasferimento di denaro o la prestazione di un servizio.
ASPETTI POSITIVI DEL REDDITO DI
CITTADINANZA
Elencare gli aspetti positivi del reddito di
cittadinanza non è una cosa facile, soprattutto perché di esperienze reali,
davvero universali e che si siano protratte per un periodo abbastanza lungo non
ce ne sono. Fatta eccezione per l’Alaska, come abbiamo visto sopra. Quello che
possiamo riportare viene dagli studi e dalla letteratura sull'argomento. E le
principali conseguenze positive dell'introduzione del reddito di cittadinanza
sembrano essere la semplificazione amministrativa, la possibilità di evitare la
trappola della povertà, un mercato del lavoro più flessibile e una maggiore
coesione sociale.
SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA
Un primo aspetto positivo di una sua applicazione
reale potrebbe essere la semplificazione amministrativa.
Il reddito di cittadinanza è per tutti, e quindi non ci sono soglie di povertà
da definire, e nemmeno criteri economici e sociali da controllare per
assegnarlo. Per lo stesso motivo non ci saranno persone che lo prenderanno
senza averne diritto, o persone che non lo avranno avendone invece il diritto.
Non ci sarebbero quindi procedimenti, moduli da compilare, appuntamenti da
rispettare e nemmeno strutture adibite alla gestione di tutto questo.
EVITARE LA TRAPPOLA DELLA POVERTA'
Il reddito di inclusione sociale potrebbe evitare la così detta "trappola della povertà",
quel meccanismo che disincentiva la ricerca di un nuovo lavoro quando si riceve
un sussidio. Spesso, infatti, l'integrazione di reddito tipica degli interventi
volti a garantire un reddito minimo, è proporzionale alla distanza tra il
reddito del potenziale beneficiario e la soglia di povertà. Nel momento in cui
il beneficiario trova un nuovo lavoro, la distanza si riduce e con essa si
riduce il sussidio. E se la soglia dovesse venir superata con i propri mezzi,
allora il sussidio verrebbe sospeso. E l'ormai ex beneficiario si ritroverebbe
con gli stessi soldi e più lavoro. Per questo, a volte, chi riceve una
integrazione di reddito preferisce non cercare un nuovo lavoro.
MERCATO DEL LAVORO PIU' FLESSIBILE
Altri effetti positivi potrebbero manifestarsi nella
disponibilità ad accettare lavori con contratti flessibili, data la sicurezza
di un reddito di base, e nella maggiore propensione a intraprendere una
attività imprenditoriale. Il reddito di cittadinanza potrebbe quindi rendere
più flessibile il mercato del lavoro e rendere più imprenditivo il tessuto
economico generale.
MAGGIORE COESIONE SOCIALE
Un reddito di base dato a tutti potrebbe anche
aumentare la coesione sociale, attraverso l'affermazione e l'allargamento dei
diritti di cittadinanza.
ASPETTI NEGATIVI DEL REDDITO DI
CITTADINANZA
Anche le critiche al reddito di cittadinanza
provengono da riflessioni teoriche e simulazioni matematiche. Come prima cosa
costerebbe tantissimo, potrebbe poi disincentivare la crescita del capitale
umano. E anche la sua efficacia come strumento di lotta alla povertà sembra a
molti discutibile.
COSTEREBBE TANTISSIMO
La prima, in senso di importanza, riguarda la sostenibilità del sistema. E' stato calcolato che per
l'Italia, con un reddito di cittadinanza unico (che accorpi tutti gli altri
trasferimenti e anche le pensioni) e che possa dare un sostegno soddisfacente,
la pressione fiscale dovrebbe superare il 50% del prodotto interno lordo.
DISINCENTIVO ALLA CRESCITA DEL
CAPITALE UMANO
La seconda critica è invece di tipo etico. Il reddito di base sarebbe un guadagno senza impegno
nel mondo proprio perché concesso a tutti, anche a chi non intende cercare un
lavoro. E potrebbe rappresentare un disincentivo alla crescita del capitale
umano.
DUBBIA EFFICACIA CONTRO LA POVERTA'
Potrebbe anche rivelarsi uno strumento meno efficace nella riduzione della povertà rispetto
agli interventi selettivi. Se la misura dell'efficacia considera quanto speso rispetto
ai risultati ottenuti, è allora del tutto probabile che il reddito di
cittadinanza risulti meno efficace degli interventi mirati proprio perché,
anche a parità di risultati, costerebbe molto di più.
LA PROPOSTA DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Negli ultimi anni, in Italia, si parla di reddito di
cittadinanza grazie alla proposta di legge del Movimento 5 Stelle. La proposta
del Movimento 5 Stelle è però, a oggi, più in linea con il concetto di reddito
minimo garantito che non con vero e proprio reddito di cittadinanza. Anche se
il reddito di cittadinanza, inteso in senso pieno, viene posto come obiettivo di lungo periodo.
Stando al disegno di legge 1148 del 29 ottobre del
2013, infatti, il M5S propone un intervento volto al sostegno del reddito di chi
guadagna meno di 9.360 euro l'anno (6/10 del reddito medio UE). E cioè una
integrazione che colmi la distanza tra il reddito effettivamente guadagnato e
quello che dovrebbe essere il reddito minimo garantito. Non è quindi un intervento
universale, come dovrebbe essere il reddito di cittadinanza, ma un intervento
selettivo. Il beneficiario dovrebbe inoltre partecipare a progetti di
formazione e di reinserimento sociale, pena la perdita dell'integrazione. Nulla
di diverso da Reddito di inclusione sociale, in termini di struttura
dell'intervento. Anche se il M5S prevede stanziamenti molto più corposi.
REDDITO DI DIGNITà: LA PROPOSTA DI
SILVIO BERLUSCONI
Anche il Reddito
di dignità proposto da Silvio Berlusconi va in una
direzione diversa da quella del Reddito di cittadinanza. A oggi lo strumento
non è ancora stato definito nella sua interezza. Da quello che ha detto lo
stesso Berlusconi, però, consisterebbe in una integrazione di reddito per chi
guadagna meno di 1000 euro al mese. Una integrazione che porterebbe
il reddito mensile al livello di dignità stabilito da Istat, e che dipenderà
anche dal numero dei figli a carico e dalla zona del paese dove la persona
vive. E' quindi un intervento selettivo e sottoposto alla prova dei mezzi, cosa
quindi diversa dal Reddito di cittadinanza.
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