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In manette da questa mattina, insieme ad altri tre suoi sodali, Mauro Balini, 50 anni, presidente del porto turistico di Roma che si trova ad Ostia, ma anche noto imprenditore nel settore turistico e immobiliare, che farebbe capo a una struttura criminale smantellata in un momento così delicato per la città di Roma, che sta vivendo il terzo rimpasto in giunta e situazioni critiche in moltissime aree vitali, come il sistema trasporti o quello dei rifiuti.
L'arresto. Balini è stato arrestato all'alba dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma a seguito di un'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Nello Rossi: le accuse sono di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta. Quest'ultima si riferirebbe allo scioglimento della società concessionaria Ati. Oltre ad avere apposto i sigilli alla struttura, bloccandola, i finanzieri in queste ore stanno anche sequestrando posti barca, parcheggi, strutture amministrative, commerciali e aree portuali, proprio all'interno del Porto Turistico di Roma. Il valore commerciale del sequestro sarà di oltre 400 milioni di euro.
L'inchiesta. Il porto turistico di Ostia però "continuerà a funzionare - ha assicurato il procuratore aggiunto Nello Rossi durante la conferenza stampa - Sono stati nominati dal giudice due amministratori e dovranno tenere aperto il porto per garantire l'attività delle strutture commerciali e ricettive presenti". Il gip Maria Grazia Giammarinaro ha sottolineato come Balini avesse "collegamenti" con soggetti della mafia del litorale romano. La conoscenza con Cleto Di Maria così come gli "incontri periodici" tra lo stesso manager e la moglie di Roberto Giordani era "volti a consegnarle le somme di denaro necessarie al suo sostentamento e si può plausibilmente ritenere che Balini sia il gestore di attività economiche e finanziarie facenti capo ad una delle strutture criminali insediate nel territorio di Ostia, e che costituisca anzi il terminale apparentemente legale di quegli interessi criminali".
"Nuova Alba". Balini è già noto alle cronache giudiziarie: il suo nome si trovava nelle carte dell'inchiesta "Nuova Alba" che due anni fa vide l'arresto di 51 persone del litorale romano. Le indagini portarono alla luce un sistema cui oggi, forse, viene data una scossa molto più forte, incastrando proprio lui, che due anni finì solo nelle carte, senza però essere arrestato. Balini è nipote di Vittorio Balini, l'imprenditore che iniziò la sua carriera come bagnino per arrivare nel 1999 ad accumulare un vero e proprio patrimonio vendendo diritti televisivi di serie come Dallas - che dopo un primo passaggio in Rai cedette a Berlusconi realizzando una fortuna - o Dinasty. I soldi di cui inondò letteralmente la famiglia furono davvero tanti. E le porte che si spalancarono altrettante. Mauro Balini decise di investirne buona parte proprio ad Ostia.
La criminalità organizzata. Gli inquirenti, nel corso dell'inchiesta "Nuova alba", scoperchiarono una vera e propria organizzazione criminale, con la quale Balini era evidentemente colluso. E attraverso il quale questa criminalità, quella della costa, fece un salto di qualità - secondo gli inquirenti - accedendo ai piani alti del potere. Un'inchiesta che disvelò una faccia nascosta di Roma che però tanto nascosta ai veri criminali non era: come a Gaspare Spatuzza, che a Ostia voleva trasferirsi per fare affari.
Il Porto Turistico. Mauro Balini diventa proprietario della Porto Turistico di Roma srl nel 2013. Fino al 2012 l'aveva gestita l'Ati. Ma poi va in bancarotta. Nonostante i fallimenti, i pignoramenti, il crac dell'Ati, all'approdo venne concesso l'ampliamento sotto l'amministrazione Alemanno: 90 milioni per un altro molo e un totale di 1419 posti barca. E circa 611 nuovi punti di ormeggio per imbarcazioni da diporto di lunghezza compresa tra i 12 e i 70 metri e l'ipotesi di accogliere traghetti e navi da crociera. Oggi si sviluppa su una superficie di circa 22 ettari, dispone di 840 posti barca per accogliere imbarcazioni di lunghezza compresa fra gli 8 e i 60 metri che sono divisi in 16 pontili fissi.
Il jet-set. Costruito nel 2001, il Marina è da sempre stato un punto di incontro e di approdo del jet-set nautico nazionale e internazionale: anche perché qui si tengono concerti, eventi di case automobilistiche, regate, sfilate di moda. E qui sono stati anche girati spot pubblicitari e scene di film e fiction.
Gli altri arresti. Nell'inchiesta è coinvolto anche un avvocato, Sergio Capograssi. Anche per lui il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare, così come per gli altri due soggetti che vengono ritenuti "teste di legno". I reati contestati, a seconda delle singole posizioni, vanno dall'associazione per delinquere al riciclaggio all'impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Il crac della società capofila di Balini ammonterebbe a oltre 160 milioni di euro.
Le reazioni. "Apprendo con enorme soddisfazione dell'arresto di Mauro Balini, il patron del porto di Ostia - afferma il senatore Stefano Esposito, Commissario per il Pd Comune di Ostia e neo assessore ai Trasporti di Roma - Erano mesi che denunciavo le connivenze di questo imprenditore con la stampa locale e con le sedicenti associazioni antimafia che a lui si rivolsero per risolvere la questione Idroscalo incassando sul social network Facebook un 'ci penso io'. Sicuro di vincere contro la mano ferma di Alfonso Sabella perché nessuno per 30 anni lo ha mai contrastato. Ecco, la procura di Roma ormai ha ben chiari gli squilibri di questo complesso territorio chiamato Ostia. Un plauso dunque alla guardia di finanza per l'importantissima cattura di uno dei 'boss' del litorale".
"La musica è cambiata". Soddisfazione è stata espressa anche da Alfonso Sabella, assessore alla Legalità di Roma Capitale e delegato per il sindaco al X municipio, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus: "La musica a Roma è cambiata, con la magistratura adesso c'è poco da scherzare. Le regole esistono e si rispettano. Roma è diversa, è cambiata, bisogna rispettare la legge, chi sbaglia paga". Secondo Sabella c'è ancora molto da fare: "Il porto è stato al centro di alcune indagini anche del passato, oltre alle voci che circolano sul fatto che lì ci siano stati degli investimenti poco limpidi. Poi c'è il fatto che comunque all'interno del porto lavorava quello che ha sparato a Vito Triassi, mentre la famiglia Balini ha dato una concessione a un narcotrafficante come Cleto Di Maria. Insomma, in questa vicenda ci sono aspetti inquietanti e la magistratura saprà svilupparli nel modo migliore". Sabella non è stupito di quanto accaduto: "A Ostia c'è una mafia diversa rispetto a Mafia Capitale. Molto più tradizionale, molto più simile a quella che io definisco la mia mafia, con cui mi sono confrontato negli anni a Palermo. Ostia è più vicina a Palermo che a Roma da questo punto di vista, Roma come giustamente ha detto il procuratore Pignatone è troppo grande per essere governata da una sola organizzazione".
Il cambiamento possibile. "Un plauso all'attività della Guardia di Finanza e della magistratura, con l'operazione di oggi cade un'altra tessera impunita di un sistema di potere contro cui ci siamo battuti con corresponsabilità e coraggio" ha detto l'associazione antimafia Libera nel ricevere la notizia dell'operazione. "La vicenda del porto di Ostia conferma ciò che è emerso nelle altre inchieste. Siamo davanti ad un sistema di collusione e corruzione inquietante, che ha varcato ogni limite e ha rivelato ciò che tutti sanno da tempo: un sistema che ha potuto esistere e consolidarsi solo nella commistione tra una parte dell'imprenditoria, della politica e della criminalità organizzata.
L'aria su Ostia sta cambiando, sul territorio si sta sperimentando un percorso diverso per arginare e sconfiggere malaffare e corruzione che per troppi anni hanno fatto da padrone sul litorale laziale. Un percorso" ha concluso l'associazione "che ha visto mettersi in gioco diversi soggetti a dimostrazione che lavorando insieme un cambiamento è possibile".