”Nulla è più pericoloso e mortale per
l’anima che occuparsi continuamente di sé e della propria condizione, della
propria solitaria insoddisfazione e debolezza”. Hermann Hesse
PERSI E SPAESATI NELLA SOCIETÀ
CONTEMPORANEA
Ci
sentiamo veramente “persi” e spaesati in una società dove chi sta al potere
gioca con la vita dei popoli minacciando una guerra nucleare con un sorriso
irresponsabile ed idiota sulle labbra; dove le donne vengono violentate ed
uccise come capri espiatori da uomini insoddisfatti della loro vita; dove la
conflittualità a livello internazionale scoppia in attentati terroristici, per
motivi religiosi e culturali che, al contrario, dovrebbero promuovere dialogo e cooperazione; dove alcuni giovani,
a cui nessuno dà fiducia e lavoro, registrano più di altri il male di vivere
della nostra epoca e diventano violenti negli stadi, nelle discoteche, nelle
scuole, per le strade e nei mezzi di trasporto; dove nessuno tutela i minori da
film ed immagini con scene di violenza estrema che in età adolescenziale
possono essere veramente dannose perché stimolano all’emulazione i soggetti più
deboli e impressionabili a livello emotivo. Bisognerebbe
avere ancora fede nel futuro e nell’uomo, ma, in quest’atmosfera sospesa e
greve, abbiamo l’impressione di essere in guerra “con il piede straniero sopra
il cuore”, come ha scritto il poeta Salvatore Quasimodo nella poesia “Alle
fronde dei salici” pubblicata nel 1945.
Ed è così che
è nata l’esigenza di un’Antologia sul tema dei “PERSI”, cioè di quelle persone
deboli, sfortunate o disadattate che si perdono nelle strade del mondo, nella
droga, nella solitudine, nel vizio, nella religione troppo radicale, nel sogno,
nel gioco d’azzardo, nel dubbio, nel nulla, nel tempo, nell’amore per gli altri dimenticando se stessi, ma
auspicando per tutti un riscatto umano e sociale e puntando in maniera
particolare sulla condizione delle donne che ancora oggi lottano per essere
rispettate con le pari opportunità nella vita familiare, spirituale, sociale e
creativa. In questa Antologia vogliamo trasferire le nostre paure, i nostri
dubbi, i nostri tormenti le nostre tensioni spirituali, i nostri più intimi
dolori e, nella solidarietà con gli altri, tracciare un diario dei sentimenti,
come esercizio di una cosciente responsabilità verso noi stessi e verso una
società più giusta, più democratica, più capace di valorizzare le energie dei
giovani, contribuire alla costruzione del loro senso critico e della loro
personalità ed intendere le diversità di una società multiculturale e multirazziale
come un contributo alla nostra crescita.
Ogni anno
aumentano le persone con problemi abitativi, perché sono più numerosi coloro che, perdendo il lavoro,
non possono pagare gli affitti sempre più cari e le varie utenze. Qualche volta
trovano conforto per un breve o lungo termine nelle varie case di accoglienza
laiche o cattoliche. Spesso diventano i protagonisti di un dramma rapido e
feroce. Gli homeless, infatti, sono
quell’umanità randagia, quasi invisibile,
sofferente, senza risorse e senza voce che vive e dorme per strada,
rifugiandosi nelle grotte naturali, nelle stazioni dei treni, nei carri
merci, nei casolari abbandonati senza luce e senza riscaldamento. I loro volti,
segnati da ombre e sentimenti cupi, da mimiche livide ed alienate, documentano una vita ed una storia pervase da ogni tipo di difficoltà.
Un aforisma di Hermann
Hesse (Calw, Germania,
1877 - Montagnola,
Svizzera, 1962) scrittore, poeta, filosofo e pittore
tedesco naturalizzato svizzero, insignito del premio Nobel per la letteratura
nel 1946, recita così:”Nulla è più pericoloso e mortale per l’anima che occuparsi
continuamente di sé e della propria condizione, della propria solitaria
insoddisfazione e debolezza”.
Salvatore
Dattolo, valente scultore ed incisore, pervaso da una solidarietà sentita e
necessaria in senso filosofico, ha iniziato a maturare l’idea di dedicare ai “PERSI“
un’impegnata ricerca attraverso una serie di sculture in legno e in tufo. La
scultura più significativa e pregnante in tufo è dedicata a ‘Ntunett,
Antonietta, una donna scomparsa per un male che l’ha consumata lentamente: Non
si era fatta curare, dimenticandosi di se stessa, ma sempre in prima linea
nell’amore per la sua famiglia e per gli altri. Dattolo ha scolpito a tutto tondo in tufo la
sua testa con una grazia delicata ed espressiva, che fa intuire tutto il
rimpianto per quella presenza amorevole e discreta. Nessun materiale, meglio del tufo - una roccia
magmatica, dal colore caldo, di origine vulcanica, leggera, di media
durezza e facilmente lavorabile - riesce a far emergere e ad esprimere qualcosa
di inatteso, di misterioso e di
sorprendente che ti penetra nell’anima. I segni tracciati, ora leggeri ed ora profondi,
i vuoti ed i pieni, le luci e le ombre sono il frutto di un lavoro manuale, eseguito
con pochi attrezzi, ma usati con maestria. Le figure, i volti con tutte le loro
espressioni ed il loro carico emotivo vengono fuori quasi in maniera
autonoma senza essere progettate, ma suggerite dalle imperfezioni e dalle
inclusioni calcaree della pietra. In generale le sue opere, in tufo o in legno,
sfuggono ad ogni mimesi
figurativa e descrittiva, ma evidenziano una notevole forza espressiva e
testimoniano un profondo impegno sociale e civile.
Daniela Cococcia – scrittrice, poetessa, operatrice culturale
e amica di Salvatore Dattolo - ha intercettato l’importanza di questo progetto
culturale e l’esigenza di ampliarlo invitando poeti, scrittori, pittori,
scultori, fotografi e creativi vari a collaborare con i loro lavori dedicati a
questo tema. Daniela, oltre a dare il suo contributo personale, si è impegnata a pianificare tempi e modalità per stampare un’Antologia dedicata ai “PERSI” e,
consapevole del suo contenuto simbolico e valoriale, a curarne gli aspetti
organizzativi per la divulgazione. Nessuno meglio di lei può dedicarsi a questa Antologia, poiché tra i suoi numerosi
lavori narrativi, è anche l’autrice del libro “Le stanze della mia esistenza”, pubblicato nel 2013, con pagine di Luciano
Lucarini, una biografia e un’autobiografia, basate su una vera storia di amore
e di solidarietà, dove si narra la dolorosa vicenda di Christian, tossicodipendente
fin da ragazzo e dei suoi innumerevoli tentativi di ricostruirsi una vita
normale, vista dagli occhi di chi non ha mai abbandonato una persona cara nella
sofferenza.
All’Antologia
dei “PERSI”, oltre alla mia collaborazione, è assicurata anche quella di Penelope Lazio, l'Associazione delle Famiglie e degli Amici delle
Persone scomparse, una organizzazione no profit fortemente impegnata sul territorio
per offrire assistenza in varie situazioni di emergenza e bisogno. Sono già pervenute numerose poesie che, pur rinunciando ad
una costante identità metrica, obbediscono a criteri di armonia ed esprimono
con coerenza i ritmi di una latente musicalità e l’incanto di metafore con
trasferimenti di significati dal grande potere evocativo. Sono versi liberi,
svincolati da ogni schema metrico ed aperti ad ogni suggestione emotiva,
riflettendo costantemente il ricco mondo interiore degli autori. Le parole
e le espressioni sono ricercate e, spesso, passando dal senso proprio ad un
altro figurato, pur mantenendo un loro rapporto di somiglianza, si caricano di
inediti ed analogici significati. I costrutti sono semplici e d’immediata
comunicazione, ma includono una loro forte e
luminosa tensione esistenziale.
Le opere d’arte offrono
un panorama quasi completo dell’arte attraverso una serie di quadri, sculture,
ceramiche, gioielli, installazioni, di stile astratto, figurativo,
impressionista, espressionista, metafisico eccetera, spesso con apporti
culturali provenienti dall’archeologia, dalla tradizione e dalla storia. C’è
una compresenza di Avanguardia e di Tradizione che mi fa pensare alla teoria di
Jean Francois Lyotard, uno dei più celebri filosofi francesi contemporanei che,
nel suo rapporto sul sapere nelle società più sviluppate, pubblicato in Italia
con il titolo “La condizione postmoderna” ipotizza che “ il sapere ha cambiato
di statuto nel momento in cui le società entrano nell’età detta postindustriale
e le culture nell’età detta postmoderna”. Questa evoluzione la fa iniziare tra
la fine degli anni Cinquanta e gl’inizi degli anni Sessanta che in Europa
segnano la fine della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. La
trasmissione del sapere, per l’avanzare incessante e continua della tecnologia
robotica circola attraverso i nuovi canali dei mass-media: computers, banche
dati, terminali intelligenti, satelliti
per telecomunicazioni, telex, laser,
cavi a fibre ottiche ecc. Come dire che Avanguardia e Tradizione, nella
molteplicità delle loro manifestazioni, siano slittate su un unico asse
atemporale e siano livellate nel presente senza attriti o contrasti.
Drs.
Anna Iozzino
( storica e critica d’arte)
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