Le 17 accise che fanno
volare il prezzo della benzina
Dalle guerre del secolo scorso all'acquisto di autobus ecologici passando per il terremoto dell'Aquila
11 giugno 2018 - Continua la tendenza all’aumento per i prezzi dei carburanti in Italia nell’ultimo mese. Nel programma del futuro Governo Lega-5 Stelle ci sarebbe anche la proposta di togliere alcune delle accise che gravano sul prezzo finale della benzina.
Del resto Matteo Salvini, anche in campagna elettorale, era tornato sul discorso delle accise dei carburanti promettendo di togliere almeno quella più vecchie per un totale di 15 centesimi al litro. “Io non dico via tutto perché ovviamente sarebbe demenziale – aveva detto Salvini – però, fra le accise, ce n’è una del 1935, per il finanziamento della guerra in Etiopia: temo e immagino che sia finita la guerra in Etiopia e poi è andata come è andata. Per giustizia, per buonsenso storico e grammaticale e per aiutare un minimo tutti, togliere quelle più antistoriche (il terremoto in Irpinia e la missione in Libano) significa togliere 15 centesimi a litro“.
QUALI SONO LE ACCISE DELLE BENZINA
È bene sapere però che per ogni litro di carburante che si acquista, si paga solo una minima parte collegata al costo industriale, il resto del costo al litro è legato alle varie tasse che gravano sui combustibili.
Il prezzo attuale della benzina si compone di tre parti: il prezzo netto del combustibile, che include anche il guadagno dei gestori della pompa, le accise e l’Iva.
In sostanza, ogni volta che acquistiamo un singolo litro di carburante siamo obbligati a pagare una notevole quota di tasse, di origine diversa tra cui anche le famose accise, ovvero una quota dovuta allo stato come imposta sui consumi.
Le accise pesano per più di un terzo e sono composte in buona parte da imposte di scopo, introdotte dai vari governi per raggiungere specifici obiettivi.
Ecco cosa paghiamo ogni volta che acquistiamo un litro di benzina. L’elenco completo delle 17 accise sui carburanti, a cui va aggiunta l’Iva al 22%.
- 0,000981 euro: finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936)
- 0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez (1956)
- 0,00516 euro: ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963)
- 0,00516 euro: ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966)
- 0,00516 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968)
- 0,0511 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976)
- 0,0387 euro: ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980)
- 0,106 euro: finanziamento per la guerra del Libano (1983)
- 0,0114 euro: finanziamento per la missione in Bosnia (1996)
- 0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004)
- 0,005 euro: acquisto di autobus ecologici (2005)
- 0,0051 euro: terremoto dell’Aquila (2009)
- da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (2011)
- 0,04 euro: emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011)
- 0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana (2011)
- 0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” (2011)
- 0,02 euro: terremoto in Emilia (2012)
Commento:
Togliere un'accisa per ritrovarsela su un altro prodotto non sarà una bella trovata.
Vorrei sapere, prima di tutto, da quelli attualmente in carica quando finiranno le accise elencate.
Il ragionamento fatto da Salvini è troppo semplice togliamo adesso per allungare "La pena". Sono spese fatte per le quali abbiamo emesso dei titoli di stato per pagarle. Non possiamo di punto in bianco eliminarle determinando un differeniale economico maggiormente penalizzante per l'indebbitamento con gli altri stati che ci accompagnano nella partecipazione al MEC.
La politica deve avere parole chiare e non creare disagi maggiori per mandare a spasso chi ha qualche soldo da spendere per avere più IVA nelle casse, più reddito. A quale rischio andiamo incontro ? Ce lo possono dire ?
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