Al Quirinale in questi giorni è arrivato il Teatro dei pupi di Palermo, per una mostra. Solite trame, Orlando, Rinaldo, Angelica, i Saraceni, amori, duelli…déja vu. Ma arriva in questi giorni dalla Sicilia un altro déja vu, neppure affascinante come l’altro, anche se sempre di teatro e sempre di pupi si tratta.
Parlo delle elezioni regionali siciliane, vinte dal partito degli astenuti (53,76%). Non si discute d’altro alla Tv, come se davvero fosse stata la prova generale delle elezioni politiche della prossima primavera. Invece non è vero, le regionali non sono mai lo specchio delle politiche, e men che meno in una regione dove il voto “di famiglia” si vende e si scambia, come la Sicilia.
Anche il copione è lo stesso di sempre, coi vincenti a litigarsi il merito e i perdenti a giustificare i flop. Ha vinto il cartello delle destre? Renzi è uscito bastonato? I pentastellati si affermano come primo partito? Non importa. Cinque mesi sono lunghi, c’è tutto il tempo per schierare contro la destra e il M5S l’artiglieria mediatica e togata di cui dispone la “macchina da guerra”dei compagni.
Quella togata l’abbiamo già vista all’opera con la riapertura dei processi alCav. Agli altri penseranno i giornalisti e i comici a libro paga. La “fascista” Meloni e il “populista” Salvini saranno sbertucciati di continuo e cotti a fuoco lento. Magari arriverà qualche avviso di garanzia a orologeria anche a loro, oltre che ai grillini. E noi elettori lì ad appassionarci come scemi davanti al teatrino, mentre la crisi e gli sbarchi continuano.
collino@cronacaqui.it
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