PER UN “MAGNIFICO MIRABILE MISTERO”
CARMINE LANTRICENI DIVENTA PROCIDANO
22.03.2015
| 12:43 PM
Redazione | A poco meno di due settimane dall’evento clou delle
manifestazioni procidane, e cioè la processione del venerdì santo, accade –
come ormai purtroppo da consuetudine – che sull’isola di Arturo, venga
presentato un libro, un volume che descriva o illustri l’evento. Quest’anno ad
arricchire il palcoscenico editoriale troviamo un libro dal titolo “Magnifici
Mirabili Misteri” edito da Squilibri – una raccolta di foto e testi che ripercorre
la tradizione delle festività pasquali sull’isola di Procida.
Autori dell’opera
la dott. ssa Paola Pisano e il professore Universitario Alberto Baldi, Docente
di Antropologia culturale e di Etnografia visuale alla Federico II. Il
libro come si legge nelle nota a margine è il frutto di due anni di lavoro, “cerca di cogliere in una prospettiva
antropologica gli investimenti di una popolazione procidana che, a differenti
livelli di coinvolgimento, individua nella lunghissima, lucente e sfinente processione
un’opportunità di riaffermazione identitaria, attentamente declinata e giocata
su molteplici e diversi piani.”
Il volume verrà presentato presso alla Congrega dei Turchini domenica delle
Palme, con tanto di ospiti, professori e quant’altro. Peccato. però dover
notare che nel libro c’è un abbaglio macroscopico, frutto di disattenzione e di
poca conoscenza della materia o addirittura di negligenza.
Nelle more di quanti scritto dagli autori è evidente un errore – per non
dire orrore – che se non corretto stravolgerebbe di tutto l’intera opera che,
comunque, da una superficiale lettura, appare tutto sommato leggibile.
Nello specifico in
due distinti punti del libro – tra le righe – si legge: “La statua lignea del Cristo Morto, esposta
nella chiesa di San Tommaso D’Aquino. Risale all’anno 1728 ed è opera di un
esperto intagliatore procidano, legato all’ambiente artistico e presepiale
napoletano: Carmine Lantriceni”.
Nel capitolo
centrale che parla proprio della Statua del Cristo Morto gli autori
esordiscono: “Il Cristo Morto è una
statua lignea risalente al 1728, opera del procidano Carmine Lantriceni che,
oltre ad essere un esperto intagliatore, era un conosciuto pastoraio, ecc ecc
“.
Ovviamente niente di più falso si è mai sentito o mai letto su Carmine
Lantriceni, almeno da scrittori, professori o esperti della materia.
In verità Carmine Lantriceni non era di Procida, né tantomeno un
intagliatore, ma bensì uno scultore e soprattutto era napoletano. La
storia dell’arte ne ha ricostruito negli anni con grande zelo, tutta la sua
opera di artista. Gli stessi studiosi che l’anno scorso si riversarono
sull’isola di Arturo per un’interessantissima “tavola rotonda” sul valore
storico ed artistico- iconologico del Cristo morto ( Intervennero lo
storico procidano e scrittore Giacomo Retaggio, il prof. Elviro Langella
dell’Università di Catania, la prof.ssa Anna Iozzino nota critica
d’arte Romana, l’arch. Franco Lista esperto in restauro e Sergio Zazzera)
attribuiscono alla capaci mani del Lantriceni, non solo il Cristo
Morto procidano, anche il busto di San Giovanni Battista sull’altare maggiore
della parrocchiale di Massaquano, presso Vico Equense, la statua della Madonna
delle Grazie che si conserva nell’omonimo convento di Montesarchio, nel
Beneventano; i busti, riccamente intagliati nelle basi, dei Santi Filippo e
Giacomo, datati 1715 e conservati sull’altare maggiore della chiesa
parrocchiale di Diso, in provincia di Lecce; e, ancora, nella lontana
Cartagena, in Spagna – dove sarebbe pervenuto direttamente da Napoli, tra il
1720 ed il 1725 – un monumentale gruppo della Pietà per la locale chiesa della
SS. Vergine della Carità, la statua della Pietà che si trova a Frattaminore in
provincia di Napoli. E chissà quante altre opere di quegli anni.
Insomma tutt’altro che una specie di mastro falegname procidano come è
scritto erroneamente nel libro. E allora la paternità, la conoscenza
dell’autore, assume fondamentale rilevanza perché l’opera nata dalle sue mani
(Cristo Morto )risulta essere l’elemento centrale della processione del Venerdì
Santo.
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