pubblicato lunedì 30 marzo 2015
La francese Druout, casa d’aste famosa per la sua variegata offerta, definita "serbatoio di opere d’arte e oggetti da collezione di ogni epoca, di ogni genere e valore” concentra i suoi sforzi su uno dei generi più amati del momento. La Street Art.
Ma ci sono ancora poche ore disponibili per partecipare all’asta online che presenta circa 400 lotti, tra stampe e multipli di vario genere, dalle sculture ai vasi, dagli snowboard alle sedie. Quindi tutti pronti mouse alla mano, pronti a scommettere per acquistare ad esempio una litografia di Keith Haring, con una stima alta di circa 6mila euro, e per cui l’offerta al momento è pari a meno della metà del suo valore. O magari il vostro artista preferito è il chiacchieratissimo Damien Hirst, e siete disposti a spendere circa 2mila euro per una serigrafia eseguita su tre skateboard, o su uno solo, riempito dei pallini colorati con cui spesso tappezza i suoi quadri.
Una serie di kit di "invasione” opera della star della Street Art francese Invader, composti di mosaico in ceramica, realizzati in 150 copie firmate e numerate sul retro, sono le punte di diamante della vendita che puntano a realizzare oltre 2mila euro l’uno.
Poi ci sono grandi nomi come Lichtenstein che è presentato con una litografia di As I opened the fire, valutata 6mila euro, ma la cui offerta più alta fatica a raggiungere i mille. C’è Shepard Fairey, con alcune stampe e con una serie di sedie fatte di skateboard, c’è Murakami, con le sue coloratissime serigrafie e Jeff Koons, anche lui preso dalla mania degli skateboard d’artista.
Considerando quanto velocemente stanno crescendo i prezzi in asta ed in galleria di questi giovani artisti provenienti dalle strade della nostra città, occasioni come questa sono da cogliersi al volo, per fare un buon investimento e per portarsi in casa un pezzo all’ultima moda. (Roberta Pucci)
|
Arte, cinema, poesia, letteratura, informazione e formazione, news, curiosità, prevenzione infortuni, ecc.
martedì 31 marzo 2015
STREET ART CHEAP & CHIC
UN MUSEO PER PINO SETTANNI, A MATERA
| |||||||||||||||||||
pubblicato venerdì 27 marzo 2015
Pino Settanni nasce in provincia di Taranto nel 1949, e negli anni Sessanta scopre l’amore per la fotografia, passione che lo accompagnerà per tutta la vita. Dopo essersi trasferito a Roma conosce la sua futura moglie Monique Gregory che lo introduce nel mondo dell’arte. Siamo nel 1975, due anni dopo l’incontro con Renato Guttuso con cui instaura un sodalizio artistico e una profonda amicizia. "Pittore con la macchina fotografica”, così viene definito l’artista pugliese che nel corso della sua carriera si concentra, tra le tante cose, su paesaggi del sud Italia, reportage di guerra, ritratti di personaggi famosi e particolari lavori di creazione artistica. Realizza anche manipolazioni pittoriche sulle sue fotografie, tecnica che si tradurrà con lo sviluppo delle nuove tecnologie nell’elaborazione digitale delle immagini.
Scomparso nel 2010, Pino Settanni ha lasciato un’eredità iconografica non indifferente. Ora le sue fotografie avranno finalmente il posto che meritano, domani infatti inaugurerà a Matera un museo a lui dedicato. Il Museo della Fotografia Pino Settanni sarà ospitato nel Palazzo Viceconte e curato da Monique Settanni e Giovanni Viceconte. E in occasione dell’inaugurazione sarà presentato da Umberto Broccoli il catalogo ufficiale del museo contenente la raccolta quasi completa delle opere dell’artista. Un percorso antologico che ripercorre tutta la carriera del fotografo che, nel ritrarre i molti personaggi noti dell’epoca si ispirava ai grandi della pittura, come Caravaggio, Antonello da Messina e Rembrandt, solo per citarne alcuni. (Giulia Testa)
|
lunedì 30 marzo 2015
secondo la stampa tedesca Lufthansa era a conoscenza della situazione
Schianto Airbus, tutte le bugie di Lubitz: era malato, ma lo tenne nascosto
Nascose alla compagnia aerea certificati medici. Spiegel online: "Nella sua abitazione indizi della malattia". Bild: "Parzialmente inadatto al volo". Era stato sottoposto a cure psichiatriche nel 2009 e secondo la stampa tedesca Lufthansa era a conoscenza della situazione
domenica 29 marzo 2015
Leone d'Oro alla carriera al documentarista Frederick Wiseman.
Festival del Cinema/Leone d'Oro alla carriera al documentarista Frederick Wiseman. Tra battute e nuovi progetti |
pubblicato venerdì 29 agosto 2014
Una bambina curiosa che immagina possibili molte più cose di quanto gli adulti siano disposti a pensare: si chiama Realtà. La figura è tratta dal film Reality diQuentin Dupieux, dj e filmaker belga. Forse questa figura è l'immagine da utilizzare per orientarsi nelle scelte e nel significato della Biennale Cinema 71, che oggi premia la carriera di Frederick Wiseman, documentarista americano che ha sempre vissuto fra Parigi e New York, come nella tradizione dei grandi narratori e romanzieri del modernismo, da Hemingway a Fitzgerald.
Per la prima volta il Leone d'Oro alla Carriera viene assegnato a un documentarista, e a spiegare perché è un divertente dialogo fra due stanchezze; quella di Enrico Ghezzi, nel ripetere che il cinema è arte fin dalla prima immagine in movimento, a quella di Wieseman che sembra solo volere proseguire con i suoi progetti e non vuole entrare in questioni legate alla profondità e al senso delle sue immagini. Alla provocazione di Ghezzi, – non si è stancato di sentirsi dire di essere il migliore documentarista vivente? – , dopo aver risposto, – assolutamente no. E non mi stancherò mai –, una risposta che nell'aumentare il senso della domanda la diminuisce anche, il regista aggiunge che «Se qualcosa si può raccontare, allora tutto è un racconto; a cambiare fra documentario e fiction è solo la struttura produttiva». Così sintetizza con molta semplicità Wieseman, disarmando di ogni profondità ontologica il discorso sul cinema. Dimenticate Bazin, Virilio e Baudrillard, qui e ora. Questa non è la realtà raccontata dal neo-realismo, è l'understatement dei sogni ai tempi della realtà aumentata: anche i sogni sono parte della realtà, e se la realtà è aumentata a essere diminuito è lo spazio del sogno. Per questo non c'è nulla che un film possa cambiare, ma tutto ciò che esiste un film lo può anche raccontare. Wiseman ha sempre filmato, prodotto, registrato e distribuito i suoi film da solo.
Questo atteggiamento sembra essere al documentarista l'unico possibile per affrontare un mondo che è pieno di sfumature, così complesso da essere impossibile da spiegare. Prossimi progetti: Titicut Follies, il primo documentario-lungometraggio che racconta l'esperienza di vivere in un manicomio criminale di Bridgewater, come un musical, e un documentario sul distretto del Queens a New York, dove si concentra la più alta densità di lingue differenti parlate da popolazioni diverse: «Questo non è solo un quartiere di una città americana, ère-american dream allargato a una fascia di popolazione ancora più vasta. New York oggi è esattamente come era agli inizi del novecento, e questo merita di essere raccontato e il luogo che lo racconta è proprio Queens». (Irene Guida)
|
venerdì 27 marzo 2015
28/3/2015 Kaarina Kaikkonen Z2O GALLERIA | SARA ZANIN, ROMA
Camicie, scarpe, giacche e posate, come monumenti di esistenze passate, divengono depositari di valori storici, sociali, etici e politici in dialogo con il luogo nel quale si trovano a rivivere.
COMUNICATO STAMPA
z2o Sara Zanin Gallery è lieta di presentare la terza personale dell’artista finlandese Kaarina Kaikkonen negli spazi della galleria. L’alfabeto di Kaarina Kaikkonen si alimenta di frammenti di esistenze e storie quotidiane che, come piccoli tasselli di un mosaico corale,si legano e stratificano costituendosi in un linguaggio individuale ma universalmente riconoscibile.
Questi frammenti non sono altro che abiti e oggetti quotidiani in disuso, recanti le vivide tracce della vita che li ha preceduti, testimoni silenti di una storia o moniti alla memoria. Camicie, scarpe, giacche e posate, come monumenti di esistenze passate, divengono depositari di valori storici, sociali, etici e politici in dialogo con il luogo nel quale si trovano a rivivere.
All’apparenza fragile e lieve, come può esserlo solo un pezzo di stoffa lasciato libero al vento, l’opera di Kaarina Kaikkonen è invece appesantita, irrigidita e inamidata conquistandosi, nel tempo e nello spazio, una propria valenza di monumento persistente e tenace.
L’abito come sensibile pellicola che separa e, allo stesso tempo, relaziona l’essere umano con l’ambiente che lo circonda, propagazione dell’identità dell’individuo nella società. Come spiega l’artista, l’indumento conserva i segreti che le persone si portano dentro, farne materia prima per le opere è un modo per coinvolgere segmenti di vita dei singoli individui nella propria arte, sublimandola in corale ed universale. L’opera è concepita attraverso una sensibile predisposizione dell’artista all’ascolto del luogo, alla sua storia e al tessuto sociale che lo anima.Le modalità di lavoro dell’artista ne sono la premessa: il coinvolgimento e l’intervento delle persone del posto, chiamate a donare i propri abiti dismessi o a collaborarealla realizzazione delle installazioni, sono i dispositivi attivatori di dinamiche relazionali e partecipative volte a ristabilire una condizione di coesione e senso di appartenenza del singolo individuo nel contesto sociale.
Lo sconfinamento della scultura nell’installazione e, sua volta, nello spazio architettonico o nella natura, è l’esito del legame profondo che viene a costituirsi tra l’arte, la vita, la geografia e la storia, in un sodalizio non solo estetico ma etico. La stessa forma estetica delle opere dell’artista, solitamente connotata da un struttura modulare nella quale ciascun elemento è connesso all’altro, in un complessivo legarsi e sovrapporsi, crea un tessuto metaforicamente sociale, nel quale il singolo individuo si unisce all’altro per costituire una comunità,a sua volta individuata da un luogo, da una storia e da una cultura.
Il grande potere di immediatezza delle opere di Kaarina Kaikkonen risiede proprio nel loro valore antropologico, ovvero di saper raccontare una storia, di lasciarsi leggere senza l’aiuto di una didascalia, poiché i paesaggi e le geografie composte dall’artista non sono altro che paesaggi di persone con le loro geografie interiori.
Inaugurazione Sabato 28 Marzo, ore 18-20.30
z2o Galleria | Sara Zanin
via della Vetrina, 21 Roma
mar-sab 12-19
ingresso libero
Questi frammenti non sono altro che abiti e oggetti quotidiani in disuso, recanti le vivide tracce della vita che li ha preceduti, testimoni silenti di una storia o moniti alla memoria. Camicie, scarpe, giacche e posate, come monumenti di esistenze passate, divengono depositari di valori storici, sociali, etici e politici in dialogo con il luogo nel quale si trovano a rivivere.
All’apparenza fragile e lieve, come può esserlo solo un pezzo di stoffa lasciato libero al vento, l’opera di Kaarina Kaikkonen è invece appesantita, irrigidita e inamidata conquistandosi, nel tempo e nello spazio, una propria valenza di monumento persistente e tenace.
L’abito come sensibile pellicola che separa e, allo stesso tempo, relaziona l’essere umano con l’ambiente che lo circonda, propagazione dell’identità dell’individuo nella società. Come spiega l’artista, l’indumento conserva i segreti che le persone si portano dentro, farne materia prima per le opere è un modo per coinvolgere segmenti di vita dei singoli individui nella propria arte, sublimandola in corale ed universale. L’opera è concepita attraverso una sensibile predisposizione dell’artista all’ascolto del luogo, alla sua storia e al tessuto sociale che lo anima.Le modalità di lavoro dell’artista ne sono la premessa: il coinvolgimento e l’intervento delle persone del posto, chiamate a donare i propri abiti dismessi o a collaborarealla realizzazione delle installazioni, sono i dispositivi attivatori di dinamiche relazionali e partecipative volte a ristabilire una condizione di coesione e senso di appartenenza del singolo individuo nel contesto sociale.
Lo sconfinamento della scultura nell’installazione e, sua volta, nello spazio architettonico o nella natura, è l’esito del legame profondo che viene a costituirsi tra l’arte, la vita, la geografia e la storia, in un sodalizio non solo estetico ma etico. La stessa forma estetica delle opere dell’artista, solitamente connotata da un struttura modulare nella quale ciascun elemento è connesso all’altro, in un complessivo legarsi e sovrapporsi, crea un tessuto metaforicamente sociale, nel quale il singolo individuo si unisce all’altro per costituire una comunità,a sua volta individuata da un luogo, da una storia e da una cultura.
Il grande potere di immediatezza delle opere di Kaarina Kaikkonen risiede proprio nel loro valore antropologico, ovvero di saper raccontare una storia, di lasciarsi leggere senza l’aiuto di una didascalia, poiché i paesaggi e le geografie composte dall’artista non sono altro che paesaggi di persone con le loro geografie interiori.
Inaugurazione Sabato 28 Marzo, ore 18-20.30
z2o Galleria | Sara Zanin
via della Vetrina, 21 Roma
mar-sab 12-19
ingresso libero
Manzù, doppio ritratto di Signora.
Raccolta Manzù Ardea
sabato 28 marzo 2015 ore 16.00
L'opera del Mese
Manzù, doppio ritratto di Signora.
testo scaricabile da www.museomanzu.beniculturali.it
le ricerche e gli studi
Visita guidata
Distinti saluti
26/3/2015 Arturo Pagano
26/3/2015
Arturo Pagano
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE DELLA RICERCA ARTISTICA CONTEMPORANEA LUIGI DI SARRO, ROMA
Geometria e rilievi. L'artista costruisce un movimento di piani, originando misurate variazioni dei livelli, tendenti al kandinskijano 'suono quieto', giocando sul valore spaziale dello spessore.
COMUNICATO STAMPA
a cura di Massimo Bignardi
Giovedì 26 marzo, alle ore 18:00 sarà inaugurata la mostra personale di Arturo Pagano, dal titolo Geometria e rilievi. Curata da Massimo Bignardi l’esposizione propone una scelta di recenti esperienze, poco più di quindici opere che testimoniano l’insistere dell’artista napoletano, da anni trasferitosi a Benevento, su una pittura post-astratta che si serve di colori saturi stesi su materiali diversi, anche su vetro con la tecnica a revers, rileggendo le sperimentazioni dei primi anni di Kandinskij ma soprattutto l’etica lezione di Mondrian. L’artista costruisce un movimento di piani, originando misurate variazioni dei livelli, tendenti al kandinskijano “suono quieto”, giocando, però, sul valore spaziale, dunque luministico dello spessore che rimanda ad una necessità concretamente plastica ed architettonica e, al tempo stesso, di estremo realismo.
Nei recenti lavori di Arturo Pagano, osserva Enrico Crispolti, appare subito evidente “un’intenzione di rifrazione di un’entità strutturale cromatica dialetticamente disposta, non dunque anodina, non entro una concretezza ambientale vivibile…spartizioni di superficie come supporto ordinatamente endo-segnaletico, ben più che meramente formale…superfici non pittoricamente introflesse sul piano stesso ma da questo estroflesse in pronunciamenti strutturali pur minori, ordinatamente prominenti…fino a recuperare valori di plasticità spaziale, quasi finestre su un impraticabile chiuso altrove spaziale, così che la struttura ricade, normativa, entro lo spazio ambiente dato, intenzionalmente dunque così provocato”.
“La linea d’ombra originata dal rilievo sul piano – rileva Bignardi – è effettiva, cioè è in rapporto e relazione con lo spazio che l’accoglie. Pagano dà ordine ad una gerarchia di piani-rilievi il cui valore cromatico è affidato a materiali diversi quindi ad un colore che trae dalla natura specifica del supporto: alluminio, vetro, ancora dipinto con la tecnica a revers, o tela con l’intervento di pittura nitrosintetica. Ne derivano assi verticali o orizzontali, paralleli alle linee che delimitano la forma schematica della composizione, assimilabile al quadrato. Composizioni cioè dalle quali ha origine una diversa percezione del colore, rilevandone, oltre allo scarto del rilievo, anche la diversa natura dettata dalla superficie del sopporto che, nel caso del vetro, dà vita a superfici specchianti ed, al tempo stesso, riflettenti, generatrici in pratica di un gioco di virtualità “riflessa” dello spazio nel quale si accampa l’opera.”
La mostra resterà aperta a Roma fino al 16 aprile, successivamente sarà a:
Museo Orto Botanico, Università di Siena, luglio 2015
Istituto Italiano di Cultura, Colonia, settembre 2015
Museo-Fondo Regionale d’Arte Contemporanea, marzo 2016
Accompagna la mostra il catalogo pubblicato da Gutenberg Edizioni, con testi di Enrico Crispolti, Massimo Bignardi e Ilaria Conte, con un ampio repertorio di illustrazioni a colori e apparati biografici e bibliografici.
ARTURO PAGANO nasce a Torre del Greco (NA) nel 1958. Si forma presso l’Istituto d’Arte della sua città natale, alla scuola di Renato Barisani, ed inizia la sua attività espositiva con due personali allestite a Milano, rispettivamente nel 1978 e nel 1979. Il lungo soggiorno nella Roma dei primi anni Ottanta impronta il suo lavoro sia in quegli anni, che sul finire del decennio Novanta. Del 1989 è la partecipazione alla XXXIV Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea presso la Galleria Civica di Termoli ed alla collettiva “Vitalità della Scultura” presso il Nuovo spazio Aleph di Milano, poi al Castello Aragonese di Ischia e a Macerata. Nel 1990 ha due personali nella Galleria Dedalos a San Severo (FG) e nella Pinacoteca Comunale di Macerata ed espone più volte, dal 1990 al 1993, allo Studio ERRECI Arte Contemporanea di Benevento. Segue la presenza alle mostre “Trame del disegno Italiano Contemporaneo”, presso la galleria Dedalos di San Severo (FG), nel 1997, e “Paesaggi Contaminati”, nelle Ex Carceri di Vitulano, nel 1998. Compaiono adesso brani di radiografie in impianti geometrici dai colori squillanti, quasi di ispirazione pop. Un nuovo cambiamento di rotta si registra nel 1999, con la partecipazione al XXIV Premio Sulmona e a Millenium 2000 Mostra Internazionale di Mail-Art a Pistoia, dove presenta un ciclo di opere dedicato alla tragedia contemporanea dell’Olocausto. Con l’avvio del secondo millennio, la progressiva riduzione del gap tra scultura e pittura, da sempre ricercata nel suo lavoro, si esplica nella personale “Itinerario Inverso”, allestita nel Museo del Sannio a Benevento nel 2003, ed anche nella successiva mostra a San Giorgio a Cremano nel 2004. Recentemente si registra la personale “Opere recenti”, tenutasi al Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi (SA) nel 2006, e “Il corpo del Novecento” nella Chiesa di Sant’Apollonia a Salerno. Nel maggio 2009 ha una personale alla Galleria San Giorgio, di San Giorgio a Cremano ed espone presso l’Istituto Italiano di Cultura a Berlino in occasione del Premio Strega, presentando oggi una pittura nuova, che compie un passo in avanti, verso una minuziosa indagine della profondità. Dello stesso anno è la mostra promossa nell’ambito della rassegna “SANGALGANOSQUARE”, tenutasi presso Palazzo di San Galgano, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena. Mentre del 2010 è l’installazione per la rassegna “Cortili dell’Arte”, promossa dal Comune di Villaricca. Nel 2011 è invitato al Padiglione italiano della 54a Biennale di Venezia; “Prefigurazioni Linguaggi attuali”, Galleria dei Frati ed Antiche Cisterne, Museo-FRAC,Baronissi; “Lo Stato dell’Arte” Padiglione Italia 54a Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, Ex Tabacchificio Centola. Del 2012 è la presenza a “Carte contemporanee: esperienze del disegno italiano dal 1943 agli anni Novanta”, Museo-FRAC, Baronissi; “Lavoro è vita”, Associazione culturale SUKIYA , Lamezia Terme (CZ); del 2013 “Il viaggio immaginario”, CASETTA DELLA MUSICA, Latinae poi ad ARCOS - Museo d'arte contemporanea, Benevento; del 2014 “Segno Divino”, Galleria ELLEBI, Cosenza; “ICONA. Proposte per un'iconografia del contemporaneo, La donazione dell'Open Space”, Museo-FRAC Baronissi.
Inaugurazione 26 marzo ore 18
Centro di documentazione della ricerca artistica contemporanea Luigi Di Sarro
via Paolo Emilio, 28 Roma
mar-sab 16-19
ingresso libero
Giovedì 26 marzo, alle ore 18:00 sarà inaugurata la mostra personale di Arturo Pagano, dal titolo Geometria e rilievi. Curata da Massimo Bignardi l’esposizione propone una scelta di recenti esperienze, poco più di quindici opere che testimoniano l’insistere dell’artista napoletano, da anni trasferitosi a Benevento, su una pittura post-astratta che si serve di colori saturi stesi su materiali diversi, anche su vetro con la tecnica a revers, rileggendo le sperimentazioni dei primi anni di Kandinskij ma soprattutto l’etica lezione di Mondrian. L’artista costruisce un movimento di piani, originando misurate variazioni dei livelli, tendenti al kandinskijano “suono quieto”, giocando, però, sul valore spaziale, dunque luministico dello spessore che rimanda ad una necessità concretamente plastica ed architettonica e, al tempo stesso, di estremo realismo.
Nei recenti lavori di Arturo Pagano, osserva Enrico Crispolti, appare subito evidente “un’intenzione di rifrazione di un’entità strutturale cromatica dialetticamente disposta, non dunque anodina, non entro una concretezza ambientale vivibile…spartizioni di superficie come supporto ordinatamente endo-segnaletico, ben più che meramente formale…superfici non pittoricamente introflesse sul piano stesso ma da questo estroflesse in pronunciamenti strutturali pur minori, ordinatamente prominenti…fino a recuperare valori di plasticità spaziale, quasi finestre su un impraticabile chiuso altrove spaziale, così che la struttura ricade, normativa, entro lo spazio ambiente dato, intenzionalmente dunque così provocato”.
“La linea d’ombra originata dal rilievo sul piano – rileva Bignardi – è effettiva, cioè è in rapporto e relazione con lo spazio che l’accoglie. Pagano dà ordine ad una gerarchia di piani-rilievi il cui valore cromatico è affidato a materiali diversi quindi ad un colore che trae dalla natura specifica del supporto: alluminio, vetro, ancora dipinto con la tecnica a revers, o tela con l’intervento di pittura nitrosintetica. Ne derivano assi verticali o orizzontali, paralleli alle linee che delimitano la forma schematica della composizione, assimilabile al quadrato. Composizioni cioè dalle quali ha origine una diversa percezione del colore, rilevandone, oltre allo scarto del rilievo, anche la diversa natura dettata dalla superficie del sopporto che, nel caso del vetro, dà vita a superfici specchianti ed, al tempo stesso, riflettenti, generatrici in pratica di un gioco di virtualità “riflessa” dello spazio nel quale si accampa l’opera.”
La mostra resterà aperta a Roma fino al 16 aprile, successivamente sarà a:
Museo Orto Botanico, Università di Siena, luglio 2015
Istituto Italiano di Cultura, Colonia, settembre 2015
Museo-Fondo Regionale d’Arte Contemporanea, marzo 2016
Accompagna la mostra il catalogo pubblicato da Gutenberg Edizioni, con testi di Enrico Crispolti, Massimo Bignardi e Ilaria Conte, con un ampio repertorio di illustrazioni a colori e apparati biografici e bibliografici.
ARTURO PAGANO nasce a Torre del Greco (NA) nel 1958. Si forma presso l’Istituto d’Arte della sua città natale, alla scuola di Renato Barisani, ed inizia la sua attività espositiva con due personali allestite a Milano, rispettivamente nel 1978 e nel 1979. Il lungo soggiorno nella Roma dei primi anni Ottanta impronta il suo lavoro sia in quegli anni, che sul finire del decennio Novanta. Del 1989 è la partecipazione alla XXXIV Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea presso la Galleria Civica di Termoli ed alla collettiva “Vitalità della Scultura” presso il Nuovo spazio Aleph di Milano, poi al Castello Aragonese di Ischia e a Macerata. Nel 1990 ha due personali nella Galleria Dedalos a San Severo (FG) e nella Pinacoteca Comunale di Macerata ed espone più volte, dal 1990 al 1993, allo Studio ERRECI Arte Contemporanea di Benevento. Segue la presenza alle mostre “Trame del disegno Italiano Contemporaneo”, presso la galleria Dedalos di San Severo (FG), nel 1997, e “Paesaggi Contaminati”, nelle Ex Carceri di Vitulano, nel 1998. Compaiono adesso brani di radiografie in impianti geometrici dai colori squillanti, quasi di ispirazione pop. Un nuovo cambiamento di rotta si registra nel 1999, con la partecipazione al XXIV Premio Sulmona e a Millenium 2000 Mostra Internazionale di Mail-Art a Pistoia, dove presenta un ciclo di opere dedicato alla tragedia contemporanea dell’Olocausto. Con l’avvio del secondo millennio, la progressiva riduzione del gap tra scultura e pittura, da sempre ricercata nel suo lavoro, si esplica nella personale “Itinerario Inverso”, allestita nel Museo del Sannio a Benevento nel 2003, ed anche nella successiva mostra a San Giorgio a Cremano nel 2004. Recentemente si registra la personale “Opere recenti”, tenutasi al Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi (SA) nel 2006, e “Il corpo del Novecento” nella Chiesa di Sant’Apollonia a Salerno. Nel maggio 2009 ha una personale alla Galleria San Giorgio, di San Giorgio a Cremano ed espone presso l’Istituto Italiano di Cultura a Berlino in occasione del Premio Strega, presentando oggi una pittura nuova, che compie un passo in avanti, verso una minuziosa indagine della profondità. Dello stesso anno è la mostra promossa nell’ambito della rassegna “SANGALGANOSQUARE”, tenutasi presso Palazzo di San Galgano, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena. Mentre del 2010 è l’installazione per la rassegna “Cortili dell’Arte”, promossa dal Comune di Villaricca. Nel 2011 è invitato al Padiglione italiano della 54a Biennale di Venezia; “Prefigurazioni Linguaggi attuali”, Galleria dei Frati ed Antiche Cisterne, Museo-FRAC,Baronissi; “Lo Stato dell’Arte” Padiglione Italia 54a Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, Ex Tabacchificio Centola. Del 2012 è la presenza a “Carte contemporanee: esperienze del disegno italiano dal 1943 agli anni Novanta”, Museo-FRAC, Baronissi; “Lavoro è vita”, Associazione culturale SUKIYA , Lamezia Terme (CZ); del 2013 “Il viaggio immaginario”, CASETTA DELLA MUSICA, Latinae poi ad ARCOS - Museo d'arte contemporanea, Benevento; del 2014 “Segno Divino”, Galleria ELLEBI, Cosenza; “ICONA. Proposte per un'iconografia del contemporaneo, La donazione dell'Open Space”, Museo-FRAC Baronissi.
Inaugurazione 26 marzo ore 18
Centro di documentazione della ricerca artistica contemporanea Luigi Di Sarro
via Paolo Emilio, 28 Roma
mar-sab 16-19
ingresso libero
QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO
Ecomuseo informa
MEMORIACINEMA
Rassegna
di cinema Documentario e del reale sulla storia delle Genti e dei
Territori
Ribelli! (con o senza causa?)gennaio – marzo 2015
Ribelli! (con o senza causa?)gennaio – marzo 2015
Sabato 28 Marzo 2015 ORE
15:00
QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO
di Milos Forman (USA, 1975)
di Milos Forman (USA, 1975)
INGRESSO
GRATUITO
Le proiezioni sono
precedute e seguite dagli incontri sul cinema documentario
e del reale condotti da PAOLO ISAJA, regista documentarista
e del reale condotti da PAOLO ISAJA, regista documentarista
Prossimo
appuntamento
la rassegna riprenderà sabato 11 APRILE 2015
la rassegna riprenderà sabato 11 APRILE 2015
L’ECOMUSEO
RIMARRA’ CHIUSO SABATO 4 APRILE 2014
* * * * * * * * *
*
Per gli utenti di Facebook
QUI il servizio di
Canale 10
sulla vicenda del porto scomparso di Ostia, emersa dalla lunga ricerca topo-storiografica raccolta nel film Riscrivendo la storia nel tempo libero (di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri) e nel volume allegato La città migrante (di Erasmo Castello).
sulla vicenda del porto scomparso di Ostia, emersa dalla lunga ricerca topo-storiografica raccolta nel film Riscrivendo la storia nel tempo libero (di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri) e nel volume allegato La città migrante (di Erasmo Castello).
* * * * * * * * *
*
Sabato:
dalle ore 11,00 alle ore 18,00
Da Martedì a Venerdì: visite riservate a gruppi e scuole
Da Martedì a Venerdì: visite riservate a gruppi e scuole
Per
scuole e gruppi le visite sono per appuntamento su richiesta e prenotazione
telefonica
Giovedì:
dalle ore 17,00 alle ore 19,30
Sabato: dalle 10,30 alle 13,00
Da Martedì a Venerdì: visite riservate a gruppi e scuole
Sabato: dalle 10,30 alle 13,00
Da Martedì a Venerdì: visite riservate a gruppi e scuole
Per
scuole e gruppi le visite sono per appuntamento su richiesta e prenotazione
telefonica
Tel e fax: 06 5650609;
06 5651764
cell.: 333 2266927; 338 8572997; 333 2897679
info Maccarese: 3395888686
e-mail: crt.ecomuseo@tin.it ; info@ecomuseocrt.it
sito: www.ecomuseocrt.it
cell.: 333 2266927; 338 8572997; 333 2897679
info Maccarese: 3395888686
e-mail: crt.ecomuseo@tin.it ; info@ecomuseocrt.it
sito: www.ecomuseocrt.it
mercoledì 25 marzo 2015
Pienone al Palazzetto dei Nobili per 'L'Aquila Forever'
L'impegno delle istituzioni aquilane e romane e del mondo dell'arte per la rinascita del capoluogo abruzzese. [Il blog dei lettori]
di Nando Giammarini*
Nella splendida cornice del Palazzetto dei Nobili dell'Aquila si è tenuta sabato scorso la manifestazione conclusiva della mostra corale "L'Aquila Forever" - aperta fino al 31 marzo con orario 9.30/13.30-16.30/19.30 - nata da un'idea dell'artista Alessandro Piccini, dalla sua voglia e capacità di coinvolgere numerosi artisti in uno spirito di solidarietà ed amicizia che solo l'arte è in grado di sviluppare. Un omaggio all'Aquila e ad Onna, paese simbolo del terremoto.
In una sala gremita, dopo il toccante saluto della dottoressa Laura Turco Liveri - critica d'arte, donna di cultura e di grande sensibilità, che ha rievocato le fasi precedenti con il relativo successo delle tre edizioni tenutesi a Roma nei centri culturali Gabriella Ferri, Aldo Fabrizi e al museo Crocetti - il maestro aquilano ha spiegato come è nata l'idea della mostra. Egli era solito recarsi al cimitero per portare un fiore alla madre; accanto alla sua lapide quella di un bambino dagli occhi azzurri, che poi ha saputo essere una delle 309 vittime del terremoto, il nipotino di Renza Bucci, vice presidente della Fondazione Onlus 6 aprile per la vita, scomparso con i suoi genitori e la sorellina ancora in grembo materno. L'immagine di quel bimbo lo aveva colpito fino al punto di impegnarsi in un qualcosa che desse visibilità alla tragedia terremoto, un contributo alla ricostruzione affinchè nessuno la dimentichi mai. Da tale coinvolgimento emotivo il successo di uno straordinario e prezioso lavoro in collaborazione con tanti artisti aquilani, italiani e stranieri che in uno slancio di altruismo e generosa solidarietà hanno realizzato le due opere corali di piccole dimensioni (18 x 24) implicanti fino all'emozione. Una verrà donata alla casa dello studente e l'altra alla fondazione Onna Onlus.
La mostra è corredata anche da due esposizioni fotografiche: "L'aquila sopra", scorci della città dopo il terremoto immortalati dai fotografi Patrizia Dettori, Marco Serri, Iria Seta e Andrea Nemiz e "L'Aquila Sotto". Quest'ultima, esposta nel piano sotterraneo del Palazzetto dei Nobili e curata dal Cai, mostra luoghi del sottosuolo ripresi dagli speleologici del gruppo Grotte e Forre.
Il saluto della Municipalità è stato portato dall'assessore alla Cultura Lelio De Santis, cui formuliamo i nostri complimenti e i migliori auguri di buon lavoro per il recente incarico di segretario regionale dell'Idv, che nel suo discorso di ringraziamento agli artisti ha sottolineato che «la città deve guardare avanti con ottimismo e speranza e la ricostruzione del tessuto socio culturale va alimentata costantemente». «Un fatto economico e di sviluppo - ha aggiunto - essa ha bisogno di simili stimoli, il vostro è un contributo decisivo».
A seguire l'intervento di Renza Bucci, vice presidente dellaFondazione Onlus "6 Aprile per la vita" con parole che hanno raggiunto il cuore dei presenti quando ha detto: «Il vostro gesto di calore ci aiuta a sopportare con fede e coraggio la situazione in vista dell'approssimarsi del 6 aprile, l'arrivo della primavera con lo sbocciare dei fiori e il clima mite fa ancora male».
Si sono susseguiti poi altri interventi, compreso quello di Franco Papola presidente di Onna Onlus, tutti incentrati sulla speranza per la ricostruzione della bella città delle 99 cannelle.
L'intermezzo musicale del giovane musicistaStefano Sponta, seguito dalla lettura delle poesie di Adriano Sabatini, Nando Giammarini, Filippo Crudele, Bruno e Mario Narducci, é stato molto apprezzato dal pubblico.
In conclusione il concerto del Concentus Serafino Aquilano che ha totalmente coinvolto la sala, con bellissimi pezzi del proprio repertorio, salutati a ripetizione da scroscianti applausi.
Nella splendida cornice del Palazzetto dei Nobili dell'Aquila si è tenuta sabato scorso la manifestazione conclusiva della mostra corale "L'Aquila Forever" - aperta fino al 31 marzo con orario 9.30/13.30-16.30/19.30 - nata da un'idea dell'artista Alessandro Piccini, dalla sua voglia e capacità di coinvolgere numerosi artisti in uno spirito di solidarietà ed amicizia che solo l'arte è in grado di sviluppare. Un omaggio all'Aquila e ad Onna, paese simbolo del terremoto.
In una sala gremita, dopo il toccante saluto della dottoressa Laura Turco Liveri - critica d'arte, donna di cultura e di grande sensibilità, che ha rievocato le fasi precedenti con il relativo successo delle tre edizioni tenutesi a Roma nei centri culturali Gabriella Ferri, Aldo Fabrizi e al museo Crocetti - il maestro aquilano ha spiegato come è nata l'idea della mostra. Egli era solito recarsi al cimitero per portare un fiore alla madre; accanto alla sua lapide quella di un bambino dagli occhi azzurri, che poi ha saputo essere una delle 309 vittime del terremoto, il nipotino di Renza Bucci, vice presidente della Fondazione Onlus 6 aprile per la vita, scomparso con i suoi genitori e la sorellina ancora in grembo materno. L'immagine di quel bimbo lo aveva colpito fino al punto di impegnarsi in un qualcosa che desse visibilità alla tragedia terremoto, un contributo alla ricostruzione affinchè nessuno la dimentichi mai. Da tale coinvolgimento emotivo il successo di uno straordinario e prezioso lavoro in collaborazione con tanti artisti aquilani, italiani e stranieri che in uno slancio di altruismo e generosa solidarietà hanno realizzato le due opere corali di piccole dimensioni (18 x 24) implicanti fino all'emozione. Una verrà donata alla casa dello studente e l'altra alla fondazione Onna Onlus.
La mostra è corredata anche da due esposizioni fotografiche: "L'aquila sopra", scorci della città dopo il terremoto immortalati dai fotografi Patrizia Dettori, Marco Serri, Iria Seta e Andrea Nemiz e "L'Aquila Sotto". Quest'ultima, esposta nel piano sotterraneo del Palazzetto dei Nobili e curata dal Cai, mostra luoghi del sottosuolo ripresi dagli speleologici del gruppo Grotte e Forre.
Il saluto della Municipalità è stato portato dall'assessore alla Cultura Lelio De Santis, cui formuliamo i nostri complimenti e i migliori auguri di buon lavoro per il recente incarico di segretario regionale dell'Idv, che nel suo discorso di ringraziamento agli artisti ha sottolineato che «la città deve guardare avanti con ottimismo e speranza e la ricostruzione del tessuto socio culturale va alimentata costantemente». «Un fatto economico e di sviluppo - ha aggiunto - essa ha bisogno di simili stimoli, il vostro è un contributo decisivo».
A seguire l'intervento di Renza Bucci, vice presidente dellaFondazione Onlus "6 Aprile per la vita" con parole che hanno raggiunto il cuore dei presenti quando ha detto: «Il vostro gesto di calore ci aiuta a sopportare con fede e coraggio la situazione in vista dell'approssimarsi del 6 aprile, l'arrivo della primavera con lo sbocciare dei fiori e il clima mite fa ancora male».
Si sono susseguiti poi altri interventi, compreso quello di Franco Papola presidente di Onna Onlus, tutti incentrati sulla speranza per la ricostruzione della bella città delle 99 cannelle.
L'intermezzo musicale del giovane musicistaStefano Sponta, seguito dalla lettura delle poesie di Adriano Sabatini, Nando Giammarini, Filippo Crudele, Bruno e Mario Narducci, é stato molto apprezzato dal pubblico.
In conclusione il concerto del Concentus Serafino Aquilano che ha totalmente coinvolto la sala, con bellissimi pezzi del proprio repertorio, salutati a ripetizione da scroscianti applausi.
venerdì 20 marzo 2015
Un nuovo modo di vendicarsi
Nola. «Io una poco di buono? Ora vi faccio vedere». E in un volantino fa l'elenco delle corna in paese
PER APPROFONDIRE: volantino: corna
"Io una poco di buono? Adesso ve la do io la z....a". Offesa in pubblico reagisce facendo l'elenco, scritto, di tutte le relazioni extraconiugali che si consumano all'ombra del suo comune di residenza, e poi diffonde quella specie di lista facendola trovare nella buca delle lettere di mezza città.
"Piazzolla di Nola ed i suoi bravi e brave ragazze": in 20 punti, racconta di relazioni clandestine, rapporti omosessuali e triangoli. Di principesse e di piselli. Insomma il capitolo ricco di particolari e soprattutto di nomi e di cognomi, "sull'attività puttanatoria di Piazzolla".
Immaginabile la reazione nella popolosa frazione di Nola. Tra lo stupito e l'indignato é scattata la corsa al volantino: chi ha commentato "lo sapevo" e chi ha tirato un sospiro di sollievo, ma solo dopo aver letto tutti i nomi. E il bello é che non é ancora finita. L'anonimo autore promette una nuova uscita. Dopo gli abitanti della parte Sud toccherà a quelli della zona Nord. E intanto se la ride: "Scusate - dice - se ho dimenticato qualcuno".
Immaginabile la reazione nella popolosa frazione di Nola. Tra lo stupito e l'indignato é scattata la corsa al volantino: chi ha commentato "lo sapevo" e chi ha tirato un sospiro di sollievo, ma solo dopo aver letto tutti i nomi. E il bello é che non é ancora finita. L'anonimo autore promette una nuova uscita. Dopo gli abitanti della parte Sud toccherà a quelli della zona Nord. E intanto se la ride: "Scusate - dice - se ho dimenticato qualcuno".
per non sporcare i muri e i monumenti
Napoli. Murales «take away» per non sporcare i muri dei monumenti
"È una bellissima iniziativa e tutti dovrebbero prenderne esempio" commenta il consigliere della II municipalità Pino De Stasio, "da tempo vediamo i nostri monumenti vandalizzati e queste ragazze invece hanno deciso di rispettarli. Riceviamo decine di segnalazioni ogni giorno per nuovi murales sui monumenti di tutta la città e quindi troviamo questa idea civile ed intelligente".
Queste tre ragazze insomma, tra i sedici ed i diciasette anni, hanno scelto di tenere pulite le opere d'arte del centro storico senza rinunciare al divertimento. "A queste giovani va tutto il mio apprezzamento" conclude De Stasio, "perchè vuol dire che combattere per la difesa e la salvaguardia dei monumenti serve a creare, soprattutto nei più giovani, una nuova coscienza civica".
Corso di Napoletano in una scuola del Vomero
Napoli. Corso di Napoletano in una scuola del Vomero: «Si faccia anche altrove»
Con l'approvazione da parte del Collegio dei Docenti, la scuola media statale "Viale delle Acacie" (in via Puccini 1 al Vomero - Napoli) - la cui Dirigente è la dott.ssa M. Teresa Stancarone - ha proposto fra le varie attività extracurricolari della propria offerta formativa anche il progetto NAPULITANAMENTE, animato dal prof. Ermete Ferraro.
"Si tratta di una iniziativa da sostenere e da estendere in tutta la città e la provincia che appoggiamo con convinzione. Insegnare la nostra lingua - spiegano Francesco Emilio Borrelli dei Verdi e Gianni Simioli della radiazza - dovrebbe essere un dovere per chi insegna sui nostri territori".
Tale iniziativa ha suscitato interesse fra cultori e studiosi del Napoletano, ma anche in associazioni che da molto tempo si occupano di lingue regionali europee, come il provenzale, il catalano, riaprendo un positivo dibattito sulla loro valorizzazione ed insegnamento nelle scuole. Questo originale corso di lingua e cultura napoletana ha la finalità di insegnare agli alunni/e iscritti le regole di pronunzia e lettura del Napoletano e le sue principali caratteristiche lessicali e morfo-sintattiche, ma si propone anche di far loro apprezzare la grande tradizione culturale napoletana.
L'attività - dieci incontri pomeridiani di due ore - ha avuto inizio il 26 febbraio scorso: lezioni teoriche si alternano a momenti laboratoriali. Al termine del corso, sarà rilasciata ai partecipanti una certificazione delle competenze raggiunte, in base al Q.C.E.R. (quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue).
Il prof. Ferraro, docente di Lettere presso quella scuola, aveva già svolto con successo un corso triennale di Napoletano presso la S.M.S. "A. Sogliano" ,nel quartiere S. Lorenzo/ Vicaria. Ambientalista ed ecopacifista, Ferraro ha scritto un saggio sull'ecologia linguistica e si occupa da un decennio della rivalutazione del Napoletano,collaborando anche con l' Istituto Linguistico Campano, diretto dal prof. Amedeo Messina. Ermete Ferraro ha tradotto in napoletano vari testi (fra cui i primi 50 Salmi della Bibbia) ed è autore di una piccola grammatica in napoletano di questa lingua.
giovedì 19 marzo 2015
Papa Francesco a Napoli
tutte le curiosità: avrà le chiavi della città
e mangerà maccheroni e arrosto coi detenuti
Sabato prossimo alle 9.30 del mattino in piazza a Scampia, durante il primo dei tanti appuntamenti di Papa Francesco in programma per la visita del prossimo 21 marzo, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, consegnerà al Pontefice le chiavi della città di Napoli ed una pergamena commemorativa. Lo rende noto il Comune di Napoli.
L'Ocse rialza le stime di crescita italiana.
L'Ocse rialza le stime di crescita italiana.
"Bce e petrolio aiutano l'Eurozona"
Secondo l'Organizzazione parigina, il Prodotto italiano crescerà dello 0,6% quest'anno, 0,4 punti in più rispetto alla stima di novembre. Poi rafforzamento al +1,3% l'anno prossimo. Promosse anche Francia e Germania, "ma attenzione a rischi instabilità". Sul Belpaese: "Ritmo ottimale di riforme"
L’Aquila Forever- 99 rintocchi per la resurrezione- ed Onna nel cuore Palazzetto dei Nobili- 21 marzo 2015 ore 16:30
Due volti della stessa realtà.
Per celebrare il dramma di una città che continua soffrire.
L’Aquila
Forever- 99 rintocchi per la resurrezione- ed Onna nel cuore
Palazzetto dei Nobili- 21 marzo 2015 ore 16:30
Dal 21 al 31 marzo 2015, inaugurazione sabato ore 16:30, è visibile al
Palazzetto dei Nobili , gentilmente messo a disposizione dal Comune dell’Aquila,
il pannello corale composto da oltre cento artisti, dono alla città e dedicato alle vittime del sisma 2009. Un insieme di
spessore già ospitato in due centri culturali gestiti da Zetema Cultura e dal
museo Venanzo Crocetti a Roma.
“ L’Aquila Forever - 99
rintocchi per la resurrezione -ed Onna nel cuore” è un’opera particolare perché caratterizzata
da un forte simbolismo e dal carattere di indivisibilità. Un’opera simile era stata a suo tempo dedicata a Roma da 100
artisti per 100 visioni della capitale,su progetto di Zavattini , progetto che è
stato ridisegnato, con relativo distinguo, in questa occasione. Una collettiva
sui generis, in quanto non risponde ai canoni tradizionali di una esposizione
articolata ma si fa interprete di una originalità dettata da un tema umano che
travalica il panorama del reale e dell’immaginario. Oltre 100 artisti coristi
in un laboratorio orchestrato idealmente dal nobile cuore della creatività che
sa raccontare ed essere interprete di una visione sospesa del mondo. L’evento
curato dalla storica dell’arte Laura Turco Liveri (curatore Archivio Gentilini)
e ideato dall’artista aquilano Alessandro Piccinini, rivela altresì attraverso
le opere anche quell’universo intimo e sofferto di artisti molto noti e noti
tra i più significativi e originali del nostro tempo. Calabria, Benaglia,
Mongelli, Passa, D’Orazio, Ernani, Ochoa, Moussa, Ruiz Ruiz, de la Lastra, Pace,
S.Ruocco, Barbagallo, Gulotta…..sono in parte questo universo che si integra
perfettamente con l’anima e l’espressione degli artisti aquilani e abruzzesi
presenti nel coro: Capitini, De Angelis, Di Bernardini, Di Cicco, Emanuele,
Piccinini, Rezakhan, Rodriguez, Santarelli, Santoro, Sciannella. Una veduta di
insieme che vuole essere non solo solidarietà ma anche momento di amicizia, di fratellanza e d’amore
che va oltre le geometrie, piani verticali e orizzontali, prospettive e
fantasmagorie. Quello che conta è lasciarsi alle spalle la luce fioca di un
tramonto e rigenerarsi in un alba
aquilana nuova e duratura.
La mostra si aprirà con i saluti delle istituzioni
presenti.
Dopo il benvenuto dei curatori, che spiegheranno le
motivazioni della manifestazione e la programmazione del periodo espositivo, la
parola sarà data agli artisti Ennio
Calabria e Franco Ferrari, agli
storici dell’arte prof.ssa Ida Mitrano
e prof. Elpidio Valeri, alla Fondazione 6 aprile per la vita
(Massimo Cinque e Renza Bucci) dell’Aquila. Un
particolare ringraziamento sarà dato al Gruppo Grotte e Forre “Francesco De Marchi” Club Alpino Italiano -
Sezione dell’Aquila, che ha curato la sezione “L’Aquila Sotto” al
Palazzetto dei Nobili.
Durante la presentazione scorreranno
sullo sfondo i particolari delle due opere collettive (99 rintocchi per la resurrezione e Onna nel cuore), gli scatti dei fotografi partecipanti alla sezione
espositiva “L’Aquila Sopra”, Patrizia Dottori, Andrea Nemiz, Marco Serri,
Iria Seta, un breve saggio
fotografico sulla città dell’artista Silvia
Stucky e le fotografie delle inaugurazioni precedenti, con particolare
spazio alle sale e alle opere di Venanzo Crocetti contenute nel Museo a lui
dedicato, e che ha ospitato la terza tappa della manifestazione.
La seconda parte del pomeriggio sarà
allietata dal concerto del Coro Concentus
Serafinum Aquilano e dagli interventi musicali del fisarmonicista aquilano Stefano
Sponta (musiche di W. Solotarev, Astor Piazzolla, S.
Voitenko, K. M. von Weber). Dopo ogni brano musicale verranno lette due
poesie dedicate all’Aquila da poeti aquilani e italiani contemporanei (Giuliano Carpino, Filippo Crudele, Nando Giammarini, Franco e
Mario Narducci, Emiliano Yuri Paolini, Gioacchino Ruocco e Adriano
Sabatini).
mercoledì 18 marzo 2015
Sten Lex a Roma
_ info sul servizio .:. tariffe .:. archivio | by Exibart.com _ |
[03|02|2015] Arte
Contemporanea
Wunderkammern è lieta di presentare Matrici Distrutte, l'attesa mostra personale di Sten Lex a Roma | ||
www.wunderkammern.net
titolo Matrici Distrutte vernissage sabato 7 febbraio, ore 19 a cura di Giuseppe Pizzuto testo critico di Samantha Longhi date dal 7 febbraio al 28 marzo 2015 patrocinio istituzionale Municipio Roma 5 Wunderkammern è lieta di presentare Matrici Distrutte, l'attesa mostra personale di Sten Lex a Roma. Sten (Roma 1982) e Lex (Taranto, 1982) sono tra gli artisti italiani di Urban Art più riconosciuti a livello internazionale. Presenti suinnumerevoli pubblicazioni, hanno partecipato al Cans Festival di Londra nel 2008, al quale furono invitati da Banksy, e al Nuart Festival in Norvegia, uno degli eventi di Street Art più importanti al mondo. Le loro opere sono state presentate in prestigiose gallerie internazionali, fanno parte di preziose collezioni private e si collocano in istituzioni come il Museo MADRE di Napoli, e in maniera permanente al MACRO di Roma. Sten Lex sono tra i pionieri della tecnica dello stencil in Italia. Iniziano il loro lavoro nel 2001 per le strade di Roma e da allora la loro ricerca sullo stencil è in costante evoluzione. Hanno introdotto innovazioni come la "Hole School", che applicava la tecnica della mezzatinta allo stencil e cambiava la percezione dall'astrazione alla figurazione a seconda la distanza dell'osservatore. A partire dal 2010 Sten Lex hanno cominciato ad utilizzare lo "Stencil Poster", una tecnica da loro inventata: gli artisti incollano un poster sulla superficie, ritagliano parti della figura come in uno stencil e poi dipingono sopra alla matrice, infine strappano la carta facendo emergere la figura finale. Nel caso di interventi in esterno, la carta è rimossa in modo naturale dagli agenti naturali; l'opera quindi si trasforma col passare del tempo, il suo svelarsi viene a dipendere dal ritmo atmosferico. La mostra Matrici Distrutte indaga la tecnica e il processo artistico di Sten Lex. Per gli artisti infatti tecnica e processo hanno la stessa importanza dell'opera finita, sono parte integrante di quest'ultima. Metafora della vita, in cui il percorso e l'obiettivo hanno lamedesima importanza. Come lo stesso titolo rivela, le matrici dello stencil vengono distrutte durante il processo creativo. Nei loro stencil posters, i brandelli di carta che volano appesi alla superficie sono parte della matrice distrutta e comunicano un senso estetico di trasformazione, di divenire. Attraverso il processo distruttivo come parte dell'opera gli artisti superano i limiti imposti dallo stencil, una tecnica che di per sé limita il segno e pone dei confini. In maniera paradossale, gli artisti arrivano ad annullare la principale caratteristica dello stencil: la riproducibilità. Una volta distrutte le matrici infatti, l'opera diventa unica e non più riproducibile. La vita diviene unica e non riproducibile. Il duo di artisti presenterà nuove opere d'arte realizzate appositamente per la mostra a Wunderkammern. Si tratterà di lavori su legno, che evocano quelli realizzati nello spazio pubblico o che saranno alla base di nuove idee per interventi futuri, e di opere su carta in edizione limitata. Prima dell'inaugurazione, gli artisti realizzeranno diversi interventi murali a Roma. Il testo critico della mostra è curato da Samantha Longhi (Graffiti Art magazine). La mostra Matrici Distrutte fa parte del nuovo progetto artistico di Wunderkammern, Limitless, già iniziato con l'artista spagnolo Sam3 e l'artista francese L'Atlas. Il progetto proseguirà poi portando in galleria gli artisti Alexey Luka (Russia) e Jacopo Ceccarelli a.k.a. 2501 (Italia). Limitless esplora il concetto di limite nelle sue possibili forme e manifestazioni, designando l'Arte come il mezzo preferenziale per il superamento delle barriere a cui siamo quotidianamente sottoposti e per una riflessione sulla realtà illimitata. Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/408194929346673 Media partners: Inside Art, Exibart, Zero, Nufactory, almostCURATORS, Titolo. Technical partners: Eurostars Hotels, Eurograph, Oikos, La Santeria, L'Olivella, Casale del Giglio, Alfani, Trebotti. WUNDERKAMMERN via Gabrio Serbelloni 124, Roma sito: www.wunderkammern.net email: wunderkammern@wunderkammern.net tel: +39 0645435662 ingresso libero orari di apertura: dal mercoledì al sabato dalle 17 alle 20. Per appuntamento: +39 3498112973 |
Iscriviti a:
Post (Atom)