Ogni anno nei Paesi Bassi si stima che finiscano a terra 1,5 milioni di chili di gomme da masticare che, per biodegradarsi, richiedono un quarto di secolo. Di necessità hanno fatto virtù l’ente IAmsterdam, l’azienda d’abbigliamento Explicit Wear e la londinese Gumdrop, che hanno ideato "Gumshoe”, la prima scarpa al mondo fatta per il 20% da chewing gum riciclato dall’asfalto olandese, per il "modico” prezzo di 200 euro al paio. Chissà cosa ne pensa Maurizio Savini (Roma, 1962), l’eclettico e originale artista dell’Urbe che del chewing gum ha fatto, da anni, la cifra distintiva del suo linguaggio artistico. Che si traduce in una galleria di sculture, diorami, installazioni di gusto neo-pop. In realtà, qualcosa di più. Perché nella scelta di un mezzo tanto consumistico quanto ecumenico, si cela il feroce cinismo dell’artista, tratto distintivo nonché naturale difesa immunitaria di ogni romano che si rispetti. Il mezzo, pertanto, cioè il chewing gum, nel caso di Savini non è "neutro”, perché conferisce alla sua figurazione una forte concettualizzazione dell’immagine, riuscendo a trovare una chiave ironica, talvolta persino stupefacente, per far riflettere su ogni situazione possibile. Questa volta l’artista romano "prende di petto” quella che per molti è una vera e propria icona intoccabile. Vale a dire Giuseppe Garibaldi. Ritratto in maniera "epica”, quasi raffigurandolo con l’imponenza e l’austerità di una certa ritrattistica imperiale di epoca romana. Oppure attraverso un’iconografia che sa di pittura agiografica da santino ottocentesco. Con un materiale che fa il verso al marmo o alla pittura. Peccato che, oltre le apparenze, sia addirittura masticabile. Ed è proprio questa caratteristica, una scultura o un altorilievo "edule”, a fare di immagini apparentemente innocue, un articolato decalogo di rimandi. Che ora allude al caleidoscopio di gadget che da due secoli immortalano un po’ ovunque l’"Eroe dei due mondi”, passando dalle sardine ai maccheroni garibaldini, dalle poltrone ai fermagli, dai ventagli ai fazzoletti. Per non parlare dei libri a lui dedicati, censiti nel 1970 per un numero superiore ai 16.000 titoli. E poi che dire della sua "sovraesposizione” mediatica sulle epigrafi di mezzo mondo? A cominciare da quelle italiane. Accompagnate da testi che danno l’idea del fanatismo sul tema. Come, per esempio, la targa di Palazzo Alliata di Villafranca a Palermo, dove si legge «In questa illustre casa il 27 maggio 1860 per sole due ore posò le stanche membra Giuseppe Garibaldi (…)». Praticamente un culto laico, comprendente reliquie di ogni tipo. Sedie e poltrone comprese, che hanno avuto l’onore di accomodare per qualche tempo le affaticate quanto eroiche natiche. D’altronde per restare a Palermo (che ne ospita diversi cimeli nel Museo del Risorgimento), Garibaldi è arrivato addirittura a essere considerato "parente” della patrona santa Rosa, così come a Napoli divenne un "congiunto” di San Gennaro. Forse quello di Garibaldi è veramente un "mito” da ridimensionare. Vuoi perché sarebbe stato costruito ad arte dalla Massoneria (di cui era un membro di spicco), vuoi perché, a conti fatti, per alcuni è stato l’iniziatore di una lunga sequela di ingiustizie a carico del meridione d’Italia. Una figura, pertanto, quella dell’"Eroe dei due mondi” non da dileggiare, ma forse da ridimensionare. Testimonial perfetto del Belpaese dei nostri giorni, fuori dai mondiali in corso (ma dentro l’Europa?) e in una fase (la terza?) delicata per la Repubblica. Ecco "Italy” di Maurizio Savini, una mostra pop, che racconta a suo modo la storia d’Italia, di ieri e di oggi, vista come un palloncino che prende forma da un panetto di chewing gum, eternamente a rischio di esplosione (ma avrà mai il coraggio di esplodere?). (Cesare Biasini Selvaggi)
INFO
Opening: ore 19.00
Maurizio Savini. Italy
dal 29 giugno al 31 luglio 2018
Spazio NEA
via Costantinopoli 53 / piazza Bellini 59, Napoli
orari: da lunedì a domenica, dalle 9.00 alle 02.00
ingresso: libero
contatti: 081 18705839 | info@spazionea.it
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