Politica
Pubblicato il 1 maggio 2017 | di Raffaele Liguori
0Portella della Ginestra, la strage del Primo Maggio
di Raffaele Liguori, 26 aprile 2017
“Una strage per il centrismo e la conseguenza di una democrazia bloccata”.
La strage di Portella della Ginestra, il primo maggio del 1947, per lo storico Umberto Santino si può sintetizzare con queste espressioni.
Quest’anno ricorrono i 70 anni da quella strage, nel giorno della Festa dei lavoratori.
Nell’area a metà strada tra i comuni di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello quel primo maggio del 1947 si erano ritrovate migliaia di persone, contadini, per la Festa dei lavoratori.
Una manifestazione convocata anche per festeggiare una vittoria elettorale, quella del “Blocco del Popolo” (l’alleanza tra socialisti e comunisti) alle elezioni regionali del 20 aprile.
Su quelle persone, per lo più contadini, si scatena un fuoco omicida a colpi di mitra. Undici morti, ventisette feriti, diversi dei quali moriranno nei giorni seguenti. Solo qualche mese dopo si saprà che i colpi erano stati sparati dal bandito Salvatore Giuliano e dai suoi uomini.
Ospite oggi a Memos per ricordare il significato di quella strage di 70 anni fa, Umberto Santino. Storico, fondatore e direttore del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo, Santino è autore, tra i tanti lavori, di “La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l’emarginazione delle sinistre” (Rubettino, 1997). In questi giorni è uscito un altro suo lavoro di ricerca e ricostruzione storica dal titolo “La mafia dimenticata. La criminalità organizzata in Sicilia dall’Unità d’Italia al Novecento. Le prime inchieste. I processi. Un documento storico” (Melampo, 2017).
Nel corso della puntata Umberto Santino ricorda che la nascita del Centro siciliano di documentazione coincide con uno storico convegno tenuto a Palermo nel giugno del 1977 dal titolo “Una strage per il centrismo”, la strage di Portella della Ginestra.
Il Centro di documentazione di Palermo celebra in queste settimane i suoi quarant’anni di storia. Nel 1980, a tre anni dalla fondazione, il centro sarà intitolato a Giuseppe Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi (Palermo). Il Centro palermitano custodirà da quel momento la memoria del giovane militante della sinistra che dalla sua Radio Aut a Terrasini (Palermo) denunciava Cosa nostra, il traffico di droga, le speculazioni edilizie.
Sulla storia di Peppino Impastato Memos oggi ha ospitato un lavoro di ricerca fatto da un gruppo di studenti dell’Istituto Tecnico “Giancarlo Vallauri” di Fossano (Cuneo). Si tratta di un servizio radiofonico – che ci ha presentato Federico Giacardi – in cui viene ricostruita la biografia di Impastato. Il lavoro è stato coordinato da Gabriella Bertola, insegnante dell’istituto “Vallauri”.
Ascolta tutta la puntata di Memos sul sito di Radio Popolare
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