Ancora un giorno…
Ancora un giorno a chiedermi
nella calura estiva
nella festiva noia del riposo,
sempre indigesto per non avere idee
e mai un gesto che mi rassicuri,
se vale la pena
perdermi ancora appresso alle parole
che mi urgono dentro come versi
che per non perdere scrivo
finanche sopra i fogli dei giornali
perchè se vanno perse
continuo poi a cercale tutt’i giorni
come la carità che serve all’anima.
Qualcuno ha chiesto se le scrivo ancora
perché ero bambino quando l’estro
si appoggiò al mio cuore
che andava in cerca di giorni felici
dopo l’8 settembre del 43.
I tedeschi ritornando a casa,
perduti ormai nella loro impotenza,
avevano lasciato le nostre
vuote di padri e di mariti, di figli e amici.
Diventammo nemici di noi stessi,
gli uni con gli altri
sciolti da ogni regola morale.
Il giorno che sentì il cuore accendersi
fu come ritrovare la mia vita
stordita, altrove o persa
dentro i segmenti della guerra.
La terra che aveva avuto una voce sola
trovava a primavera nuovi fiori,
nuovi profumi e tutti quei sapori
dimenticati per la troppa fame.
Per me fu come sciogliere
le campane a gloria.
Ostia Lido 3/08/2011
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