sabato 8 ottobre 2011

Il disatro di Barletta: riflessioni.

Ho fatto un giro visivo per Barletta attraverso le immagini di Google offre e quello che appare evidente è che a fianco di fabbricati di recente costruzione ce ne sono tanti che hanno più di qualche anno di vita.

Le immagini offrono il conforto di una cittadina ordinata con ampi spazi che consentono di vivere una discreta socialità e di poterla percorrere senza troppe ansie.

L’unica immagine, tra l’altro sotto gli occhi di tutti, che offre una visione dell’atteggiamento pressappochista del modo di risolvere le emergenze di eventuali crolli di fabbricati trascurando di prendere le misure necessarie per salvaguardare non solo gli occupanti dello stabile ma anche di quelli che circolano intorno ad esso per la loro prossimità abitativa o per tutti gli altri motivi che li induco a transitare nelle prossimità, è quella del fabbricato che è crollato.

Le altre eventuali emergenze non dovrebbero essere molte, mancano però i tecnici formati professionalmente e sul campo per individuarle e risolverle.
Non basta uscire dall’università con il solito attestato di dottorato quando il titolare dell’attestato non ha mai vissuto la vita di un cantiere, non sa neppure le cose elementari che un muratore è tenuto a sapere per avere questa mansione, non conosce la storia dell’arte edificatoria in generale e del paese dove opera in particolare.

L’Università serve a poco se nel tempo abbiamo perso per strada la conoscenza delle tecniche che permettevano ai nostri antenati, anche quelli più vicini, di costruire opere monumentali che stanno ancora in piedi che assommano particolari e attenzioni costruttive che sbalordiscono per la loro avvedutezza.

Proprio ieri mi son sentito apostrofare da un operaio con una frase che è diventata un ritornello negli ultimi tempi: - Ma lei come fa a sapere tutte queste cose ?

Dopo quarantanni di attività prevenzionistica e non i pochi giorni di corso che abilitano a responsabilità di cui non si conoscono neppure i limiti, è triste accorgersi che ci sono tanti professori in giro che non sanno raccogliere però il grido di allarme che ogni giorno il nostro Presidente della Repubblica è costretto a ripetere.

Se continueremo a vivere la nostra sicurezza in questo modo lo faremo morire di crepacuore.

La colpa e ce ne sono è di chi amministra la cosa pubblica, anche qui, senza avere il merito per farlo, per millantato credito.

I sindaci non possono essere scelti in maniera elettiva tra i politici che si propongono, vanno scelti tra quei professionisti che hanno delle capacità amministrative confortati da una professionalità comprovata. Da poter scaricare quando non risultano all’altezza senza spendere un centesimo ed incriminarli quando sussistono inadeguatezze e cattiva gestione.
Fino a quando la politica è padrone, in maniera particolare, a livello locale della cosa pubblica ci troveremo sicuramente davanti a morti che era possibile evitare, a disastri che si potevano ridimensionare con interventi che sarebbero costati un quarto con la sicurezza che le norme prevedono.

Questo è il mio pensiero. Non so quanti lo condivideranno. Manca l’istituto della responsabilità individuale. Le carceri sono troppo affollate ? Non è un problema ! Li condanneremo ai lavori socialmente utili con il distintivo di detenuto sociale per reati contro il patrimonio che già potrebbe valere come un risarcimento economico e morale, oltre al sequestro dei beni che non è riuscito ad imboscare ed evadere.































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