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Franco Califano |
In
una calda serata estiva Franco Califano ha incontrato a Ostia Ponente ancora una volta il suo
pubblico a cui, negli anni, ha raccontato tutto di sé: la sua formazione a
partire da un’infanzia bruciata e da un’adolescenza febbrile, la sua stagione
giovanile della Dolce Vita di via Veneto, le sue passioni, i suoi sentimenti,
il grande successo avuto per decenni scrivendo alcune delle canzoni più
pregnanti del Novecento, la sua vita attraverso le sue canzoni, parlando
dei suoi libri, recitando i suoi
monologhi e le sue poesie in romanesco ed in lingua italiana. Quando è salito
sul palco tra un boato di applausi, sebbene fosse apparentemente nervoso, mi è
sembrato in fondo più sereno, meno disincantato del solito, ma sempre con una
gran voglia di comunicare agli altri la sua voglia di vivere e di amare. Sono
lontani i tempi in cui affermava: “Non ho religione, non ho famiglia, a volte non ho nemmeno
pensieri. Sono cresciuto prendendo calci e cercando di restituirli quand’era
possibile. Un match lunghissimo con il destino che mi porto appiccicato. Giù io
o giù lui. La partita non è ancora finita, chissà quale sarà l’epilogo: Io sono
il padre, il padre e il figlio di me stesso. Sono gli altri a dover dimostrare,
non io che ho passato ogni esame prendendo il massimo dei voti.” Forse oggi il
Califfo ha capito che una grande famiglia ce l’ha: sono i suoi numerosi fans a
cui attraverso le sue canzoni ha insegnato che nell’amore è molto importante la
vera comunicazione, quella diretta ed emotiva, l’unica che conta e ci consola, malgrado
la nostra epoca sia così avanzata tecnologicamente con i computer ed internet,
con i cellulari e le chat, che in fondo ci rendono più soli ed alienati. Il suo
mito di grande amatore nasce dal fatto che, affascinato dalla bella vita e
dalle belle donne che lo hanno sempre
ricambiato senza riserve e
animato da un’irrefrenabile irrequietezza,
ha sempre vissuto la sua sessualità
fino all’estrema sperimentazione dichiarando con convinzione che anche
“la sessualità è un dono di natura, un talento così come accade per i grandi
campioni dello sport o per i geni della scienza e della cultura.” Le donne le
ha veramente amate ed ha mostrato sempre un gran rispetto per loro non entrando
mai in particolari intimi parlando con i suoi amici.
I testi delle sue canzoni sono
autentiche poesie e non hanno mai avuto per soggetto argomenti politici o
sociali, ma hanno sempre cantato i sentimenti con un grande impatto emotivo, sentimenti come
l’amicizia in “L’ultimo amico va via”, come le particolari atmosfere ambientali
in “La nevicata del 56”
, ma specialmente come l’amore in “Minuetto” e “Tutto il resto è noia”.
Anna
Iozzino
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