Spaghetti, mafia-man, carcamano: perché all’estero i negri siamo noi
I migranti? Non chiamiamoliclandestini, un termine “che porta sempre con sé qualcosa di negativo, un carico di pregiudizio. Clandestino è una persona che si deve nascondere, che è pericolosa: usare questo termine significa bollare le persone che arrivano in Italia prima di sapere chi sono…. Usare la parola clandestinosignifica contribuire ad alimentare la paura, l’ansia e avvelenare il pozzo poco a poco”.
Questo intervento risale a qualche tempo fa: le parole sono di Laura Boldrini, all’epoca portavoce dell’alto commissariato Onu per i rifugiati, e sono valide ancora oggi.
E dire che proprio noi italiani dovremmo saperlo per aver vissuto gli stessi pregiudizi sulla nostra pelle. O meglio: l’hanno vissuta i milioni di migranti che negli ultimi 150 anni hanno lasciato l’Italia in cerca di fortuna. E un po’ capita anche a noi, quando andiamo all’estero e siamo subito etichettati come “spaghetti”, o mafiosi…
Purtroppo, però, il nostro Paese ha la memoria corta. Così ho pensato di rinfrescarla con una ricerca su tutti gli spregiativi, i nomignoli gergali, con cui gli italiani erano e sono tuttora designati all’estero.
Do subito una notizia: gli spregiativi usati nel mondo verso noi italiani sono 52, diffusi in 17 nazioni del mondo.
Pochi? Tanti? Non è neppure detto che l’elenco sia completo: anzi, se ne conoscete altri, segnalateli nei commenti a questo post.
Questo intervento risale a qualche tempo fa: le parole sono di Laura Boldrini, all’epoca portavoce dell’alto commissariato Onu per i rifugiati, e sono valide ancora oggi.
E dire che proprio noi italiani dovremmo saperlo per aver vissuto gli stessi pregiudizi sulla nostra pelle. O meglio: l’hanno vissuta i milioni di migranti che negli ultimi 150 anni hanno lasciato l’Italia in cerca di fortuna. E un po’ capita anche a noi, quando andiamo all’estero e siamo subito etichettati come “spaghetti”, o mafiosi…
Purtroppo, però, il nostro Paese ha la memoria corta. Così ho pensato di rinfrescarla con una ricerca su tutti gli spregiativi, i nomignoli gergali, con cui gli italiani erano e sono tuttora designati all’estero.
Do subito una notizia: gli spregiativi usati nel mondo verso noi italiani sono 52, diffusi in 17 nazioni del mondo.
Pochi? Tanti? Non è neppure detto che l’elenco sia completo: anzi, se ne conoscete altri, segnalateli nei commenti a questo post.
Il numero è comunque considerevole: merito delle ricerche di Wikipedia (italianae inglese) e di Gian Antonio Stella. E sarebbe interessante, per avere un peso del pregiudizio anti-italiano, confrontarlo al numero di epiteti rivolti ai popoli di altre nazioni.
Ma questo è un dato che non sono riuscito a trovare.
E anche se non siamo i più bersagliati del mondo, probabilmente noi italiani siamo probabilmente nella “top 5”, insieme agli africani, ai Rom, agli ebrei e ai cinesi. Tutti popoli con grande emigrazione, guardacaso. Basti pensare che oggi gli oriundi italiani nel mondo sono oltre 74 milioni: più dell’attuale popolazione italiana. Ed è un numero in crescita, visto che la crisi spinge sempre più connazionali a migrare all’estero.
Ma quali sono questi termini?
Per studiarli meglio, li ho classificati per tipologia: li ho radunati per significato, a seconda del bersaglio del disprezzo, dalle abitudini alimentari al modo di parlare. Eccoli:
Ma questo è un dato che non sono riuscito a trovare.
E anche se non siamo i più bersagliati del mondo, probabilmente noi italiani siamo probabilmente nella “top 5”, insieme agli africani, ai Rom, agli ebrei e ai cinesi. Tutti popoli con grande emigrazione, guardacaso. Basti pensare che oggi gli oriundi italiani nel mondo sono oltre 74 milioni: più dell’attuale popolazione italiana. Ed è un numero in crescita, visto che la crisi spinge sempre più connazionali a migrare all’estero.
Ma quali sono questi termini?
Per studiarli meglio, li ho classificati per tipologia: li ho radunati per significato, a seconda del bersaglio del disprezzo, dalle abitudini alimentari al modo di parlare. Eccoli:
Alimentazione (16)
Termine | Significato | Diffusione |
Maccaronì | mangia pasta | Belgio |
Pastar | idem | Croazia |
Polentone | mangia polenta | Germania |
Spaghettifresser | mangia pasta | Germania/Svizzera |
Garlics | mangia-aglio | Gran Bretagna |
Makaronu kabinti | Appendi-maccheroni (= bugiardo) | Lituania |
Makaroniarz | Mangia-pasta | Polonia |
Salamettischellede | affetta salame | Svizzera |
Bolanderschlugger | inghiotti-polenta | Svizzera tedesca |
Maiser | uomo del mais, polentone | Svizzera tedesca |
Maisdiiger | Tigre di granoturco | Svizzera tedesca |
Spaghetti | Mangia-pasta | Tutto il mondo |
Pizza | mangia pizza | Tutto il mondo |
Maccheroni, macaroni, macarrone | mangia pasta | Tutto il mondo |
Mozzarellanigger | negri mangia mozzarella (o bianchi come la mozzarella) | Usa |
Chianti | ubriacone | Usa |
Nomi propri (6)
Termine | Significato | Diffusione |
Bacicha | Nome di un personaggio da barzelletta: divertente, ingenuo, furbetto | Argentina |
Tano | Gaetano; napoletano | Argentina, Uruguay |
Gino/Gina | Dal nome proprio | Canada |
Alfonso | Dal nome proprio; significa anche “bugiardo” | Lituania |
Guido/Guidette | Dal nome proprio | Usa |
Tony | Dal nome proprio | Usa |
Modo di parlare (11)
Termine | Significato | Diffusione |
papolitano | Storpiatura spregiativa di “napolitano”, napotelano | Argentina |
Sentas | Dall’abitudine di rivolgersi al prossimo con l’espressione “senta”, percepita come uno sgradito imperativo | Austria |
Digic | Storpiatura spregiativa dal verbo “dire” | Croazia |
Zabar | Da zaba, rana: la pronuncia degli italiani del settentrione è accostata ai suoni emessi dalle rane | Croazia |
Rital | Franco-italien (presa in giro sulla difficoltà a pronunciare la “r” francese) | Francia |
Tschinggali/ cincali/tschingge | trascrizione del suono cinq!, Usato nel gioco della morra diffusissima tra gli Italiani; può essere anche una storpiatura di “zingari” (= giramondo, disonesti, sporchi) | Svizzera |
Minghiaweisch | Da “minchia, weisch (=capisci)?” | Svizzera tedesca |
Digó | Storpiatura spregiativa dal verbo “dire” | Ungheria |
Goombah | Da “cumpà”: compare, amico | Usa |
Paisà | Paesano | Usa |
Wop | dal napoletano guappo, bullo, prepotente, camorrista; acronimo di “without papers/passport”, persone senza documenti | Usa |
Comportamenti (5)
Termine | Significato | Diffusione |
carcamano | Venditore che calca la mano sul peso della bilancia: disonesto, truffatore | Brasile |
crispy | Da grispi, ladro | Francia |
mafia-mann, mafiosi, mafioso | mafioso, criminale | Germania – Tutto il mondo |
messerhelden | eroi del coltello, guappi | Svizzera |
D a g o | da “dagger”, coltello: criminale, attaccabrighe | Usa |
Caratteristiche sociali-professionali (4)
Termine | Significato | Diffusione |
katzelmacher | Fabbricacucchiai: stagnaro, artigiano di poco conto (ma anche fabbricagattini» forse perché gli emigrati figliavano come gatti) | Austria e Germania |
Gringo | Contadino discendente di italiani | Brasile |
colono burro | contadino asino: povero, ignorante, rozzo | Brasile |
Zydrooneschittler | scrolla-limoni | Germania |
Caratteristiche fisiche (1)
Termine | Significato | Diffusione |
greaseball | palla di grasso o testa unta (per lo sporco) | Usa |
Origini etniche (4)
Termine | Significato | Diffusione |
ithaker | giramondo senza patria, vagabondi come Ulisse (gioco di parole tra Italia e Itaca) | Germania |
Italiashka | Italianaccio (spregiativo) | Russia |
guinea | Africani: dalla falsa credenza che gli italiani siano in parte africani a caUsa della carnagione scura presente in alcuni di essi. È diminutivo di Guinea Negro | Usa (soprattutto Louisiana, Alabama, Georgia) |
Shitalian | Contrazione di s h i t + italian, ovvero “italiano di merda” | Usa, Gran Bretagna |
Spregiativi animali (5)
Termine | Significato | Diffusione |
Wog | parassita | Australia |
Ding | dingo, cane selvatico | Australia |
Babis | Rospi | Francia |
orso | “orsanti”, i mendicanti-circensi che giravano l’Europa partendo soprattutto dall’Appennino parmense con cammelli, scimmie e orsi ammaestrati | Francia |
bat | Pipistrello (mezzo bianco e mezzo negro) | Usa |
Queste tabelle ispirano varie considerazioni. Innanzitutto: c’è una nazione più razzista di altre nei nostri confronti, almeno dal punto di vista verbale?
La risposta è sì: il 25% dei soprannomi sono prodotti negli Usa, seguiti da Svizzera (12%), Germania (9%), Francia (8%), Brasile (6%).
Il dato è sorprendente: se il disprezzo è sintomo di paura (come spiegherò più avanti), in realtà le nazioni più legittimate ad aver paura di noi dovrebbero essere non tanto quelle col maggior numero assoluto di immigrati italiani (Brasile, Argentina, Usa, Francia), quanto quelle in cui gli immigrati italiani sono una “minaccia”, ovvero una percentuale elevata rispetto alla popolazione totale: Argentina, Uruguay, Brasile (vedi tabelle comparative qui sotto).
La risposta è sì: il 25% dei soprannomi sono prodotti negli Usa, seguiti da Svizzera (12%), Germania (9%), Francia (8%), Brasile (6%).
Il dato è sorprendente: se il disprezzo è sintomo di paura (come spiegherò più avanti), in realtà le nazioni più legittimate ad aver paura di noi dovrebbero essere non tanto quelle col maggior numero assoluto di immigrati italiani (Brasile, Argentina, Usa, Francia), quanto quelle in cui gli immigrati italiani sono una “minaccia”, ovvero una percentuale elevata rispetto alla popolazione totale: Argentina, Uruguay, Brasile (vedi tabelle comparative qui sotto).
Invece, così non è. Ma, come in tutti i fenomeni complessi, le cause dell’elevato numero di epiteti ingiuriosi possono essere molte, compresa la ricchezza e la vivacità linguistica. Del resto, gli Usa sono una terra di grande immigrazione, come la Germania e la Francia. Sarebbe interessante confrontare i soprannomi degli italiani con quelli di altri popoli, se mai qualcuno si è preso la briga di fare un censimento del genere.
In ogni caso, lo scenario dei nomignoli con cui siamo qualificati si presta ad altre considerazioni. Innanzitutto, salta all’occhio che all’estero siamo identificati (o meglio, additati) soprattutto per la nostra dieta (30%), seguita dal modo di parlare(pronuncia e nomi personali danno un 32%) e dal comportamento (10%), visto come violento, disonesto e criminale.
Vedi il grafico da me elaborato qui sotto:
In ogni caso, lo scenario dei nomignoli con cui siamo qualificati si presta ad altre considerazioni. Innanzitutto, salta all’occhio che all’estero siamo identificati (o meglio, additati) soprattutto per la nostra dieta (30%), seguita dal modo di parlare(pronuncia e nomi personali danno un 32%) e dal comportamento (10%), visto come violento, disonesto e criminale.
Vedi il grafico da me elaborato qui sotto:
Perché avviene questo? Probabilmente perché la dieta, i cibi che mangiamo sono un elemento che ci caratterizza molto e ci distingue dagli altri. Del resto, molti termini razzisti si basano proprio sugli alimenti: i tedeschi sono qualificati come “mangia patate”, i cinesi come “mangia riso”, e così via.
Quanto al modo di parlare, ogni cultura giudica le altre come ridicole e inferiori solo perché diverse: già più di duemila anni fa i Greci e i Romani chiamavano “barbari” gli stranieri, proprio perché consideravano la loro lingua simile a un balbettio senza senso (bar bar). La stessa considerazione che facciamo quando chiamiamo uno straniero “mau mau” o “vu’ cumprà”…
Quanto al modo di parlare, ogni cultura giudica le altre come ridicole e inferiori solo perché diverse: già più di duemila anni fa i Greci e i Romani chiamavano “barbari” gli stranieri, proprio perché consideravano la loro lingua simile a un balbettio senza senso (bar bar). La stessa considerazione che facciamo quando chiamiamo uno straniero “mau mau” o “vu’ cumprà”…
Ma al di là dei modi con cui gli italiani sono etichettati, c’è un comune meccanismo di fondo, semplice e perverso, con cui tutti questi spregiativi etnici agiscono: qualificano tutti gli italiani come rozzi, incivili, anormali. In una parola, intrinsecamente e geneticamente inferiori, senza possibilità di riscatto. E quindi, inesorabilmente destinati all’emarginazione e al disprezzo.
Il motivo? Sempre lo stesso: il popolo “diverso“, l’invasore, fa doppiamente paura. Perché può sottrarre ricchezze, lavoro, partner sessuali a chi vive da tempo in un determinato luogo. E perché con la sua cultura differente rischia di mettere in crisi abitudini, modi di pensare, valori che si pensano immutabili e assoluti, quando invece in realtà non lo sono.
Il motivo? Sempre lo stesso: il popolo “diverso“, l’invasore, fa doppiamente paura. Perché può sottrarre ricchezze, lavoro, partner sessuali a chi vive da tempo in un determinato luogo. E perché con la sua cultura differente rischia di mettere in crisi abitudini, modi di pensare, valori che si pensano immutabili e assoluti, quando invece in realtà non lo sono.
E’ il processo della stigmatizzazione che ha messo acutamente in luce il sociologo Ervin Goffman, e avviene in 4 fasi:
1) identificare le differenze (biologiche, psicologiche, sociali o di altro tipo) che possono essere utilizzate per discriminare gli individui;
2) attribuire giudizi negativi a queste categorie artificiali;
3) distinguere tra stigmatizzati (= criticati) e non-stigmatizzati (i “normali”, i “buoni”).
4) emarginare l’individuo stigmatizzato perché “brutto, sporco e cattivo”.
1) identificare le differenze (biologiche, psicologiche, sociali o di altro tipo) che possono essere utilizzate per discriminare gli individui;
2) attribuire giudizi negativi a queste categorie artificiali;
3) distinguere tra stigmatizzati (= criticati) e non-stigmatizzati (i “normali”, i “buoni”).
4) emarginare l’individuo stigmatizzato perché “brutto, sporco e cattivo”.
Ecco perché ci sentiamo così male quando siamo qualificati come spaghetti o carcamano: perché non sono solo parole, ma azioni. Siamo visti e giudicati solo attraverso un dettaglio misero e abbagliante, che offusca la ricchezza e i valori della nostra identità e ci condanna al disprezzo e a una vita ai margini. Ecco perché dobbiamo stare attenti alle parole.
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