Paci
contemporary Via Trieste, 48 - Brescia tel/fax +39 0302906352 info@pacicontemporary.com www.pacicontemporary.com Paci contemporary è lieta di inaugurare sabato 5 ottobre alle ore 18:30 il nuovo solo Show di Michal Macku dopo oltre tre anni di attesa, necessari all'artista per realizzare i nuovi Glass gellage che saranno presentati in esclusiva mondiale. Dopo anni di sperimentazioni, Michal Macku è riuscito nel suo intento di dare tridimensionalità alla fotografia analogica avvalendosi della trasparenza del vetro, grazie a una tecnica assolutamente innovativa e rivoluzionaria di sua invenzione, che prende il nome di Glass gellage. Il Glass gellage è il risultato della trasposizione su vetro delle due tecniche fotografiche di cui Michal Macku è maestro assoluto: il Gellage e il Carbon Print. In occasione della mostra, sarà presentato il nuovo volume edito da Paci contemporary, con testo critico a cura di Walter Guadagnini. L'artista sarà presente in galleria. |
Arte, cinema, poesia, letteratura, informazione e formazione, news, curiosità, prevenzione infortuni, ecc.
domenica 29 settembre 2013
MICHAL MACKU "THE 3D PHOTOGRAPHY"
Public and Confidential: Dan Witz
25|09|2013] Arte Contemporanea
Dan Witz | ||
Public and
Confidential
Artista
Dan Witz
Titolo Public and Confidential
vernissage
sabato 28 settembre ore 19.00
a cura di
Giuseppe Ottavianelli
testo critico
di Christian Omodeo
date dal 28 settembre al 16 novembre 2013
Con
la mostra dell'artista statunitense Dan Witz, Wunderkammern è orgogliosa di dare
inizio al progetto internazionale PUBLIC & CONFIDENTIAL.
Iniziando il suo lavoro nel 1979,
Dan Witz è uno dei pionieri della street art. Influenzato dalla cultura punk e
sfidando i canoni del mondo artistico tradizionale, Witz decide di dedicarsi
all'arte urbana intervenendo nelle strade di numerose città internazionali per
riuscire ad esprimere le proprie idee liberamente ed in modo diretto. Nato a
Chicago nel 1957, Dan Witz vanta una formazione completa che comprende Belle
Arti e Design. Il suo impegno artistico gli ha permesso di ottenere diverse
borse di studio e di vincere riconoscimenti, come il New York Foundation for the Arts e il National Endowment for the Arts ed importanti mostre
nelle principali gallerie internazionali. All'inizio della carriera
l'artista si è focalizzato sull'iperrealismo, che ha indagato attraverso la
tecnica pittorica. Il suo metodo si è evoluto progressivamente attraverso gli
interventi in strada che necessitavano di essere realizzati in tempi brevissimi.
Per questo motivo Witz lavora spesso con immagini digitali sulle quali in
seguito dipinge perché, come lui stesso sostiene, con la pittura è in grado di
ottenere contrasti di luce che accentuano l'effetto realistico della
rappresentazione.
Per l'occasione della mostra Public and Confidential a Roma, l'artista ha
creato delle nuove opere specifiche dove sono rintracciabili porte, grate e
sbarre attraverso le quali è possibile intravedere degli individui. Queste
raffigurazioni si collocano in continuità con i progetti Wailing Walls e Dark Doings realizzati nel 2012 in cui
presenta opere delle sue serie Prisoner
e FREE PUSSY (riot), realizzate in
collaborazione con Amnesty International, in cui l'artista riflette sulla
libertà di pensiero ed espressiva di ogni singola persona. Partendo da questa
idea, Dan Witz presenta la sua nuova serie di
opere, Natural History, in cui continua
la sua riflessione sul significato dell'elemento fisico della "porta", che oltre
ad essere oggetto emblematico di un passaggio, divide il mondo esterno da quello
interno, generando riflessioni sull'intreccio della sfera pubblica con quella
privata. Alla Wunderkammern, Witz presenterà inoltre i suoi celebri Animal mosh pits, capolavori olio su tela che
liberano in noi istinti primordiali repressi, e i ritratti delle sue ragazze con
cellulare, icone di una generazione per la quale sentimenti, emozioni ed
ideologie strettamente confidenziali diventano pubbliche. Le rappresentazioni
figurative dell'artista sono fortemente legate all'attualità e, contestualizzate
nel luogo dove sono inserite, riescono a suscitare la curiosità del pubblico
soprattutto per il forte legame che presentano con la realtà.
L'artista
sarà presente in occasione del vernissage e firmerà personalmente alcuni dei
suoi cataloghi "In
Plain View: 30 Years of Artworks Illegal and Otherwise" anche con una edizione limitata.
La mostra di Dan Witz dà inizio al
progetto internazionale Public and Confidential
che porterà a Roma nel corso della stagione 2013-14 di Wunderkammern
importanti artisti di street art quali Rero (Paris), Agostino Iacurci (Roma/Nuremberg), Aakash Nihalani (NY), Jef Aerosol (Paris). Equivocando sulla dicitura "Private
and Confidential" utilizzata per classificare documenti destinati a rimanere
nella riservatezza, il progetto indaga l'individualità della persona nello
spazio pubblico e in quello privato ed il sottile confine che li separa. L'arte
pubblica ed urbana si basa sulla possibilità dell'arte di essere raggiungibile
dai fruitori delle strade, oltrepassando i confini tra l'intimità, la capacità
recettiva del singolo e lo spazio aperto nel quale vengono effettuati gli
interventi.
Patrocinio istituzionale: Municipio
Roma 5
Cultural Partners: Nufactory,
Amnesty International.
Technical Partners: Eurostars
Hotels, Eurograph Roma, Casale del Giglio, Trebotti, Alfani.
Media Partners: Exibart, Juliet Art
Magazine, Zero, Graffiti Art Magazine, Titolo, Design and Arts Magazine,
Bloggokin, ArtNoise, almostCURATORS. Le Grand Jeu.
WUNDERKAMMERN
via Gabrio Serbelloni 124, Roma
Tel: +390645435662
|
IVA e IMU - Considerazioni sull'argomento
Il vecchio ferro delle tasse che suscita tanti egoismi e tante ipocrisie non riesce a dare pace e sostanza alla nostra esistenza che ha bisogno di crescere civilmente e non attraverso soprusi e malversazioni.
L'appello del papa, per quello che può servire a risvegliare le coscienze, muovendosi a livello morale dovrebbe scuotere le coscienze più recalcitranti, abbattere i latifondi, dare a chi ha voglia di fare la possibilità di costruire nuovi scenari di vita in comune.
Il saggio del villaggio non esiste più. Sono arrivati i cannibali a portarci via anche la nostra carne.
sabato 28 settembre 2013
Intervista ad ICE ONE
Blumi: Quando è uscito B-Boy maniaco tu eri già attivo da oltre 10 anni: avevi perfino partecipato al festival di Castrocaro nel 1986...
IceOne: Sì, esatto:
ero attivo dall'82, e effettivamente nell'86 avevo partecipato a Castrocaro.
Avevamo cercato di fare uscire il rap in circuiti un po' meno underground,
anche perché all'epoca non c'erano dei grandi limiti: la scena non aveva ancora
sviluppato una chiusura nei confronti del mainstream, e anche nel music
business c'era un livello di manipolazione molto più basso di quello che invece
si trova oggi. Era un fenomeno che i discografici non conoscevano ancora
abbastanza bene, quindi erano molto più possibilisti e aperti all'ascolto. Se
partivi con le idee chiare e delle convinzioni forti, erano molto più contenti
anche loro.
B: Erano possibilisti e
aperti anche nei confronti del rap in inglese, ad esempio?
I: Con una delle
mie prime formazioni facevamo proprio rap in inglese: si parla dei Power Mc's,
ovvero io, Julie P e Duke Montana. Quello era un periodo di passaggio, e quasi
tutti avevamo fatto un disco in inglese: una scelta obbligata per sperimentare.
Tutti noi, però, sentivamo l'esigenza di comunicare qualcosa in italiano, e
abbiamo cominciato a fare i primi tentativi. Per quanto riguarda me, non ero mai
soddisfatto al 100% di quello che scrivevo: ho dovuto lasciar passare parecchio
tempo prima di riuscire a raffinare la tecnica e trovare uno stile che non
fosse un compromesso troppo esagerato.
B: Hai praticato tutte
e quattro le discipline, una cosa che ormai non succede più...
I: Sì, bene o male
le ho praticate tutte, nel senso che alcune con meno costanza o per meno tempo.
All'epoca non ero il solo, comunque: tutti provavano tutto. Il primo input era
stato il ballo, che mi aveva folgorato grazie a quella famosa scena di Flashdance
in cui compare la Rocksteady Crew: ho avuto fortuna, perché all'epoca ho
conosciuto alcuni ragazzi di Boston che già ballavano e mi insegnarono
qualcosina. La mia vera passione, però, era fare il disc jockey. Essendo poi anche
un musicista – ho studiato pianoforte per anni – ero anche molto affascinato
dal metodo di composizione dei beatmaker, così ho iniziato a produrre le mie
prime cose, che registravo artigianalmente su cassetta. Nell'87 ho inciso i
miei primi lavori su vinile, ma non per progetti miei: erano più che altro per
altri musicisti che volevano che il lato B del loro singolo contenesse anche
del rap, e quindi ci chiamavano per qualche collaborazione.
B: Il vostro è stato un
percorso a 360°, mentre spesso chi si avvicina oggi all'hip hop considera solo
l'aspetto del rap, e tutto il resto gli sembra molto marginale. Perché, secondo
te, questo gap generazionale?
I: Il rap ha un
grande potenziale di espressione e comunicazione, senza dubbio. Anche le altre
discipline ce l'hanno, ma forse hanno già dato quello che dovevano dare. Il
writing, ad esempio, in questo periodo sta prendendo di nuovo piede, ma è più
che altro legato a tematiche urbane e di riqualificazione delle città, più che
all'hip hop in sé. Negli anni si sono create molte fratture all'interno della
scena, e nell'ambito di queste fratture è nato anche questo fenomeno del rap
fine a se stesso, che può essere abbinato a qualsiasi genere musicale. Ma non è
la sua vera natura: il rap è parte integrante dell'hip hop, e quando se ne
distacca il risultato è abbastanza misero. È come una pianta senza radici.
B: Nel periodo in cui
sembrava che i soldi facessero schifo a tutti, tu sei stato uno dei primissimi
ad affermare che era giusto guadagnare dalla propria musica e anzi, che
pretendevi di essere retribuito per quello che facevi...
I: Esatto. Quello
che facevo non era mediato da nessun desiderio di commercialità: non lo
riadattavo per la moda del momento, ma volevo guadagnarci su qualcosa. Non per
essere venale, ma perché per portare avanti questa attività 24 ore su 24, 7
giorni su 7, avevo senz'altro bisogno di un minimo di sostentamento. Io vengo
da una famiglia che mi ha sempre cresciuto dignitosamente, ma ha origini
popolari: il lavoro è sempre stato una grande fonte di dignità personale, e
trasformare la mia passione in un mestiere mi è venuto logico e automatico. Per
quanto riguarda la tendenza dell'epoca, secondo me molti avevano paura di avere
successo, e quindi cercavano di rifuggirlo in quel modo. Altri ancora (quasi tutti, a dire il vero)
hanno tentato di sfondare, e poi quando non ci sono riusciti si sono nascosti
dietro al paravento del duro e puro. Peccato che in America riuscissero ad
essere duri e puri anche guadagnando: io non ho fatto altro che adeguarmi a
quel modello, quello del mio gruppo preferito, che si chiama EPMD e cioè Erick
and Parrish Makin' Dollars... Sono consapevole di dire una verità scomoda,
ma quasi tutti coloro che non ritenevano indispensabile avere un riscontro
economico in Italia avevano i soldi di famiglia. (ride)
B: Oggi, finalmente, i
rapper hanno capito che fare musica è un mestiere e giustamente pretendono di
essere retribuiti per rappare, ma avranno capito come non riadattare la propria
musica alla moda del momento?
I: Sicuramente c'è
una mediazione verso la commercialità, ma penso che arrivi più dagli artisti
che dalle discografiche. È il discorso che facevamo prima: se arrivi ad
ottenere un contratto ma non hai un'idea forte, sicuramente cercano di
direzionarti loro verso la strada che credono migliore. Molti parlano di manipolazione, ma penso che ad
oggi sia applicata soprattutto nei confronti di quegli artisti che hanno
talento e capacità, ma non sanno esattamente che cosa vogliono fare. Chi sa
cosa fare si sente rispondere sì oppure no, ma quando la risposta è sì poi non
deve più preoccuparsi di eventuali interferenze. Un po' come è successo a noi
Colle Der Fomento quando, dopo aver lavorato a lungo e senza imposizioni con
un'indipendente come Irma Records, siamo approdati alla Virgin, che era una
major: era chiaro che il prodotto funzionava e che noi sapevamo il fatto
nostro, perciò nessuno ci ha mai detto cosa fare. Ad oggi, a differenza del
passato si può contare anche su spazi come Italia Hip Hop Foundation, dove si
possono chiedere consigli a tutti gli artisti che sono considerati come
seminali nell’ Hip Hop Italiano…
B: Hai raccontato che
quando hai iniziato tu a fare beat avete imparato tutto a orecchio, e che una
volta siete rimasti per ore in camera di Gruff, entusiasti perché aveva
finalmente capito cos'era il transformer e come funzionava. Se oggi non ci
fosse Internet, secondo te quante persone effettivamente avrebbero imparato
come si fa il rap e come si fanno le basi?
I: Ai miei tempi
non c'erano sicuramente tutorial, e anche se ci fossero stati un
videoregistratore costava un occhio della testa, quindi dovevi assorbire come
una spugna tutto ciò che vedevi dal vivo. Alcuni personaggi, come Gruff o dj
Skizo, per me sono stati fondamentali in termini di confronto e condivisione
della conoscenza. Ci scambiavamo idee soprattutto a distanza, però:
quell'incontro che tu menzioni, ad esempio, è stato un evento epocale, perché
le volte che siamo riusciti effettivamente a incontrarci, in quegli anni, si
contano sulle dita di una mano. Abitare lontani ed essere sempre in giro per
suonare non aiutava, in quel senso. Quella volta lui ci aveva ospitato a casa
sua dopo uno Zulu Party a Torino, ed essendo riuscito a decodificare per primo
alcuni trucchetti, ci aveva spiegato pazientemente tutto. Sicuramente i
tutorial velocizzano la conoscenza, ma non ti trasferiscono il talento per
scienza infusa: o ce l'hai o non ce l'hai. Puoi tentare di imitarlo, ma dopo un
po' la verità salta fuori, come è successo recentemente in quel famoso caso del
producer che in realtà non produceva... (Si riferisce a The Orthopedic, ndr)
B: Ecco, a proposito di
questo: l'aspetto più sconvolgente di tutta questa storia, secondo me, è che
sono tutti cascati dal pero, nessuno sembrava essersi accorto di nulla. Come si
distingue un beatmaker capace da uno che finge di esserlo?
I: Secondo me il
problema è l'atteggiamento “business”: la gente non va più a controllare dal
vivo in che modo lavora un producer. È necessario un contatto, un feeling,
possibilmente un incontro di persona e non solo tramite Internet: collaborare
per un album è una cosa importante, non si può comprare una base come al
mercato del pesce. O peggio ancora, comprarla per corrispondenza per poi
sentirti proprietario di qualcosa di cui in realtà non conosci neanche
l'origine. Un vero producer, se ne ha la possibilità, entra in studio insieme a
te e ti fa vedere come lavora. Osservare un producer che lavora è un vero
spettacolo, secondo me. Anni fa facevamo a gara: 10 minuti d'orologio, una pila
di dischi e il più veloce a chiudere un beat vinceva. Magari ne usciva fuori
una schifezza orrenda, ma sicuramente ti dava l'idea delle capacità di un
produttore! (ride)
B: Rimanendo in tema di
beatmaking: spulciando vecchi numeri di Aelle ho trovato una rubrica in cui
spiegavi che tipo di attrezzature procurarsi per intraprendere la carriera di
beatmaker. Tra le altre cose dicevi che il prezzo di un campionatore usato si
aggirava tra le 800.000 lire e i 2 milioni...
I: Ecco perché ho sempre
insistito sul fatto che era necessario guadagnare: il problema era proprio
quello! Chiaramente, se diventavi un po' più conosciuto, i produttori e i
distributori di quelle macchine te le mandavano gratuitamente, ma prima di
riuscire ad arrivare a quel traguardo il campionatore diventava un costosissimo
oggetto del desiderio. Chi non era già un musicista professionista doveva
lavorare e faticare non poco per poterselo permettere. Ricorderò sempre che nel
periodo in cui uscì l'album di Frankie HI-NRG, in parte prodotto da me,
ascoltavo le sue canzoni alla radio del supermercato dove lavoravo come
magazziniere per 12 ore al giorno, e tra me e me speravo fosse un segno del
destino che mi indicava che da lì a breve sarei stato fuori da quella prigione,
perché non ce la facevo più! (ride)
B: Continuando con le
curiosità: quando hai pubblicato B-Boy Maniaco non eri mai stato in
America, né per lavoro né per piacere. In questi anni, invece, hai avuto
occasione di farlo?
I: No, non ancora.
Ho viaggiato parecchio in Europa, ma per me l'America è una specie di
traguardo, che voglio tagliare solo a certe condizioni. È vero, è la patria
dell'hip hop, ma lì non hanno bisogno di me, è qui che va sviluppato, ed è qui
che voglio continuare a lavorare. Magari tra quindici anni, quando avrò fatto
tutto quello che devo e voglio fare qui, ci andrò, finalmente. Ma per ora non
ci vado, per partito preso.
B: Mettendo in play
oggi B-boy maniaco si sente che il flow è un po' datato, ma i beat
suonano ancora freschi e attuali. Qual è il segreto per fare un disco senza
tempo, che si riascolta con piacere anche quasi vent'anni dopo?
I: Mi fanno spesso
questa domanda, e secondo me il segreto è saper cogliere la differenza tra una
traccia e una canzone. Una traccia diventa una canzone quando permetti al tuo
pubblico di cantare in prima persona le tue parole, senza metterci troppi
riferimenti personali e facendo sentire l'ascoltatore in parte protagonista di
quello che racconti. Riguardo al beat, invece, è tutta una questione di musica.
Grazie ai sacrifici dei miei genitori ho potuto studiare pianoforte, e
consiglierei a tutti i beatmaker di fare lo stesso: inutile affidarsi ai
software che ti mettono automaticamente le note in tonalità, i risultati sono
scadenti e si sentono. Bisogna conoscere i rudimenti della composizione, perciò
almeno qualche lezione di musica di base sarebbe da prescrivere a chiunque
voglia fare questo lavoro. Io ho un certo immaginario di riferimento: mi
piacciono i film horror, la musica cupa, e cerco di esprimere quel mood con la
matematica della musica. C'è uno studio attento e una ricerca dietro ogni suono
che scelgo.
B: Tra l'altro, a
proposito di questo, mentre riascoltavo il disco per preparare l'intervista ho
beccato un campione che anni dopo avrebbero anche usato, in maniera
assolutamente identica alla tua, i Massive Attack per l'intro di Protection...
I: È una cosa che è
capitata spesso a me, Next One, Gruff, Skizo e tanti altri dj italiani: abbiamo
anticipato delle produzioni internazionali di personaggi famosissimi. È
normale, perché abbiamo tutti lo stesso bagaglio culturale. Spesso invece
succede anche che abbiamo le stesse idee, ma non la stessa possibilità di
realizzarle. Ad esempio mi sarebbe sempre piaciuto campionare il tema di Uccellacci
uccellini di Ennio Morricone, ma non ho potuto perché non potevo
permettermi di pagare la cifra necessaria a liberare il sample (la
cosiddetta sample clearance: soprattutto se il campione è famosissimo e
si rischia di essere beccati, è pratica comune chiedere all'autore originale
l'autorizzazione all'utilizzo dietro pagamento, ndr). Alla fine lo hanno
fatto gli EPMD per Symphony 2000, che sicuramente era un progetto in cui
non avevano problemi di budget. L'alternativa era tentare di campionarlo a
sgamo, ma in Italia sarebbe stato troppo complicato perché è un tema molto
conosciuto. Con molti miei sample meno noti taglio la testa al toro e faccio
così, incrociando le dita e sperando che mi vada sempre bene... (ride)
B: Tu sei uno di quei
producer che ancora fa tutto campionando, e magari campiona solo da vinile?
I: Sì, la maggior
parte delle mie produzioni, anche quando sono lavori più elettronici che non
sembrano sample, è costituita da campionamenti. E ho sempre campionato da
tutto. Il mio eroe era un mio amico un po' più giovane di me, Phella, che ha
lavorato con me anche ne La Comitiva, che utilizzava davvero qualsiasi cosa per
fare i suoi beat, perfino le cassette che davano in omaggio con i fustini del
detersivo. Io ho adottato lo stesso suo metodo, anche perché nel 2006 ho subito
un grosso danno: il mio studio è andato distrutto a causa di un'inondazione. I
locali erano sepolti nel fango e sono riuscito a salvare molti vinili, ma ho
perso tutte le macchine. Da quel giorno ho imparato a viaggiare leggero: ho 2
thera di Mp3 e spesso e volentieri campiono da quelli, anche se ovviamente la
mia preferenza va sempre al vinile. L'importante, comunque, è il suono, anche
perché poi ci penso io a lavorarlo nella maniera giusta.
B: Poco fa nominavi La
Comitiva, un collettivo incredibile e molto innovativo di cui eri una colonna
portante: avete sfornato un unico, bellissimo disco alla fine degli anni '90, Medicina
buona, e poi non avete mai più lavorato insieme. Come mai non avete dato un
seguito al progetto?
I: Eravamo
tantissimi: oltre a me i membri fondamentali erano Riccardo Sinigallia (noto
cantautore e attuale produttore di Coez, ndr), Francesco Zampaglione (fratello
di Federico Zampaglione dei Tiromancino, nonché uno dei principali parolieri e
compositori di musica italiana, ndr), David Nerattini (creatore della
rivista Superfly e batterista, giornalista, produttore con lo pseudonimo di
Little Toni Negri, ndr) e dj Stile. Oltre a noi, vari altri artisti hanno
collaborato al progetto, come Elisa – il cui nome all'epoca non venne citato
esplicitamente in tracklist perché stava cercando di distaccarsi dalla sua
immagine di cantante anglofona – Malaisa, Frankie HI-NRG, Massimo Nunzi (Trombe
Rosse Posse/C’era una Volta a Roma), Phella e Erika Savastani. Il progetto
nacque una sera al Locale di Roma, attorno al 1994: mancava il gruppo che
doveva suonare, così chiamarono un po' di gente, ovvero noi, per fare una jam
session. Ci ritrovammo tutti lì e, ispirati da una quindicina di bottiglie di
vino rosso, cominciammo a improvvisare: per caso tra il pubblico c'era anche
l'allora presidente della Virgin, Riccardo Clary, che dopo averci sentito volle
assolutamente che facessimo qualcosa per lui. Ci diede qualcosa come sette
milioni di lire per pagarci lo studio per registrare un provino, una cifra
astronomica per noi all'epoca... Ci chiudemmo in sala d'incisione per una
settimana e uscimmo con un dat pieno di tracce, che gli consegnammo. Lui lo
ascoltò entusiasta e disse testuali parole: “Ragazzi, è un disco incredibile, davvero
meraviglioso, molto avanti. Ci rivediamo tra cinque anni!”. Noi rimanemmo a
bocca aperta! In sostanza, secondo lui era un progetto troppo futuristico per
funzionare all'epoca.
B: Pazzesco! E quindi
cosa successe da lì al '99 quando l'album effettivamente uscì?
I: Ci dimenticammo
per un po' della cosa: La Comitiva fece una comparsata come collettivo in B-boy
maniaco, e riutilizzai anche diverse cose che avevo prodotto per La
Comitiva inserendole in quello stesso album. Devi sapere che il mio progetto
solista uscì come una sorta di tappabuchi: con i Colle der Fomento eravamo in
un mostruoso ritardo per la consegna del disco, oltre un anno, perciò per non
fare attendere troppo la Irma Records che giustamente si aspettava qualcosa dal
nostro collettivo, decidemmo di anticipare il mio album. Comunque, tornando
alla Comitiva, esattamente cinque anni dopo la Virgin si fece viva di nuovo,
chiedendoci di pubblicare l'album. Naturalmente non riconsegnammo lo stesso dat
del '94: ormai quella roba la sentivamo vecchia, così chiedemmo di poter
ri-registrare tutto. Per fortuna Riccardo Sinigallia aveva appena aperto il suo
nuovo studio, per cui registrare Medicina buona fu anche una sorta di
rodaggio... Il risultato ci ha molto soddisfatto ma, come spesso succede nei
gruppi che coinvolgono parecchie persone, subentrarono incomprensioni, malumori
e difficoltà di vario tipo, perciò abbiamo abbandonato il progetto. Ma in fondo
va bene così: quell'unico disco è una chicca per intenditori, che magari prima
o poi ristamperanno.
B: Mi ricollego alla
questione progetti solisti che accennavi poco fa: gli unici dischi
esclusivamente tuoi usciti finora sono B-boy maniaco e un altro lavoro
con Irma Records, Crescendo – The dark side of funk. Come mai?
I: Sono stato
travolto dagli impegni come produttore: oltre agli album con i Colle Der
Fomento, La morte dei miracoli di Frankie HI-Nrg (i cui beats sono stati
prodotti con la preziosa collaborazione di Julie P), Banditi degli
Assalti Frontali, Metamorfosi di liriche di Malaisa... Era impossibile
concentrarsi anche sullo scrivere. Nel corso degli anni ho comunque fatto
uscire qualcosina, magari in free download. Oggi come oggi, invece, ogni tanto
faccio un pensierino sull'idea di pubblicare un nuovo album solista: stiamo
valutando le varie possibilità. Sarebbe una sorta di evoluzione di B-boy
maniaco, chiaramente, perché i contenuti che mi stanno a cuore sono ancora
quelli. Rap sociale, umanitario, senza colori: pur avendo una mia idea
politica, voglio che le mie canzoni non siano politicizzate, ma della gente.
B: Già: hai sempre
dichiarato di volerti astenere dal rap politico, o meglio, da quello
politicizzato. Nel libro di Damir Ivic c'è una teoria molto interessante
riguardo alle posse: potevano rendere unico l'hip hop italiano, ma alla lunga
l'hanno cannibalizzato, accentrando tutta l'attenzione su di sé e convincendo
l'opinione pubblica che il rap era solo di un movimento di protesta sociale.
Sei d'accordo?
I: È un'analisi
giusta, ha centrato perfettamente il problema. Certo, è stato tutto molto più
morbido e spontaneo di come potrebbe sembrare a posteriori: certe cose
succedevano perché succedevano, senza voglia di imporre la propria visione,
anche se all'epoca molti di coloro che cominciavano a fare hip hop non politico
la vivevano in questo modo. Diciamo che si trattava di due sotto-scene che
procedevano spalla a spalla, in parallelo, e gli esponenti più intelligenti di
entrambe non si facevano problemi a confrontarsi e mescolarsi. Il fenomeno
delle posse non è stato né un bene né un male: la difficoltà vera è stata dal
punto di vista pratico. All'epoca io cercavo di mantenermi solo con la musica,
e subire la concorrenza di crew di 8/10 persone che andavano a suonare nei
centri sociali esclusivamente per il rimborso spese era davvero difficile... (ride)
B: Progetti futuri?
I: Parto da quelli
presenti: usciranno moltissimi miei lavori con artisti emergenti. Lord Madness,
Rata da Torino, Tommy Sparda dalla Sicilia… Sto anche collaborando con i Giuda Fellas, una
nuova formazione romana che include anche Fetz delle Scimmie del Deserto. Ho
anche fatto un remix ad Ensi per una raccolta che uscirà a breve. Probabilmente
– non di sicuro, ma c'è la volontà da entrambe le parti – ci saranno alcune mie
tracce nel nuovo album dei Colle der Fomento. Ci siamo riavvicinati dopo tanto
tempo: non c'era mai stata una rottura definitiva tra di noi, ma solo un
allontanamento, dovuto anche a un mio periodo un po' difficile, che chiaramente
ha influenzato anche la musica, da cui mi ero preso una pausa per qualche
tempo. Inoltre, come dicevamo prima, sto valutando l'idea di produrre un mio
nuovo album solista, che sicuramente si avvarrebbe della collaborazione anche
di altri produttori. Magari ragazzi che sono cresciuti con me, che negli anni hanno
imparato tanto e sono diventati ottimi beatmaker: mi piacerebbe molto rappare
su strumentali di altri, se gli altri sono loro.
Kofi Awoonor
Il mondo della
letteratura piange la perdita del poeta ghanese ormai ai confini della
leggenda
Kofi Awoonor (13
March 1935 – 21 September 2013) was a Ghanaian poet and author whose work combined
the poetic traditions of his native Ewe people
and contemporary and religious symbolism to depict Africa
during decolonization. He started writing under the name George Awoonor-Williams. Professor Awoonor was among those who
were killed in theSeptember 2013
attack at Westgate
shopping mall in Nairobi,
Kenya .[2][3][4]
Biography
Awoonor was born in Ghana when it was still called the Gold Coast.
He was educated at Achimota School and then proceeded to the University of Ghana . He taught African literature at
the University of
Ghana. While at the University
of Ghana he wrote his
first poetry book, Rediscovery,
published in 1964. Like the rest of his work, Rediscovery is based on African oral poetry. In Ghana , he
managed the Ghana Film Corporation and founded the Ghana Play House. His early
works were inspired by the singing and verse of his native Ewe people.
He then studied literature at the University of
London, and while in England he wrote several radio plays for the BBC.
He spent the early 1970s in the United
States , studying and teaching at
universities. While in the USA
he wrote This Earth,My
Brother, and My Blood.
Awoonor returned to Ghana
in 1975 as head of the English department at the University of
Cape Coast. Within months he was arrested for helping a soldier
accused of trying to overthrow the military government and was imprisoned
without trial and was later released. The
house by the Sea is about his
time in jail. After imprisonment Awoonor became politically active and has
written mostly nonfiction.
Death
On 21 September 2013, Awoonor was among those
killed in an attack at the Westgate
shopping mall in Nairobi.
He was in Kenya as a participant in the Storymoja Hay Festival, a four-day celebration
of writing, thinking and storytelling at which he was due to perform on the
evening of his death. The Ghanaian government confirmed his death the next day.
His son was also shot, but was later discharged from hospital.
Il suo sorriso
ha inondato il mio animo
come le piogge torrenziali dell'Africa.
Refrigerio
per un nuovo risveglio
della mia natura
di uomo e poeta.
G. Ruocco
Le musiche de "Il postino" sono anche di Endrigo ...
Gli autori delle musica utilizzata da Bacalov per la colonna musicale del postino era stata scritta per la canzone "Le mie notti"di cui erano autori Sergio Endrigo, Del Turco e Paolo Margheri.
Il risultato che ha visto scontenti sia Bacalov che la figlia di Endrigo ha ristabilito quello che tutti sapevano ad incominciare da Bacalov che era amico e coatore con Endrigo di altre composizioni.
martedì 24 settembre 2013
Consigli interessanti: sagre di ottobre 2013
Gentile Utente,
Casa Raspini, da sempre attenta alle tradizioni della buona tavola, ti invita a riscoprire le tipicità culinarie della tua regione selezionando per te le più interessanti manifestazioni enogastronomiche che si svolgeranno il prossimo mese.
Scopri le Sagre e le Fiere di Ottobre e trascorri un divertente week end in famiglia all’insegna dei sapori e dei piaceri della buona cucina regionale!*
Grazie per averci scelto,
MARKETING RASPINI
Casa Raspini, da sempre attenta alle tradizioni della buona tavola, ti invita a riscoprire le tipicità culinarie della tua regione selezionando per te le più interessanti manifestazioni enogastronomiche che si svolgeranno il prossimo mese.
Scopri le Sagre e le Fiere di Ottobre e trascorri un divertente week end in famiglia all’insegna dei sapori e dei piaceri della buona cucina regionale!*
Sagra
del Guartuccio Fritto e delle Mondine Dal 5 al 20 Ottobre a Massarosa, Lucca. I quartucci fritti sono la variante toscana settentrionale delle paste lievitate e fritte diffuse con nomi diversi un po’ in tutto il territorio nazionale; il loro abbinamento ideale è con i saporiti salumi toscani e con i formaggi, che si potranno trovare negli stand gastronomici della sagra insieme a piatti di tortelli toscani fatti in casa, a rustiche zuppe alla frantoiana, allo stinco al forno e alle castagne arrosto (le mondine, appunto). | |
Castagnata
in Piazza Il 6 Ottobre a Filattiera, Massa-Carrara. Affacciata sulla valle del fiume Magra, nel cuore della Lunigiana, Filattiera ospiterà anche quest’anno la tradizionale Castagnata in Piazza. Il 6 ottobre, nel centro storico del paesino, si potranno gustare saporite caldarroste ma anche la speciale spalla cotta di Filattiera: salume tipico che ha ottenuto il riconoscimento di presidio Slow Food, ideale con le fragranti focaccine che verranno cotte come da tradizione in testi di terracotta. | |
Festa
d’Autunno Dal 18 al 20 Ottobre a Licciana Nardi, Massa-Carrara. Negli stand gastronomici allestiti per la festa si potranno gustare le tipiche focaccette di Venelia, preparate anche con farina di castagne, da farcire con i saporiti salumi del territorio, con il tipico chiodo di maiale (un impasto di carne di maiale, come quello della salsiccia, cotto in testi di terracotta) o con formaggi, le lasagne bastarde, impastate con farina di castagne, bruschette miste e, come dolci, frittelle di mele e castagna. | |
Le
Domeniche della Strada del Sagrantino Dal 22 Giugno al 27 Ottobre a Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria, Castel Ritaldi, Perugia. In diversi comuni della provincia di Perugia un ricco programma di iniziative anche per il mese di ottobre porterà i visitatori alla scoperta di questi territori e delle loro eccellenze enogastronomiche attraverso visite a cantine e frantoi, degustazioni guidate di vino Sagrantino e di olio extravergine d’oliva, lezioni di cucina ed eventi artistici. Fra le specialità del territorio, si potranno assaporare salumi tipici, porchetta e altre preparazioni a base di maiale, tartufi, strangozzi, piatti a base di farro e molto altro ancora. | |
Mostra
Mercato del Tartufo e della Patata Dall’11 al 13 Ottobre a Pietralunga, Perugia. Tipici dell’area di Pietralunga, il tartufo bianco e la patata bianca vengono celebrati nel bel borgo umbro con l’annuale Mostra Mercato del Tartufo e della Patata. Dall’11 al 13 ottobre si potranno acquistare tartufi e patate bianche e assaporare i migliori piatti tipici a base dei due tuberi vanto gastronomico del territorio. | |
Eurochocolate Dal 18 al 27 Ottobre a Perugia. Rassegna di richiamo internazionale, l’Eurochocolate di Perugia si terrà quest’anno dal 18 al 27 ottobre. Il tema dell’edizione 2013 sarà “Evergreen, la sostenibile dolcezza dell’essere”, per rimarcare l’impegno del festival verso l’ecologia e l’ecosostenibilità anche nella catena produttiva cioccolatiera. Sarebbe impossibile da riassumere in poche righe il ricco programma di eventi, per il quale rimandiamo al sito internet ufficiale della manifestazione. | |
Sagra
del Sedano Nero e della Salsiccia Il 20 Ottobre a Trevi, Perugia. A Trevi, in provincia di Perugia, si coltiva una speciale varietà di sedano che è “appannaggio” agricolo esclusivo di questo territorio: il sedano nero. La rarità e la laboriosità coltivativa di questo tipo di sedano ne fanno un ortaggio particolarmente pregiato. Alla sagra si potranno così gustare sedano nero crudo in pinzimonio e ottime salsicce di maiale alla brace. | |
Original
Oktoberfest Ciociaro Dal 26 Settembre al 6 Ottobre a Isola del Liri, Frosinone. Connubio fra l’omaggio all’originale Oktoberfest Bavarese e una declinazione tutta locale all’insegna delle tradizioni della Ciociaria, l’Original Oktoberfest Ciociaro giungerà quest’anno alla sua 4ª edizione. La manifestazione aprirà i battenti il 26 settembre a Isola del Liri dove, fino al 6 ottobre, verranno serviti boccali di fresca birra bionda e rossa accompagnata da saporiti piatti bavaresi e ciociari. In programma anche concerti serali di band locali e un concorso di costumi tradizionali. | |
Festa
del Cioccolato Dal 4 al 6 Ottobre a Capannelle, Roma. La borgata di Capannelle, alle porte sudorientali di Roma, ospiterà la Festa del Cioccolato, momento di incontro dei migliori laboratori cioccolatieri nazionali e golosissima occasione per i visitatori per dolci degustazioni di pregiato cioccolato artigianale e di numerose ricette a base di cioccolato. Oltre agli stand di degustazione e acquisto dedicati al cioccolato, saranno presenti anche stand di degustazione di prodotti tipici regionali e nazionali, punti di ristoro, animazione e giochi per bambini. | |
Sagra
delle Tacchie ai Funghi Porcini Dal 5 al 13 Ottobre a Bellegra, Roma. Arroccata in cima al Monte Celeste, il bel borgo laziale di Bellegra, in provincia di Roma, ha fra le sue specialità territoriali autunnali i saporiti e sodi funghi porcini che crescono nei boschi circostanti. Il menu comprenderà un antipasto di pane e funghi porcini, un primo piatto di tacchie fresche ai funghi porcini, un secondo piatto di carne con contorno di funghi porcini e un bicchiere di vino novello o acqua. | |
Sagra
dell’Uva Il 6 Ottobre a Marino, Roma. Evento di lunga tradizione, la sagra giunge quest’anno alla sua 89ª edizione rinnovando, anche per il 2013, un programma di eventi ricco e variegato. Oltre a degustazioni di vini e abbinamenti con i migliori prodotti gastronomici tipici del territorio, come i saporiti salumi e i rinomati pecorini della zona, si alterneranno le celebrazioni sacre dei festeggiamenti religiosi a “profani” incontri culturali e momenti di intrattenimento, che attirano ogni anno migliaia di visitatori. |
Grazie per averci scelto,
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ArtePadova 2013, 15- 18 novembre
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ArtePadova 2013, 15- 18 novembre
XXIV edizione della Mostra Mercato d'Arte Moderna e
Contemporanea
ArtePadova 2013, 15- 18 novembre
XXIV edizione della Mostra Mercato d'Arte Moderna e Contemporanea:
Un evento
carico di novità!
La XXIV edizione di Arte
Padova, mostra mercato di Arte Moderna e Contemporanea, avrà luogo nel
quartiere fieristico di Padova da venerdì 15 a lunedì 18 novembre 2013,
preceduta dalla consueta inaugurazione su invito giovedì 14 novembre alle ore
18.
Cinque giorni all'insegna della
cultura e dell'investimento nell'arte attesi ogni anno da un numero
considerevole di operatori, visitatori, investitori e collezionisti provenienti
da ogni angolo di Italia ed Europa.
150
espositori, selezionati
tra le più importanti e rinomate gallerie d'arte nazionali, e tra i migliori
artisti italiani e stranieri, proporranno a tutti gli appassionati una antologia
di opere come sempre di altissimo livello, riunendo per l'occasione pezzi
provenienti dall'Italia e dall'estero. I visitatori avranno la possibilità,
all'interno dei padiglioni 7 e 8, di percorrere molteplici itinerari visivi
spaziando tra le più importanti correnti artistiche: partendo da Futurismo,
Astrattismo e Metafisica, passando poi a Pop Art, Informale e Arte concettuale,
potranno addentrarsi sino alle ultime tendenze dell'arte attuale. Accanto ai
pezzi pittorici e scultorei, più classici e tradizionali, verrà dato spazio
anche a forme artistiche più contemporanee, dalla fotografia e le opere di
installazione fino alla video-arte. E per dare ulteriori opportunità agli
artisti emergenti di farsi conoscere dal grande pubblico, all'interno della
mostra-mercato di Padova continua anche quest'anno lo spazio dedicato all'arte
contemporanea accessibile, riguardante opere del valore inferiore ai 5000 euro:
il CATS, Contemporary Art Talent Show,
quest'anno arrivato alla sua terza edizione, all'interno del quale verranno
promosse diverse iniziative per premiare i nuovi artisti più talentuosi.
Ma l'offerta culturale di ArtePadova2013 è più nutrita che mai: tante le novità in
programma, una su tutte l'inaugurazione di PadovaExpoLibri, fiera
dedicata al libro e all'editoria, un evento che coniuga arte e
letteratura facendo di ArtePadova un vero
e proprio contenitore di tutte le espressioni artistiche. Nata per promuovere
l'offerta editoriale nel nord est, una delle aree più sensibili alla lettura in
Italia, PadovaExpoLibri valorizza
il libro come vera forma d'arte, offrendo alle case editrici una invidiabile
vetrina espositiva. Verranno inoltre organizzate, per tutta la durata della
manifestazione, delle conferenze promosse dalle stesse case editrici, per
lanciare nuove uscite e presentare i propri autori, che accompagneranno i
consueti art-talks , incontri con
artisti, galleristi, critici ed esperti d'arte, appuntamenti ormai imperdibili
per i visitatori.
Configurandosi sempre più come luogo
d'incontro dell'arte sotto ogni suo aspetto, dalla pittura, alla scultura, alla
fotografia, alla video-arte, all'arte performativa e da quest'anno dunque anche
alla letteratura, ArtePadova si propone
di offrire ai suoi visitatori un'esperienza culturale ed artistica davvero a
tutto tondo.
Per rimanere costantemente aggiornati
sul calendario degli eventi e delle conferenze promosse durante ArtePadova e per iscrivervi ai concorsi
organizzati da CATS, collegatevi al
nostro sito internet www.artepadova.com e seguiteci sulla nostra pagina
Facebook agli indirizzi:
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lunedì 23 settembre 2013
Luciano Vincenzoni: sceneggiatore
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Luciano Vincenzoni (Treviso, 7 marzo 1926 – Roma, 22 settembre 2013) è stato uno sceneggiatore italiano, uno dei più
stimati scrittori di film, famoso in Italia
come lo "Script doctor". Ha
scritto prolificamente per circa 65 film fra il 1954 e il 2000.
Biografi
Dopo gli studi di legge a Roma e Padova, ha iniziato a
scrivere per il cinema dopo essere arrivato a Roma con l'aiuto di due suoi
amici imprenditori di Treviso, Mario e Toni Roma. Ha esordito con il film Hanno rubato un tram del 1954, interpretato da Aldo Fabrizi,
e successivamente Il ferroviere, di Pietro Germi,
da un soggetto di Alfredo
Giannetti.
Dopo una lite con Germi che interrompe la loro collaborazione,
Vincenzoni riesce a vendere a Dino De Laurentiis in una sola volta diversi soggetti,
dopo essergli piombato in ufficio senza appuntamento. Tre dei soggetti verranno
realizzati immediatamente, diventando i film Il gobbo, I due nemici,
e La grande guerra.
Inoltre De Laurentiis scrittura nella stessa mattina Vincenzoni, prendendolo in
esclusiva per 4 anni come sceneggiatore.
Tra i molti soggetti scritti in quegli anni, uno verrà
rappresentato a teatro, Sacco e Vanzetti. Vincenzoni lo adatterà con l'aiuto di
Mino Roli. Tra gli interpreti Gian Maria Volontè. Doveva diventare anche
un film ma i rapporti con De Laurentiis si interrompono e non si realizzerà il
progetto. Mino Roli collaborerà in seguito ad un film su Sacco e Vanzetti,
prodotto da Papi e Colombo per la regia di Giuliano
Montaldo, e che ebbe tra gli interpreti lo stesso Volontè.
Terminata la collaborazione con De Laurentiis, Vincenzoni ritrova
il maestro Germi, che ha chiuso da poco i rapporti con Giannetti. Tornano a
lavorare insieme e creano la società RPA e producono il film Sedotta e abbandonata, con l'aiuto di Franco Cristaldi,
e subito dopo con Robert Haggiag e la United Artists, il film Signore & signori.
Di nuovo una lite mette fine ai rapporti con Germi, e Vincenzoni
esce dalla RPA e prosegue la sua carriera con Sergio Leone che lo cerca per scrivere il film Per qualche dollaro in più. Insieme
faranno anche Il buono, il brutto, il cattivo e Giù la testa:
questi film daranno a entrambi fama internazionale e ricchezza.
Vincenzoni scriverà pochissimi altri film western. Ilya Lopert,
capo della UA in Europa chiede in quel periodo a Vincenzoni di dirigere un film
western sull'onda del successo degli "Spaghetti
western". Vincenzoni declina l'offerta, ma comunque
supervisiona la realizzazione del film Da uomo a uomo diretto da Giulio Petroni e prodotto da Sansone e Chroscick. I
rapporti con Petroni non saranno idilliaci. Lopert con il film voleva lanciare
l'attore John Phillip Law.
Il film negli USA ebbe un grande successo. Law però non arrivò mai al tipo di
successo sperato dai dirigenti UA. Gli stretti rapporti con i dirigenti degli
studios, come Lopert o i fratelli Picker, permisero a Vincenzoni di vendere Per qualche dollaro in più alla United Artists.
Durante la fase di contrattazione si trovava di fronte a Sergio Leone quando i
rappresentanti della United Artists chiesero se era già stato scritto il
seguito. Vincenzoni ripensando a La
grande guerra, che era stata comprata per gli USA dagli stessi con cui
contrattava, disse di avere già un soggetto per un film ambientato nella guerra
di secessione, che aveva per protagonisti due straccioni, tipoGassman - Sordi.
Ancora oggi presso il Pubblico registro della SIAE si può visionare la denuncia inizio
lavorazione di questo film, che ha come primo titolo Due magnifici straccioni, poi
cambiato ne Il buono, il
brutto, il cattivo. Lopert decise di acquistare Per qualche dollaro in piùdopo
che Vincenzoni lo convinse a vedere Per
un pugno di dollari in un
cinema di Roma. Quel giorno il pubblico scalpitava per entrare, la sala era
gremita. Lopert, che andò poco convinto, non ebbe più dubbi.
Vincenzoni sviluppava interamente i soggetti che scriveva già dai
suoi primi lavori, come La
grande guerra, straordinario film tragicomico che racconta della vita di
trincea durante la prima guerra mondiale. A titolo di mera curiosità il titolo
del famosissimo Il buono, il
brutto, il cattivo è stata
una sua idea, idea venutagli in sogno.[2] Il successo al botteghino portò tutte
le persone che lavoravano con Leone, compreso Vincenzoni, a diventare rapidamente
milionari.
Vincenzoni ha avuto un ruolo importante nella carriera di Leone,
sia come scrittore che come mediatore, aiutandolo nei rapporti con i dirigenti
della UA. Leone voleva anche affidargli la regia del film Giù la testa, che non voleva
fare. Vincenzoni declinò l'offerta. Leone poi propose il film a Peter
Bogdanovich, che incontrò il regista italiano, ma litigarono su
tutto. Leone cacciò Bogdanovich, Vincenzoni ne prese le difese, e da allora
divennero grandi amici. [1] Vincenzoni riferì che, dopo il
successo dei film della "trilogia del dollaro", Leone non
poteva tollerare di vedere Vincenzoni condividere con lui i ricavi. Ci fu, per
questo, dell'acredine fra i due amici per qualche anno.
Fu molto amico degli scrittori Goffredo Parise e Ennio Flaiano.
Riguardo a Flaiano, Vincenzoni ha sempre ricordato pubblicamente che questi era
uno dei pochi che lo aiutò nei periodi di difficoltà in cui cercava lavoro.
Vincenzoni visse diciassette anni a Hollywood quando lavorava con Dino De
Laurentiis. I suoi vicini di casa erano Candice Bergen e Peter Sellers,
e divenne amico dell'attore William Holden e del regista Billy Wilder,
oltre che del già citato Bogdanovich.
Tentò di realizzare con Peter Bogdanovich un film dal titolo Cow Girl, ma il progettò si
arenò. I protagonisti dovevano essere Marcello Mastroianni e Cybill Shepherd.
Scrisse il film Raw Deal,
uscito in Italia con il titolo Codice Magnum,
che ha come protagonista Arnold Schwarzenegger, il soggetto
originale di Vincenzoni e Donati però, si discostava molto dalla versione
finale modificata dallo sceneggiatore G. de Vore.
Vincenzoni fu intervistato nell'edizione speciale del DVD della "trilogia del
dollaro": durante questa intervista ha rivelato che osservava ciascun film
nel dietro le quinte. Ha vinto due Nastri d'Argento come Miglior Sceneggiatura per Sedotta e abbandonata e Signore
e signori. Nel 1996ha ricevuto il Premio Flaiano alla carriera. È stato membro emerito
del WGA (Writer's Guild of America).
E' scomparso il 22 settembre 2013 a Roma, all'età di 87
anni[3]
Curiosità
·
Fu intervistato nella trasmissione 60 minutes.
·
Nel 2008 è stato realizzato il documentario Il falso
bugiardo, per la regia di Claudio Costa, ispirato
all'autobiografia dello scrittore, Pane
e Cinema. Nel documentario, oltre allo stesso Vincenzoni, intervengono Dino De Laurentiis, Ennio Morricone, Furio Scarpelli, Tullio Kezich,
Enrico Vaime,
Gianni Bulgari, Vittorio Sgarbi, Felice Laudadio, Nicola Badalucco, Giorgio Capitani, Carlo Lizzani ed altri.
·
Nel 2007 gli è stata conferita la Pietra Miliare del Premio Genius Loci per la sceneggiatura del film Signore & signori.
·
Nel 2010 ha
ricevuto il premio alla carriera Domenico Meccoli.
Filmografia
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