Da sn. Matteo Pelliconi (Presidente Fijlkam) e l'archietto Silvio Toschi. |
Le
eccellenze del territorio di Ostia Lido
INTERVISTA
A LIVIO TOSCHI:
ARTE, ARCHITETTURA,
SPORT E UN PO’ DI STORIA.
Intervista all’architetto Livio Toschi che è il geniale ideatore delle tematiche proposte per le mostre d’arte collettive e personali e responsabile di tutte le Attività culturali che si svolgono nel Museo Fijlkam dalla sua inaugurazione il 27 novembre 2012 ad oggi, promosse dalla Federazione italiana Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali.
Ho sempre seguito l’attività del Museo dalla sua fondazione attraverso i miei articoli pubblicati sulla Gazzetta del Litorale e conservo il ricordo delle opere degli artisti espositori su i vari temi delle mostre:Lo Sport e il Mito; La Donna tra mito e realtà; Roma: il fascino dell’eterno; Tutti i colori dell’acqua; Athla / Lo Sport nel tempo; Il meraviglioso mondo degli animali; Roma: la porpora e l’oro; Fantasia, Olimpiadi, Le stagioni della natura e dell’uomo; Cantami, o Diva.
Tutte mostre interessanti e una fertile attività culturale capace di coinvolgere centinaia di artisti, un pubblico molto vasto e, attraverso il progetto “Vi presento la FIJLKAM”,per offrire l’opportunità agli alunni/e delle classi IV e V della scuola primaria e a tutte le classi della secondaria di visi-tare il Centro Olimpico Federale “Matteo Pellicone” di Ostia,che ospita anche il Museo degli Sport di Combattimento, nel quale è possibile ripercorrere la tradizione millenaria di queste discipline.
D. Attraverso quali studi e quali attività si è nutrita ed attuata la sua evoluzione personale?
R. Dopo aver frequentato il liceo classico mi sono laureato in Architettura, dedicandomi in particolare allo studio dei problemi edilizi e urbanistici di Roma. Da molti anni m’interesso anche d’impianti sportivi. Mi piace spaziare in diversi campi della cultura e cimentarmi in più ruoli.
D. In quale ambito esercita la sua creatività e la sua progettualità?
R. Amo l’architettura, l’arte,la storia e lo sport e su questi temi ho scritto numerosi libri e articoli per quotidiani e riviste specializzate, partecipato a convegni, tenuto conferenze, organizzato mostre.Dal 1990 collaboro con la FIJLKAM quale consulente storico e artistico: insomma, in questa Federazione sportiva ho messo radici, anche grazie allo stupendo rapporto che mi ha legato in passato al compianto presidente Pellicone (foto) e mi lega ora al presidente Falcone.
D. Un suo progetto può nascere meglio nell’atmosfera del suo studio a diretto contatto con oggetti, materiali, odori e le consuete e rassicuranti ritualità quotidiane o altrove?
R. Quando mi accingo a scrivere un libro o un articolo, quando immagino un allestimento espositivo oppure cerco ispirazione per un logo o per un motto, sfoglio pubblicazioni e visiono immagini sull’argomento, buttando giù pensieri e schizzi. Mentre faccio questo mi piace ascoltare musica soft e percepire i profumi delle piante multicolori che rallegrano il mio balcone. Ma soprattutto devo avere vicino i miei gatti.
D. Da quali elementi e da quali valori viene sollecitato il suo immaginario?
R. Dall’allegria e dalla competenza di chi lavora con me e dall’armonia presente in tutte le cose belle: architetture, opere d’arte o letterarie, musica, sport, ecc.
D. Il lavoro di bonifica idraulica degli operai ravennati, ultimato agli inizi del Novecento, permise sia di ottenere un terreno non più paludoso, ma fertile, sia una vasta zona edificabile, e ciò consentì al Consiglio Comunale di Roma nel 1911 di approvare un piano regolatore per Ostia Nuova, al quale ne seguì un altro nel 1916. Cosa prevedeva il progetto, approvato nella seduta consiliare del 3 febbraio 1911, ma non completamente applicato ?
R. Il progetto del 1911, redatto dal Comitato Pro Roma Marittima, fondato nel 1904 dall’Ing. Paolo Orlando, proponeva di lottizzare “Ostia Nuova” con una maglia rigorosamente geometrica di strade disposte a scacchiera diagonale, del tutto incurante dell’orografia della zona. Solo verso l’interno un’area minore era destinata a costruzioni immerse nel verde e collegate da strade non rettilinee.
D. Nel 1916 l’Associazione Artistica tra i Cultori di Architettura presentò un nuovo piano regolatore di Ostia Nuova, destinata sostanzialmente alla funzione di luogo di villeg- giatura. Che cosa prevedeva?
R. Rifiutando lo schema ottocentesco a scacchiera e la monotonia di strade tutte uguali, il progetto era improntato sul modello della città-giardino e rispettava la naturale configurazione altimetrica del terreno con edifici bassi, strade curvilinee e abbondanza di spazi verdi. La città disegnata si divideva in due parti: il Quartiere popolare, dotato di attrezzature turistico-ricettive in grado di soddisfare le esigenze di bagnanti e gitanti; il Quartiere del parco a levante, decentrato e destinato alla costruzione di villini signorili, con attrezzature per il tempo libero e lo sport all’estremità orientale. Il centro civico, intermedio tra le due zone e adiacente alla futura stazione ferroviaria Roma-Lido, si sviluppava intorno alla Piazza Grande, sui cui affacciavano la delegazione comunale, il mercato, le scuole e la chiesa.
D. La necessità di trasformare la borgata in quartiere marit- timo di Roma, come voleva il Duce, da quali nuovi elementi venne supportata?
R. Da due nuove grandi arterie: la Via del Mare, inaugurata nel 1928 e la Via Imperiale, completata nel dopoguerra e chiamata Cristoforo Colombo. La trasformazione richiese un incremento dell’edilizia abitativa e la costruzione di fabbricati intensivi. A nord venne individuata una vasta area destinata a impianti sportivi, tra cui un ippodromo.
D. Ha accennato più volte agli impianti sportivi.Vuole aggiun gere qualcosa?
R. Nel 1936, ritenendo certa l’assegnazione a Roma dell’Olim- pia de 1944, una voce autorevole, quella di Marcello Piacentini, si levò in favore del Lido di Roma quale sede non solo degli impianti per i Giochi, ma anche dell’Esposizione Univer sale 1942. Forse da lui ispirato, l'ing. Vincenzo Civico nel 1937 avanzò la proposta, ribadita nel 1939, di realizzare una “Città Sportiva” – termine all'epoca assai in voga – nei pressi del Lido.
D. Può indicarci gli edifici per lei più significativi nei primi quattro decenni del Novecento?
R. Senza dubbio lo stabilimento Roma di Giovan Battista Milani è stato per un ventennio (1924- 1943) il simbolo di Ostia: primo stabilimento balneare in cemento armato a vista, era un concentrato di stili, ma su tutti s’imponevano i rimandi all’architettura delle terme imperiali, con la palese eccezione, peraltro ben armonizzata, degli otto contrafforti gotici della rotonda, detta “il Panettone” (1).Grazie alla libertà di sperimentare, dovuta alla mancanza di preesistenze storiche e alla lontananza dai centri del potere, al Lido i giovani architetti hanno potuto dare sfogo alla fantasia: dall’Ufficio postale di Angiolo Mazzoni (2) al palazzo del Governatorato di Vincenzo Fasolo (3), dai villini modernisti di Adalberto Libera e Mario Monaco alla palazzina di Mario Marchi in piazza Anco Marzio, colorata come un pappagallo (4) di Depero.
Anna Iozzino (Storica delle Arti visive)
Complesso Fijlkam - Via Sandolini - Ostia Lido |
Nel 1924 erano iniziati i lavori per la costruzione dello stabilimento "Roma", progettato per conto della S.E.F.I. dall'ing. Giovanni Battista Milani e che termineranno con l'apertura al pubblico nel 1927.
Lo stabilimentoviene distrutto dai tedeschi il 13 dicembre 1943 per evitare che le truppe americane
prossime all'arrivo trovassero edifici dove stabilirsi. (1)
prossime all'arrivo trovassero edifici dove stabilirsi. (1)
Piazza Anco Marzio con il monumento dedicato a Pier Paolo Pasolini realizzato da Consagra
e il "Palazzo Pappagallo" (4)i
e il "Palazzo Pappagallo" (4)i
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