Il Forum chiede di cancellare la delega.
L'8 novembre a Roma, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, il Forum Nazionale del Terzo Settore ha presentato uno studio sull'impatto della legge delega fiscale e assistenziale sul nostro welfare e sulla vita dei cittadini.
Il Forum Nazionale del Terzo Settore chiede che venga stralciato l'articolo 10 della legge delega fiscale-assistenziale (disciplina del settore socio-assistenziale). "L'applicazione della legge farebbe molto male ai cittadini, generando danni sociali gravissimi per il nostro Paese, portando risparmi economici molto bassi" - afferma Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore.
Cristiano Gori, coordinatore della ricerca e docente di Politica Sociale all'Università Cattolica di Milano, rivela infatti che "Nel 2013, anno nel quale dalla delega si dovrebbero ricavare 20 miliardi di euro, i risparmi effettivamente ottenuti risulterebbero estremamente ridotti". Solo 1.320 milioni di euro verrebbero infatti dalle indennità di accompagnamento, 20 milioni dall'Isee e 100 milioni dalla disabilità. "Anche sfruttando tutti gli spazi possibili per tagliare (con pesanti ricadute sociali) i risparmi non supererebbero i 1.440 milioni di Euro nel 2013, pari al 7% del totale di risparmi previsto dalla delega." Un ammontare di risorse esiguo rispetto al dispositivo della delega e ancora di più se messo a confronto con le altre voci del bilancio pubblico.
L'obiettivo principale della delega, come dichiarato dal Governo, consiste nel recuperare dal settore socio-assistenziale risorse per il risanamento del bilancio pubblico. "Ci chiediamo - continua Olivero - come il welfare italiano, settore che negli ultimi anni è stato fortemente sotto-finanziato, possa diventare d'improvviso la fonte da cui trarre risorse per il risanamento per i conti pubblici".Si ricorda che il Fondo nazionale per le politiche sociali è sceso dai 929,3 milioni di euro del 2008 ai 274 milioni nel 2011. A livello europeo l'Italia spende nettamente meno dell'Europa nei settori della Non autosufficienza - anziani e adulti disabili - (con una media europea superiore del 31% alla spesa italiana); della Famiglia e maternità (con una media europea superiore del 631% alla spesa italiana); e della Povertà (con una media europea superiore del 75% alla spesa italiana).
L'applicazione della legge produrrebbe un altro effetto fortemente negativo: la riduzione degli interventi per la non autosufficienza di anziani e disabili. L'indennità, normalmente riconosciuta sulla base dei bisogni di assistenza delle persone, verrebbe invece concessa sulla base del reddito, non più considerata quindi un diritto di cittadinanza. Anche in questo caso, peraltro, il risparmio ottenuto sarebbe estremamente ridotto rispetto ai volumi di spesa in discussione. "Il pericolo è che per inseguire un piccolo risparmio si produca un danno di portata storica al welfare italiano, destinato a produrre effetti negli anni - afferma Gori - La riforma dell'indennità di accompagnamento dovrebbe riguardare non i criteri di accesso ma le modalità di utilizzo delle risorse dedicate".
"Si chiuda al più presto la Seconda Repubblica del Sociale - afferma Olivero - Sono 15 anni che in Italia manca una riforma del welfare che tenga conto delle nuove condizioni sociali del nostro Paese, che assicuri gli obiettivi di equità e giustizia sociale e che non scarichi tutto sui cittadini più deboli. La legge delega dimostra che ancora oggi non ci sono le intenzioni di attuare una riforma che tenga conto di tutto questo." Nel nostro Paese mancano ancora le necessarie riforme nazionali a sostegno dei diversi settori sociali, a partire da povertà e non autosufficienza, che gli altri paesi Europei hanno invece realizzato.
Se verrà approvata, la delega non determinerà alcun miglioramento per il sistema di welfare italiano, e i prossimi anni risulteranno assai complicati per le politiche sociali, chiamate ad affrontare bisogni crescenti in condizione di grande debolezza. La sua attuazione richiederebbe inoltre uno sforzo duro quanto inutile di tutti i soggetti operanti nel welfare - Stato/Regioni/Comuni, Terzo Settore - chiamati a rispondere a situazioni sempre più emergenziali senza poter dedicare energie per la costruzione di migliori risposte per i cittadini.
Il Forum chiede quindi lo stralcio immediato dell'articolo 10 della legge delega e che si proceda ad una vera riforma del welfare. Una riforma basata su dati empirici che non rinunci ad una strategia nazionale contro la povertà, ma che anzi contribuisca al risanamento del nostro Paese nella tutela dei diritti di tutti i cittadini. Una riforma, infine, che nasca da un percorso partecipato con e per i cittadini.
Nel documento, disponibile in allegato, s'illustrano alcuni punti chiave della disamina condotta dal gruppo di lavoro. È un'anticipazione di un ben più corposo lavoro di dati, analisi e proposte che sarà presentato, in modo completo, il prossimo 7 dicembre, in un'occasione pubblica cui saranno invitati esponenti di primo piano della politica e della società italiana.
Il Forum Nazionale del Terzo Settore chiede che venga stralciato l'articolo 10 della legge delega fiscale-assistenziale (disciplina del settore socio-assistenziale). "L'applicazione della legge farebbe molto male ai cittadini, generando danni sociali gravissimi per il nostro Paese, portando risparmi economici molto bassi" - afferma Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore.
Cristiano Gori, coordinatore della ricerca e docente di Politica Sociale all'Università Cattolica di Milano, rivela infatti che "Nel 2013, anno nel quale dalla delega si dovrebbero ricavare 20 miliardi di euro, i risparmi effettivamente ottenuti risulterebbero estremamente ridotti". Solo 1.320 milioni di euro verrebbero infatti dalle indennità di accompagnamento, 20 milioni dall'Isee e 100 milioni dalla disabilità. "Anche sfruttando tutti gli spazi possibili per tagliare (con pesanti ricadute sociali) i risparmi non supererebbero i 1.440 milioni di Euro nel 2013, pari al 7% del totale di risparmi previsto dalla delega." Un ammontare di risorse esiguo rispetto al dispositivo della delega e ancora di più se messo a confronto con le altre voci del bilancio pubblico.
L'obiettivo principale della delega, come dichiarato dal Governo, consiste nel recuperare dal settore socio-assistenziale risorse per il risanamento del bilancio pubblico. "Ci chiediamo - continua Olivero - come il welfare italiano, settore che negli ultimi anni è stato fortemente sotto-finanziato, possa diventare d'improvviso la fonte da cui trarre risorse per il risanamento per i conti pubblici".Si ricorda che il Fondo nazionale per le politiche sociali è sceso dai 929,3 milioni di euro del 2008 ai 274 milioni nel 2011. A livello europeo l'Italia spende nettamente meno dell'Europa nei settori della Non autosufficienza - anziani e adulti disabili - (con una media europea superiore del 31% alla spesa italiana); della Famiglia e maternità (con una media europea superiore del 631% alla spesa italiana); e della Povertà (con una media europea superiore del 75% alla spesa italiana).
L'applicazione della legge produrrebbe un altro effetto fortemente negativo: la riduzione degli interventi per la non autosufficienza di anziani e disabili. L'indennità, normalmente riconosciuta sulla base dei bisogni di assistenza delle persone, verrebbe invece concessa sulla base del reddito, non più considerata quindi un diritto di cittadinanza. Anche in questo caso, peraltro, il risparmio ottenuto sarebbe estremamente ridotto rispetto ai volumi di spesa in discussione. "Il pericolo è che per inseguire un piccolo risparmio si produca un danno di portata storica al welfare italiano, destinato a produrre effetti negli anni - afferma Gori - La riforma dell'indennità di accompagnamento dovrebbe riguardare non i criteri di accesso ma le modalità di utilizzo delle risorse dedicate".
"Si chiuda al più presto la Seconda Repubblica del Sociale - afferma Olivero - Sono 15 anni che in Italia manca una riforma del welfare che tenga conto delle nuove condizioni sociali del nostro Paese, che assicuri gli obiettivi di equità e giustizia sociale e che non scarichi tutto sui cittadini più deboli. La legge delega dimostra che ancora oggi non ci sono le intenzioni di attuare una riforma che tenga conto di tutto questo." Nel nostro Paese mancano ancora le necessarie riforme nazionali a sostegno dei diversi settori sociali, a partire da povertà e non autosufficienza, che gli altri paesi Europei hanno invece realizzato.
Se verrà approvata, la delega non determinerà alcun miglioramento per il sistema di welfare italiano, e i prossimi anni risulteranno assai complicati per le politiche sociali, chiamate ad affrontare bisogni crescenti in condizione di grande debolezza. La sua attuazione richiederebbe inoltre uno sforzo duro quanto inutile di tutti i soggetti operanti nel welfare - Stato/Regioni/Comuni, Terzo Settore - chiamati a rispondere a situazioni sempre più emergenziali senza poter dedicare energie per la costruzione di migliori risposte per i cittadini.
Il Forum chiede quindi lo stralcio immediato dell'articolo 10 della legge delega e che si proceda ad una vera riforma del welfare. Una riforma basata su dati empirici che non rinunci ad una strategia nazionale contro la povertà, ma che anzi contribuisca al risanamento del nostro Paese nella tutela dei diritti di tutti i cittadini. Una riforma, infine, che nasca da un percorso partecipato con e per i cittadini.
Nel documento, disponibile in allegato, s'illustrano alcuni punti chiave della disamina condotta dal gruppo di lavoro. È un'anticipazione di un ben più corposo lavoro di dati, analisi e proposte che sarà presentato, in modo completo, il prossimo 7 dicembre, in un'occasione pubblica cui saranno invitati esponenti di primo piano della politica e della società italiana.
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