lunedì 27 febbraio 2012

Decreto "svuota carceri"



Ultimi 18 mesi di pena ai domiciliari
Decreto Legge 22.12.2011 n° 211 , G.U. 20.02.




























Al fine di contrastare il sovrappopolamento degli istituti presenti sul territorio nazionale, per l'anno 2011, è autorizzata la spesa di euro 57.277.063 per le esigenze connesse all'adeguamento, potenziamento e alla messa a norma delle infrastrutture penitenziarie.

E' quanto stabilito dal Decreto Legge 22 dicembre 2011, n. 211 (convertito in Legge 17 febbraio 2012, n. 9) recante "Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri".

Il provvedimento prevede inoltre l'innalzamento da dodici a diciotto mesi della pena detentiva che può essere scontata presso il domicilio del condannato anziché in carcere, permettendo quindi di applicare la detenzione presso il domicilio introdotta dalla Legge 26 novembre 2010, n. 199 ("sfolla carceri") ad un maggior numero di detenuti e riducendo il fenomeno delle c.d. porte girevoli. La detenzione presso il domicilio non é applicabile ai soggetti condannati per delitti gravi (terrorismo, mafia, traffico di stupefacenti, omicidio, violenza sessuale di gruppo), ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza, ai detenuti che sono sottoposti al regime di sorveglianza particolare, e nei casi di concreta possibilità che il condannato possa darsi alla fuga ovvero sussistono specifiche e motivate ragioni per ritenere che il condannato possa commettere altri delitti ovvero quando non sussista l'idoneità e l'effettività del domicilio anche in funzione delle esigenze di tutela delle persone offese dal reato.

Più in dettaglio, il provvedimento introduce due modifiche nell'art. 558 del codice di procedura penale.

Con la prima si prevede che, nei casi di arresto in flagranza, il giudizio direttissimo debba essere necessariamente tenuto entro, e non oltre, le quarantotto ore dall'arresto, non essendo più consentito al giudice di fissare l'udienza nelle successive quarantotto ore.

Con la seconda modifica viene introdotto il divieto di condurre in carcere le persone arrestate per reati di non particolare gravità, prima della loro presentazione dinanzi al giudice per la convalida dell'arresto e il giudizio direttissimo. In questi casi l'arrestato dovrà essere, di norma, custodito dalle forze di polizia, salvo che ciò non sia possibile per mancanza di adeguate strutture o per altri motivi, quali lo stato di salute dell'arrestato o la sua pericolosità. In tali casi, il pubblico ministero dovrà adottare uno specifico provvedimento motivato.
(Altalex, 23 dicembre 2011)

Il Politecnico di Bari: storia



Il Sigillo del Politecnico di Bari
Brevi note a cura del Senato Accademico del Politecnico
Attilio Alto, Rettore; Salvatore Dierna, Presidente del Comitato Tecnico Ordinatore della Facoltà di Architettura;
Bruno Maione, Preside della Facoltà di Ingegneria; Vittorio Mastroviti Direttore Amministrativo.
Febbraio 1992
Il sigillo del Politecnico di Bari, primo Politecnico del Mezzogiorno, riporta sullo sfondo la pianta di Castel del Monte, simbolo della Puglia dal XIII secolo.
Costruito, al pari degli altri castelli, per durare nel tempo, si staglia imponente alle pendici della Murgia scelta non a caso fra tanti altri luoghi. Esso parla con la sua forma geometrica, elaborata non come "bello", ma come significante. Castel del Monte infatti racchiude nella pianta, costituita dal ripetersi dell'ottagono, il suo significato.
Nel linguaggio esoterico l'otto è il simbolo dell'infinito orizzontale e verticale e perciò è il simbolo dell'autorità universale, ma è anche, per gli oracoli sibillini, l'altro mondo nel quale si realizza l'assoluta perfezione, e, per la tradizione cristiana, il simbolo della resurrezione, cioè del momento in cui si ricomincia.
Questo monumento, come è noto, rappresenta il punto d'incontro di un insieme di componenti culturali: bizantine, arabe, romane, nordiche, che ruotavano tutte intorno alla complessa figura di Federico II di Svevia.
Egli fu il grande imperatore che, animato da una forte ansia di sapere, seppe riunire alla sua corte uomini di cultura di ogni corrente del suo tempo - latina, greca, ebraica, cristiana e musulmana - in una visione scevra da qualsiasi pregiudizio. E un Politecnico, come struttura universitaria della creazione del sapere e della sua trasmissione, non può non ispirarsi a tale visione culturale fortemente integrata.
Tutto ciò che la cultura e la volontà dell'Imperatore affidarono a questo "libro di pietra" è ancora intatto e aspetta di essere letto, esattamente come il sapere, la ricerca, mai compiute, sempre tese a nuove scoperte in un cammino che sa di eterno. In questo castello furono racchiusi e sapientemente fusi i valori matematici astronomici, geografici e geometrici dei tempo, espressione di quell'integrazione culturale, così sapientemente realizzata, che è anche la meta delle tensioni ideali dell'Oggi.
Di questa ricerca geometrica danno testimonianza nel sigillo i due quadrati posti reciprocamente a 45°, la cui area comune di sovrapposizione genera l'ottagono (figura geometrica ricorrente) che circoscrive la pianta del castello, nel cerchio luogo degli otto punti dei vertici dei suddetti quadrati, si evidenzia una stella a otto punte, riferimenti cardinali della rosa dei venti che, sia in senso geografico, sia nel traslato senso culturale, esprimono l'aspirazione del Politecnico. Giova ricordare infine i "Fedeli d'amore" e l'Amor Sapientiae, i guerrieri normanni che rendevano forse omaggio, come corte di Federico, alla donna amata, la Sapienza. Forte è qui il collegamento alla poesia dantesca della quale si avrà modo di parlare a proposito del motto.
Queste parti del simbolo, dalle quali emergono significati di perfezione e complessità, ambiguità e mistero, certezza e creatività, ricerca sui valori del passato e propensione al futuro, si armonizzano, in felice contrapposizione, con le altre parti che completano lo stesso.
Campeggia al centro del sigillo un leone bicorporato, la cui simmetria è evidente, dettata forse da necessità legate al fatto che i due corpi si sviluppano a mò di fregio sui due lati convergenti di un capitello, al cui spigolo trovasi la testa del leone che guarda l'altare della cripta della Basilica di San Nicola. Da sempre infatti il leone è il simbolo della luce, è l'animale solare (solare come la pianta del castello e della stella di cui s'è parlato); è anche simbolo di resurrezione e vittoria. Concetti che si ricollegano ai significati del numero otto, della raffigurazione del momento in cui si ricomincia. Ma il leone riunisce in sé anche il duplice riferimento al sole ed all'acqua, cioè a due elementi solo apparentemente contrapposti perché entrambi fonte di vita, il sole e la terra, immagine evocatrice di un rapporto non dialettico ben sì sinergico fra scienza e società da cui la prima nasce e nella quale si cala.
Doveroso e denso di significati il richiamo alla città di Bari, attraverso il riferimento alla cripta della Basilica di San Nicola. La nostra città infatti, dopo oltre 70 anni dall'istituzione della prima Università statale, si è vista riconoscere il suo ruolo di guida nello sviluppo, pur articolato e complesso, della Regione e di gran parte del Mezzogiorno con l'avvio del Politecnico.
La consapevolezza di essere al crocevia fra un passato pregno di storia e cultura e un futuro già delineato, ma ancora inesplorato, e ben sintetizzata nel richiamo al verso dantesco dal quale è preso il motto.
I sigilli delle Università sono tutti caratterizzati da un motto latino che richiama, in modo più o meno efficace, i valori universali della cultura e la loro continuità nel tempo. Ciò non a caso. Per secoli il latino è stata la lingua dei dotti, l'unico veicolo per trasmettere ai posteri le conquiste e lo spirito del tempo. A questa regola non si è sottratto nemmeno il pensiero scientifico, se è vero che un grande innovatore come Isaac Newton nello scrivere i suoi "Principia" seguì questa tradizione.
L'uso della lingua italiana per il nostro sigillo non rispecchia certo la volontà di andare a tutti i costi contro corrente. Piuttosto, almeno inizialmente, la scelta è stata motivata dalla constatazione che la traduzione in latino del vocabolo Politecnico di chiara derivazione greca avrebbe comunicato un senso di artificiosità.
Fatta la scelta, bisognava recuperare quel carattere universale proprio della lingua latina e la sua straordinaria capacità di far rivivere, rendendoli attuali, secoli di storia e di cultura. Quest'esigenza non poteva essere soddisfatta altrimenti se non riferendosi a Dante Alighieri ed alla sua "Divina Commedia", opera di sintesi sublime dei valori della cristianità e dello spirito millenario della lirica, dell'epica e della tragedia classica.
Nell'universo dantesco, popolato di figure mitiche, di papi ed imperatori, di santi e peccatori, è sembrato che la figura di Ulisse, la sua morte e gli elementi simbolici del suo ultimo viaggio potessero ben rappresentare alcuni valori di cui il Politecnico si fa portatore.
Non ci si riferisce all'interpretazione romantica della figura di Ulisse, visto come uomo che infrange i tabù in nome della curiosità, dell'ansia di sapere e dello spirito di avventura, ma ad altri elementi: il famoso incitamento di Ulisse ai compagni:
Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza
rende quest'uomo, maestro di inganni, condannato al supplizio dei fraudolenti, il simbolo stesso del rigore morale ed il testimone di quella scintilla di divino che è in ciascuno di noi.
Questi versi immortali sarebbero certo bastati a dare una sintesi della missione del Politecnico di Bari. Infatti, quale altro scopo può prefiggersi un educatore ed un ricercatore, se non quello di "seguir virtute e canoscenza"? Tuttavia la potenza evocativa dei versi successivi, quando Ulisse, convinti i compagni a proseguire, narra:
e volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo
riassume lo spirito di quelli precedenti e lo esalta nell'ansia insopprimibile di volare verso il cielo e la perfezione.
È stato anche scritto che in questi versi stupendi aleggia sempre vivo il mito di Icaro e con esso il richiamo e la suggestione simbolica di un'antica leggenda, che sebbene variamente interpretata, esprime sempre il medesimo concetto.
Un'ultima osservazione. Dal motto del sigillo sono scomparse le parole conclusive "il folle volo". Poco importa se sia stata un'esigenza grafica a determinare la scomparsa o, piuttosto, il timore che l'aggettivo "folle" fosse frainteso. Resta il fatto che, secondo la critica corrente, il concetto di follia si fonda sul concetto morale di eccesso proprio non solo di Dante, ma della cultura romanza.
Se è così, il motto del Politecnico contiene un messaggio molto attuale sui limiti e sui pericoli della scienza e della tecnologia. A questo proposito Francis Bacon, nell'opera "La saggezza degli antichi", commentando il significato del mito di Icaro scrisse: Le arti meccaniche hanno un uso ambiguo e possono servire sia a prevenire sia a produrre il male e la distruzione; così che la loro virtù si dissolve e si vanifica
In un mondo sempre più esposto ai rischi di azioni sconsiderate da parte dell'uomo, Ulisse sembra metterci in guardia dagli eccessi. Del resto questo carattere bifronte di arte, scienza e tecnologia costituisce una questione centrale del nostro tempo che dovrebbe essere sempre viva nella nostra coscienza e nel nostro operare.



ELEMENTI DEL SIGILLO

Il sigillo del Politecnico di Bari è stato progettato tecnicamente e graficamente dallo Studio De Liso



Il sigillo del Politecnico di Bari è stato progettato tecnicamente e graficamente dallo Studio De Liso



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ELEMENTI DEL SIGILLO

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Castel_del_Monte.gif
De' remi facemmo ali
Dante Alighieri, Divina Commedia
Canto XXVI, verso 125

Da G. Petrocchi
"Dante Alighieri, la Commedia secondo l'antica vulgata"
Vol. II - Milano Mondadori 1966.

POLITECNICO DI BARI
Carattere: Times New Roman

Leone bicorporato
da un capitello della Cripta di S. Nicola XI secolo
Pianta di Castel del Monte
XIII secolo
Il sigillo del Politecnico di Bari è stato progettato tecnicamente e graficamente dallo Studio De Liso

venerdì 24 febbraio 2012

LELLO PIRONE presenta BEATO TRA LE DONNE 24, 25 e 26 Febbraio



TEATRO ACACIA 
Via Enrico Tarantino - Napoli



Per info e prenotazioni: 081.5563699



Teatro ACACIA Via E. Tarantino - Napoli




INVITO AGLI ISCRITTI  
al Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Lauerati 
della provincia di Napoli.



Il collega Raffaele Pirone 
ha offerto, in convenzione per tutti gli iscritti 
la possibilità di partecipare al suo spettacolo, 
che si terrà al TEATRO ACACIA 
nei giorni 24, 25 e 26 febbraio, 
al costo di euro 12,00 anziché 35,00 
posto poltrona.

Per usufruire dell'offerta 

sarà necessario esibire, 

all'atto della prenotazione 

e/o dell'acquisto del biglietto, 

la tessera professionale. 





mercoledì 22 febbraio 2012

Cosa mangiano gli altri....Jacket Potatoes



Jacket Potatoes

Could there possibly be anyone in the wide world who doesn't drool at the thought of jacket potatoes with really crisp, crunchy skins and fluffy, floury insides with something lovely melted into them? 

I'm not speaking of the insipid microwave versions of convenience fame, but the hallowed, reverenced beauty of the real thing. Life is too short, and therefore we need to savour every moment by spoiling ourselves with what is best and not some pale imitation that fails to satisfy. If you ever feel like treating yourself and want something supremely soothing and comforting that costs almost nothing (forget chocolate bars and the like), just bake yourself the biggest potato you can lay your hands on (see the method below), then cut it in half and, as you do, listen carefully to the inviting crackle and crunch of the skin as the knife goes in. 

Next, with a fork, fluff the floury insides, then add a generous amount of butter and watch it melt and disappear into the clouds of fluffiness. Add rock salt and crushed black pepper, then eat and savour it alone in all its humble, simple glory. 

The secret of perfect jacket potatoes like the one described above is not to hurry them – give them up to 2 hours to get the really crunchy skin, learn to use the time when you're out, so they can be ready when you come home, or go and do something else and forget about them till they're ready. 

Below I have included the master recipe, and this is followed by some ideas for fillings and toppings.

 Add to favourites Add to shopping list Email a friend Print  
  Serves 2Ingredients 
 2 large Desirée potatoes, 8-10 oz (225-275 g) each 
 a little olive oil 
 rock salt, crushed 
 a little butter 
 salt and freshly milled black pepper 
 Pre-heat the oven to gas mark 5, 375°F (190°C). 
Conversions 
Need help with conversions? 
Equipment 
There is no list of equipment specified for this recipe. 
This recipe is taken from Delia Smith’s Complete Cookery Course, Delia Smith’s Complete Illustrated Cookery Course and How to Cook Book One.

Method
First you need to wash the potatoes and dry them very thoroughly with a cloth, then leave them aside to dry as much as possible. If you're using ready-washed potatoes you need not do this, as the high heat will purify them. 

Next, prick the skins a few times with a fork, then put a few drops of olive oil over each one and rub it all over the skin. After that, rub in some crushed salt – this will draw out the moisture from the skin and, together with the oil, provide more crunchiness.

Now place the potatoes straight on to the centre shelf of the oven and let them bake for 1¾-2 hours, or until the skins are really crisp.

When you are ready to serve, slit each potato in half lengthways and top with the butter and seasoning. 

Serve immediately because, after you remove jacket potatoes from the oven, they lose their crispness very quickly, so don't let them hang around.

Angela Vettese presenta il programma 2012 della Fondazione Bevilacqua La Masa.


 Tra “queer” e territorio arriva anche Zoe Leonard

Angela Vettese

Presentato stamattina a Milano, da Angela Vettese, il programma espositivo della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia di quest'anno. La Presidente ha rivelato alcune anticipazioni e le future collaborazioni con le istituzioni che operano sul territorio veneziano, tra cui il teatro la Fenice, che con Stefano Arienti -che in estate avrà una personale nelle sale della Fondazione- realizzerà un balletto sperimentale che verrà performato a fine luglio.
Una realtà culturale che si lega strettamente al territorio, nata nel 1898 per rispondere con la promozione di artisti locali alla prima Biennale di Venezia, vetrina internazionale, che aveva visto la luce tre anni prima. Eppure anche la Bevilacqua La Masa negli anni ha guardato molto anche alle collaborazioni con l'estero e con gli spazi no-profit. E ora parliamo un po' di mostre: a Marzo va in scena "io, tu, lui, lei” esposizione costruita sul tema della sessualità di generequeer, un'indagine originata dal dialogo A Special Day, che si è tenuto in forma privata nel 2011, coinvolgendo sei giovani artisti che hanno intervistato, in collaborazione con l'osservatorio della cultura lgbt dell'Assessorato delle Politiche Giovanili del comune, otto donne e uomini gay veneziani nati negli anni 30 e 40 del XX secolo, quando l'omosessualità rappresentava ancora un vero problema per chi la viveva in prima persona. 
Poi vi sono le due foresterie aperte agli artisti chiamati a riflettere sul "luogo Venezia”, porto franco di una serie continua di migrazioni, non in ultima quella che coinvolge gli studenti che affollano i quattro atenei della città della laguna. Tra gli invitati a prendere parte alla residenza il fotografo Axel Hütte che racconterà un'altra Venezia attraverso i suoi scatti e l'artista taiwanese Effie Wu, classe 1973, ex assistente di Pipilotti Rist.
La Vettese inoltre ha dichiarato che «ci sono buone possibilità per l'apertura a collaborazioni con i Musei Civici Veneziani». D'altronde anche Gabriella Belli, nuova direttrice, si è occupata di una programmazione inerente al contemporaneo quando era alla guida del Mart e ha dato un segnale molto positivo nel dialogo con la Fondazione donando, recentemente, una borsa di studio da parte del circuito museale veneziano.
Data da definire invece per la mostra di Zoe Leonard, sulla quale la Vettese svela un piccolo altarino: «Un'opera dell'artista è stata comprata dal collezionista Pinault e pare che quest'ultimo non sia attualmente propenso a vederla esposta in un'altra istituzione che non sia la "sua” Punta della Dogana».

martedì 21 febbraio 2012

Arte della Memoria. Eneide. Alla ricerca della tradizione locale




Manzù, l’Arte e il Territorio

Arte della Memoria. Eneide. Alla ricerca della tradizione locale
Raccolta Manzù, venerdì 24 febbraio 2012

A cura di Giosuè Auletta e Michele Zuccarello



Continua, nell’ambito degli incontri di Arte della Memoria, il “viaggio”
tra passato e presente, leggenda e realtà, nell’ecomuseo del lazio latino e virgiliano. Stavolta, nello spirito inconfondibile di Arte della Memoria, che, “baipassando” i millenni, ci riporta incondizionatamente alle vicende dei Rutuli in un’ aurea  “età dell’innocenza” irrimediabilmente minata dall’arrivo dei Troiani dal mare, così come descritto da Virgilio nel decimo libro dell’Eneide, viene proposto il confronto  tra il “fantasma”letterario di Enea, creato dalla dea Giunone per depistare il rivale Turno, e  il gruppo musicale pop dei Ghost, odierni “fantasmi” di questo territorio di confine.




Ufficio Stampa Raccolta Manzù
Marco Poma
Marco.poma@beniculturali.it      tel.3476177408

domenica 19 febbraio 2012

Il Vaticano svela i suoi segreti.


 Quelli rivelabili, chiaramente. E intanto Giordano Bruno riprende a bruciare sugli smartphone
pubblicato domenica 19 febbraio 2012



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La notizia è una bomba: 100 documenti originali, custoditi da 400 anni nell’Archivio dei papi, per la prima volta nella storia varcheranno i confini di Città del Vaticano e saranno visibili ai Musei Capitolini di Roma, dal 1° marzo al settembre 2012, in occasione della mostra "Lux in arcana - L’Archivio Segreto Vaticano si rivela”. Conclavi, eresie, storie di imperatori, crociate, scomuniche, lettere cifrate, manoscritti, codici e processi sommari, come quello avvenuto a Giordano Bruno, arso vivo in Campo de' Fiori il 17 febbraio 1600, tutto in mostra. 

Insomma il Vaticano fa luce sui suoi misteri più eccezionali? Per Dio, non diciamo eresie! Cosa sono in fondo 100 documenti in confronto a centinaia e centinaia d'anni di storia? Ma tra filze e registri che coprono un arco temporale che va dall’VIII secolo d. C. fino al XX secolo, scelti fra i tesori divulgabili che l’Archivio Segreto Vaticano da secoli conserva e protegge, sicuramente qualche chicca da scoprire c'è. Ovviamente dopo il lato serio della faccenda arriva quello faceto: grazie alla partnership tecnologica della mostra con Accenture - azienda di Management Consulting, Technology e Outsourcing- una sofisticata app sviluppata appositamente per l'evento consentirà, per esempio, di inquadrare con il proprio tablet o smartphone la statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori e vedere nello schermo accendersi l'antico rogo nonché aprire i documenti collegati al processo del filosofo e approfondire la vicenda con ulteriori video sulla vita e le idee del frate domenicano. Insomma, oltre che riflettere c'è anche un po' da sorridere. E sperare che non sia tutto fumo.

sabato 18 febbraio 2012

Paolo Patrizi il vincitore dell'edizione 2012 del “Migration, Stories of a Journey”



Uno degli scatti di Paolo Patrizi

Paolo Patrizi è il vincitore dei mille euro messi in palio dal concorso fotografico "Migration, Stories of a Journey” organizzato dall'Accademia Apulia di Londra, organizzazione no-profit che sostiene il dialogo interculturale fra comunità internazionali.

Il concorso annuale, patrocinato da Amnesty International, Consiglio Britannico, dalla Rappresentanza della Commissione Europea (UK), del Consolato Generale Italiano a Londra e della Regione Puglia, dove è iniziata l’avventura dell’associazione, e’ stato istituito nel 2008 per sostenere l’importanza delle diversità culturali nel mondo contemporaneo in rapido cambiamento e per riflettere sull’importanza del patrimonio culturale locale.

Le immagini scattate da Patrizi sono state premiate per il loro carattere profondamente sociale, nell'atto di evidenziare le difficoltà incontrate dai migranti alla ricerca di una vita migliore in Paesi che "adottano” i nuovi arrivati solo in senso metaforico.

Il mondo squallido e pericoloso della prostituzione nigeriana viene illustrato nel progetto di Patrizi senza mediazioni, puntando lo sguardo a quell’industria che recluta ogni anno centinaia di ragazze adescate spesso con l'inganno. Attualmente un'immagine della serie è esposta alla National Portrait Gallery.

Gli altri artisti che si sono contesi il primo premio sono Erhan Uçar, che ha realizzato un documento sulle tribù nomadi dell'Anatolia minacciate dalla pressione governativa che vuole istituire comunità fisse, e Alexandra Polina la quale con My house inside-out, ha arredato una strada del suo quartiere, in Uzbekistan, con mobili ed effetti personali, facendo poi posare la sua famiglia come se fossero in casa propria: una dimostrazione di come il mondo interiore e quello esteriore dei migranti siano spesso in conflitto.

venerdì 17 febbraio 2012

Da 'N PARAVISO di Ferdinando Russo : 'O pallone


1)     

'O PALLONE






















Nce so' ghiuto int' 'o pallone
e pircio ve saccio a di'
tutto chello ca vedette,
e v' 'o ppozzo fa capi'.

Me mettete int' 'a canesta
miezo 'a folla ca guardava:
quaccheduno cumpateva,
quaccheduno cuffiava,

e nce fui chiù de n'amico
che dicette: — Ferdinà,
sagliatenne allegramente,
jammo! E nun t'appaurà!

Io tenevo 'a faccia janca,
v' 'o ccunfesso, sissignore;
ma pero' ve l'aggia dicere
ca nun era pe' ttimore!

Me credevo 'avè paura;
ma, guardanno 'o capitane,
alluccai: — Saglimmoncenne!
Stammo 'a mo fino a dimane!

Belli ccose! Nun v' 'e ddico,
pecché nun se ponno di' !
Pe' n'avè n'infanzia bona
jate, si nce vulit' 'i' !

Basta, jette. A mille metre
dint' 'e recchie me fiscava;
ma che fa ? Chillo spettaculo
a pparola mia, ncantava!

Cielo e nuvole. E da sotto
'a città che scumpareva,
e na tana de furmicole
ogne cosa me parave.

Ditto nfatto, 'o ppoco 'e luce
se cagnai, po' scumparette. ..
Era notte, e, abbascio, 'e strate
me parevano merlette








                        puntiate 'e ponte 'e fuoco...
Tutto Napule, allummato,
deva idea de nu tappeto
d'oro e argiento arricamato.

Ncapo a nui redeva 'a luna,
quacche stella zenniava;
mmiezo a ll' aria doce e fina
'o pallone sciasciava. ..

— Addo jammo? Addo scennimmo?
Capità? — Ma 'o capitane
da sta recchia nun senteva!
Cu nu litro 'e rumma mmane

s' 'o veveva a surzo d'acqua;
po' pigliai nu sacco 'arena,
l'abbuccaie, 'o sbacantaie,
e, cu 'a vocca ancora chiena

de na coscia 'e pullo friddo,
s'avutai vicino a me
e dicette: — Andiamo in cielo!
Visitiamo il Re dei Re!

Nun fui cosa meza detta,
ca, che ssa', chiudenno ll'uocchie,
(nun redite, e nun dicite:
Ferdinà, tu che mpapuocchie!)

'o ccert' è ca me truvai
mmiezo 'e nnuvole fermato...
'O pallone, 'o capitane,
ogne cose era sfumato.

— Addô sto? Mannaggia 'o ciuccio!
Addô vaco? Addô m'avoto?..
Cammenammo?.. E si sprufonno?
Si me vene quacche mmoto?

Faccio un'anema e curaggio
e m'avvio chiano chianillo...
Nnanz'a me passai, vulanno
comm' 'a quaglia, n'angiulillo...

— Va, nce simmo! io murmurai;
già se vede quacche cosa. ..
Voto Il 'uocchie e veco ' o cielo
puntiato 'e fronne 'e rosa.

Voto 'e spalle, e tutt'attuorno
veco nuvole rusate;
po' na specie 'e murmurio
sento, e doppo, allummenate

veco 'e mmure 'e Paraviso
cchiù de Il'oro e cchiù d' 'o ffuoco...
Me faccio anema e curaggio
e m'accosto a poco a poco...

Pe' ttramente sbariavo
nfaccia 'o mezzo pe' ttrasi',
sento a uno che me chiamma:
— Che ffai lloco? Tu chi si?

Uh, sant' Anna, e che splennore!
Era proprio 'o Pat'Eterno
che dicette: — Torna 'nterra,
ca si no. ..vai all'Inferno!

Nun fa' troppo 'o capuzziello,
pecché 'o ssa'! Povero a tte!
— Io nun faccio — rispunnette —
niente 'e male, Pat'Etè !

— E chi si'?.. — So' Tale 'e Tale...
— E che fai? — So' nu scrittore...
-"Ferdinando arreto 'a Posta?"
Te cunosco, sissignore!

Si' nu bello mbriacone,
si nun sbaglio, Ferdinà!
Tu fai dint' 'a capa 'e morta
e po' curre a ppredecà!

— Pat'Etè, state in errore!
Io nun songo già stu tale!
Songo Ferdinando Russo,
'o pueta dialettale...

— Uh mannaggia 'o dialetto!
Pure ccà me vuô zucà ?
Comme fosse a Piedigrotta ?
Che nce si' venuto a fa'?

Vuô parlà d' 'o Paraviso?..
Va dicenno: che vuô di'?
Io te saccio buono piro! ...
'O rispette, piccerì. ...

— Ma guardate... ma sentite...
— russo russo io rispunnette —
Si nne parlo, se capisce
ca nne parlo cu rispette. ..

'O Signore me guardava!
Po' dicette: — Si' ttenace!
E cu st'anema 'e faccetta,
picceri', tu... me piace.

Mpertinente cumm'a chisto
mai nisciuno è capitato ! ...
Io so' sempre 'o stesso viecchio,
ma llà 'o munno s'è cagnato!

E redeva sott' 'a barba
chiano chiano, 'o vicchiariello;
po' appujannose 'o bastone:
— Jamme, miettete 'o cappiello!

— me dicette — si' vvenuto?
quacche cosa 'o bbuo vedè?
E va bè, sarai servito!
Viene sempre appriesso a me!



Da 'Nparaviso  di   Ferdinando Russo  (1)


Questa poesia è stata pubblicata anche in "Gente di Stabia" il giorno 09/02/2012

giovedì 16 febbraio 2012

Che cos'è il contemporaneo? Riciclare


L'intervista/Claire Fontaine
Il collettivo Claire Fontaine inaugura il nuovo corso del Museion di Bolzano. La mostra Macchinazioni propone video, sculture e altre opere che, attraverso prelievi
e rielaborazioni “ready-made”, raccontano guasti italiani e del mondo globale. Senza inventare niente di nuovo, ma per glorificare l'istante qualunque. Oltre un'inutile soggettività e per "un'arte diventata un luogo per rifugiati politici" [di Paola Tognon]-
pubblicato mercoledì 15 febbraio 2012
Claire Fontaine, Italy (Burnt/Unburnt), 2012. Museion, 2012. Courtesy: Claire Fontaine and T293, Naples/Rome. Foto: Othmar Seehauser
Sono molte le novità della nuova stagione espositiva del Museion di Bolzano diretto da Letizia Ragaglia: la chiamata annuale di un guest curator per una mostra tematica, un nuovo comitato scientifico, la project room nel Passage (inaugurata con la mostra di Sonia Leimer Along those lines a cura di Frida Carazzato) e la residenza per gli artisti in un piccolo edificio accanto al mastodonte vitreo di Museion. Ai Claire Fontaine con la mostra  M - A - C - C - H - I - N - A - Z - I - O - N - I  il compito di aprire il nuovo corso 2012. Una scelta che proprio qui (grazie anche al trilinguismo della città) attiva un gioco acrobatico di recezione immediata, fatto di contrasti e paradossi sul filo della logica e del sapere. Come nel caso del video Situations che parafrasa a sua volta un video di istruzioni alla lotta di strada o in Italy (Burnt/Unburnt), 2012, sagoma della penisola composta da migliaia di teste di fiammiferi: materiale "incendiario” che sottolinea la precarietà del Paese. Oppure The Invisible Hand del 2011: piccola scultura formata da un pendolo di Newton in cui delle sfere di metallo si muovono all’interno di un mini campo da tennis. Un gioco antistress, personalizzato per la società Lehman Brothers, acquistabile in internet come gadget per un "grande amministratore delegato” e modificato da Claire Fontaine per essere perpetuamente in moto. Evidente il rimando alla mancanza di scopo dei cicli economici. "L’arte è diventata un luogo per rifugiati politici. Offre delle possibilità di sopravvivenza”. Approfitto di questa dichiarazione del collettivo (un ready-made come altri?) che introduce il comunicato della mostra per rivolgere loro alcune domande.
Claire Fontaine, Foreigners Everywhere (Italian), 2005. Museion, 2012. Courtesy: Claire Fontaine and T293, Naples/Rome. Foto: Othmar Seehauser
Claire Fontaine nasce come collettivo di artisti nel 2004 a Parigi assumendo il nome di una marca francese di quaderni. Ma chi è veramente Claire Fontaine e quale è la storia dei suoi componenti? 
«Claire Fontaine nasce come uno spazio condiviso cui si è deciso di dare il nome di una persona di nazionalità francese e di sesso femminile. Essere donna ed essere autoctona nel mondo dell’arte possono essere degli handicap e ci sembrava interessante partire da questa situazione. La decisione è stata proprio creare ed alimentare uno spazio di desoggettivazione, in cui le opere che prendevano forma non sarebbero state il risultato di una o più soggettività addizionate, perché altrimenti a quel punto avremmo potuto firmare con i nostri nomi, ma sarebbero state qualcosa che nessuno dei componenti di Claire Fontaine avrebbe creato se questo spazio non fosse esistito. È per questo che le nostre biografie individuali non sono importanti, l’arte contemporanea adora i pettegolezzi, i bei giovani, le storie trasgressive, da noi non c’è nulla di tutto questo, solo un lavoro paziente per disfare il legame pernicioso tra opera e biografia al tempo della società dello spettacolo estremo».
Claire Fontaine, The Assistants, 2011 (video still) Museion 2012. Courtesy: Claire Fontaine, Metro Pictures, New York and Galerie Chantal Crousel, Paris. Foto: Othmar Seehauser
Claire Fontaine si presenta come "un artista ready-made" con un chiaro riferimento alla storia dell'arte del XX secolo. Il collettivo dichiara di basare parte del suo lavoro anche sul principio di somiglianza e ripresa nei confronti delle opere di altri artisti. Quale è l'obiettivo di questa ri-messa in circolazione?
«Insistere sul fatto che le nostre condizioni di sviluppo materiale e soggettivo sono quasi completamente standardizzate e la feticizzazione della originalità individuale è il velo pietoso che vorrebbe nascondere questo stato di cose. L’idea dell’artista ready-made è strettamente legata all’idea della singolarità qualunque che si trova in Agamben, che a sua volta noi leghiamo all’idea deleuziana del documentario come la glorificazione dell’istante qualunque, il prelievo di un momento non prezioso da una vita non preziosa che eppure diventa appassionante. Oggi ciò che è davvero contemporaneo è il riciclaggio, la rielaborazione di elementi pre-esistenti. La cultura ha sempre funzionato così, l’idea dell’istruzione stessa si basa su un principio di assimilazione di contenuti vecchi per poi ottenere idee nuove. Oggi questo processo è più massificato e in un certo senso più democratico che in passato. L’arte rimane forse l’ultima roccaforte dell’idea del genio creatore e dell’assurda mitologia che la accompagna».

Macchinazioni è il titolo di questa mostra a Museion. Macchine o giochi di potere? Recessione o rivoluzione?
«La mostra è basata sulla macchina come metafora politica. Esiste anche la possibilità di leggere l’intera mostra come una macchinazione, allora in quel caso le opere vanno lette alla luce del video The Assistants, che è la chiave di volta della nostra presentazione, perché la questione della traduzione e il ruolo dello straniero sono il suo centro sommerso. Recessione e rivoluzione possono andare insieme, perché no»?
Claire Fontaine, Maquette for ARBEIT MACHT KAPITAL (K.Font), 2004/8 Neon, transformers, cabling and framework, dimensions c. 250 x 17 x 5cm. Exhibition copy. Courtesy the artist
Quella a Museion è la vostra prima mostra in un'istituzione italiana. Come mai, considerando anche che un componente di Claire Fontaine è italiano? Qualche anno fa avete già realizzato proprio a Bolzano uno dei vostri primi lavori in ambito pubblico. Che esperienza è stata?
«Le ragioni per cui si è invitati da delle istituzioni o non lo si è, sono misteriose. Il fatto che parte di Claire Fontaine sia italiana non vuol dire molto, un'altra parte è britannica ed esponiamo poco a Londra e in Gran Bretagna. A Bolzano in effetti Claire Fontaine è stata invitata molto presto, nel 2006, ad una mostra collettiva nel vecchio Museion curata da Letizia Ragaglia intitolata Group Therapy. Parallelamente siamo stati invitati nel cubo di Garutti che è uno spazio fuori dalle mura del museo dove abbiamo proposto un progetto molto minimale. Il cubo è nel mezzo di una piazza verde e di un parco giochi, è un "oggetto” molto presente nella vita degli abitanti del quartiere. Noi volevamo rimanere discreti senza imporre forme troppo invadenti, proponendo pochi elementi che potessero provocare una riflessione. Abbiamo esposto due pannelli di cartone su cui erano state bruciate le frasi "Siamo tutti singolarità qualunque” e "I love communism”. Con questo progetto volevamo dare un segnale di speranza agli abitanti di un’area in cui sui muri fioriscono scritte fasciste inneggianti al peggior razzismo e alla miseria umana più profonda. All’esterno del cubo c’era poi un testo breve scritto da noi intitolato "Siamo tutti singolarità qualunque” sul comunismo come esperienza esistenziale di liberazione da non confondere con i regimi totalitari che si sono dati questo nome usurpandolo. Gruppi di persone di estrema destra non hanno apprezzato il progetto, vandalizzando l’esterno dello spazio espositivo e distruggendo i testi che avevamo lasciato in distribuzione libera davanti al cubo. Hanno cercato di far censurare il progetto senza riuscirci, poi sono andati – forse per la prima volta – a Museion, dove hanno trovato che un’opera di Goldiechiari poteva essere presa di mira e sono riusciti a farla togliere dalla mostra».

Un sogno nel cassetto?
«Che le cose cambino per davvero».


Bolzano, Parigi, Bergamo, febbraio 2012 Claire Fontaine Paola Tognon



fino al 13 maggio 2012

Claire Fontaine
M -A - C - C - H - I - N - A - Z - I - O - N - I
a cura di Letizia Ragaglia

Bolzano, Museion

mercoledì 15 febbraio 2012

In cerca di amicizia,come mai ?








Chi sa quanti hanno ricevuto la stessa foto con la stessa letterina con un messaggio apparentemente sgrammaticato. 

Il "voglio solo conoscerti" non mi sorprende in un momento in cui tutti sono alla ricerca di un destino diverso, ma buttare l'esca in un mare cosi grande non promette di sicuro una pesca certa e rassicurante.

Il mostro è dietro la porta e anche un volto come quello di "Katja"  potrebbe non essere quello di un angelo, il presupposto di un incontro che può durare tutta la vita e dare i frutti auspicati.

La continuo a guardare per cercare nel suo volto per capire... ma non ci riesco...


Cordiali saluti. anche a te, Katya!


LA RISPOSTA

Grazie per la vostra tempestiva risposta. Al momento sono al lavoro, e un bel rimprovero per aver rischiato flirtare in orario d'ufficio.

Il fatto è che non ho proprio computer o portatile, e devo scrivere un lavoro.
A proposito, ho lavorato come guida in un museo di Salekhard, la Russia è a nord. Sono nato e ha trascorso la sua vita in questa città fredda.

Devo dire che, ultimamente ho avuto il desiderio di spostare da qualche parte più calda))
In realtà, spero che potremo sviluppare un buon rapporto. Se si è socievole, intelligente e gentile, che la nostra comunione può richiedere molto tempo (se si vuole, ovviamente)!
Ora sono libero da relazioni serie e sono in cerca del secondo tempo. Il mio rapporto ultimi finita sei anni fa.
Tutto è finito tristemente, e non voglio pensarci, quindi per favore non chiedetemi su di esso. Spero che tu capisci?

Recentemente ho finito i miei studi all'università, ho studiato in contumacia a uno psicologo. Ora non riesco a trovare lavoro nel loro campo e hanno lavorato come segretaria.

Tra l'altro voglio solo dire che ho un problema con la conoscenza della vostra lingua, io uso un traduttore per scrivere e leggere le vostre lettere.
All'università ho studiato inglese, ma sono in nessun posto vicino perfetto. Forse il traduttore non funziona perfettamente, quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori.
Non so che cosa vuoi sapere su di me. Io vivo sola nel suo appartamento. Siamo una famiglia di tre persone, io ei miei genitori.
Papa 55 anni, è andato in pensione, mia madre 65 anni, lei è anche un pensionato.

Mi chiedo che cosa sai di Russia? Sono stato come quasi non sanno nulla di vostro paese, spero che avrò la possibilità di saperne di più.
E 'brutto che Internet ci permette solo di comunicare, ma chissà, forse vogliamo incontrare al più presto.
Qualsiasi distanza può essere ridotta, se lo si desidera. Purtroppo non posso usare msn o qualcosa del genere sul posto di lavoro.
Ma penso che non sia un disastro per noi.

Vi auguro buona giornata e sorridere di più. Katya!







Alcune immagini della città dove abita











Vi si tiene la rassegna internazionale di scultura su ghiaccio e neve “Polar Rhapsody”, organizzata dall’associazione russa di artisti indipendenti “Edinenie” e dall’aministrazione Yamalo - Nenetsky Autonomous Okrug, che si tiene a Salekhard, unica città al mondo situata sul Circolo Polare Artico.


Salechard (in russo, Салехард) è il capoluogo del Circondario autonomo Jamalo-Nenec situato in Russia.
La città è sita esattamente sul circolo polare artico, nell'estremo nord della Russia ed è stata costruita sulla riva destra del fiume Ob, alla confluenza del Poluj. È sede di un'università e dispone di un aeroporto.
Il fuso orario è UTC+5.

Storia

Nel 1595, dei coloni russi, seguendo l'avanzata di Ermak Timofeevič fondarono una colonia chiamata Obdorsk (Обдорск) (in virtù della sua collocazione presso il fiume Ob') al posto di un accampamento ostiaco chiamato Polnovat-Vož.
La regione attorno ad Obdorsk fu chiamata col nome di kraj di Obdorsk o Obdorija con l'intervento degli zar. Il 10 dicembre 1930, Obdorsk divenne il centro amministrativo del nuovo distretto nazionale Iamal.
Obdorsk venne ribattezzata Salechard nel 1933 e ottenne lo status ufficiale di città nel 1938. Nel 1959 contava 16.600 abitanti, 36.827 nel 2002 e 38.343 nel 2005.

Economia

Il Circondario Autonomo Jamalo-Nenec è il più importante produttore di gas naturale in Russia; a Salechard ha sede la Novatek, che è la seconda più grande impresa nazionale produttrice di questo combustibile.
L'economia dell'insediamento conta anche sull'industria della pesca tramite il porto di Novyj Port, sulla baia dell'Ob', 270 km a nord di Salechard.

Personalità legate alla città

Treno

Salechard è collegata a Vorkuta attraverso la linea ferroviaria uralo-polare. Nel 1949 Stalin aveva iniziato un progetto di collegamento (sempre ferroviario) della città con Igarka ma alla sua morte, nel 1953, il progetto (che costò la vita a migliaia di prigionieri dei Gulag) venne abbandonato.

Aereo

L'Aeroporto di Salechard è la base della compagnia aerea russa statale Jamal Airlines che effettua i voli di linea con una flotta composta dagli aerei e dagli elicotteri nelle numerosi destinazioni regionali e nazionali.


Auguri e tanta Fortuna.
konskat@moremailworld.com