Il
lamento di Gioacchino…
Nascesti
da due vecchi addolorati
nella
tarda età
e
di conforto ti fu Elisabetta,
madre
di Giovanni,
sorella
tua diletta,
e
tu del Dio della croce
per
riportarci al Padre
nell’eternità.
Maria,
figlia mia
e
della mia pazienza
che
non ebbe limiti
neppure
difronte
al dolore
che patisti
che
ti fu rimesso
nella
tua assunzione al cielo.
Tu,
figlia di un cuore addolorato
che
aveva avuto sentore
del
tuo patire
quando
avvertisti in grembo
il
dono del cielo,
frutto
del divino amore
a
te prescelta.
Figlia
benedetta
dal
mio amore di padre,
figlia
immacolata,
figlia
più paziente di tuo padre
che
ti piegasti al voler di Dio
soffro
ancora della mia pazienza.
L’unica
gioia che mi resta
è il
tuo volto dolce
appassito
in un sorriso immenso
che
solo nell’incenso
trova
il fragore
di quella donna che portò più di una croce
accompagnando
il figlio
fino
al suo volere
com’io
al tuo
nel
tuo donarti a Lui
come
salvatore.
Attraversai
tutta la Galilea
e
ancora l’attraverso
spesso
sognando
d’incontrati
ancora
in
uno dei momenti più felici
della
tua vita.
Sono
un uomo solo
in
cerca di un respiro d’altri tempi.
Tua
madre dorme
sopra
la mia spalla,
il
sonno eterno
che
tu le hai dato
in
tua compagnia.
Riposerò pur'io
quel poco che sopporto,
mentre
la vita mia continua
dove
il deserto
è ancora
una speranza di gioie
lavate dal peccato.
Gioacchino
Ruocco
17.09.018 Ostia Lido
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