I protagonisti del giorno. Top e Flop del 12 marzo 2020
Top e Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.
TOP
SERGIO MATTARELLA
«L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione».
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rotto gli indugi dopo una giornata ad altissima tensione tra Roma, Bruxelles e Francoforte. La Banca centrale europea, infatti, ha deciso di non intervenire con un ribasso dei tassi. Nonostante le rassicurazioni della presidente Bce Christine Lagarde.
Tutto questo ha sprofondato i mercati nella depressione, con la borsa di Milano che ha lasciato sul campo il 16,92%, il peggior risultato della sua storia. Lo spread tra il Btp decennale italiano e il Bund tedesco ha toccato 262 punti. Se l’Europa è questa, allora viene il sospetto che abbiano ragione tutti quelli che negli ultimi anni hanno chiesto di uscire. E a questo punto la Brexit potrà rappresentare un modello.
Bene ha fatto Mattarella a sbattere i pugni sul tavolo. Capo dello Stato.
SINDACATI – UNINDUSTRIA
Sindacati e Unindustria hanno alzato gli scudi ma questa volta per evitare lo scontro. Che in questa fase il Lazio non può permettersi. I primi hanno denunciato che ci sono imprese nelle quali si sta lavorando senza rispettare le più banali norme anticontagio. La seconda ha ricordato che quelle norme devono essere rispettate e che ci sono realtà alle quali è impossibile fermarsi.
I segretari generali di Cgil Cisl e Uil del Lazio Michele Azzola, Enrico Coppotelli ed Alberto Civica hanno parlato di casi diffusi di irresponsabilità, del rischio di provocare gravi danni alla salute pubblica ed ai lavoratori coinvolti. Per questo hanno chiesto di fare rispettare in modo categorico la distanza di sicurezza tra i lavoratori, fornire mascherine e guanti per la protezione individuale, contingentare gli accessi a spogliatoi e mense. Proponendo anche la chiusura dei reparti considerati non indispensabili alla produzione.
La risposta è arrivata dal vice presidente di Unindustria Lazio e presidente della sezione di Frosinone Giovanni Turriziani. Nessuna giustificazione, nessuna contrapposizione: ha detto che chi può è meglio si fermi, chi non può (per via delle penali o del particolare ciclo produttivo) vada avanti ma nel totale rispetto della salute dei lavoratori. Perché ne va “della salute del Paese: che è formato da lavoratori e fabbriche“.
Con parole diverse e da fronti diversi hanno ribadito che gli operai non possono essere considerati carne da macello. E che le fabbriche sono il pilastro su cui i regge il Paese. Concertazione a distanza.
FLOP
CHRISTINE LAGARDE
Peggior esordio e gaffe più clamorosa erano difficili da immaginare. Christine Lagarde ha fallito clamorosamente nell’ora più buia dell’Italia e dell’Europa a causa della pandemia da Coronavirus.
Ha detto: «Non siamo qui per “chiudere gli spread”. Ci sono altri strumenti e altri attori per gestire queste questioni». Federico Fubini, editorialista economico del Corriere della Sera, infatti l’ha stroncata. Così: «Se era il primo vero test di Christine Lagarde, la presidente francese della Bce l’ha fallito in pieno. L’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, che ha preso il posto di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea, ha tenuto giovedì pomeriggio la conferenza stampa più disastrosa che si ricordi negli oltre vent’anni di vita dell’istituto. Con un approccio poco convinto, ma soprattutto con poche parole che in un colpo solo rischiano di smontare il lavoro con cui Draghi salvò l’euro nel 2012»,
«Lagarde ha compiuto un miracolo al contrario: proprio quando l’Italia combatte una guerra drammatica contro la peggiore pandemia da oltre mezzo secolo, affonda i titolo di Stato del Paese più colpito dal virus e fa esplodere lo spread».
Spiegando: «L’espressione “chiudere lo spread” vuol dire tenere sotto controllo il rendimento dei titoli di Stato, in modo che il costo del debito non esploda per un Paese con le finanze pubbliche fragili (è il caso dell’Italia, per esempio)». Aridateci Supermario Draghi.
I DISUBBIDIENTI
Alberto Falci, in un articolo sull’Huffington Post, ha descritto così quanto accaduto stamattina a Villa Pamphili a Roma: “Ahò, mo’ c’ho pure il diritto di tirare un calcio al pallone dopo due giornate chiuso a casa”.
Così sbotta il giovanotto contro il vigile dotato di mascherina che si accosta in macchina, e si permette di domandare: “E’ cosi necessario stare qui adesso?”.“Abbastanza”, ribatte a muso duro il ragazzotto che non ci sta a rispettare le misure previste all’interno del DPCM che di fatto parlano chiaro, come assicurano dal Viminale: “Lo sport e le attività motorie svolte negli spazi aperti sono ammessi nel rispetto della distanza interpersonale di un metro. In ogni caso bisogna evitare assembramenti”. Ma come sappiamo giocare a pallone significa non rispettare la distanza di un metro. Anzi, il contatto fisico è il sale del calcio. Ma non importa”.
I disubbidienti però sono anche quelli che mantengono i negozi aperti o che non rispettano la distanza di sicurezza. Pure dalle nostre parti. Stanno diminuendo ma sono comunque troppi. Cosa c…o non vi è chiaro?
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