mercoledì 17 marzo 2021

 

Israele: scoperto un manoscritto biblico di duemila anni fa

Frammenti di rotoli biblici sono stati riportati alla luce nel deserto della Giudea, in una profonda cavità denominata “la grotta dell'orrore”

L’hanno definita una delle più importanti scoperte archeologiche, la prima di questa portata degli ultimi 60 anni, dopo il rinvenimento dei rotoli del Mar Morto tra il 1947 e il 1956.

Decine di frammenti in pergamena di rotoli biblici risalenti a duemila anni fa sono stati riportati alla luce in una grotta nel deserto della Giudea, a sud di Gerusalemme, denominata “la grotta dell’orrore” per i 40 scheletri umani trovati qui durante gli scavi negli anni ’60. Si tratta di una cavità profonda 80 metri, nella quale gli archeologi sono entrati calandosi con delle funi, avvalendosi dei droni per esplorarne i cunicoli.

Scritti principalmente in greco – anche se la parola “Dio” è in paleo ebraico – i frammenti contengono porzioni di libro di 12 profeti minori, inclusi Zaccaria e Naum. Gli studiosi hanno potuto ricostruire un passaggio di Zaccaria 8:16-17: “Ecco ciò che dovrete fare: dite la verità l’un l’altro; veraci e portatori di pace siano i giudizi che pronuncerete nei vostri tribunali. Nessuno trami nel cuore il male contro il proprio fratello; non amate lo spergiuro, perché io detesto tutto questo – dichiara il Signore”.

Secondo gli esperti, i manoscritti sarebbero stati nascosti nella grotta durante la terza rivolta ebraica contro l’esercito romano di Adriano, avvenuta tra il 132 e il 135 d.C. La sensazionale scoperta è il risultato di un’operazione in corso da diversi anni, condotta dall’Autorità israeliana per le Antichità, in collaborazione con il personale del Dipartimento di Archeologia dell’Amministrazione Civile in Giudea e Samaria, allo scopo di sorvegliare tutte le grotte della zona per salvare manufatti e reperti dai saccheggiatori.

L’equipe israeliana ha portato alla luce altri importanti reperti, tra cui antichissime monete con i simboli dell’arpa e della palma da datteri, che testimoniano il periodo della rivolta di Bar Kokhba, uno scheletro mummificato di una bambina risalente a 6000 anni fa e un grande cesto di canne intrecciate vecchio di 10 mila anni, completamente integro, che secondo gli archeologi potrebbe essere il più antico manufatto di questo genere a oggi pervenuto.

Sono state proprio l’aridità e le temperature molto alte del deserto a rendere possibile la straordinaria conservazione dei reperti, datati attraverso la tecnica del radiocarbonio dalla professoressa Elisabetta Boaretto, dell’Unità di Archeologia Scientifica dell’Istituto Weizmann per le Scienze, uno dei centri di ricerca più importanti del mondo e una delle più prestigiose università israeliane con sede a Rehovot.

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