La fotocopia non è riuscita bene, ma il contenuto é leggibile. Me ne sono accorto dopo aver riconsegnato l'originale a Roberto, non quello narrante del pezzo pubblicato da Federico Moccia, ma al Roberto, barbiere, che mi taglia i capelli dal lontano giugno del 1973 quando arrivai con tutta la famiglia dal Piemonte per il trasferimento che mi era stato finalmente accordato dopo anni di richiesta e di insistenza di mia moglie che del Piemonte non ne voleva proprio più sapere nonostante la presenza in loco di una sua notevole parentela: uno zio, maresciallo di finanza e due sorelle, di cui una ad Alessandria e un'altra a Pinerolo.
Lo conobbi alcuni giorni dopo il mio arrivo. In realtà a Roma ero arrivato l'1 ottobre del '72, ma ero stato prima presso dei conoscenti sulla Prenestina che dopo qualche giorno vidi che erano in difficoltà per la mia presenza e poi in una pensione di Via Vittorio Amedeo II, a ridosso di Viale Manzoni.
Via delle Gondole, nel periodo che vi arrivai, era ancora senza sbocchi sulla vai del mare ed il traffico che sopportava era minimo per dire che era abbastanza tranquilla: due passi a piedi di giorno li potevi fare e così ogni pomeriggio andavamo alla scoperta degli esercizi di cui potevamo aver bisogno.
Da subito scoprimmo Primo Casadio, un uomo e un negoziante sensibile ed eccezionale. Si rese subito conto che venivo da un altro mondo, anche se mi ero quasi abituato alla maniera di vivere dei romani. Mi chiamò da parte e mi chiese di che cosa avevo bisogno e dopo un attimo fui in grado di riempire di pane e mortadella le bocche fameliche dei miei due figli, di mio fratello che era accorso in aiuto e di mia moglie che, grazie a Dio, trovarono tutto eccellente.
Nei giorni appresso, per il caldo incipiente, sentii la necessità di tagliare i capelli e la sopresa di avere un barbiere a due passi, oltre l'incrocio di via delle Gondole con via delle Baleniere, mi fece tirare un sospiro di sollievo.
Entrai nel negozio e vidi che le persone presenti non erano tutti da servire, ma clienti che erano lì per scambiare due chiacchiere, per prendere un caffè e parlare di sport, che a Roma non manca mai. Avevo ritrovato quell'aria paesana che a Settimo Torinese i terroni avevano smesso ormai da tempo per camuffarsi meglio di quanto riuscivano normalmente a fare di quando si trovavano da soli.
Quando arrivò il mio turno occupai la poltrona che era rimasta vuota e uno dei lavoranti, che si presentò come Roberto, mi chiese che taglio di capelli desideravo. Se necessitavo anche di uno sciampo e così via.
Ad un tratto enntrò nel locale una persona che parlava con un accento che richiamò la mia attenzione e con modi di fare prettamente della mia Castellammare.
Mentre parlava con Roberto vidi che scrutava il mio volto riflesso nello specchio e senza tanti preamboli mi chiese se mi ricordavo di lui.
Il suo volto aveva tratti familiari, ma non mi ricordava nessuno in particolare. Al mio disappunto replicò dicendomi: - Ma come non ti ricordi di me ? Ma non sei il figlio di Sebastiano ?
La mia sorpresa fu grande quando mi fece capire chi era. Non lo vedevo da vent'anni, ma la sua memoria affettiva era più forte della mia. Abitava dall'altra parte della strada, difronte al negozio. Recuperammo il tempo perduto, dopo di che il locale del barbiere diventò anche per me un punto di ritrovo, dove potevo sfogare le mie insoddisfazioni, parlare di cose impossibili, di fatti che non avrei mai affronatato con mia moglie, raccontare barzellette che soltanto col tempo le ho fatto poi ascoltare.
La mia sorpresa fu grande quando mi fece capire chi era. Non lo vedevo da vent'anni, ma la sua memoria affettiva era più forte della mia. Abitava dall'altra parte della strada, difronte al negozio. Recuperammo il tempo perduto, dopo di che il locale del barbiere diventò anche per me un punto di ritrovo, dove potevo sfogare le mie insoddisfazioni, parlare di cose impossibili, di fatti che non avrei mai affronatato con mia moglie, raccontare barzellette che soltanto col tempo le ho fatto poi ascoltare.
Nel 1978, anendo comprato casa nella zona di Ostia Levante mi trasferii in via delle Quinqueremi. I primi giorni il silenzio era assordante, mentre a via delle Gondole era diventata assordante la vita che vi si viveva. I villegianti del 74 non erano tornati tutti nei posti da dove erano venuti, il traffico era diventato quasi intenso e la sera tornando a casa da via delle Zoccolette non riuscivo più a trovare un parcheggio sotto casa.
Il centro di Ostia stava diventando impossibile da vivere, ma quando mi resi conto nel mese di novembre che i capelli sul collo incominciavano a dare fastidio ritornai da Roberto e il girotondo che feci per trovare un parcheggio mi fece tornare alla fragrante gioia del mio arrivo a Via delle Gondole che ormai aveva trasformato il mio approccio con la vita in maniera più bonaria.
Il centro di Ostia stava diventando impossibile da vivere, ma quando mi resi conto nel mese di novembre che i capelli sul collo incominciavano a dare fastidio ritornai da Roberto e il girotondo che feci per trovare un parcheggio mi fece tornare alla fragrante gioia del mio arrivo a Via delle Gondole che ormai aveva trasformato il mio approccio con la vita in maniera più bonaria.
Dopo tanti anni, durante i quali Franco, l'altro socio, è venuto a mancare, continuo a tagliarmi i capelli da Roberto che si è trasferito in via Tagaste che continua ad essere paziente con tutti i clienti e ad accoglierti come un amico. La sua grande qualità è quella di ascoltare tutti quelli che aprono bocca e le danno fito, che hanno voglia più che di parlare di sfogarsi un pò come in una zona franca, per far sentire la loro voce a qualcuno che se non gli dà ragione non gli dà neppure torto, che non ti lascia mai solo neppure quando te ne stai in silenzio ad ascoltare le chiacchiere degli altri o a rimugginare sui rancori che ancora ti assillano e non riesci a dimenticare.
Roberto è la memoria storica di Ostia: sa tutto quello che vuoi sapere con dovizia di particolari, ma non di pettegolezzi. Sa tutto di tutti. E' un archivio di giornale. Ricorda ancora la prima volta che mi tagliò i capelli, dei miei figli che sono anni che non frequentano più il suo locale, che quello è il professore tal dei tali e quell'altro lavorava all'Alitalia, che ... non so più che scrivere tante sono le cose che lui sa ed è in grado di ricordare, mentre io lo ascolto senza annoiarmi, tanto che penso sia lui il Roberto del trafiletto, non può essere che lui tanta è la rassomiglianza della storia raccontata con quella di chi me lo ha prestato per farmene una fotocopia che gli ho detto avrei pubblicato su questo blog.
Lunga vita a Roberto!
Gioacchino Ruocco
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