I
SIMBOLISMI GESTUALI E
MATERICI
Di
CARMINE MASTRONICOLA
Carmine
Mastronicola - incisore, pittore e scultore di grande talento ed impeto
creativo – ha allestito questa sua
mostra personale con venticinque opere, che in un certo senso riassumono l’evoluzione
del suo percorso artistico, nel prestigioso Museo Civico Umberto Mastroianni di
Marino. L’azione ed il movimento, il tratto rapido e l’energia del gesto, la materia ritmata con
vigore per creare contrasti ed interazioni restano i cardini stabili di tutta
la sua produzione, anche se elaborata in tempi e modi diversi.
L’esposizione inizia con
opere come ”Ciclo della vita”, “Danza primitiva”, “Connubio”, “La danza” e “
Scene rupestri”, dove le tensioni gestuali e materiche tendono a rivalutare la cultura
e le atmosfere primitive riscoprendo l’originaria sapienza geroglifica ed
esoterica dei segni e dei simboli.
Seguono poi un gruppo di opere di grande impegno sociale come “Un grido
d’allarme”, “Notturno con donne birmane”, “La danza delle donne giraffe”,
“Facciamo presto, la desertificazione avanza!” ed altre dove le sembianze
primordiali delle donne-giraffe – proprio come quelle che sopravvivono nella
Birmania del Nord, dove resta l’usanza di allungare il collo delle adolescenti
della tribù dei Karen con delle spirali di anelli di rame e di ottone – ci
riportano all’essenzialità dell’espressione artistica e ai bisogni primari da
soddisfare se l’umanità vuole continuare a sopravvivere. E’ un grido d’allarme
contro i radicali cambiamenti climatici con il riscaldamento della terra e con
la desertificazione che avanza favorendo lo scioglimento dei ghiacci, rendendo
le precipitazioni sempre più scarse, l’erosione delle coste più avanzata.
Nell’ultima
serie di opere, sulla scia delle Avanguardie Storiche, si converte
all’annullamento del soggetto e comincia a sperimentare nuove tecniche e nuovi
materiali fino ad approdare a percorsi informali con l’utilizzo di plastica,
olio, collanti, frammenti cartacei,
metalli, vegetali, stoffe, vetri, ritagli di materiali diversi, linee, punti,
segni accumulati sotto la spinta emotiva
dell’ispirazione per ampliarne gli spazi ed i significati fino ad annullare in
alcuni lavori la differenza tra grafica, pittura e scultura. La finalità di
queste opere informali – “Invocazione”, “Composizione in rosso”, “Ricordo
lacustre”, “Nuovi segni per il cammino dell’arte”, “Mattanza” ecc. - è quella
di indagare con mezzi diversi il nesso tra memoria e tempo, tra materia e
spiritualità, tra linguaggio ed incomunicabilità. Nell’opera “ Taglio
materico”, emblema della mostra, il suo
gesto creativo, quasi medianico, rivela a se stesso e agli altri le sue
pulsioni più profonde, le sue esigenze estetiche ed esistenziali più
irrinunciabili, le sue sollecitazioni sperimentali, il suo modo di intendere la
vita come dono, fantasia, sorpresa. Spruzzi di colore, grumi di materia
cromatica, segni incisi, necessari e complementari nascondono e poi svelano a
poco a poco il segreto della loro origine con un effetto di spaesamento che ci
rende consapevoli delle potenzialità
della materia, capaci di esprimere i tempi ed i luoghi dell’anima, i pensieri,
i ricordi, i sogni che sono custoditi nella mente. Nell’opera “Vortice” il
colore rosso solcato da un intrigo di segni appare come un elemento conduttore
di energia, di vibrazioni e di misteriosi percorsi che sembrano squarciare il
velo di una perduta dimensione di spirituale bellezza e di folgoranti
intuizioni. In “ Antiche presenze” la miscellanea delle materie dalle tonalità
accese ci fa intuire il discorso alchemico di trasformazione che c’è alla base
di questa composizione. In un libero abbandono inventivo un elemento deflagrante ed allusivo diviene il
protagonista di ”Big bang” che nel suo assoluto espressivo sembra cercare nel
magma di un colore-calore che lo circonda
una luce, come elemento energetico di movimento e di speranza, senza
confini di forme che ne possono limitare l’espansione. Un cromatismo così
accentuato, franto e drammatico, evidenzia come l’arte informale sia l’arte
dell’incomunicabilità apparente, ma che ricerca altre vie di comunicazione, misteriose
e profonde, da sensibilità a
sensibilità.
Le
opere di Carmine Mastronicola, nate da
un gesto che s’incarna nella materia, restano ermetiche e chiuse ad una facile
comprensione lasciando di conseguenza il discorso aperto, stimolante, in attesa
di evoluzione ed esigendo l’attenzione ed il coinvolgimento totale di chi
guarda. I materiali che adopera e che entrano a far parte dell’ispirazione
divengono valori primari e strutturali della sua visione artistica, sintomi,
simboli e segni di un modo lancinante e personale d’interpretazione della
realtà, intesa naturalmente come
insieme di materia e di spirito, di
esperienza e di mistero.
Dott.ssa Anna Iozzino
(storico e critico d’arte)
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