Reddito di cittadinanza, escluso chi ha la casa di proprietà
Tra le ipotesi al
vaglio del governo c'è quella di escludere il reddito di cittadinanza per chi
ha una casa di proprietà
25 settembre 2018 - Si restringe la platea
del reddito di cittadinanza: non solo non
potranno usufruire gli stranieri, ma, secondo la Stampa, anche gli
italiani che hanno una casa di proprietà.
ESCLUSI GLI STRANIERI
– Per far partire dal prossimo anno la misura, e innal- zare le pensioni minime, servirebbero circa 10
miliardi che il governo non sa dove prendere.
Il primo taglio per
permettere ai conti dello Stato di essere possibilisti sull’inseri- mento del
reddito di cittadinanza ha già riguardato gli stranieri: la misura
previ- denziale sarà soltanto per i cittadini italiani. Così
facendo, si andrebbero a escludere un buon 30% della platea delle persone in
condizione di povertà che rientrerebbero nel campo di applicazione del reddito
di cittadinanza.
Anche se, poi, bisognerà far fronte con l’eventuale incostituzionalità
del provve -dimento.
ESCLUSO CHI HA LA CASA
DI PROPRIETA’ – Ora c’è di più: le persone che hanno nel loro patrimonio una casa di proprietà, infatti, sarebbero esclusi a
priori dalla distribuzione del reddito di cittadinanza, ovvero da quei 780 euro al mese che lo Stato vorrebbe garantire
loro.
DOVE SI TROVANO I
SOLDI – I tecnici stanno dunque studiando le ipotesi per mettere insieme la
riforma della Fornero su cui spinge Salvini e il sostegno targato M5s. Sostegno
che rischia di essere modificato profondamente. Per dare un aiuto fino a 780 euro ai 5 milioni di poveri
assoluti nel nostro Paese servirebbero 15 miliardi di euro per il governo,
mentre per l’Inps ne servirebbero 35. Dunque per poter davvero trovare i fondi
per il reddito di cittadinanza, come riportato dalla Stampa, si iniziano ad
escludere categorie di soggetti.
Si cercano dunque
altre risorse per finanziare la misura, dato che anche qualora si arrivasse a
un improbabile 2,4% di deficit ci sarebbero soltanto 10 miliardi da dividere
tra Lega e Cinque Stelle (al netto delle clausole di salvaguardia e delle spese
indifferibili). L’ipotesi più realistica per ora è quella di assorbire il reddito di inclusione “guadagnando”
2,5 miliardi.
Al ministero stanno poi valutando se mettere mano alla Naspi, il nuovo assegno di disoccupazione
da 1,5 miliardi e i tecnici insistono su una rimodulazione degli 80 euro voluti
da Renzi, un’ipotesi che non piace al governo ma che potrebbe portare fino a 10
miliardi.
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