sabato 31 maggio 2014

CILIEGIE: curiosità

La ciliegia Arecca 
prende il nome dalla collinetta maranese dove l'albero cresce fin dal sedicesimo secolo. Il mese dell'Arecca, la tipica ciliegia di Marano che ha un colore rosa-pallido ed un frutto duro, carnoso e bianco, è Giugno. Un tempo, un vero esercito di muli faceva la spola tra la collinetta della Arecca ed i loro depositi, dove decine di operaie, per tutto il mese di giugno, avevano la certezza del lavoro. Il prodotto, diviso per qualità, era sistemato nelle "Varriate", ceste rettangolari che potevano contenere fino a venti chili di ciliegie. Poi vennero altre ceste più pratiche, chiamate "Cerasare", anch'esse rettangolari e da quindici chili netti. Il "cestino" era usato per regalare le primizie alla propria fidanzata. Per salire sull'albero di ciliegio, che può raggiungere anche i venti metri di altezza, si usa ancora oggi lo "scalillo". Una scala lunga e stretta,formata da un minimo di dieci ed un massimo di trenta scalini distanti tra loro cinquanta centimetri. Ogni piolo è largo trenta centimetri e presenta al centro un'intaccatura nella quale il raccoglitore, appoggiando il ginocchio, resta libero di usare entrambe le mani senza perdere l'equilibrio. Si racconta che l'albero fu importato dall'amante del re di Spagna, Caterina Manriquez, quando fu cacciata da Madrid a seguito della scoperta della sua tresca, ad opera della regina, e fu spedita a Marano col titolo di principessa. Ella, per ricordarsi della sua terra, portò con sè una dozzina di alberelli di ciliegio.


La Ciliegia Ferrovia 
è una cultivar di ciliegio largamente coltivata in Italia. Ha la caratteristica di essere "grossa", terminante a punta e di possedere un peduncolo lungo. Le prime notizie della Ciliegia Ferrovia si hanno nel 1935. Il primo albero nacque da un nòcciolo di ciliegie vicino ad un casello ferroviario delle Ferrovie Sud-Est a circa 900 metri dalla periferia di Sammichele di Bari. Gli abitanti di questo paese la chiamarono "Ferrovì" perché l'albero era nato a pochi metri dai binari, lungo il carraio che porta alla Masseria Sciuscio. Per alcuni anni l'albero fu curato dal casellante ferroviario dell'epoca Rocco Giorgio. Successivamente si è diffusa sul territorio del sud-est barese fino ad arrivare ad essere la principale cultivar di Turi e Conversano, entrambi paesi limitrofi che vantano una delle maggiori produzioni in Italia. Il suo sapore è intenso tanto da renderla la preferita per la distribuzione alimentare. È possibile mantenerla fresca per parecchi giorni (7 giorni circa) e quindi viene esportata in tutta l'Europa tramite camion frigoriferi.

Frutta Italiana di stagione : CILIEGIA

La ciliegia è il frutto del ciliegio (Prunus avium). La pianta domesticata è stata ottenuta da ripetute ibridazioni della specie botanica.
Il nome dialettale, così come quello portoghese, francese, spagnolo e inglese deriva dal greco κέρασος (kérasos) e da qui al nome della città di Cerasunte (o meglio Giresun), nel Ponto (l'attuale Turchia) da cui, secondo Plinio il Vecchio, furono importati a Roma nel 72 a.C. da Lucio Licinio Lucullo i primi alberi di ciliegie.
In effetti il frutto può nascere da due diverse Specie botaniche. Da una parte il ciliegio dolce (cosiddetto Prunus avium), che produce le ciliegie che siamo abituati a consumare come frutta fresca. Dall'altra il ciliegio visciolo (Prunus cerasus) che produce le amarene e le marasche, genericamente definite come ciliegie acide.
Si descrive comunque il ciliegio dolce.
Il frutto, normalmente sferico, di 0,7-2 centimetri di diametro, può assumere anche la forma a cuore o di sfera leggermente allungata. Il colore, normalmente rosso, può spaziare, a seconda della varietà, dal giallo chiaro del graffione bianco piemontese al rosso quasi nero del durone nero di Vignola.
Anche la polpa assume colorazione e consistenza diverse a seconda della varietà e passa dal bianco al rosso nerastro nel primo caso e dal tenero al croccante nel secondo caso. Il gusto è dolce, mai stucchevole, con punte di acidulo.
Il frutto matura nel periodo primaverile-estivo e contiene un solo seme duro, color legno.

Composizione chimica

Acqua: 77-87%  -    Fosforo  -  Grassi: 0,1%  -   Potassio   -   Proteine: 0,7-1%   -   Vitamina A  -         Vitamina C  -  Zuccheri: 11-22,5%
                   
Secondo uno studio della Michigan State University, una dieta ricca di ciliegie, tiene lontano l'infarto e le malattie vascolari in generale, in quanto questi frutti possiedono proprietà simili all'aspirina.
Il nocciolo contiene acido cianidrico.

Raccolta

Raccolta delle ciliegie in una miniatura del Tacuina sanitatisdel XIV secolo
La raccolta ha inizio dalla metà di maggio fino ai primi di luglio.

La raccolta delle ciliegie coincide nella maggior parte dei casi con il mese di giugno. Il 24 giugno, festa di San Giovanni, si completa la raccolta delle ciliegie precoci e di media maturazione, per questo le piccole larve bianche del Dittero Rhagoletis cerasi che si trovano nei frutti infestati in tale periodo, sono detti appunto "giovannini", o l'equivalente, nei vari dialetti o lingue locali.
Ci sono però anche varietà che maturano più tardi, come per esempio la ciliegia S.Giacomo che, come suggerisce il nome, matura il 25 luglio, appunto nel giorno di San Giacomo il Maggiore, pur trovandosi nel sud Italia nei territori compresi tra Marzano Appio e Caianello, a bassa altitudine.
Per la vendita al pubblico le ciliegie vengono suddivise in due categorie: nella prima, i frutti devono essere provvisti di peduncolo e corrispondere per forma e colore alla varietà dichiarata; per la seconda categoria si accettano piccoli difetti di forma e colori diversi.
Per sua costituzione naturale (dimensioni degli alberi e dimensione dei frutti, gli alberi sono grandi ed assurgenti, ed i frutti sono relativamente piccoli), buona parte del costo del frutto è dovuto agli oneri di raccolta; in alcuni casi i coltivatori organizzano la vendita "sull'albero"; il cliente ritira un canestro e provvede direttamente a raccogliere i frutti sull'albero ed a riempire il canestro. Provvedendo direttamente alla raccolta il cliente pagherà un prezzo molto limitato.

Elenco di varietà

Adriana, Arecca, Bigareau, Burlat, Cornum, Del Monte, Ciliegia di Lari, Durone nero di Vignola, Early Lory, Early Star, Forlì, Francesi, Ferrovia, Giorgia, Graffione bianco, Lapins, Malizia, Marasche (varietà di ciliegie piccole ed amarognole che crescono in abbondanza nell'entroterra di Zara, nell'attuale Croazia), Marosticana, Montagnola, Mora di Cazzano, Moretta di Vignola, Napoleon, Sciazza di Siano, Stella, Summus, Van, Vittoria, Black Star, Early Big, Kordia, Sandra, Regina , Folfer

Curiosità

Per la Chiesa cattolica la ciliegia ha anche un suo Santo protettore: San Gerardo dei Tintori, si trova nella città di Monza nell'omonima chiesa e si festeggia il 6 giugno.


Secondo uno studio della University of Michigan Health System, una dieta ricca di ciliegie avrebbe dimostrato di poter ridurre i fattori di rischio associati a malattie cardiache e diabete di tipo 2 nei ratti.

STAND-UP FREEnge del Roma Fringe Festival



Frutta italiana di stagione: Albicocca.

Da Wikipedia
L'albicocca è il frutto dell'albicocco (Prunus armeniaca), famiglia delle Rosacee, genere Prunus, specie Prunus armeniaca.
La pianta appartiene alla stessa famiglia e genere di frutti quali la ciliegia, la pesca e la prugna. Con alcuni di questi sono stati prodotti vari ibridi molto apprezzati dai mercati in cui sono stati introdotti.

Origine e diffusione successiva

L'albicocco è una pianta originaria della Cina nordorientale al confine con la Russia. La sua presenza data più di 4000 anni di storia. Da lì si estese lentamente verso ovest attraverso l'Asia centrale sino ad arrivare in Armenia (da cui prese il nome) dove, si dice, venne scoperta da Alessandro Magno.
I Romani la introdussero in Italia e in Grecia nel 70-60 a.C., ma la sua diffusione nel bacino del Mediterraneo fu consolidata successivamente dagli arabi, infatti Albicocco deriva dalla parola araba Al-barquq. 
L'albicocca crescerebbe in natura selvatica in Cina da ben 4.000 anni. Oggi è diffuso in oltre 60 paesi e viene coltivato in climi caldi o temperati e relativamente asciutti.

L'albero e il frutto

Si presenta come alberello a foglia caduca che può raggiungere i 12-13 metri allo stato selvatico. Nelle coltivazioni, tuttavia, la pianta viene tenuta sotto i 3,5 metri per agevolare la raccolta dei frutti. 
Ha una chioma a ombrello, con tronco e rami sottili e leggermente contorti. Le foglie sono ellittiche, con punte acuminate e bordo seghettato e piccioli rosso violaceo. 
La larghezza media è di 7-8 cm, ma varia da una cultivar (varietà) all'altra, pur restando più larga di altre piante della medesima famiglia. 
I fiori sono molto simili ai loro cugini ciliegiopruno e pesco. I fiori sono singoli, ma sbocciano a gruppetti che si situano all'attaccatura delle foglie. 
Hanno 5 sepali e petali, molti stami eretti e variano dal bianco puro ad un lieve colore rosato. 
La pianta viene impollinata usualmente dagli insetti (api) e non richiede impollinazione manuale. 
Non presenta di norma fenomeni di autosterilità, e quindi anche un albero singolo fruttifica regolarmente.
Il frutto ha contenuto di 48 calorie ogni 100 grammi di peso. Le stagionalità di raccolta sono giugnoluglioagosto.

Le varietà

Esistono numerose varietà, per lo più con limitata diffusione, a causa di una difficoltà di adattamento tipica di questa specie.
  • Pindos. Varietà precoce, la si può iniziare a raccogliere verso la fine di maggio. Ha un portamento poco vigoroso. Produce frutti di buona pezzatura purché si pratichi il diradamento.
  • Diavole. Varietà molto coltivata in Campania, caratterizzata da un portamento vigoroso e da una spiccata longevità. Produce frutti con pigmentazione rossastra e di discreta pezzatura previo diradamento.
  • Preole. Varietà coltivata soprattutto in Campania, con portamento poco vigoroso e frutti di piccola pezzatura.
  • Reale di Imola. Varietà un tempo coltivata in Emilia-Romagna, matura in questa regione nel mese di luglio. Il frutto è di pezzatura media, di color oro e con polpa gialla. Viene abbandonata perché i frutti della stessa pianta maturano scalarmente e quindi necessitano più passaggi per la raccolta. Ha un difficile adattamento ad altre condizioni climatiche.
  • Valleggina. Chiamata anche "Albicocca di Valleggia", viene coltivata nell'entroterra savonese. Il maggior centro produttivo si colloca nella piana di Valleggia (da cui prende il nome), situata alle spalle dei comuni di Savona e Vado Ligure e terminante nel comune di Quiliano. Il frutto è riconoscibile per il colore arancione brillante, pigmenti rosso acceso con una spiccata mascheratura rossa, di media pezzatura. Il periodo di raccolta si colloca tra la fine di giugno e l'inizio di luglio.
  • Amabile Vecchioni. Albero che produce frutti grandi che maturano solitamente negli ultimi dieci giorni di giugno. La fioritura avviene nel mese di marzo e precede quasi tutti gli altri alberi da frutto. Non teme i climi e le temperature più rigide ma prospera come ogni albicocco in climi caldi e asciutti.
  • Thyrintos. È una varietà molto precoce, che matura al Nord Italia nella prima settimana di giugno. I frutti sono di grande pezzatura, per questo continua ad essere offerta su tutti i mercati. Risulta abbastanza sensibile alla moniliosi, benché la malattia non abbia solitamente cause letali sulla pianta.

Clima necessario

La pianta in sé non patisce il freddo e sopporta temperature davvero rigide, tuttavia fiorisce molto presto rispetto a quasi tutti gli altri alberi da frutto e questo rende la produzione di albicocche vulnerabile alle gelate primaverili. Inoltre l'albicocco è soggetto a funghi se troppo bagnato e le albicocche stesse possono marcire sulla pianta: questi fattori hanno determinato la sua diffusione in climi caldi e asciutti, dove il rischio di gelate è minore e minori sono le precipitazioni.

Raccolto

Il frutto, detto drupa, ha una dimensione tra i 3,5 e i 6 cm, un colore giallo uovo-arancio con lievi sfumature rosse e una buccia leggermente vellutata. Presenta un seme singolo, che somiglia ad una mandorla. Gli albicocchi sono abbastanza precoci e cominciano a fruttificare già dal secondo anno, ma la piena produzione non inizia prima del terzo/quinto ed è più abbondante su alberi piccoli, e rami corti. Le albicocche necessitano di un periodo dai 3 ai 6 mesi per svilupparsi e maturare e sono prevalentemente raccolte a mano dai primi di maggio alla metà di luglio.

L'albicocca in cucina

Le albicocche vanno scelte ben mature e consumate entro pochi giorni dall'acquisto poiché sono frutti deperibili. 
Proprio per questa loro fragilità vengono conservate o trattate in numerosi modi: essiccate (specie negli USA), sciroppate e conservate in lattine o congelate. 
Altrettanto comuni sono i prodotti derivati: il succo, la marmellata e la gelatina di albicocca, molto usata in pasticceria per apricottare (da Apricot, il nome in inglese di tale frutto) torte e pasticcini. L'apricottatura consiste nello spennellare la superficie di una torta di gelatina di albicocche prima di glassarla. Un esempio classico di questa tecnica, molto diffusa, è la famosa torta Sacher.
Le albicocche vengono impiegate solitamente in preparazioni dolci di vario tipo come gelati, sorbetti, marmellate e gelatine, succhi e sciroppi, torte e pasticcini. Tuttavia il loro gusto lievemente acidulo le rende adatte anche ad accostamenti salati, come le salse di accompagnamento alle carni rosse. Esse vengono anche utilizzate in liquoreria: un'acquavite di albicocche viene distillata nel Canton Vallese in Svizzera e porta il nome d'Abricotine, la più rinomata proviene da un'antica varietà, la Luizet. Anche nei Balcani si ottiene un distillato d'albicocca chiamato Kajsija.
Il seme dell'albicocca quanto quello della pesca viene detto armellina
Le armelline hanno usualmente un retrogusto gradevolmente amarognolo e vengono usate in pasticceria come essenza, come ingrediente negli amaretti, in sciroppi o liquori e in generale in abbinamento alle mandorle dolci per renderne più interessante il gusto. Tuttavia il loro consumo viene limitato ad un uso aromatico poiché, come le foglie e i fiori dell'albicocco, contengono un derivato dell'acido cianidrico che, ad alte dosi, risulterebbe altamente tossico. Sebbene nel tessuto delle piante questa sostanza sia presente in percentuali molto basse e non pericolose, le armelline vanno mangiate con parsimonia ed è sconsigliabile farle mangiare ai bambini.

L'albicocca nella nutrizione

L'albicocca è ricca di vitamina BCPP, ma soprattutto di carotenoidi, precursori della vitamina A. Due etti di albicocche fresche forniscono il 100% del fabbisogno giornaliero di vitamina A di un adulto. La vitamina A protegge le superfici dell'organismo, interne ed esterne. 
La sua carenza provoca secchezza della pelle e delle mucose respiratorie, digerenti e urinarie. La sua carenza può portare alla facile rottura delle unghie, alla presenza di capelli fragili e opachi, a certe difficoltà nella cicatrizzazione delle ferite, addirittura a un arresto nella crescita e a un'aumentata fragilità ossea. Ma le più note conseguenze della carenza di vitamina A sono le alterazioni dell'occhio e della vista: diminuzione della capacità visiva (specialmente notturna), lesioni della cornea fino alla cecità, infiammazioni delle palpebre con formazione di croste e caduta delle ciglia.
L'albicocca è ricca di magnesiofosforoferrocalcio e potassio, facendone un alimento irrinunciabile per chi è anemico, spossato, depresso e cronicamente stanco. 
Si raccomanda ai convalescenti, ai bambini nell'età della crescita e agli anziani, ma è sconsigliato a chi soffre di calcoli renali. 
Il sorbitolo invece conferisce all'albicocca leggere proprietà lassative. Valori nutrizionali
medi:  carboidrati: 6,5; proteine: 0,4; grassi: 0,1; acqua: 86,3; calorie: 28. Parte edibile: 94%; calorie al lordo: 26. Vitamina A (retinolo equiv. 360 microgrammi/100 gr. p.e. - Fonte: Tabella INRAN) Potassio: 320 mg /100gr. p.e.

L'albicocca nella medicina alternativa


Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
La tradizione della medicina antica riporta l'uso del cianuro ricavato dall'albicocco e dai suoi frutti contro l'esaurimento, l'ulcera e il tumore.
Per trattare quest'ultimo viene tutt'oggi ricavata una sostanza, il Laetrile, che dovrebbe rilasciare cianuro solo legandosi ad un enzima attivo nelle cellule cancerose, che sarebbero così colpite, trattate e distrutte direttamente dal veleno. La terapia è tuttora legale in Messico e in Australia. Numerosi paesi la ritengono inutile, se non dannosa: il dibattito (e la relativa polemica) è tuttora vivo e aperto.

Etimologia

Sull'etimologia della parola "albicocca" esiste qualche perplessità. La maggioranza degli studiosi concorda tuttavia sul fatto che la parola di riferimento sia araba (al-barqūq) e che questa sia stata adottata poi nel tardo latino praecox, nel senso di "precoce". Da essa deriverebbe la parola "percoca", usata essenzialmente per indicare una varietà di pesca a polpa gialla.
Albicocche su albero


CONSUMA FRUTTA ITALIANA

Compagnia del futuro al "fringe Roma festival"


 con Alessandro LangellottiTavole Da PalcoscenicoBenito PreviteraElisabetta RuoccoGiosue Parlato,Cristian IzzoMaia SalvatoAlessandro Verdoliva e Luca Longobardi


venerdì 30 maggio 2014

San Basilio - Roma





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Roma come New York, la periferia di San Basilio diventa una tela per la street art

PER APPROFONDIRE tagroma street art, san basilio, sanba




Il colore, l'arte, il design urbano arrivano anche a San Basilio, quartiere della periferia nord-est di Roma, illuminando quattro facciate di palazzi. Le aree degradate riqualificate dal colore e dal tocco artistico tornano alla vita. SanBa, progetto artistico
 
Roma come New York, la periferia di San Basilio diventa una tela per la street art

audiovisivo rivolto a San Basilio, quartiere della periferia Nord Est di Roma, arriva alla sua conclusione dopo un grande successo. Iniziato a fine marzo con il coinvolgimento delle scuole in laboratori trasversali di arti contemporanee che hanno portato alla creazione di opere di design urbano per dare nuova vita ad aree in disuso del quartiere, il progetto ha portato due dei muralisti più rinomati e apprezzati in tutto il mondo, lo spagnolo Liqen e l’italiano Agostino Iacurci a realizzare quattro opere monumentali su altrettante facciate degli edifici messi a disposizione dall’Ater.

La particolarità di SanBa sta nel fatto che gli abitanti dei palazzi sono stati avvicinati alla poetica dei due artisti con riunioni di condominio e discorsi di sensibilizzazione all’arte contemporanea. L’obbiettivo è quello di valorizzare territori difficili creando nuovi flussi turistici dal centro alle periferie.

«Attraversando il quartiere in questi giorni ho ascoltato i racconti degli abitanti, entusiasti dei colori che hanno ravvivato i muri grazie a SanBa. C'è persino chi invitava a casa i parenti per far vedere meglio le opere. San Basilio in questo modo è agli onori della cronaca nazionale non solo per i fatti negativi come nei giorni scorsi e sono questi i colori del quartiere che vogliamo mostrare». E' quanto ha ha dichiarato Emiliano Sciascia presidente del Municipio Roma IV.

A San Basilio rimarranno non solo i dipinti dei due artisti, ma anche le opere di design urbano degli alunni delle tre scuole del quartiere: il murales tridimensionale di pensieri, in via Fabriano, simile a un ex voto laico, realizzato dai bambini della scuola elementare Gandhi con l’ausilio della ceramista Ilaria Creta, a poche centinaia di metri, nella piazza adiacente al circolo bocciofilo di San Basilio, la “stazione Sanba”, una fermata immaginaria della metropolitana in legno, realizzata dagli studenti della superiore Von Neumann insieme agli architetti del team Orizzontale, che manifesta il loro desiderio che la zona sia raggiunta dai mezzi pubblici e non tagliata fuori dal circuito cittadino. Un intervento di abbellimento urbano che ha creato una nuova area di socialità. Le vie quartiere inoltre sono state tappezzate dai ragazzi della scuola media Fellini con le locandine della manifestazione da loro create durante il corso di serigrafia tenuto dall’illustratrice Irene Rinaldi.

SanBa sarà anche un documentario: la casa di produzione cinematografica Kinesis ha infatti tenuto un corso di scrittura creativa al liceo Von Neumann e sta realizzando, con l’apporto degli studenti, un docufilm sull’intera manifestazione per la regia di Valentina Belli.