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Origine e diffusione successiva
L'albicocco è una pianta originaria della
Cina nordorientale al confine con la
Russia. La sua presenza data più di 4000 anni di storia. Da lì si estese lentamente verso ovest attraverso l'
Asia centrale sino ad arrivare in
Armenia (da cui prese il nome) dove, si dice, venne scoperta da
Alessandro Magno.
I Romani la introdussero in
Italia e in
Grecia nel 70-60 a.C., ma la sua diffusione nel
bacino del Mediterraneo fu consolidata successivamente dagli
arabi, infatti Albicocco deriva dalla parola araba Al-barquq.
L'albicocca crescerebbe in natura selvatica in
Cina da ben 4.000 anni. Oggi è diffuso in oltre 60 paesi e viene coltivato in
climi caldi o
temperati e relativamente asciutti.
L'albero e il frutto
Si presenta come alberello a foglia caduca che può raggiungere i 12-13 metri allo stato selvatico. Nelle coltivazioni, tuttavia, la pianta viene tenuta sotto i 3,5 metri per agevolare la raccolta dei frutti.
Ha una chioma a ombrello, con tronco e rami sottili e leggermente contorti. Le foglie sono ellittiche, con punte acuminate e bordo seghettato e piccioli rosso violaceo.
La larghezza media è di 7-8 cm, ma varia da una cultivar (varietà) all'altra, pur restando più larga di altre piante della medesima famiglia.
I fiori sono molto simili ai loro cugini
ciliegio,
pruno e
pesco. I fiori sono singoli, ma sbocciano a gruppetti che si situano all'attaccatura delle foglie.
Hanno 5 sepali e petali, molti stami eretti e variano dal bianco puro ad un lieve colore rosato.
La pianta viene impollinata usualmente dagli insetti (api) e non richiede impollinazione manuale.
Non presenta di norma fenomeni di autosterilità, e quindi anche un albero singolo fruttifica regolarmente.
Il frutto ha contenuto di 48 calorie ogni 100 grammi di peso. Le stagionalità di raccolta sono
giugno,
luglio,
agosto.
Le varietà
Esistono numerose varietà, per lo più con limitata diffusione, a causa di una difficoltà di adattamento tipica di questa specie.
- Pindos. Varietà precoce, la si può iniziare a raccogliere verso la fine di maggio. Ha un portamento poco vigoroso. Produce frutti di buona pezzatura purché si pratichi il diradamento.
- Diavole. Varietà molto coltivata in Campania, caratterizzata da un portamento vigoroso e da una spiccata longevità. Produce frutti con pigmentazione rossastra e di discreta pezzatura previo diradamento.
- Preole. Varietà coltivata soprattutto in Campania, con portamento poco vigoroso e frutti di piccola pezzatura.
- Reale di Imola. Varietà un tempo coltivata in Emilia-Romagna, matura in questa regione nel mese di luglio. Il frutto è di pezzatura media, di color oro e con polpa gialla. Viene abbandonata perché i frutti della stessa pianta maturano scalarmente e quindi necessitano più passaggi per la raccolta. Ha un difficile adattamento ad altre condizioni climatiche.
- Valleggina. Chiamata anche "Albicocca di Valleggia", viene coltivata nell'entroterra savonese. Il maggior centro produttivo si colloca nella piana di Valleggia (da cui prende il nome), situata alle spalle dei comuni di Savona e Vado Ligure e terminante nel comune di Quiliano. Il frutto è riconoscibile per il colore arancione brillante, pigmenti rosso acceso con una spiccata mascheratura rossa, di media pezzatura. Il periodo di raccolta si colloca tra la fine di giugno e l'inizio di luglio.
- Amabile Vecchioni. Albero che produce frutti grandi che maturano solitamente negli ultimi dieci giorni di giugno. La fioritura avviene nel mese di marzo e precede quasi tutti gli altri alberi da frutto. Non teme i climi e le temperature più rigide ma prospera come ogni albicocco in climi caldi e asciutti.
- Thyrintos. È una varietà molto precoce, che matura al Nord Italia nella prima settimana di giugno. I frutti sono di grande pezzatura, per questo continua ad essere offerta su tutti i mercati. Risulta abbastanza sensibile alla moniliosi, benché la malattia non abbia solitamente cause letali sulla pianta.
Clima necessario
La pianta in sé non patisce il freddo e sopporta temperature davvero rigide, tuttavia fiorisce molto presto rispetto a quasi tutti gli altri
alberi da frutto e questo rende la produzione di albicocche vulnerabile alle gelate primaverili. Inoltre l'albicocco è soggetto a funghi se troppo bagnato e le albicocche stesse possono marcire sulla pianta: questi fattori hanno determinato la sua diffusione in climi caldi e asciutti, dove il rischio di gelate è minore e minori sono le precipitazioni.
Raccolto
Il
frutto, detto drupa, ha una dimensione tra i 3,5 e i 6 cm, un colore giallo uovo-arancio con lievi sfumature rosse e una buccia leggermente vellutata. Presenta un seme singolo, che somiglia ad una
mandorla. Gli albicocchi sono abbastanza precoci e cominciano a fruttificare già dal secondo anno, ma la piena produzione non inizia prima del terzo/quinto ed è più abbondante su alberi piccoli, e rami corti. Le albicocche necessitano di un periodo dai 3 ai 6 mesi per svilupparsi e maturare e sono prevalentemente raccolte a mano dai primi di
maggio alla metà di
luglio.
L'albicocca in cucina
Le albicocche vanno scelte ben mature e consumate entro pochi giorni dall'acquisto poiché sono frutti deperibili.
Proprio per questa loro fragilità vengono conservate o trattate in numerosi modi: essiccate (specie negli
USA), sciroppate e conservate in lattine o congelate.
Altrettanto comuni sono i prodotti derivati: il succo, la marmellata e la gelatina di albicocca, molto usata in pasticceria per
apricottare (da
Apricot, il nome in
inglese di tale frutto) torte e pasticcini. L'apricottatura consiste nello spennellare la superficie di una torta di gelatina di albicocche prima di glassarla. Un esempio classico di questa tecnica, molto diffusa, è la famosa torta
Sacher.
Le albicocche vengono impiegate solitamente in preparazioni dolci di vario tipo come gelati, sorbetti, marmellate e gelatine, succhi e sciroppi, torte e pasticcini. Tuttavia il loro gusto lievemente acidulo le rende adatte anche ad accostamenti salati, come le salse di accompagnamento alle carni rosse. Esse vengono anche utilizzate in liquoreria: un'
acquavite di albicocche viene distillata nel
Canton Vallese in
Svizzera e porta il nome d'
Abricotine, la più rinomata proviene da un'antica varietà, la
Luizet. Anche nei
Balcani si ottiene un distillato d'albicocca chiamato
Kajsija.
Il seme dell'albicocca quanto quello della
pesca viene detto
armellina.
Le armelline hanno usualmente un retrogusto gradevolmente amarognolo e vengono usate in pasticceria come essenza, come ingrediente negli
amaretti, in sciroppi o liquori e in generale in abbinamento alle
mandorle dolci per renderne più interessante il gusto. Tuttavia il loro consumo viene limitato ad un uso aromatico poiché, come le foglie e i fiori dell'albicocco, contengono un derivato dell'
acido cianidrico che, ad alte dosi, risulterebbe altamente tossico. Sebbene nel tessuto delle piante questa sostanza sia presente in percentuali molto basse e non pericolose, le armelline vanno mangiate con parsimonia ed è sconsigliabile farle mangiare ai bambini.
L'albicocca nella nutrizione
L'albicocca è ricca di
vitamina B,
C,
PP, ma soprattutto di carotenoidi, precursori della
vitamina A. Due etti di albicocche fresche forniscono il 100% del fabbisogno giornaliero di
vitamina A di un adulto. La
vitamina A protegge le superfici dell'organismo, interne ed esterne.
La sua carenza provoca secchezza della
pelle e delle mucose respiratorie, digerenti e urinarie. La sua carenza può portare alla facile rottura delle
unghie, alla presenza di
capelli fragili e opachi, a certe difficoltà nella cicatrizzazione delle ferite, addirittura a un arresto nella crescita e a un'aumentata fragilità
ossea. Ma le più note conseguenze della carenza di
vitamina A sono le alterazioni dell'
occhio e della vista: diminuzione della capacità visiva (specialmente notturna), lesioni della
cornea fino alla cecità, infiammazioni delle
palpebre con formazione di croste e caduta delle ciglia.
Si raccomanda ai convalescenti, ai bambini nell'età della crescita e agli anziani, ma è sconsigliato a chi soffre di calcoli renali.
Il
sorbitolo invece conferisce all'albicocca leggere proprietà lassative. Valori nutrizionali
medi:
carboidrati: 6,5;
proteine: 0,4;
grassi: 0,1;
acqua: 86,3;
calorie: 28. Parte edibile: 94%;
calorie al lordo: 26. Vitamina A (retinolo equiv. 360 microgrammi/100 gr. p.e. - Fonte: Tabella INRAN) Potassio: 320 mg /100gr. p.e.
L'albicocca nella medicina alternativa
| Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze. |
La tradizione della medicina antica riporta l'uso del cianuro ricavato dall'albicocco e dai suoi frutti contro l'esaurimento, l'ulcera e il tumore.
Per trattare quest'ultimo viene tutt'oggi ricavata una sostanza, il Laetrile, che dovrebbe rilasciare cianuro solo legandosi ad un enzima attivo nelle cellule cancerose, che sarebbero così colpite, trattate e distrutte direttamente dal veleno. La terapia è tuttora legale in
Messico e in
Australia. Numerosi paesi la ritengono inutile, se non dannosa: il dibattito (e la relativa polemica) è tuttora vivo e aperto.
Etimologia
Sull'etimologia della parola "albicocca" esiste qualche perplessità. La maggioranza degli studiosi concorda tuttavia sul fatto che la parola di riferimento sia
araba (
al-barqūq) e che questa sia stata adottata poi nel tardo
latino praecox, nel senso di "precoce". Da essa deriverebbe la parola "
percoca", usata essenzialmente per indicare una varietà di
pesca a polpa gialla.